22. Sostenersi

La scuola non era mai stata molto pesante per me a livello di studio o anche solo come esercizio sociale, mi integravo bene con i miei coetanei e tutte le attività che avevano lo scopo di far socializzare, li intraprendevo con una destrezza che mi soddisfava e alle volte stupivo anche me stesso per la mia bravura. Non ero mai stato sommerso da cattivi voti e lo sport mi aveva sempre dato compiacimento e piacere, considerato che i professori mi acclamavano ed in primis io, ero molto fiero di me stesso.

Le cose sembrano prendere però una piega differente dal momento stesso in cui quell'eccentrico biondino mise piede nel mio liceo, facendo così il suo straordinario ingresso; aveva con una facilità immane, spezzato l'equilibrio che avevo costruito durante la mia lunga carriera scolastica e aveva messo tutti in confusione, tanto da fare vacillare ogni cosa attorno a me.

Avevo per forze esterne trascurato lo studio, gli allenamenti, la mia famiglia e alle volte mi sembrava di star mettendo anche da parte i miei amici; quel comportamento non era dettato da una volontà ma mi veniva quasi naturale farlo anche se poi creava in me dei sensi di colpa non indifferenti. Avevo la testa per aria da quando avevo conosciuto Taehyung, era una sensazione che amavo sentire sulla pelle e persino nelle mie ossa; era talmente piacevole la sua vicinanza che mi pareva una dolce carezza sulla guancia. Sentivo di non poterne più fare a meno, volevo Taehyung nella mia vita e non volevo rinunciarci per nulla al mondo mentre al contrario sentivo di poter rinunciare tutto al resto, tutto quello che sino a quel momento mi aveva accompagnato.

Mi sembrava di vedere il mondo con occhi nuovi da un lato perché tutto quello che mi si piazzava davanti mi ricordava lui e dall'altro perché le cose stavano cambiando dentro di me. Mi sentivo diverso ma non capivo cosa stessi modificando di me stesso e soprattutto perché stavo compiendo quella trasformazione dall'interno.

Forse però non ero io a star cambiando ma solo i miei sentimenti lui e verso la vita in generale.

Quando uscii da scuola invitai i miei amici a casa, da un lato perché avevo voglia di trascorrere del tempo con loro, come per potermi scusare della mia assenza ma dall'altro perché, se ci fossero stati loro con me, mi sarei evitato o perlomeno avrei potuto rimandare il rimprovero da parte dei miei genitori.

Non ero ancora tornato a casa ed erano già passate più di ventiquattro ore dall'ultima volta che li avevo visti; ero andato al lavoro ma non ero più rientrato poiché avevo passato tutta la mattinata con Taehyung e dopo ero dovuto andare a scuola. Non avevo risposto alle loro chiamate quasi di proposito e dunque mi rendevo conto di quanto arrabbiati ma soprattutto preoccupati potessero essere. Li avevo avvisati di star bene solo tramite un messaggio e solo dopo avevo aggiunto di tornare a pranzo con la compagnia di Hoseok e Yoongi.

Sapevo fosse una buona tattica e così escogitai di dire loro che avremmo dovuto studiare insieme per il giorno dopo cosicché avessero potuto lasciarmi in pace e difatti fu quello che fecero.

Quando però mia madre incrociò il mio sguardo, mi sussurrò un "Non la passi liscia" e sapevo che quelle semplici quattro parole in realtà nascondevano un lungo monologo sulla vita e un sermone che avrebbe dovuto farmi riflettere e farmi crescere, considerato che non venivo più visto come un ragazzino. A detta loro avrei dovuto comportarmi come un adulto ma quel concetto andava contro le loro stesse parole e le loro restrizioni; non mi avevano permesso di trovare un lavoro mentre io credevo che fosse un fondamentale passo per comprendere il mondo dei grandi.
Io odiavo quando mi parlavano in quella maniera e la cosa peggiore era la consapevolezza che avremmo dovuto parlare sul serio una volta che i miei amici mi avrebbero lasciato da solo.

Quando ci rinchiudemmo in camera mia, i libri presero automaticamente le sembianze del joystick e così al posto di studiare, sfidai Yoongi ai videogames mentre lasciammo l'arduo compito di ordinare una pizza a Hoseok; che tra i tre era sicuramente quello più spigliato. Io d'altro canto non potevo di certo essere perfetto: avevo già avuto il grande dono di essere il migliore tra loro a giocare alla playstation e persino in generale non avevo ancora trovato un rivale alla mia altezza, ma ad ogni modo trovavo sempre il modo di divertirmi poiché amavo vederli infuriare ad ogni mia vittoria.

"Non è possibile" urlò il menta quando la partita terminò. "Hai il joystick truccato!" continuò alzandosi da terra per poi buttarsi sul letto. "Sono venuto qui per rilassarmi, potevi almeno farmi vincere" si lamentò cercando di farmi sentire in colpa tuttavia il suo sorriso mi fece intendere che stesse solo scherzando.

"Non faccio sconti a nessuno" scrollai le spalle, spegnendo la console. "Se sei un perdente non è un problema mio" dissi lanciandogli i libri e gli appunti che avremmo dovuto invece studiare, mentre con la coda dell'occhio vidi Hoseok scrutarmi con una particolare attenzione.

"Che ti prende, ho qualcosa tra i denti?" domandai facendo un sorriso forzato mentre lui rimase fermo e quasi impassibile al mio sarcasmo, difatti un secondo dopo anche la mia espressione si incupii e aggrottai così le sopracciglia. Avevo colto quel suo umore sin dal primo momento in cui quella mattina ci eravamo incontrati ma solo all'uscita da scuola cominciò a comportarsi in modo strano.

"Jungkook" mi chiamò facendomi preoccupare. "Io ho rispettato il tuo silenzio e tutti i tuoi spazi nonostante la mia preoccupazione ma non mi sembra che tu abbia intenzione di parlarci" disse con una serietà da mettere paura. "Ti costringerò a farlo se non sputi il rospo" aggiunse puntandomi un dito contro ma neppure dopo quel preambolo, riuscii a seguirlo e difatti feci una smorfia di incomprensione dal momento che non avevo realmente capito a cosa si riferisse.

"Non so di cosa tu stia parlando" dissi sincero.

"Voglio sapere chi è stato a ridurti in quel modo" ordinò indicando il mio viso e a quel punto sgranai gli occhi poiché mi ero completamente dimenticato dei lividi che avevo sul viso e che mi aveva causato il biondino quel giorno stesso. Imprecai mentalmente perché non volevo dirgli che Kim Taehyung: il ragazzo tanto ammirato dal pubblico non era come invece cercava di apparire, se l'avessi detto avrei sicuramente rovinato la sua immagine, quella di cui si prendeva attentamente cura da anni e non potevo farlo. Ero disposto anche a mentire ai miei amici per proteggere la sua persona, non giustificavo le sue azioni ma le avrei volentieri coperte pur di aiutarlo.

Avrei dovuto trovare una scusa convincente perché sebbene quelli fossero i miei migliori amici, non potevo spifferare le confessioni che una persona mi donava in un'istante di debolezza. Non gli avrei mai detto che mi aveva picchiato a causa dei suoi maledetti problemi di autocontrollo e né tantomeno che poi la stessa giornata, mi aveva baciato di fronte scuola, curando così tutte le ferite che lui stesso mi aveva causato. Era pericoloso per lui ed estremamente imbarazzante per me, dunque l'avrei semplicemente tenuto nascosto.

In ogni caso sapevo che se gli avessi raccontato la verità, mi avrebbero sicuramente intimato di stargli alla larga, che fosse una persona tossica, che avrei dovuto evitare di stare con lui e tutte quelle cazzate e avvertimenti che non mi servivano a niente. Ero io a dover decidere per me e secondo poi non gli avrei mai permesso di parlare di lui con quei termini.

Improvvisamente al solo pensiero del biondino mi venne il mal di pancia, forse perché anch'io cominciavo a pensare che sarebbe stato meglio per me, se mi fossi allontanato da lui o se mi fossi limitato a fargli da schiavetto durante le ore scolastiche ma purtroppo le cose erano già andate diversamente. In men che non si dica, senza neppure accorgermene mi ero affezionato a lui e quel legame cominciava a piacermi sempre di più.

"Sono stati i fratelli Kim? No perché se sono stati loro questa volta mi sentono e..." si affrettò a dire dato il mio mutismo.

"No Hobi non sono stati loro" ammisi gesticolando cosicché non portasse nemmeno a termine quella frase. Per quanto li odiassi non potevo di certo incolpare Namjoon o Jin che, quella volta, erano stranamente innocenti. "Sono solo caduto dalle scale mentre ero a lavoro, davvero non devi preoccuparti per nulla" continuai abbozzando una risata e allo stesso tempo, cercando di essere il più persuasivo possibile.

"Ah è vero" esclamò Yoongi, mettendosi a sedere sul letto forse incuriosito da quella risposta. "Hai già cominciato a lavorare in quello strip club, com'è andata?" chiese per fortuna e difatti presi subito la palla al balzo per poter cambiare discorso.

Cercai di comportarmi normalmente, nonostante il pensiero di Taehyung mi avesse già turbato e scombussolato psicologicamente. Gli raccontai di quanto mi fosse piaciuto lavorare lì malgrado la stanchezza e descrissi tutto ciò che la mia mente ricordava: dal locale ai clienti che più mi avevano impressionato.

Hobi sembrava aver ancora qualche dubbio ma in generale si bevve quella storiella e rimanemmo a parlare e a scherzare fino a tardo pomeriggio. Ovviamente anche quel giorno, senza rendercene conto, avevamo messo da parte i compiti e solo quando calò il sole, i miei amici andarono via. Li salutai svogliatamente, sapendo che li avrei rivisti il giorno dopo e a quel punto mi ricordai di accendere il computer per fare quelle temute ricerca sulla famiglia Kim.

Ero davvero intenzionato a scoprire qualcosa di più, motivo per cui girai per quasi un'ora su internet a leggere tutte le riviste e le interviste nella quale Taehyung veniva elogiato ma niente di più, tuttavia proprio quando stavo per arrendermi, lessi un titolo che mi incuriosì e mi portò ad aprire il link.

"Il figlio minorenne Kim prende il posto come capo di tutte le aziende, dopo la scomparsa del padre"

Mi ritrovai a leggere tutto l'articolo velocemente, come se fosse un libro intrigante e della quale avrei voluto scoprire il finale il prima possibile, difatti dopo solo qualche riga, capii che entrambi i genitori fossero morti; in verità il testo riportava solo la morte della madre mentre del padre non si ebbero più notizie da un giorno all'altro.

Doveva essere, per me e così anche per tutti gli altri, scontato che i suoi genitori non fossero più presenti nella sua vita considerato che il figlio aveva ereditato tutti i loro possedimenti e tutti i loro soldi tuttavia non ci avevo mai riflettuto prima di allora e difatti quella notizia mi scombussolò parecchio.

In quel preciso instante presi coscienza di quanto Taehyung fosse completamente solo malgrado la sua giovane età, in più doveva portare il peso di tutte quelle questioni che erano evidentemente più grandi di lui. Improvvisamente sentii un nodo alla gola e provai quasi pena per quel ragazzo che invece non faceva altro che generava invidia tra la gente.

Chiusi il portatile alla velocità della luce quando sentii sbattere la porta d'ingresso, segno che i miei erano appena tornati a casa.

Mi recai in cucina pronto per prendermi le mie responsabilità ma non nascosi a me stesso di avere un pizzico di ansia, mischiata ad una grande paura. Quando incrociai il loro sguardo mi ripassai nella mente tutte le balle che mi ero costruito per risultare credibile ma quando mio padre alzò la mano per colpirmi, tutto mi crollò addosso.

Il suo schiaffo si abbatté sulla mia guancia con tale forza che il mio viso finì per voltarsi dal lato opposto e quando trovai il coraggio di alzare lo sguardo verso di lui, la sua figura si fece appannata poiché i miei occhi si riempirono inevitabilmente di lacrime. Senza che me rendessi conto queste cominciarono a scendere e a rigarmi gli zigomi, avrei tanto voluto reagire diversamente ma l'unica cosa di cui fui capace fu iniziare a piangere dinnanzi allo sguardo impassibile dei miei genitori.

"Da quando abbiamo perso il lavoro non fai altro che esserci di intralcio, sei cambiato" continuò a provocarmi dolore, quella volta con il potere delle parole. "Sei indisciplinato, non ci ascolti e pretendi di fare ciò che vuoi, non è cosi che ti abbiamo educato Jungkook" esclamò a tono alto, come se volesse farmi rinsavire. "Ma soprattutto che non si ripeta più che non rispondi alle telefonate o la prossima volta la pagherai cara" urlò puntandomi l'indice come si faceva ai bambini e probabilmente era proprio quello che non riuscivano a comprendere; non ero più il loro bambino al contrario potevo ritenermi grande abbastanza per potermi finalmente permettere di essere libero e di scegliere dunque per me stesso, non dovendo così più stare ai loro stupidi ordini.

Quei giorni mi aiutarono a capire la vera natura dei miei genitori, per anni mi ero illuso che mi volessero bene e che fossero perfetti quando in realtà l'unica cosa che li aveva frenati dal trattarmi male, era il lavoro e di conseguenza la nostra distanza. Non avevo mai passato tanto tempo con loro e non mi ero mai accorto di quanto fossero spregevoli, al punto di arrivare a picchiare il proprio figlio senza neppure prima accorgersi che già le botte le aveva prese da qualcun altro. Mio padre sembrò colpirmi di proposito proprio sul grande livido già presente sulla mia guancia e quando finalmente mi asciugai le lacrime, lo guardai negli occhi.

"Papà se non ho risposto alle vostre chiamate è perché stavo lavorando per voi e per salvare il vostro culo dalla fame" parlai calmo di fronte a loro, confessandogli che il motivo per cui non ero tornato a casa era per ricavare dei soldi, considerato che loro non erano più in grado di farlo. "Ma a quanto pare voi non siete affatto degni dei miei sacrifici" aggiunsi deluso da loro, tanto da non aspettare neanche una risposta.

Prima di scoppiare di nuovo a piangere, corsi via e uscii di casa frettolosamente; da un lato perché non riuscivo più a concepire la loro presenza in quelle che erano state per me sempre delle mura vuote e silenziose, dall'altro ovviamente perché avrei dovuto rispettare i miei orari lavorativi.


Taehyung's pov.

Chiusi il computer e sistemai tutti i fogli sparsi che avevo riposto nella scrivania, in un'apposita cartella da lavoro. A quel punto stremato dalle ore lavorative, mi buttai all'indietro con le braccia incrociate dietro la nuca e sospirai.

Alla fine quel giorno decisi di non andare in azienda; avevo zero voglia di lavorare o di incontrare qualche cliente o dipendente noioso e così quando Jimin se ne andò, mi misi al lavoro rimanendo a casa in pigiama. Guardai l'orario dal mio rolex, che circondava costantemente il mio polso destro e vidi con stupore che segnavano già la mezzanotte: ero rimasto in piedi fino a tardi perché avevo delle faccende da sbrigare arretrate ma anche perché non riuscivo a dormire.

La verità era che avevo provato più volte a chiudere gli occhi e prendere sonno ma al solo pensiero che in quel momento, Jungkook si trovava in quello strip club mi mandava fuori di testa, talmente tanto da non riuscire a pensare altro. Non era affatto da me preoccuparmi per le persone però all'improvviso il mio petto si riempì d'ansia, proprio come il primo giorno in cui mi disse di lavorare in quel tipo di locale. Probabilmente avevo paura che qualcuno si approfittasse della sua ingenuità, che si facesse male o che si perdesse per le strada di ritorno considerato che quello stupido non possedeva neppure una macchina. Mi ripetevo di continuo che erano stati quelli i motivi per cui il giorno prima, mi ritrovai quasi spinto ad andare da lui ma la verità era che volevo solo assicurarmi con i miei occhi che stesse bene o forse una parte di me era solo tanto desideroso di poterlo incontrare ancora.

"Non posso andare di nuovo" mi lamentai disperato, coprendomi la faccia con le mie stesse mani e pensando a quanto sembrassi un coglione ridotto in quelle condizioni. Mi alzai dalla sedia e mi accasciai sul letto, voglioso di addormentarmi pur di non pensare più a tutta quella questione tuttavia per i seguenti minuti, la mia mente non riuscii ad accennare ad una pausa e al contrario continuava a propormi scenari in cui Jungkook era il protagonista e neppure uno di quelli, finiva bene. La sua sola figura nella mia mente, mi tolse il sonno e persino la ragione motivo per cui senza rifletterci ancora mi alzai di scatto e aprii l'armadio per indossare qualcosa.

"Oh al diavolo, io voglio vederlo" esclamai continuando a parlare da solo.

Scelsi un pantalone aderente nero e una camicia di seta dello stesso colore per esaltare il mio fisico asciutto ma per paura di ammalarmi, indossai un cappotto lungo che mi coprisse per bene. Mi guardai allo specchio e dopo aver messo i miei orecchini preferiti, capaci di aggiungere quel tocco di classe e di eleganza, pensai a quanto bello e irresistibile fossi, tanto da mandare anche un bacetto al mio riflesso. Dopo di che presi le chiavi della macchina e uscii, intenzionato a dirigermi proprio allo strip club.

Il tragitto mi sembrò infinito e mi ritrovai a pensare se le mie azioni nei suoi confronti fossero giuste; era giusto che uscissi a quell'ora della notte solo per vedere se stesse bene?

In tutti quegli anni di completa apatia e freddezza non mi era mai importato di nessuno, se non del mio migliore amico e mi sentivo strano nel provare le semplici emozioni che invece la gente provava nella vita quotidiana. Probabilmente non ero più abituato a cose del genere, io ero libero come il vento per gli uccelli e mi ritrovavo a cercare calore nelle violenti risse o in quelle scopate che ogni volta avevano un letto, delle lenzuola e un profumo sempre diverso. Jungkook invece era il mio opposto, aveva lo sguardo limpido e ingenuo che si contrapponeva al mio furbo e arrogante, era sempre pronto ad aiutare e confortare il prossimo mentre io li schiacciavo senza alcuna pietà. Lui era quello che non reagiva ai pugni, quello che si preoccupava per i suoi genitori, quello sempre disponibile per tutti, pronto ad ascoltare, vulnerabile e libero di provare delle emozioni. Non aveva nessuna maschera al contrario di me, che avevo la constante paura di rivelarmi brutale e spietato come sapevo di essere.

Io mi fidavo di lui e confidavo nella sua prontezza d'agire ogni qual volta che perdevo il controllo davanti a lui, aveva delle accortezze nei miei confronti che nessun'altro mai aveva avuto per me. Ero consapevole di quanto difficile fossi io come persona e di quanto complicata fosse la mia situazione in generale ma nonostante la sicurezza e il fervore che riuscivo a provare ogni qual volta che mi stava accanto, sapevo che non avrei trovato facilmente il coraggio per confidargli alcune cose, mentre altre probabilmente non gliele avrei mai dette.

Jungkook avrebbe potuto darmi un futuro migliore, pensavo che avrebbe davvero potuto darmi una mano per cambiare alcuni lati del mio carattere che persino io cominciavo ad odiare, per riuscirci però sarebbe dovuto rimanere lontano dal mio passato.

Mi sarei semplicemente goduto il presente come ero riuscito a fare sino a quei giorni, riuscendo a mettere sempre i miei rimpianti da parte. Cercai di cacciare quei pensieri e per un attimo quando chiusi gli occhi, vidi la figura del mio splendido coniglietto e automaticamente sorrisi. Mi chiesi come mi sarei dovuto comportare dopo il bacio e mi resi conto di quanto fossi diventato paranoico, proprio come lui.

Non avevo mai tentato così tanto in tutta la mia vita per avere una persona; di solito mi bastava aprire la bocca per volere colei o colui che desideravo, mi cadevano subito ai piedi ma con Jungkook era diverso. Con lui era come se fosse corretto aspettare e viversi le diverse tappe che ci avrebbero poi portato al punto che forse desideravo di più. Non potei però negare di non averci pensato; sarei stato un ipocrita se non avessi ammesso a me stesso di non aver immaginato al suo culo solo e alle sue cosce muscolose a differenza della sua vita stretta e dei suoi addominali che comunque si ostinava a voler nascondere. Mi ero accorto anche di quanto mi piacesse toccarlo e provocarlo, cosa che non facevo con nessun'altro visto che non c'è n'era mai stato bisogno, se non con Jimin ma per scherzo.

Sbuffai per la frustrazione e senza neanche accorgermene accelerai per arrivare prima a quel dannato strip club. Quando arrivai però mi accorsi di quanto in realtà fosse presto e così parcheggiai di fronte la grande insegna luminosa e mi augurai che uscisse prima dell'ultima volta.

Mi misi comodo nella mia auto nonostante più volte ebbi la tentazione di entrare dentro per vedere il locale, per conoscere quel capo fin troppo gentile nei confronti del mio coniglietto ma soprattutto morivo dalla voglia di vedere Jungkook alle prese con tutti quei clienti arrapati, tuttavia non ero così stronzo da venir meno al suo volere. Mi aveva fatto capire più volte che non mi volesse tra i piedi durante il suo lavoro; mi ritrovai così a rispettare la sua decisione, anche se controvoglia, quindi ancora una volta l'aspettai fuori, domandando a me stesso per quante altre volte ancora sarei stato disposto a farlo.

"Allora a domani" sentii qualcuno dopo interminabili minuti di completo silenzio, accompagnato poi dal rumore della porta d'ingresso e così mi alzai da sedile per rivolgere uno sguardo al locale.

Era Jungkook: indossava una felpa nera a zip, dei jeans strappati alle ginocchia e portava uno zaino alle spalle. Salutò ancora una volta la gente all'interno del locale con un gran sorriso ma quando chiuse la porta alle sue spalle, sospirò e quel sorriso sparì, dopo di che si toccò la testa, come per massaggiarla e poi si scompigliò i capelli. Era visibilmente stanco e assonnato ma ai miei occhi, rimaneva comunque bellissimo.

"Non indossi di nuovo il cappotto" gli feci notare con nonchalance affiancandolo con la macchina senza neppure salutarlo prima. Lui di risposta gridò dallo spavento ma quando si rese conto di non avere uno sconosciuto davanti a sé, mi riempì di parolacce.

"Mi farai prendere un infarto così" sussurrò mettendosi una mano sul cuore ma subito dopo entrò in auto senza che gli dicessi nulla, dando per scontato che fossi lì per lui.

"Perché sei di nuovo qui?" chiese curioso. "Non ti ho mica chiesto di venirmi a riprendere"

"E tu invece?" risposi alla sua prima domanda.

"Io ci lavoro" scrollò le spalle, corrugando la fronte e pensando di avere ragione.

"No, intendo perché sei salito nella mia auto?" domandai e lo vidi perso, come se non avesse alcuna riposta pronta a quel genere di domanda. "Non ti ho mica chiesto di salirci" aggiunsi io toccandogli il mento ma ancora una volta lui si spostò e alzò gli occhi al cielo.

Nessuno dei due amava ammetterlo ma più passavano i giorni e più ci veniva naturale trascorrere del tempo insieme e che fosse giorno o notte, non importava.

Sorrisi prima di mettermi alla mia solita guida silenziosa e mi venne naturale portarlo nella mia azienda, quella in cui era già stato e in cui ci ritrovammo entrambi per terra con il cazzo duro.

Mi eccitati al solo pensiero di quel ricordo.

Era notte fonda e di conseguenza non vi era nessuno all'interno del mio edificio, ragion per cui mi permisi di portarlo lì piuttosto che riaccompagnarlo direttamente a casa sua. Sentivo la necessità e il bisogno di trascorrere del tempo con lui e in più Jungkook, stranamente non aveva aperto bocca per tutto il tragitto e quindi semplicemente pensai che gli andasse bene qualunque posto.

Lo guardai mentre scese dalla mia auto e improvvisamente mi resi conto che oltre ad essere silenzioso, fosse totalmente assente e diverso dal solito. Non mi aveva neppure rivolto uno sguardo ma solo una volta dentro l'ascensore, trovai il coraggio di chiedere cosa avesse.

Ancora una volta non mi rispose.

"Stai male?" sussurrai non togliendogli mai gli occhi di dosso: era come se fosse privo di reattività, si toccava spesso la testa e chiudeva gli occhi come per cercare sollievo. "Hai bevuto troppo?" domandai ancora preoccupato ma si vietò di rispondere. Negò con un segno della testa così lo portai nel mio studio dove, con una delicatezza che non era solita ad appartenermi, lo feci sedere di fronte la mia scrivania.

"Va bene stai qui, io ti porto una tisana calda" lo avvisai uscendo di corsa per raggiungere le macchinette e mel tragitto, ringraziai me stesso per essere andato a prenderlo dato che in quelle condizioni gli sarebbe stato sicuramente impossibile tornare a casa senza guai. Mi domandai come un ragazzo come lui potesse essere così incosciente ma soprattutto mi chiesi perché il mio cuore prese a battere così velocemente quando lo vidi in quello stato sofferente.

Senza perdere tempo tornai da Jungkook tuttavia quando lo vidi mi bloccai sull'uscio della porta; le parole mi morirono in gola ma tirai un sospiro di sollievo e mi avvicinai a lui cercando di non fare alcun rumore.

Si era addormentato sulla mia scrivania.

Posai la tazza accanto a tutta la mia roba e sorrisi dolcemente a quella visione, che per osservare meglio, mi piegai sulle ginocchia cosicché potessi arrivare alla sua altezza: aveva la testa poggiata sulle sue stesse braccia e gli occhi interamente serrati al contrario delle labbra che rimasero leggermente schiuse, sembrava un bambino e non riuscii a controllare le mie mani. Gli spostai i capelli che gli ricadevano dolcemente sulle palpebre e dopo di ciò gli accarezzai dolcemente la guancia, quella guancia che aveva conservato il ricordo dei miei pugni. Quel livido era ben evidente, forse più del giorno prima, e per questo cercai invano di farlo sparire attraverso le mie carezze.

Gli diedi un ultimo bacio sulla testa e poi decisi di non disturbarlo più; il motivo del suo improvviso malessere era sicuramente dovuto alla eccessiva stanchezza causata prima dalla scuola e poi da due giorni consecutivi di lavoro, senza neppure chiudere occhio per un secondo. Acquisita quella consapevolezza, la mia preoccupazione sparì nel giro di qualche secondo e così decisi semplicemente di spegnere la luce e lasciarlo dormire.

Spazio Autrice

Ormai torno quando meno ve l'aspettate ne sono sicura.

ALLORA che dire Taehyung da bad boy è passato a sottone in una maniera impressionante ma alla fine io lo capisco perfettamente + cosa avrà mai Jungkook? Non crederete davvero che è solamente stanchezza giusto?

E poi cosa mai ci sarà dietro la famiglia Kim?? *Sparisco nel nulla dopo questa domanda*

ps: ho pensato "sostenersi" come titolo dato che Jungkook ha letteralmente preferito Taehyung ai suoi amici e perché Taehyung non riusciva neppure ad addormentarsi senza prima sapere le condizioni di Jungkook sono così cute. (comunque lo so che nessuno comprende i miei titoli senza senso ily)

Aspettiamo impazientemente il mio prossimo aggiornamento ma soprattutto aspettiamo impazientemente PERMISSION TO DANCE!!

-Federica

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