20. Il bacio

Fu un attimo.

Tutto si svolse velocemente ma ebbi comunque il tempo di metabolizzare ciò che feci e tutte le emozioni che un semplice e breve contatto mi aveva provocato. Gli avevo rubato un bacio a stampo proprio come facevano nei film; io avevo sempre odiato quei personaggi che temevano di dichiarare i propri sentimenti perché troppo timidi per poter fare il primo passo eppure malgrado il mio odio mi ero sempre rispecchiato in loro. Quel giorno invece avevo trovato il coraggio di rischiare, di prendere l'iniziativa ma mi convinsi che fosse un po' merito dell'alcool che circolava ancora nelle mie vene e un po' per cercare una via d'uscita da quella lotta a senso unico, che aveva alimentato la mia veemenza e la mia adrenalina.

Avrei voluto trattenere il suo viso tra le mie mani, avrei voluto accarezzare i suoi capelli, le sue guance e il collo, avrei voluto tenergli la nuca in modo che non sfuggisse dalla mia presa e avrei voluto baciare le sue labbra con gli occhi chiusi, in modo che potessi godermi appieno il suo sapore fino a stancarmi. Avrei poi scorso la mia lingua sulla sua e cercato il suo palato, mischiato la mia saliva con la sua fino a che entrambi non avremmo avuto più fiato per continuare la danza più antica del mondo. L'immaginazione però non era come la realtà, quel bacio fu appagante ma allo stesso tempo maledettamente imbarazzante: le sue labbra erano morbide come avevo immaginato e quel impreparato e frettoloso tocco mi aveva provocato una tachicardia e dei brividi che mai il mio corpo aveva provato prima di allora, tuttavia mi staccai immediatamente, incapace di andare oltre per paura della sua reazione.

Io non potevo sapere se Taehyung avrebbe potuto gradire un gesto del genere in quel contesto e in quel preciso momento eppure ero sicuro, pronto a giurare che tra i due fosse stato da sempre il più voglioso e bramoso di possedere le mie labbra. Avevo sin dal primo giorno colto i suoi occhi spostarsi continuamente su di me, la maniera in cui mi guardava mi dava adito di credere che fosse alla ricerca di un contatto che andava oltre il semplice scambio di parole. A seguire poi la vicinanza che dedicava al mio viso, mi aveva fatto sperare che prima o poi mi avrebbe baciato sul serio eppure sebbene le mille provocazioni che ci eravamo scambiati e i mille pretesti che aveva avuto a disposizione, non si era mai spinto nel premere le labbra su quelle mie, che silenziosamente lo stavano aspettando dal momento in cui i miei occhi si posarono su di lui la seconda volta, quando a sorpresa l'avevano rivisto arrivare nella mia scuola.

Erano state tante le situazioni che avevo immaginato dentro la mia testa, mi ero creato solo attraverso la forza del pensiero differenti scenari che ritraevano me e il biondino in preda ad un bellissimo e appassionante bacio tuttavia non era mai accaduto, così come non era accaduto tutte le volte che non solo ci avevo sperato ma che ci avevo anche creduto. In tutto quel tempo pareva che me ne fossi stato fermo ad aspettare una sua mossa, come se quell'atteso bacio mi fosse dovuto. La prima volta che mi ero illuso era forse stata in palestra; quando avevo sentito le sue grandi mani poggiarsi sulle mie cosce, avevo inalato il suo profumo e quasi svenni quando credei che avesse davvero potuto compiere quel fatidico gesto. Vi erano state tante altre occasioni e tutte in quel momento si susseguirono tra di loro come un breve ma intenso cortometraggio: all'interno del suo studio quando ci ritrovammo ad accarezzarci e a sfiorare con le labbra parti del corpo che probabilmente avevano la stessa importanza della bocca eppure gli zigomi, il collo, le guance e persino i miei addominali era riuscito a baciarli ancora prima di premere delicatamente le sue labbra sulle mie. Oppure tra i corridoi della scuola, quando avremmo dovuto dirci addio ma invece avevamo stabilito di rimanere amici e infine avevo stupidamente creduto che avesse potuto sporgersi su di me anche quando condividemmo le torte della pasticceria. Avevo pensato di sentire il debole sapore della panna mischiato a quello più forte del cioccolato. Mi chiesi come sarebbe stato mescolare i due gusti mischiati alla nostra essenza e non potei che pensare a quanto mi sarebbe piaciuto.

Come avrei dovuto reagire? Avrei dovuto ricambiare? Erano quelle le frasi che mi ponevo e che mi assillavano ancora prima di assicurarmi che Taehyung avesse davvero voglia di baciarmi, piuttosto che non fosse per lui solo un gioco da non portare necessariamente a termine.

Per tutti quel tempo mi ero perso nella fantasia che Taehyung potesse compiere quel avido gesto nei miei confronti e avevo creduto che fosse assetato di ricevere in cambio qualcosa tuttavia alla fine, quello che aveva compiuto quell'attesa mossa, ero stato proprio io.

"Spostati" disse bruscamente, spingendomi nel tentativo di scrollarmi di dosso e subito mi allontanai da lui; accontentandolo nella speranza di non innervosirlo maggiormente e anche perché quella posizione stava cominciando a causarmi un leggero disagio. Alzai il bacino e spostai di qualche centimetro, rimanendo non solo al suo fianco ma presi anche a guardarlo in maniera silenziosa ma insistente; nessuno dei due aveva intenzione di aprire bocca e quell'attimo di assoluto silenzio, spalancò in me la porta della frustrazione.

Da quando Taehyung era entrato a far parte della mia vita non avevo mai smesso di interrogare me stesso: su ciò che mi piaceva, su ciò che mi stimolava e su ciò che più attraeva la mia mente ma specialmente il mio corpo. Generalmente mi erano sempre piaciute le ragazze e mai avevo sentito la necessità di sperimentare qualcosa di nuovo eppure l'idea di possedere Taehyung si faceva ogni giorno più viva e ricorrente, il solo pensiero di sfiorare la sua pelle, di perdermi nei suoi occhi o di far combaciare i nostri corpi, potendo mischiare così i nostri respiri e i nostro calore, mi faceva andare fuori di testa. Non avrei mai pensato di poter provare attrazione fisica per i ragazzi ma quando mi trovavo in compagnia di Taehyung, sapevo di dover inevitabilmente ascoltare quelle voci dentro di me che in passato erano sempre rimaste silenti e che adesso quasi mi spaventavano.

Eravamo entrambi scossi e se da un lato lo eravamo a causa mia e di quel bacio, dall'altro lo eravamo per la feroce reazione che aveva riversato su di me.

Si lamentò facendo dei versi incomprensibili e si toccò la fronte come se avesse un forte mal di testa, subito dopo scese con la mano fino a sfiorarsi le labbra, quelle labbra che avevo baciato e che mi avevano fatto sentire incredibilmente giusto per un secondo. Dopo quello, secco e inesperto, avrei voluto dargliene altri, avrei voluto assaporare maggiormente quelle labbra morbide e carnose e probabilmente in un contesto diverso mi sarei davvero spinto oltre.

Quando sembrò riprendersi dallo stato di trance abbassò lo sguardo sulle sue mani; nelle sue nocche si stava asciugando e quasi pietrificando il mio sangue e quasi tremò quando se ne rese conto, a differenza di quando tra le dita si era ritrovato quello di Namjoon o anche quello del ragazzo della metropolitana. Il loro sangue non gli aveva fatto effetto come invece gli fece quello mio, era evidente e palpabile che con me fosse tutto diverso.

Ancora una volta ero riuscito a calmarlo e fare in modo che non rimanesse annebbiato dalla sua stessa trappola composta probabilmente da traumi irrisolti e ricordi dolorosi. Io non ero arrabbiato né tantomeno intimorito; di certo dopo tutto quello che avevamo passato, non avrei cominciato ad avere paura di lui così come la mia voglia di aiutarlo non sarebbe diminuita solo per quattro pugni. Non perché non mi rispettassi abbastanza ma perché ero totalmente cosciente di avere davanti una persona complessa e soprattutto instabile, per un momento però pensai che tutte quelle scuse che stavo cercando di affibbiare a me stesso fossero fasulle e non veritiere; difatti cominciai a credere di giustificare Taehyung solo ed esclusivamente perché mi piacesse.

Gli sfiorai una gamba ma la sua reazione fu quella di allontanarsi da me, strisciando indietro pur di non aver alcun contatto.

"Non toccarmi" si precipitò a dire. "Non devi più toccarmi" continuò affannato e potei intuire dalla voce spezzata e dal modo in cui il suo petto cominciò ad alzarsi e ad abbassarsi in maniera del tutto irregolare, che avesse tanta voglia di piangere.

"Taehyung" lo richiamai dato che si rifiutò persino di guardarmi in faccia.

"Perché non riesci a guardarmi per ciò che sono realmente?" domandò con un pizzico di disprezzo. "Sono un mostro" si crucciò ancora. "Ma io ti avevo avvisato" disse come per giustificare le sue azioni; lui mi aveva avvertito dunque ora le colpe ricadevano tutte su di me che avevo comunque deciso di stargli accanto, non curandomi delle sue parole.

"Non puoi ritenerti un mostro solo per un problema che può essere tranquillamente curato, chiaro?" quasi gridai per la frustrazione perché odiavo quando si definiva in quella maniera. Non era una brutta persona e me l'aveva dimostrato in tantissime occasioni. "Hai avuto l'ennesima crisi Taehyung, è una cazzo di patologia e tu dovresti esserne consapevole"

"Ma tu non mi conosci, non sai quello che ho fatto e non sai le motivazioni che mi hanno spinto ad essere la persona che sono oggi" rispose velocemente, cercando di contrastare la visione che io avevo di lui. "Non ti immagini nemmeno di cosa sono capace" sussurrò ancora con lo sguardo basso. Sapeva quello che mi aveva fatto ma non trovava il coraggio di alzare il volto per guardare le ferite che mi aveva causato, tuttavia sapevo bene che quelle mie ferite sarebbero guarite presto al contrario delle sue che avrebbero ricominciate a sanguinare, forse più impetuosamente di prima.

"E devi smettere di cercare di capirmi perché tanto è tutto inutile" disse infine rassegnato.

"Guardami Taehyung" dissi.

Io non avevo alcuna intenzione di arrendermi; motivo per cui mi poggiai sulle ginocchia e mi avvicinai nuovamente a lui. Avrei voluto abbracciarlo oppure avrei voluto continuare a baciarlo ma non mi sembrò una buona idea date le sue condizioni, così mi limitai semplicemente ad accarezzarlo. Gli sollevai il mento con due dita in modo che alzasse il viso e quando i nostri occhi si incontrarono nuovamente non potei fare a meno di provare tenerezza, quasi compassione alla visione del suo pianto silenzioso. Si stava liberando di tutte le emozioni che aveva accumulato e mi si spezzò il cuore nel vederlo in quello stato e difatti le sue lacrime contagiarono facilmente anche me, nonostante provassi a contenermi.

"Adesso stiamo entrambi bene, è questo quello che conta non credi?" gli chiesi asciugando tutte quelle lacrime che però non accennavano a smettere di rigare le sue guance. "Taehyung hai sbagliato, mentirei se non te lo dicessi ma guardami per favore" dissi perché i suoi occhi continuavano a muoversi ovunque pur di evitare il contatto con me.

Potei solo immaginare il rammarico che provava in quel momento e nonostante non avrei voluto discolparlo perché ero consapevole che fosse dalla parte del torto, mi ritrovai a pensare che fosse anche un po' colpa mia poiché probabilmente avrei dovuto reagire piuttosto che subire tutti i suoi colpi in silenzio.

"Sto bene" gli confermai sincero. Mi pizzicava leggermente il labbro e soprattutto la parte bassa di un occhio, il naso perdeva sangue ma nulla che non potesse essere curato; d'altronde chi non aveva mai fatto a botte?

"Sei uno stupido" sussurrai sdraiandomi sul prato accanto a lui mentre aspettai che si calmasse definitivamente. "Prima quando eravamo in macchina ho provato a dirti quello che penso di te e di noi in generale ma a quanto pare non hai capito neanche una parola dato che non mi hai degnato neanche di una risposta" dissi rinfacciandogli quel fastidioso silenzio di cui si era avvalso alla mia precedente confidenza. "Quindi stammi bene a sentire perché te lo dirò nel modo più semplice possibile" dissi guardandolo di nuovo. "Stai diventando importante per me Taehyung e non ho intenzione di lasciarti andare" dissi tutto d'un fiato perché ero convinto che mi non sarei mai pentito di quelle parole e quindi non diedi neppure il tempo a me stesso di rifletterci su e di cambiare idea.

A quel punto si asciugò le lacrime e mi rivolse uno sguardo preoccupato. "Devo rimediare a quello che ho fatto, hai bisogno di qualche cura" disse e fece per alzarsi per portarmi chissà dove ma io non volevo andare da nessuna parte; a breve sarebbe sorto il sole e l'ultima cosa che volevo era tornare a casa dai miei genitori, motivo per cui lo afferrai dal polso ed evitai che si muovesse.

"Taehyung che ti prende?" chiesi ormai sfinito, non ce la facevo più a cercare di intuire tutto quello che gli passava per la testa, volevo sapere la ragione per la quale non riusciva a controllare la sua rabbia e tutte le cose legate a quella faccenda.

"Jungkook, no ti prego"

"Falla finita e parla" lo pregai. "Prima picchi un mio compagno di scuola senza alcun motivo e adesso prendi a pugni me che ho sempre cercato di aiutarti in tutto senza chiedere nulla in cambio" gli rinfacciai ancora. "Ti ho dato una mano nel tuo lavoro, ti sono stato vicino e ho persino evitato che fossi colto da degli attacchi di cui sono completamente all'oscuro dato che ti rifiuti di parlarmene" dissi ormai irritato dal suo comportamento riservato. "Taehyung io li ho visti i tuoi occhi; ho visto come la tua mente si rifiuta di ragionare in quei momenti e ho visto come fai del male alle persone che hai davanti mentre io ho sempre e solo sentito la paura crescere dentro di me" gli spiegai facendogli comprendere il mio punto di vista. "Non voglio che succeda di nuovo e so per certo che anche tu vorresti che non succedesse più" dissi infine, cercando di convincerlo e a quel punto lo sentì sospirare pesantemente.

Tornò seduto, si mise a gambe incrociate di fronte la mia figura e così feci lo stesso, pronto per ascoltarlo.

"Circa tre o quattro anni fa ho cominciato ad affrontare un percorso che avrebbe potuto aiutarmi con quello che credevo essere solo un problema di rabbia, di violenza ma soprattutto credevo potesse essere qualcosa di passeggiero; qualcosa che avrei potuto smettere di fare tramite una chiacchera con uno psicologo qualcuno o tramite degli esami a cui venni poi sottoposto" cominciò e mi resi conto che non fosse proprio quello che mi aspettavo di sentire. "È stato un percorso difficile, tante volte ho creduto di non potercela fare ma ho perseverato nella speranza di capire cosa avessi ma soprattutto alla ricerca di un aiuto" abbassai lo sguardo e lo vidi armeggiare con i suoi anelli, così come era solito fare ogni volta che sentiva forse di starsi esponendo più di quanto avrebbe voluto. "Alla fine però mi è stato diagnosticato da diversi medici, un disturbo di personalità" disse e a quel punto mi venne istintivo aprire la bocca per la sorpresa.

Avevo sin da subito colto in lui degli sbalzi di umore per nulla normali ma neppure per un secondo avevo pensato che potesse essere malato.

"Mi hanno detto che non è molto evidente ma che comunque mi appartiene e ovviamente non posso far nulla per contrastarlo" parlò come avvilito e sebbene fossi stato io quello a convincerlo a confidarsi con me, ora non avevo parole da dedicargli. Non sapevo cosa fosse più giusto dirgli o cosa invece avrei dovuto evitare.

"So che questo potrebbe spaventarti in mille modi differenti ma mi è stato chiaramente detto che il mio disturbo riguarda principalmente il voler far del male agli altri e alle volte anche a me stesso nei momenti di rabbia" disse cercando forse di dimostrarmi che non fosse cattivo o pericoloso come invece molta gente dipingeva in quella maniera, le persone affette da quel disturbo. "Quand'ero più giovane mi succedeva con più frequenza ed sono stati i diversi attacchi durante gli anni a convincere nel farmi visitare. È scontato dire che ancora oggi faccio delle sedute che non sembrano aver risolto nulla, se non prosciugarmi il conto in banca" si prese dei secondi di pausa mentre io mi tirai su per prestare maggiore attenzione alle sue parole. "Non c'è un reale motivo per cui le persone hanno delle malattie e così è anche nel mio caso; non ho scelto io di avere un disturbo della personalità ma so per certo che la mia situazione si è aggravata dopo un particolare evento che mi ha segnato durante la mia giovinezza" continuò a spiegare più di quanto avessi mai potuto preteso da lui. "Il dottore che mi ha seguito sostiene che durante questi attacchi di rabbia, mi si offusca il cervello al punto di non riuscire a capire più nulla" spiegò e mi resi conto di aver centrato il punto. "Io non ho mai cercato di darmi una spiegazione perché per me è così e basta ma lui, essendo un medico cerca sempre di comprendere la causa e gli effetti delle cose che mi accadano così ha riassunto tutti i miei attacchi in una semplice spiegazione" sospirò. "Sapendo tutto di me, crede che io non abbia superato alcuni ricordi del mio passato, motivo per cui ancora oggi mi tormentano l'anima e di certo non saranno delle pillole o delle terapie farmacologiche a migliorare la mia condizione psicologica" il suo tono si fece scoraggiato e al suo posto probabilmente mi sarei sentito nel medesimo modo.

"È tutta colpa mia; è colpa mia se adesso soffro di questa malattia e sono certo di meritarlo dopo quello che ho fatto"

"Perché dici così Taehyung?" chiesi cercando di contenere la mia voce tremolante. "Cos'è che hai fatto?" continuai con le domande, quasi preoccupato dal suo racconto.

"Giuro che se tornassi indietro non rifarei nulla di quello che ho fatto" disse difendendosi ancora prima di confessare i suoi errori. "Da un lato me ne pento ma dall'altro so di dover convivere con questo peso sul petto e che sono sicuro di meritare"

Annuii incapace di pensare a delle parole che gli sarebbero state di conforto e soprattutto smisi con l'interrogatorio perché mi aveva confessato quelle cose come se si sentisse in dovere di farlo, anche se in sostanza non aveva raccontato nulla nel dettaglio ma rispettai quella sua scelta. Mi resi conto di quanti segreti tenesse per se il famoso Kim Taehyung, di quanto dovesse fingere che tutto andasse bene, del suo cambiamento davanti le telecamere e capii che quel ragazzo perfetto, amato da tutta la Corea e nei paesi confinanti, non era poi così perfetto.

"E quindi quelle pillole a cosa ti servono?" chiesi ancora perché sin dal giorno che lo vidi ingerire quei medicali, non feci altro che pensare a cosa fossero ma soprattutto a cosa gli servissero.

"Le prendo perché mi sono state prescritte nel tentativo di tenere un minimo di autocontrollo, ma se a volte sembrano funzionare, altre invece no" mi spiegò tranquillamente.

"Le prendi regolarmente giusto?"

"Certo Jimin" corrugai le sopracciglia a quella risposta.

"Adesso chi è Jimin?" chiesi curioso e lo sentii ridacchiare.

"È il mio migliore amico" sgranai gli occhi per la sorpresa perché non credevo che una persona come lui potesse avere accanto una figura del genere, ed egoisticamente la prima sensazione che riuscii ad identificare dentro il petto fu l'invidia. Improvvisamente provai gelosia di una persona a me sconosciuta perché quel Jimin probabilmente era a conoscenza di tutte quelle cose che a me invece teneva nascoste; amicizia significava sapere tutto l'uno del l'altro e mi chiesi subito come avesse fatto a conquistarlo e a stargli accanto in qualità di migliore amico.

"Scommetto che voi due andreste molto d'accordo, e sai mi piacerebbe fartelo conoscere un giorno"

"Sono molto curioso, non vedo l'ora di vederlo" dissi da un lato sincero ma dall'altro un po' per compiacerlo, difatti potei notare una scintilla luminosa nei suoi occhi, cosa che non avevo mai visto dato il suo sguardo costantemente freddo e provocatorio. Mi convinsi che la loro amicizia fosse genuina e capii immediatamente, senza bisogno di troppe parole, quanto lui gli volesse bene e quanto tenesse alla loro relazione, proprio come io tenevo ad Hobi e Yoongi.

Per i minuti a seguire io e Taehyung rimanemmo in quel posto aspettando l'alba, che non tardò ad arrivare, data già l'ora inoltrata. Ci godemmo quel breve istante in silenzio: l'orizzonte si stava a poco a poco colorando grazie ai raggi del sole mentre il cielo stava assumendo quelle sfumature di rosa che resero più lieve la mia improvvisa stanchezza, dovuta dal fatto che non avevo chiuso occhio neppure per un secondo. Ad ogni modo se qualcuno mi avesse chiesto di poter rivivere quella notte senza però modificare nulla, avrei senza dubbio accettato perché fu la migliore di tutta la mia vita, nonostante le botte che ricevetti.

"Jungkook" sussurrò il biondino guardando l'orologio che portava al polso. "Propongo di cercare un bar aperto cosicché tu possa lavarti la faccia, magari mettere qualcosa sotto i denti e poi ti accompagno a scuola, che ne dici?" disse già in piedi e non potei non sorridere di nascosto a quelle parole. Guardai ancora l'orizzonte di fronte a me e non potei non provare quella sensazione di gratitudine nei suoi confronti, prima di annuire e dirigermi in macchina insieme a lui.

Mi piaceva il modo in cui mi stava vicino: era venuto a prendermi al lavoro, avevamo trascorso la notte discutendo ma subito dopo avevamo fatto la pace, avevamo guardato il sole sorgere e adesso mi stava anche accompagnando a scuola, proprio come se fosse il mio fidanzato. Mi morsi la lingua anche solo al pensiero di quella parola ma allo stesso tempo sentii la mia pancia solleticare e non fu piacevole come avevo immaginato, tutt'altro: provai un leggero dolore proprio alla bocca dello stomaco, ma mi convinsi che fosse per la fame e non perché proprio in quel momento mi tornò in mente il bacio che ci eravamo scambiati.

O meglio dire, che gli avevo rubato.

Per fortuna trovò un bar non molto lontano da quel posto e mentre lui ordinò la colazione, io mi recai in bagno per guardarmi allo specchio e ripulirmi da quello che Taehyung aveva causato. Il riflesso ritraeva un livido paonazzo sotto l'occhio destro che non tardò a crearsi sebbene non fosse trascorsa neppure un'ora dalle botte; non potei negare che mi facesse male ma la mia pelle migliorò dopo una semplice sciacquata con l'acqua.

Quando uscii, vidi Taehyung seduto in un tavolo posto in disparte così andai a sedermi di fronte a lui. Ordinò un caffè proprio come tutti gli imprenditori di successo che avevo conosciuto nei film mentre per me, aveva preso una crostata ma quando capii che sarebbe stato lui a pagare, ordinai anche una brioche e una tazza di latte.

"Non pensavo mangiassi così tanto" ammise.

"Devo tenermi in forze, sono stremato" spiegai e poi dovevo in qualche modo smaltire la mezza sbronza.

"E poi non credevo neppure che gli pseudo adulti bevessero ancora il latte" esclamò con quell'aria da saccente.

"La smetti di criticarmi?" parlai con la bocca piena di cibo. "E prova ad offendere ancora il latte e giuro che te lo verso addosso" intimidii puntandogli il dito contro; cosa c'entrava la mia età? Probabilmente avrei bevuto il latte anche a quarant'anni.

"In realtà stavo offendendo te, sembri un bambino" disse e a quel punto avvicinai la tazza proprio di fronte a lui.

"Oh no togli questa cosa disgustosa dalla mia vista" si lamentò ad alta voce tappandosi il naso, mentre io non feci altro che ridere della sua espressione disgustata fin quando non si alzò dalla sedia.

"Se non ti sbrighi per me puoi anche prendere l'autobus o fartela a piedi, non ho intenzione di aspettare nessuno" disse andando a pagare.

"Certo però poi mi aspetta fuori il locale dove lavoro" esclamai tra me e me, facendomi una risata piena di appagamento.

Presto arrivò l'ora della scuola e al solo pensiero di rimanere chiuso lì dentro mi vennero i brividi; avrei preferito di gran lunga buttarmi sotto un camion ma considerato che proprio quel giorno Taehyung si era offerto volontario di accompagnarmi con la sua macchina lussuosa, decisi di evitare.

"E tu che farai adesso?" gli domandai sfacciato una volta arrivato di fronte l'edificio.

"Dovrei andare in azienda a lavorare ma sai essere il capo può farti avvalere di certi privilegi..." cominciò come se volesse farmi provare invidia. "Motivo per cui penso che andrò a farmi qualche oretta di sonno mentre tu sarai costretto a studiare e magari anche ad essere interrogato" disse sfiorandomi il mento con un dito, gesto che odiavo profondamente ma che lui continuava a fare.

Scesi dalla macchina dopo aver mostrato un sorriso finto e lui mi seguì a ruota.

"Allora ciao" dissi timido sentendomi improvvisamente a disagio, lui di risposta mosse il viso per ricambiare il saluto e così mi girai pronto per entrare a scuola, tuttavia Taehyung non mi diede neanche il tempo di fare il primo passo che mi afferrò dal polso.

"Aspetta Jungkook..." disse tirandomi verso di sé alla disperata ricerca di qualcosa. A sorpresa premette il suo corpo contro il mio, cingendomi dolcemente la vita con un braccio e poi imprevedibilmente mi baciò; facendo scontrare per la seconda volta le nostre labbra.

Spazio Autrice

ALLORA mi scuso subito per aver interrotto il capitolo sul più bello per la seconda volta consecutiva MA nel prossimo avrete tutti i dettagli del bacio!

Per quanto riguarda Taehyung, vorrei fare un attimo di chiarezza senza però fare spoiler. Come sapete ha avuto un trascorso abbastanza irrequieto che poi con il tempo scopriremo e dunque a causa di alcune azioni sbagliate che ha commesso in passato, comincia a provare spesso rabbia e sensi di colpa che lo portano ad avere delle reazioni impulsive che non riesce a controllare. Queste azioni perlopiù riguardano risse che lo portano a fare del male agli altri e col tempo sviluppa quindi un disturbo di personalità, chiamato borderline, motivo per cui cambia umore facilmente e ha una vulnerabilità emotiva superiore a quella degli altri.

Spero di essere stata chiara. Ci vediamo al prossimo aggiornamento^

-Federica

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