18. Paura e adrenalina

Quel pomeriggio lo trascorsi interamente con Taehyung e solo dopo essermi separato da lui, mi resi conto di quanto la sua compagnia mi avesse tenuto distratto da quel nervosismo e da quell'ansia da prestazione che non credevo neppure di avere. La sua presenza mi era servita per concentrarmi interamente su di lui e su tutti i suoi sbalzi di umore che difatti non aveva permesso alla mia mente di vagare o di perdersi su ciò che mi aspettava.

Più le ore trascorrevano e più mi sentivo in agitazione; il sole era ormai tramontato da un pezzo e le lancette del quadrante si muovevano ritmicamente, quei consueti elementi lasciavano intendere che mi separavano solo pochi minuti dal mio nuovo incarico. La mia mente era popolata da diverse domande alla quale però non avrei potuto dare risposta prima della mezzanotte e quell'evidenza mi fece battere forte il cuore.

Tornai a casa solo per farmi una doccia e per potermi cambiare: indossai gli skinny jeans neri e una maglia dello stesso colore a collo alto. Mi sistemai i capelli ormai diventati lunghi e ingestibili e proprio come se stessi per andare ad un appuntamento romantico mi riempii di profumo.

"Bene, Jungkook puoi farcela" dissi stringendo i pugni e guardando il mio riflesso allo specchio; avevo bisogno di rassicurazioni e considerato che in quel momento non avevo nessuno sui cui contare, decisi di incoraggiarmi da solo. Ad ogni modo ero consapevole che nessuno oltre me avrebbe potuto darmi la forza che stavo ricercando, dunque dopo aver preso tutto il necessario, uscii di casa. Naturalmente fui costretto a prendere la metropolitana, non mi fece aspettare molto e difatti in men che non si dica mi ritrovai al di fuori del grande locale luminoso.

Per un attimo il mio corpo si bloccò dinnanzi alla porta d'ingresso e per un momento mi balenò l'idea di correre dall'altro lato della strada pur di fuggire ed evitare così di integrarmi in un mondo che era completamente differente dal mio modo di essere e soprattutto da un mondo che era senza dubbio molto più grande di me. Non sapevo ancora se fossi stato in grado di poter gestire tutta quella pressione che, mischiata alla scuola e a tutti i problemi che causavano i miei genitori o i miei amici, mi avrebbe sicuramente portato presto all'esaurimento nervoso, tuttavia cercai di camuffare le mie emozioni e solo dopo aver riempito i polmoni d'aria, spinsi la vetrata di vetro ed entrai deciso.

Fui subito stordito dalla forte musica e da uno strano odore di alcool. Mi guardai intorno; a regnare erano senza dubbio i colori accesi tra il viola e il blu e nonostante il locale non fosse ancora aperto ai clienti, le luci caleidoscopiche erano già tutte accese e non capii se quella caratteristica rese il posto molto più confortevole o solo molto più fastidioso. Vi era un lungo bancone pieno zeppo di bottiglie di vetro e secchielli riempite di ghiaccio, alle pareti erano appesi grandi quadri o scritte fosforescenti e infine vi erano diversi piccoli divanetti tutti rivolti verso un unico obiettivo: un grande palcoscenico.

"Oh eccoti qui Jeon" urlò un uomo, mettendomi le mani sulle spalle. "Ti aspettavo un po' prima per darti delle direttive riguardo il lavoro che andrai a svolgere ma se ti senti talmente pronto va bene così" parlò tanto veloce che non mi diede neppure il tempo per ricambiare il saluto o anche solo per scusarmi del ritardo. "Allora sei in grado di fare tutto anche senza il mio aiuto giusto?" mi chiese mettendomi in confusione.

"Di cosa sta parlando?" gli domandai aggrottando le sopracciglia; era la stessa persona che mi aveva assunto ma le sue parole mi turbarono. "Non penso ci voglia molto per versare dei cocktail in un bicchiere" scrollai le spalle quasi menefreghista ma alla mia affermazione, il ragazzo si mise a ridere di gusto e mi diede delle pacche sulla schiena che mi fecero pure male. Io nel frattempo aspettai che si facesse serio per parlare di nuovo tuttavia mi precedette ancora, porgendomi una busta di carta.

"Oltre che essere bello sei anche uno spasso ma adesso va a cambiarti su non perdere tempo" mi spinse dalle spalle. "Questi vestiti non sono per niente adeguati per il nostro locale" mi consigliò mentre io sbirciai dentro la busta e sussultai quando vidi un solo indumento. "Sei un bel ragazzo amico, spogliati" mi incoraggiò un'ultima volta tirandomi dal colletto della maglia.

All'inizio rimasi zitto, immobile e un po' disorientato ma poi mi tornarono in mente le parole dei miei genitori e poi quelle di Hoseok; non erano stati favorevoli a quella mia scelta dunque non avrei mai voluto dargliela loro vinta già dal giorno zero. Dovevo farlo per loro ma ancora di più, ciò che mi permise di non mettere alcun freno a quell'esperienza, fu quella dannata scommessa nella quale il biondino mi aveva coinvolto. Non potevo permettere che vincesse, non solo perché volevo che mi regalasse il dipinto che mi aveva promesso ma soprattutto perché non avrei voluto vedere quel sorriso compiaciuto, che riuscivo già ad immaginare, se avessi penso.

"Ah e ricordati che sei ancora in prova, quindi ti osserverò per tutto il tempo" mi avvisò avvicinando prima due dita ai suoi occhi per poi puntarli sui miei e dopo di ciò sparì dalla mia vista.

Con la mente mi ritrovai catapultato al giorno dell'assunzione e ci pensai su per un attimo: nessuno mi aveva specificato il compito che avrei dovuto ricoprire ed io avevo dato per scontato che fosse quello che avrei voluto io. Era evidente che quelle fossero le mie prime esperienze poiché si dimostrarono un perfetto disastro. Non ne avevo combinato una giusta ma in quel preciso istante per quanto mi fosse demoralizzato, mi ritrovai a pensare che sarebbe stato sprecato tirarmi indietro proprio quando avevo ottenuto la possibilità di poter riscattare lo stato economico della mia famiglia. Ormai ero lì, dunque che scelta avrei dovuto prendere?

Una parte di me mi diceva di uscire e tornare a casa a gambe levate; che avrei dovuto dare ragione a tutte le persone che in quei giorni mi avevano sminuito e che le loro critiche non solo erano fondate ma persino le mie insicurezze lo erano, dall'altro però avrei tanto voluto reggere quella sfida con tutte le mie forze.

Non sapevo che fare: ero confuso e indeciso se seguire la mia paura oppure la mia adrenalina.

Feci un giro su me stesso e mi guardai intorno di nuovo; quel luogo ai miei occhi non era poi così spaventoso come invece facevano credere tutti gli altri. Non era di certo uno studio medico o un laboratorio scientifico ma era comunque un posto che meritava rispetto poiché all'interno si svolgeva un lavoro come tanti altri.

Non era da me scappare dalle situazioni e d'altro canto mi convinsi che neppure ci fosse bisogno di preoccuparsi come al contrario stavo continuando a fare; pensai che potesse definirsi semplicemente come una semplice agitazione iniziale appartenente a qualsiasi inesperto e che dunque sarebbe svanita tramite un paio di giorni di prova.

Avrei solo dovuto fare pratica e ancora una volta pur di calmarmi mi ritrovai a ricordare il biondino; con lui ero spesso stato ansioso ma più passavo il tempo insieme a lui, più condividevo delle pillole di intimità e più mi rendevo conto che quell'ansia stesse pian piano scemando. Quella constatazione improvvisa mi incoraggiò a pensare che se con lui ero riuscito a trovare una specie di stabilità, nonostante la diffidenza e le nostre caratteristiche per nulla affine, avrei potuto trovarla anche in quel lavoro a me ancora sconosciuto.

Cercai con lo sguardo la porta che conduceva ai bagni e quando la trovai, mi ci fondai così mi sarei potuto spogliare dei miei vestiti per poter indossare qualcosa che non avevo mai neppure immaginato di dover provare. Quando fui fuori dallo stanzino in cui mi rifugiai per potermi cambiare senza occhi indiscreti, mi guardai allo specchio e mi accorsi di quanto fossi ridicolo conciato in quel modo; osservai il mio riflesso e feci automaticamente una smorfia di disgusto nei miei confronti.

Non mi piacevo affatto; il mio viso e i miei capelli rimanevano quelli di sempre eppure non riuscendomi a sentire a mio agio, anche quelli mi fecero sentire brutto. Avrei preferito scomparire piuttosto che rimanere vestito in quella maniera per tutta la notte.

Ero letteralmente nudo: indossavo solamente delle mutande argentate e una cravatta luccicante che metteva in risalto il mio petto gonfiato e i miei addominali ben definiti. Avrei osato definirli belli se non li avessi indosso io tuttavia più mi guardavo e più iniziai a disprezzare il mio riflesso.

Io non ero abituato a mostrare il mio corpo, tendevo sempre a coprirlo malgrado la gente attorno a me continuava a ripetermi che fosse perfetto e che avrei dovuto sfoggiarlo poiché sarebbe stato sprecato sotto quegli indumenti larghi che mi ostinavo a indossare. Persino quando facevo sport, tendevo a mettere delle maglie larghe che seppur non adatti, mi facevano sentire più comodo. Mi sentivo bene camuffato dalle felpe anche se ero spesso criticato per quella che loro ritenevano un fattore conseguenziale della mia timidezza; persino Namjoon e Seokjin durante gli allenamenti mi prendevano spesso in giro a causa del mio riserbo eppure a me non me ne era mai importato nulla.

Oggettivamente sapevo di essere bello e soprattutto in forma, semplicemente non mi piaceva stare al centro dell'attenzione o essere osservato da troppe persone però allo stesso tempo mi prefissai di lasciare quel piccolo Jungkook terrorizzato in quel bagno. Davanti lo specchio giurai che una volta uscito da lì mi sarei trasformato, proprio come avveniva in quei film dove il protagonista nerd in realtà aveva una doppia vita in cui la notte diventava magicamente un figo o un eroe.

Presi un profondo respiro e trovai il coraggio per piegare la maniglia della porta e uscire dal bagno.

"Finalmente, quanto ci hai messo" si lamento sempre lo stesso ragazzo e non ancora una volta mi chiesi quale fosse la sua utilità all'interno del locale, senza però trovare un'effettiva risposta. Non risposi poiché qualcun altro, dietro di lui, aveva catturato la mia attenzione e difatti gli rivolsi il mio sguardo curioso.

Aveva l'aria seria a differenza del ragazzo che mi aveva assunto qualche giorno prima, lo stesso che mi aveva anche teso quelli che lui riteneva gli indumenti più giusti per poter svolgere al meglio la mia mansione.

Doveva avere sulla trentina di anni e pareva essere frettoloso, come se fosse appena arrivato ma cosciente di dover lasciarci di nuovo. Era elegante, portava un completo di marca e una valigetta alla mano; i suoi capelli erano tirati dal gel mentre il suo viso era scarno, gli occhi sottili e la bocca carnosa. Era un bell'uomo e mi ispirò fiducia, sicuramente più del ragazzo con la quale avevo già avuto modo di scambiare due chiacchiere.

"È lui la persona di cui mi parlavi?" domandò mentre mi porse una mano, la stessa che mi affrettai a stringere in segno di presentazione. Il ragazzo accanto a lui annuii fiero e a quel punto mi sentii osservato e fin troppo esposto al loro sguardo esaminante.

"Piacere, puoi chiamarmi Lee" era senza dubbio il proprietario di quel locale.

"Jungkook" dissi semplicemente.

"Ti ha spiegato cosa dovrai fare?"

"In realtà non ancora" risposi e potei notare uno sguardo di rimprovero nei confronti del suo collaboratore.

"È semplice, devi stare sul palco e ballare" disse con aria sbrigativa.

"Ballare?" chiesi facendo prevalere ancora una volta quel bambino impaurito che fingeva solo di essere grande e che credeva di poter gestire il mondo degli adulti.

"Si devi essere sensuale, balla, sorridi, cerca di non parlare molto con i clienti che solitamente risultano essere viscidi ma se te li giochi bene puoi ricavare delle mance esagerate" disse facendo scioccare due dita. "Ah e ricorda Jungkook questo locale è frequentato specialmente da gay e vecchi arrapati. Non fare stupidaggini ma divertiti" era serio ma mi sorrise, rassicurandomi.

"Adesso vai a prendere confidenza con quello che sarà il tuo palco perché apriamo tra pochi secondi" disse spingendomi verso le piccole gradinate ma ad un tratto scappai dalla sua presa e corsi verso il bancone, scolandomi uno cicchetto di alcool, che avevo trovato in un bicchiere come lasciato solo e desideroso che qualcuno lo bevesse.

"Se non capisco niente potrebbe risultare più semplice da fare no?" chiesi al barista che rise del mio gesto e a quel punto me ne versò un altro di un colore differente, capendo il mio disagio e probabilmente lo fece per agevolarmi.

"Questo è anche più potente di quello precedente" mi avvertì ed io alzai il gomito facendo scendere giù quel liquido il più velocemente possibile per tornare dal proprietario che nel frattempo se la rideva beatamente. Per fortuna non sembrava affatto uno di quei capi severi sebbene avesse l'aria seria, perciò mi sentii sollevato e meno valutato da lui.

Quando il locale venne aperto alla clientela, le persone non tardarono ad arrivare e malgrado l'avvertimento precedente, notai nella folla anche molte donne e ragazze. La musica rimbombava nelle mie orecchie mentre mi muovevo a ritmo sul mio piccolo palco, leggermente rialzato rispetto alla pista in cui stavano tutti gli altri. Mi calmai nel notare il divertimento di ognuno di loro e il solo osservare i loro comportamenti non mi sentii come invece avevo immaginato; la luce era bassa e nonostante fossi nudo, dunque posto ad un'esposizione maggiore, il disagio diminuì e non capii se fosse dovuto all'alcol o alla bella atmosfera che regnava in quel locale. Tutti bevevano, ballavano e si baciavano tra di loro; si stavano divertendo e forse anch'io stavo facendo lo stesso.

Più passavano le ore, più mi sentivo libero di ballare come preferivo; molte persone rimasero fermi sotto di me per guardarmi e quasi ne fui lusingato. Nel giro della nottata mi bevvi altri cocktail per rimanere attivo ma allo stesso tempo cercai di rimanere il più lucido possibile, probabilmente era l'adrenalina che mi costringeva a comprendere ciò che mi succedeva intorno o forse dovevo ringraziare Hoseok che mi stava a poco a poco insegnando ad essere una spugna proprio come lui.

Ad ogni modo riuscii a divertirmi, superando così ogni mia aspettativa.

Solo verso le quattro del mattino la gente cominciò ad andare via ed io potei finalmente scendere dalla pedana; non aspettai che il locale fosse vuoto del tutto dal momento che vidi il proprietario farmi un gesto con la mano e quindi lo raggiunsi. Mi resi conto di non essere affatto stanco nonostante non avessi dormito e ringraziai la mia abitudine agli sforzi fisici; ragion per cui mi risultò parecchio semplice rimanere in piedi a ballare tutta la notte. Ero felice e soddisfatto di avercela fatta ma poi mi ritrovai a pensare che non avrei dormito, considerato che mancavano ormai poche ore all'inizio della scuola e inoltre dovevo ancora occuparmi delle faccende di casa e dare spiegazioni ai miei genitori.

Lo stress cominciava a farsi sentire ed era solamente il primo giorno di lavoro.

"Jungkook io contavo sulla tua persona e ad essere sincero avevo delle grandi aspettative su di te ma non così tanto" disse urlando entusiasta. "Sei stato perfetto" aggiunse e sorrisi timido, abbassando lo sguardo. "Ho l'abitudine di guardare la platea oltre che i miei dipendenti e ho visto come fossero tutti incuriositi da te, sono sicuro che il tuo debutto qui mi porterà tantissimi altri clienti" il suo sguardo mi trasmise serenità mentre le sue parole mi resero profondamente orgoglioso così feci un leggero inchino per ringraziarlo.

"Ben fatto" continuò alzando la mano per battermi il cinque. "Ovviamente è scontato che non sei più in prova: sei assunto" urlò felice cercando di superare il rumore della musica. "Ora fai parte del nostro team ragazzino, continua così e non deludermi" annuì e poi mi tornò una domanda che in teoria avrei dovuto fare prima di decidere se accettare o meno quel lavoro.

"Mi interesserebbe sapere qualcosa riguardo il mio stipendio, se è possibile"

"Certo ma non essere così formale con me" disse sorridente. "Sono settecento mila won al mese e spero che per ora vadano bene dato che sei alle prime armi" rispose poi alla mia domanda, pensando che fossero pochi o che non mi bastassero ma la verità era che non avevo ancora finito la scuola, quindi non potei che essere d'accordo, motivo per cui continuai a ringraziarlo finché non andai a raccogliere tutta la mia roba in bagno.

Mi rivestii con i miei amati e comodi indumenti e dopo di che saluti tutto lo staff e uscii dal locale più felice e fiero che mai. Era stato semplice dopotutto e malgrado la stanchezza, mi ritrovai ad essere impaziente poiché non vedevo l'ora di riprovare quell'ebbrezza; mi era piaciuta l'atmosfera della notte e della musica alta, i ragazzi non erano stati così viscidi come invece mi aveva avvisato Lee, solo alcuni li vidi fare dei gesti volgari nei miei confronti ma niente che non potessi gestire.

Una volta fuori mi beai del venticello gelido ma ad un tratto un clacson mi risvegliò dai miei pensieri e mi fece sussultare per lo spavento. Mi girai verso il suono e vidi una auto nera posteggiata proprio di fronte al locale come se stesse aspettando qualcuno.

"Quale razza di cretino si trova ancora in giro alle quattro del mattino?" chiesi tra me e me ma con un tono di voce alto; ero pronto per percorrere la strada opposta a quella macchina ma quando il proprietario abbassò il finestrino, riuscii a scorgere una testolina bionda e sorridente.

Non potei credere ai miei occhi.

"Ragazzi che vanno ancora a scuola come te non dovrebbero tornare a casa così tardi e da soli" urlò e mi fece segno di avvicinarmi a lui. Mi strinsi nella maglietta per quanto possibile, dato che avevo dimenticato la giacca a casa e camminai verso la sua figura, ormai fuori dalla macchina. Si poggiò alla portiera e lo osservai dalla testa ai piedi: era vestito con un maglione grigio, un pantalone beige e un cappotto lungo dello stesso colore. Come sempre lo trovai estremamente bello e al contempo pensai a quanto Taehyung fosse capace di sorprendermi ogni giorno di più.

"Perché non indossi il cappotto?" chiese a causa del freddo o probabilmente perché aveva visto i miei denti tremare.

"E tu perché sei qui?"

"Perché mi hai detto che non potevo accompagnarti ma non mi hai mai vietato di venire a recuperare il tuo grasso culo" rispose e la mia bocca rimase semi aperta. Nonostante mi sforzassi di capire cosa gli passasse per la mente, quando mi parlava in quella maniera o quando faceva quei gesti che io ritenevo importanti, non riuscivo a comprenderlo. Scossi la testa ma sorrisi cercando di non farmi notare da lui.

"Il mio culo non è grasso" ripetei il suo concetto e alzò gli occhi al cielo.

"Sali e non fare storie" disse rientrando in auto.

Aprii lo sportello e mi accomodai sul sedile: aveva un profumo di nuovo e di pulito, all'interno era tutto in perfetto ordine ed era molto più spaziosa di quella di Hobi e persino di quella del suo autista, tuttavia non persi tempo ad osservarla perché buttai la testa all'indietro e chiusi gli occhi per la stanchezza. Se non ci fosse stato Taehyung quella sera avrei dovuto rifare la strada a piedi dato che la metropolitana non era funzionante a quell'orario, motivo per cui mi ritenni estremamente fortunato ad averlo accanto. Era una sensazione strana ma bellissima, così tanto che fu inspiegabile vederlo lì solo per me.

"E tu da quanto sei qui?" gli chiesi rimanendo fermo.

"Da qualche oretta in realtà, non sapevo quando sarebbe finito il tuo turno" confessò con quella sincerità e spontaneità che lo contraddistinguevano. Tuttavia sgranai gli occhi a quella rivelazione e mi girai completamente verso la sua figura.

"Mi stai dicendo che non sei arrivato adesso? E cosa hai fatto qui fuori per tutto questo tempo?" urlai senza rendermene conto. "Non mi dire che alla fine sei entrato?" continuai scosso da quella sua ammissione. "Non posso credere che tu l'abbia fatto davvero" mi misi le mani nei capelli e probabilmente le mie guance si colorarono di un rosso accesso al solo pensiero che Taehyung mi avesse visto ballare sopra quel palco. "Sei uno stronzo cazzo"

"Hai finito?" mi chiese lui impassibile, al contrario di me che ero spropositatamente agitato. "Non ho fatto niente" aggiunse zittendomi completamente. "Stavo solo aspettando che uscissi da quel buco sano e salvo" disse infine mentre giocava con gli anelli che portava alle dita e all'improvviso mi rilassai, quasi mi pentì di aver usato quelle determinate parole.

Taehyung non dormì quella notte per starmi vicino malgrado gli avessi esplicitamente detto che non l'avrei voluto portare con me, mi pensò fino al punto di guidare e raggiungermi dall'altra parte della città ma soprattutto mi rispettò, attendendomi per ore fuori dal locale. Era uno dei gesti più belli e romantici che qualcuno avesse fatto per me e se da un lato non capii la ragione che lo spinse a comportarsi in quel modo, dall'altro non mi importò saperlo perché ero talmente felice e grato che qualsiasi cosa passò in secondo piano.

"Taehyung" lo richiamai a testa bassa poiché mi sentii tremendamente in colpa per averlo giudicato e per aver alzato la voce; avrei dovuto ringraziarlo per quello che aveva fatto per me, tuttavia quando rialzai lo sguardo verso di lui non furono proprio quelle le parole che uscirono dalla mia bocca.

"Rimani comunque uno stronzo"

Spazio Autrice

NON CI CREDO ANCORA MA GRAZIE MILLE PER LE 5K VISUALIZZAZIONI^

Sappiate che Taehyung non accompagnerà Jungkook a casa ma passeranno il resto della notte insieme detto questo vi lascio all'immaginazione, vi lascio un bacino.

-Federica

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