15. Silenzio

Taehyung's pov.

La luce del sole penetrò dalle doppie e scure tende della mia camera e mi fece strizzare gli occhi per il fastidio, mi stirai i muscoli e mi girai dall'altra parte del letto. Avrei voluto dormire ancora qualche oretta, ricadere nel rilassante e profondo mondo dei sogni ma quando guardai la schermata del telefono, per controllare l'orario mi resi conto di quanto tardi fosse e fui dunque costretti ad alzarmi.

Quando lasciai il mio caldo letto, sussultai nel scorgere una ragazza stesa sul mio letto; mi misi una mano sul cuore per lo spavento e solo dopo pochi secondi ricordai la serata precedente. Non ero solito a ricevere visite in casa e talmente lasciavo che le persone dormissero nella mia stessa camera tuttavia il giorno prima mi ritrovai a dover compiere un'eccezione.

Era una bellissima e sensuale ragazza dai tratti unici e ben definiti; aveva dei lunghi capelli rossi e degli occhi verde smeraldo che la rendevano parecchio appetibile mentre il suo viso, sebbene possedesse una malizia e una passione che durante la notte, l'avevano caratterizzata anche fin troppo, pareva dolce e la faceva sembrare molto più piccola di quanto in realtà diceva di essere. La sua pelle candida era macchiata e costellata da mille lentiggini che si posavano delicatamente dalle guance, sino alla fronte e persino nel mento ne avevo notata qualcuna.

Ricordavo perfettamente le ore trascorse con lei ma non credevo di ritrovarla sul mio letto anche la mattina seguente; non mi era mai capitato prima, soprattutto perché generalmente nel mondo della prostituzione non funzionava proprio in quella maniera. Continuava a dormire beata tra le mie lenzuola costose e indossava solo il suo perizoma e i calzini a rete.

Mi passai una mano sul viso e poi tra i capelli già scompigliati dalla dormita e dopo di che sospirai, ritrovandomi a pensare che probabilmente doveva essere davvero stanca e così alla fine decisi di lasciarla dormire ancora un po'.

Mi diressi in bagno e aprii l'acqua della doccia, mi poggiai sul bordo del lavandino aspettando che il fruscio si scaldasse e finisse per appannare i vetri della doccia. Prima che quel leggero fumo coprisse anche lo specchio di fronte a me, alzai lo sguardo e mi concentrai sul mio riflesso; la mia mente mi riportò subito l'immagine di Jungkook sopra il mio corpo e mi accarezzai il collo al ricordo dei suoi dolci baci.

Cercai di scacciare quei pensieri che mi tormentavano ormai da ore, forse mi ero ritrovato quelle immagini anche all'interno dei miei sogni e se da un lato mi faceva piacere ricordare quel momento, dall'altro avevo l'impressione che mi rendessero terribilmente debole e così entrai in doccia, dove però neppure l'acqua bollente riuscì a distrarmi da quel dannato ragazzino. Così come nemmeno quella bella ragazza che ora si ritrovava sul mio letto, aveva saputo fare.

Il giorno precedente ero stato un perfetto idiota; quando Jungkook aveva lasciato il mio ufficio mi sentii sollevato ma allo stesso tempo era come se non avesse portato a termine qualcosa e odiavo quella sensazione di incompiutezza. Lui era uscito dal mio studio come se nulla tra noi fosse successo, al contrario io mi sentivo incompiuto, limitato e quasi nervoso da quel freno che aveva deciso di mettere tra i nostri corpi già bollenti e arroventati dalla passione che aveva caratterizzato quella situazione.

Non riuscii a comprendere cosa fosse passato nella sua mente per stoppare quel magico momento che mi aveva fatto sentire vivo come non riuscivo ad esserlo ormai da tempo.

Ad ogni modo mi aveva lasciato con una voglia talmente grande che non fu affatto soddisfacente una semplice sega fatta nel bagno della mia azienda e così quando la sera tornai a casa, mi feci due bottiglie di vino e non mi restò altro che chiamare una ragazza di strada.

Ero riuscito a sfogarmi con lei ma il mio punto fisso rimaneva ancora lui. Era stato molto più appagante il nulla con Jungkook che la scopata con la tizia rossa; non feci altro che pensare a cosa sarebbe potuto succedere se non avesse richiamato il mio nome. Era stato lui a dare inizio a quel gioco pericoloso, rendendomi così prigioniero del suo sguardo malizioso, dei suoi tocchi e dei suoi baci pungenti eppure era stato sempre lui a dirmi di fermarmi. Non riuscii a comprendere il motivo per il quale la mia mente si concentrò così tanto su di lui, potevo avere facilmente chiunque io volessi tuttavia la cosa che più desideravo in quel momento sembrò essere la più difficile. Mi piaceva cercare di ottenere le cose più proibite e riservate e vidi Jungkook come una di quelle tuttavia non era solo quello.

Per me Jungkook non rappresentava solo una semplice sfida con me stesso: andava oltre quell'aspetto.

Quel ragazzino mi ammaliò già dal nostro primo incontro, fin quando lo vidi con quella camicia semi trasparente e con quell'aria da duro sentenzioso. Era strano, a volte si comportava in modo goffo, quasi ridicolo mentre altre volte mi stupiva e mi rendeva desideroso di conoscere ogni sfumature del suo carattere ma la sensazione più ricorrente era senza dubbio la voglia di baciarlo e probabilmente l'avrei già fatto se lui mi avesse dato modo.

Non mi ero mai vergognato di provare determinate cose; accettai spontaneamente la mia bisessualità mentre al contrario cercavo di rifiutare ogni tipo di sentimento.

Non mi piaceva espormi e d'altronde io non avevo mai conosciuto quell'amore che raccontavano nei film, non avevo mai provato l'ebbrezza del vero amore e quindi ero completamente impreparato e inesperto. In tutti quegli anni mi convinsi di non meritare alcuna forma di amore; del resto dopo quello che avevo fatto non meritavo neanche di vivere ciononostante continuavo a respirare e a convivere con i problemi che io stesso mi ero causato con il tempo.

Dopo essermi lavato, indossai uno degli accappatoi appesi accanto alla tendina della doccia e subito dopo, senza neppure prima essermi asciugato del tutto, uscii dal bagno. Ancora una volta mi ritrovai a sussultare a causa della rossa che difatti trovai seduta sulla mia poltrona di pelle; lei rise della mia reazione mentre io la salutai con un gesto della mano e subito dopo si affrettò a parlare.

"Mi sono divertita ieri, ti ho scritto il mio numero privato se ti va di rivedermi" mi fece sapere accavallando le gambe nude. Annuii ma decisi di non rispondere, cosi mi diressi verso il comodino dove presi e solo dopo le diedi anche i soldi che chiese e che le erano dovuti.

"Se vuoi puoi farti un bagno, dopo di ciò prendi tutta la tua roba e lascia la mia casa per favore" dissi nel modo più gentile possibile mentre mi vestii. Era sabato quindi potei indossare abiti più casual: optai per un comodo pantalone grigio e un cardigan di qualche marchio che probabilmente mi avevano regalato per ricevere una sponsorizzazione. Dopo di che tornai in bagno, dove mi asciugai i capelli nel mentre che la ragazza si lavò i suoi, rossi come il fuoco e che in quel momento giurai di voler rivedere.

In seguito sebbene mi sentissi stordito un po' da Jungkook, un po' dal sesso con quella ragazza ma soprattutto dall'alcool che mi scorreva ancora nelle vene, mandai un messaggio al mio migliore amico.

"Jimin fatti trovare al solito posto o ti investo con una delle mie auto" scrissi e subito mi rispose con una quelle emoji fastidiose che usava solamente lui. Rotai gli occhi e ammisi a me stesso che avrei volentieri rinunciato ad affrontare l'intera giornata se non avessi già preso un impegno lui.

In un batter d'occhio mi ritrovai al solito nostro bar, quel posto era divenuto routine per noi due; ogni volta che avevamo del tempo libero lo sfruttavamo per bere una birra insieme o semplicemente per fare colazione. Stranamente l'arancione non venne in ritardo al contrario era già seduto ad aspettarmi, così lo raggiunsi e gli diedi una pacca sulla spalla, come per salutarlo prima di sedermi anch'io.

"È da tanto che non ti fai vivo" mi disse subito, quasi come un rimprovero.

"Ho avuto da fare" feci spallucce risoluto e con un gesto della mano chiamai il cameriere per ordinare qualcosa da mettere sotto i denti.

"Ti vedo ingrassato" disse di getto ed spalancai gli occhi a quelle parole inaspettate e completamente fuori luogo.

"Come ti permetti di dire una cosa del genere al tuo migliore amico?" quasi mi strozzai con la mia stessa saliva e mi decisi di alzare dalla sedia per mettere meglio in mostra il mio fisico.

Jimin mi puntò il dito e rise di gusto a causa della mia esagerata reazione, sapeva quanto fossi fissato con la linea soprattutto quando dovevo lavorare per degli scatti.

"Si dovresti metterti a dieta il più presto possibile" continuò e rimasi a bocca aperta fino a che non mi lanciò una scatolina bianca in viso.

"Ti ho preso le altre" disse facendosi serio. "Le stai prendendo vero?" mi chiese mentre continuavo a rigirarle tra mani, le odiavo più di qualsiasi altra cosa e Jimin lo sapeva, per questo si preoccupava e mi stava addosso continuamente. Erano le pastiglie che mi furono prescritte per tenere a bada la mia patologia, fosse stato per me non le avrei mai prese ma Jimin notò il mio graduale peggioramento e così mi costrinse a prenderle con la forza.

Ancora oggi si occupava per me nonostante la stabilità mentale che riuscì ad ottenere; mi chiamava per sapere se stessi facendo qualcosa che non avrei dovuto fare, voleva sapere cosa mi passasse per la mente e prendeva personalmente le medicine dall'ospedale in cui lavorava. Come me neppure lui aveva finito la scuola ma era riuscito a diventare un infermiere grazie alle raccomandazioni dei suoi genitori, che erano due dei migliori medici della città e considerato che lavorava in quell'edificio, aveva accesso ai medicinali e così molto spesso prendeva gratuitamente le mie pillole, in modo da potermi controllare meglio. A volte risultava opprimente ma sapevo che faceva tutto quello per il mio bene e quindi non glielo feci mai notare, al contrario ero felice di averlo nella mia vita.

"Grazie" mi risedetti a quel punto.

"Non mi hai risposto" insistette, riferendosi alla sua ultima domanda.

"Si Jimin, le ho prese anche ieri quando ho avuto un crollo" lo informai di ciò che mi accadde a scuola con un tono quasi infastidito.

"Cosa? Perché non mi hai chiamato?"

"Perché c'era una persona con me che mi ha aiutato e che mi è stato vicino tutto il tempo quindi stai tranquillo" lo rassicurai, riferendomi ovviamente a Jungkook.

"C'è qualcosa che dovrei sapere?" mi chiese curioso, assottigliando lo sguardo. Cercai di distogliere il contatto visivo ma con lui era difficile, non sapevo mentirgli ma allo stesso tempo non gliene avevo ancora parlato perché non era una cosa importante, era solo un ragazzino no? Niente di più.

Sarebbe passato tutto in fretta, a breve mi sarei allontanato anche da lui quindi preferii tenermelo per me piuttosto che sprecare fiato per qualcosa che era sicuramente destinato a finire.

"Taehyung non so nulla ma solitamente non riesci a calmarti neppure con me o con le pillole, penso che se quella persona sia riuscito ad aiutarti deve essere proprio brava e dovresti tenetela stretta" disse con un sorriso sincero. "Almeno per un bel po'..." continuò lasciando intendere che avrei dovuto usare la sua persona.


Jungkook's pov.

Quel giorno rimasi chiuso in casa a studiare nella speranza di recuperare le lezioni che avevo perso a causa del lavoro che dovevo svolgere insieme a Taehyung. A detta dei miei amici e anche di tutti gli altri miei compagni, era bello perdere le lezioni ed essere giustificati per gironzolare tra i corridoi della scuola tuttavia io la pensavo diversamente: ero rimasto indietro negli studi e neppure quel pomeriggio riuscii a riempire tutti gli spazi che si stavano creando, a forza di lasciare la classe e perdere le spiegazioni dei professori.

A distrarmi nel pieno delle mie ripetizioni fu una chiamata da parte di Hoseok; nella quale mi aggiornò sulla situazione di Yoongi. Aveva detto che da un paio di giorni era più stano del solito ma io ad essere sincero non me ne ero neppure accorto, considerato che avevo altri problemi di cui occuparmi: tra il figlio dei Kim e le questioni familiari. Durante quel weekend però il nostro amico era completamente sparito dalla circolazione e dal nostro gruppo di messaggi, così iniziai a preoccuparmi.

Non aveva dormito da Hobi di recente e non aveva nemmeno avuto tempo per parlare con noi e potei constatare che si comportava in quella maniera solo per due ragioni: per l'anniversario della morte di sua madre o per l'arrivo del padre in città.

Hoseok mi confermò che fosse per la seconda e ci rimanemmo male entrambi nel sapere che Yoongi non ce lo avesse detto esplicitamente; ci aveva annunciato qualcosa durante una delle nostre sere alcoliche ma poi nient'altro. Aveva preferito tenersi tutto dentro e soffrire in silenzio, noi sapevamo quanto fosse doloroso per lui rivederlo; il loro rapporto peggiorava con il passare degli anni e aveva ribadito diverse volte che avrebbe preferito non rivederlo mai più.

Né io e né Hobi però conoscevamo il motivo di fondo, sostanzialmente erano cambiati entrambi dopo la morte della donna più importante della loro vita e da quel giorno non facevano altro che litigare e odiarsi a vicenda. Per rispetto del dolore che provava Yoongi non avevamo mai osato porgergli delle domande a riguardo ma ero sicuro che mi mancasse un tassello per capire il motivo del loro comportamento ma nonostante ci tenesse all'oscuro di determinati argomenti, non potevamo lasciarlo da solo. Dovevamo stargli accanto, ragion per cui lasciai i libri aperti sulla scrivania e mi diressi verso il suo appartamento, insieme a Hoseok.

Per tutto il tragitto mi sentii tremendamente in colpa per non averlo capito prima ma dovetti mettere da parte la frustrazione per poter scendere dalla macchina di Hobi e salire le scale il più veloce possibile, per arrivare al piano del signor Min.

Bussai più volte alla porta brindata ma dal momento che nessun suono sembrava provenire dall'interno, cominciai a credere che fosse vuota. Nessuno si decise ad aprire neppure dopo una manciata di minuti.

"Che facciamo?" chiesi ad Hoseok che era visibilmente più preoccupato di me e senza darmi una risposta, mi sorpassò e cominciò a sbattere i pugni violentemente e ad urlare il nome del nostro migliore amico.

Ad un tratto la porta si aprì giusto il necessario per poterci permettere di scorgere un uomo che doveva essere il padre di Yoongi: rimase zitto e immobile a guardarci e teneva su un sacchettino di ghiaccio tra il naso e le bocca. Pensai immediatamente che avessero fatto a pugni e che il menta si fosse fatto male, probabilmente con la stessa convinzione Hobi afferrò il colletto dell'uomo davanti a sé e cominciò a strattonarlo.

"Dov'è Yoongi?" gridò facendogli cadere dalla mano il pacchetto contenente i piccoli cubetti di ghiaccio. "Dicci subito dov'è Yoongi e cosa gli hai fatto stronzo"

Dopo una manciata di minuti l'uomo ci disse solo che a causa di un litigio, Yoongi uscì di casa urlando che se sua madre fosse stata ancora viva starebbe stata senza dubbio dalla sua parte e fu quel piccolo particolare che ci spinse a correre nell'unico luogo che ci venne in mente per riuscire a trovarlo: il cimitero. Era senza dubbio un luogo che a noi incuteva terrore tuttavia per Yoongi era forse il posto in cui più si sentiva al sicuro e dopo una lunga camminata, alla fine trovammo la tomba della signora Min e fortunatamente scorgemmo la sua figura proprio accanto a quella.

Quando lo vidi tirai un sospiro di sollievo: era seduto di fronte la lapide della madre e subito lo raggiungemmo nonostante la paura di interrompere quel loro momento intimo. Ci sedemmo di fianco a lui senza aprire bocca e quando si rese conto di non essere più solo, quelle lacrime che prima erano silenziose divennero dei singhiozzi rumorosi e incontenibili. Finalmente si stava sfogando con noi e poggiò la testa sulla spalla di Hoseok prima di aprire bocca.

"Mi dispiace non avervi detto nulla, pensavo di poter gestire il mio rapporto con mio padre ma non è così" disse faticosamente tra un sospiro e un altro. "Non so cosa mi prende ma più passano gli anni e più non riesco a guardarlo negli occhi, non so neppure se questo odio sia fondato ma non riesco a fingere che vada tutto bene" sputò quella avversione che teneva dentro di sé da anni e malgrado non potessi capire il suo stato d'animo cercai di stargli vicino, tenendolo per mano. "Vorrei che fosse morto lui invece che mia madre, perché il destino è stato così crudele con me?" disse riprendendo a piangere, forse anche più di prima.

Non avevamo mai cercato di capire la ragione per cui non andassero d'accordo ma adesso che Yoongi si trovava al limite; ero determinato a farlo per cercare di tirarlo fuori da quella situazione...

Spazio Autrice

Ehi come state? Io sto cominciando a pensare di pubblicare solo una volta a settimana perché ho paura che i capitoli già pronti non siano sufficienti e in più io in questo periodo sono molto lenta a scrivere quindi scusate se non ci sarà più un doppio aggiornamento.

Per quanto riguarda questo capitolo, la storia di Yoongi è molto complicata e credo che bisogna stare attenti ai dettagli perché non essendo l'argomento principale, naturalmente non lo tratterò in tutti capitoli. Spero vi interessi in egual modo.

I Taekook stanno tornando!! Al prossimo aggiornamento^^

-Federica

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