10. Consapevolezze

Taehyung's pov.

Io non avevo mai conosciuto la sensazione di leggerezza che si provava quando si dividevano i problemi, io me ne ero sempre fatto carico da solo eppure in quell'istante pensai che probabilmente non sarebbe stato male, per una volta percepire una serenità che non avevo mai avuto l'opportunità di costatare sulla mia pelle. Non la serenità di cui erano a parlare gli adolescenti stressati dalle lezioni scolastiche o gli uomini oppressi dalle loro mogli in cerca di una qualsiasi fuga come quella che potevano ritrovare in una partita a calcetto o al bar con gli amici. Non era quella la serenità che ricercavo bensì un'emozione più intima e profonda che non conoscevo, la stessa che forse avevo provato in quell'esatto momento ma che non ero stato in grado di captarla: una pace interiore che scaturiva solo quando una persona ti stava realmente accanto.

Ero solito a stare con molte persone durante la giornata: i miei dipendenti, i miei colleghi mi stavano tutti fisicamente accanto ma nessuno di loro lo era mai stato realmente; nessuno si era mai preoccupato per me e nessuno mai mi aveva teso la mano nei momenti di bisogno. Io ero solo e solo sarei voluto stare, non ero alla ricerca di nulla ma allora perché dentro il mio cuore si accese una luce che mi diede un calore che non avevo mai provato prima? Se avessi potuto scegliere probabilmente, avrei deciso di spegnere quella luce e di percepire il mio solito gelo, quello che caratterizzava la mia persona e le mie giornate. Non avevo mai osato cercare quella sconosciuta serenità poiché in cuor mio sapevo di non meritarla, allora mi accontentavo di quella inamovibile indifferenza che mi stava pian piano squarciando dall'interno.

Quel ragazzino però sembrava voler spazzare via non solo la mia solita freddezza ma anche tutte le convinzioni che per anni mi avevano tenuto in vita; sentivo che stava provando ad abbattere con il minimo delle sue forze, tutte le certezze che mi ero costruito pur di non stare male e pur di non sentirmi solo in mezzo ad un affollamento di persone. Lo sentivo dentro di me come se stesse combattendo una battaglia al posto mio.

E non sapevo se cominciare a ringraziarlo e se invece avrei dovuto cominciare ad odiare e allontanarlo prima che le cose per me sarebbero state troppo complicate.

Non avevo ancora trovato il coraggio di voltarmi verso di lui ma sentivo la sua presenza in una maniera quasi incombente; rimase per terra accanto a me per moltissimo tempo, non si mosse di un centimetro e non sembrava voler andare via. All'inizio mi mise suggestione e provai a mandarlo via nel modo più gentile che conoscevo tuttavia non mi aveva assecondato, non aveva alcuna intenzione di lasciarmi da solo ma allo stesso tempo non aveva neppure alcuna intenzione di parlare.

Voleva solo starmi vicino, proprio come il nostro primo incontro.

Ci conoscevamo da poco ma in tutte le occasioni di cui aveva disposto, non mi aveva mai osato lasciarmi da solo.

Non riuscii a capire cosa ancora lo trattenesse lì, qualsiasi altra persona se ne sarebbe già andata mentre lui continuava ad alternare lo sguardo tra me e un punto fisso, forse era convinto che non ci avessi fatto caso ma in realtà mi venne anche da ridere per la moltitudine di volte in cui si girò per controllare che stessi bene.

Non potevo negare che la sua presenza mi fece piacere e che contribuì a far mantenere la padronanza di me stesso; come era già successo altre volte in cui l'avevo tra i piedi. Era un evento raro che io riuscissi a rimanere lucido in certe situazioni ma tutte le volte in cui ci riuscii era perché avevo Jungkook di fianco, anche se in quest'ultima occasione era stato proprio lui a provocarmi a causa del contatto violento con cui si era lanciato verso di me. Ero stupito dalle reazioni che scaturivano in me quando attorno vi era quel ragazzo e allo stesso tempo ero stupito da lui; Jungkook quel giorno mi aveva dimostrato che era in grado di innescare un mio possibile attacco ma sapeva anche come calmarmi. Era come se fosse la mia tossina ma contemporaneamente la mia medicina più intensa poiché malgrado fosse all'oscuro di alcuni lati del mio carattere sapeva benissimo come comportarsi con me, forse più di quanto fossi capace io.

Ero ormai consapevole di avere un problema, potevo fingere davanti agli altri e far credere loro che fossi normale ma per quanto mi sforzassi, sapevo che non sarei mai stato in grado di portare quella maschera di normalità per lungo tempo. Non riuscivo a tenere sotto controllo il mio corpo, diventavo violento e aggressivo ma la cosa peggiore, che spaventava spesso anche me stesso, era la perdita di controllo dei miei pensieri e quel modo di fare mi rappresentava, faceva parte di me e non potevo far nulla per cambiare.

Io non mi facevo più paura, non dopo ciò che ero riuscito a fare in passato, non dopo tutte le terapie a cui ero stato costretto a partecipare e non dopo tutti i farmaci che ero stato obbligato a prendere per contenere la mia malattia. Continuavo però ad avere paura per gli altri e in quel momento provavo qualcosa del genere verso Jungkook.

Non volevo che mi stesse troppo accanto poiché ero imprevedibile ma allo stesso tempo mi accorsi di quanto terapeutico fosse per me averlo nelle mie giornate; ero finalmente riuscito a far prevalere la ragione sul mio istinto solamente per proteggere quel ragazzino e avrei tanto voluto ringraziarlo ma non ne ero capace.

Chiusi gli occhi per un'attimo e mi concentrai sui rumori che mi circondavano: avrei voluto ascoltare qualcosa riguardante la natura o anche solo il parlottio della gente che mi stava attorno tuttavia l'unica cosa udibile alle mie orecchie fosse il suo respiro perfettamente regolare che quasi fu in grado di cullare le mie angoscie, finendo quasi per cacciarle tutte vie.

Quando però mi voltai verso la sua figura, mi accorsi che oltre il fiato che fuoriusciva dalle sue labbra schiuse, vi era un altro conciso e ritmico suono che stava ricreando già da un paio di minuti: batteva e digrignare i denti.

Stava tremando al causa del freddo e in modo buffo si era anche stretto le gambe al petto nel tentativo di riscaldarsi. Indossava i pantaloncini e le maniche corte a causa mia e in più era seduto sul pavimento già da un bel po' di tempo, quasi mi addolcii a vederlo in quelle condizioni poiché stava letteralmente congelando pur di non rimanere insieme a me. Gli avrei volentieri dato la mia felpa se solo ne avessi avuta una con me, purtroppo però avevo lasciato tutto negli spogliatoi dell'altra palestra. Pensai che una delle cose migliori da fare sarebbe stata convincerlo ad andare via ma a differenza sua, io ero dannatamente egoista e volevo che rimanesse con me ancora un po'.

Mi piaceva quell'atmosfera che avevamo creato sebbene nessuno dei due stesse parlando. Io non mi ero confidato su quello che provavo ma ebbi come l'impressione che lui riuscii a comprendermi ed era la sensazione migliore che potessi provare.

Solo dopo qualche altro minuto sospirai e mi alzai, malgrado non ne avessi davvero voglia. Mi sentivo terribilmente in colpa per aver rovinato tutto e così gli porsi la mano, pronto per riportarlo in classe dove sicuramente sarebbe stato meglio. Non mi piaceva vederlo in quelle condizioni soprattutto se la causa ero io o le mie azioni.

Non ero arrabbiato con lui come magari avrebbe potuto pensare, volevo solo che stesse bene e con me non era sicuramente possibile. Avevo mille sensazioni contrastanti ma quella che prevaleva era sicuramente la voglia di trascorrere del tempo con lui per poterlo conoscere meglio, allo stesso tempo però sapevo che il problema tra i due era senz'altro io.

Non ero capace a relazionarmi con le persone perché era molto più facile indossare una maschera di superficialità piuttosto che mostrare la mia vera essenza; più passava il tempo però e più non riuscivo a distinguere ciò che ero davvero da ciò che invece fingevo di essere.

La prima volta in cui lo incontrai non avrei mai pensato di poterlo vedere ancora eppure il destino aveva deciso il contrario; quella notte mi sentii completamente libero per le strade di Busan, probabilmente perché mi ritrovai a parlare con uno sconosciuto o forse perché quello sconosciuto era proprio Jungkook.

Scacciai immediatamente quel pensiero dalla mia mente e una volta arrivati di fronte alla porta della sua classe, mossi il viso timidamente come per salutarlo e dopo di ciò mi voltai per andare via.

"Aspetta" disse afferrando il mio polso con un gesto veloce e delicato. A quel gesto inaspettato, il mio corpo reagì bloccandosi e aspettai che continuasse a parlare nonostante non mi fossi neppure girato. "Mi dispiace per come sono andate oggi le cose..." sussurrò e dal momento che non poté vedere la mia reazione, mi concessi un sorriso amareggiato.

Anche a me era dispiaciuto ma l'avevo già dimenticato; pensai che magari un giorno avrei potuto raccontargli tutto e spiegargli il motivo per cui quel giorno ebbi quella determinata reazione... di sicuro però non avrei potuto farlo in quel momento. Mi avrebbe visto solo come un mostro e non volevo che accadesse.

Dunque deluso da come era andato l'incontro con Jungkook, uscii dalla scuola e mi recai direttamente a casa. Non avevo alcuna voglia di tornare a lavorare, motivo per cui mi sarei preso metà giornata libera.

Il tragitto che era stato colmo di pensieri e ricordi, parve durare un millesimo di secondo e quando mi chiusi la porta d'ingresso alle spalle, sbuffai e mi in men che non si dica mi buttai sul divano nella mia grande e costosa villa che però era costantemente vuota e insignificante. Le uniche persone che mi venivano a fare visita erano le donne delle pulizie e quella testa vuota di Jimin.

Era il mio migliore amico dell'infanzia e l'unico di cui mi potevo realmente fidare, avrei dato la mia vita per lui e sapevo che avrebbe fatto lo stesso per me dopo tutto quello che avevamo dovuto superare in passato. Avevo sin da bambino creduto che nella vita mi sarebbe bastato solo lui poiché d'altronde era quello che accadeva ormai da anni; insieme ci sentivamo davvero forti e poi avevo potuto constatare sulla mia pelle che Jimin ci sarebbe stato sempre e comunque, in qualsiasi circostanza, anche quando non lo meritavo affatto.

A poco a poco i pensieri si fecero più vaghi sino a scomparire del tutto, dando così spazio al vuoto e al buio più totale.

Chiusi gli occhi e mi addormentai.

Jungkook's pov.

"Mi dispiace, siamo al completo" disse la ragazza dietro il bancone con una faccia dispiaciuta. Feci un leggero inchino, ringraziandola comunque per il tempo che mi aveva concesso e dopo di che uscii dal negozio scoraggiato.

Si stava facendo ormai buio ma non volevo tornare a casa senza aver concluso nulla; dopo la scuola decisi che i compiti avrebbero potuto aspettare e che avrei passato tutto il pomeriggio a cercare un lavoro in giro, ma non pensavo sarebbe stato così difficile.

Salii in macchina sbattendo lo sportello un po' troppo forte e buttai la testa all'indietro, sbuffando sonoramente.

"E adesso che facciamo?" domandò Hoseok che mi aveva gentilmente accompagnato e tenuto compagnia per tutto il giorno, motivo per cui avevo avuto modo e tempo di raccontargli dei miei genitori, del compito che mi aveva affidato il preside e persino di Kim. Hobi mi supportò in tutte le mie decisioni come sempre e cercò anche di incoraggiarmi ma avevo compreso sin da subito che non fosse molto entusiasta del fatto che volessi cominciare a lavorare tuttavia nonostante il suo parere, decise di appoggiarmi e di aiutarmi. Se da una parte era grato di averlo al mio fianco dall'altra non capivo perché nessuno fosse un minimo fiero della mia decisione, non era un capriccio ma un dovere per sollevare l'economia della mia famiglia, nessuno sembrava capirlo e mi facevano sentire come se stessi sbagliando tutto.

"Ho un altro posto in mente, giuro che è l'ultimo" dissi per convincerlo e fece subito ripartire l'auto. Non mi sarei arreso così facilmente, avrei continuato anche tutta la notte con o senza l'aiuto di Hoseok.

"Sì, hai detto così anche tre soste fa" mi fece notare con un lieve sorriso e guidò seguendo le mie indicazioni. Avevo fatto domanda a ogni negozio e persino alle piccole agenzie della mia zona, la risposta però fu sempre la stessa: nessuno cercava nuovo personale, di conseguenza mi spinsi oltre il mio quartiere.

"Qualcuno dovrà pur volere un ragazzo giovane, bello e intraprendente" esclamai ad un tratto, quasi per convincere me stesso.

"Jungkook cosa pensavi? Che avresti trovato un lavoro con un ottimo salario da un giorno all'altro" si voltò con un'espressione ovvia in viso. "Sai solitamente si fatica di più per ottenerlo" continuò mettendo da parte il suo solito ottimismo.

Sospirai perché sapevo che avesse ragione, non avrei potuto contraddirlo in alcun modo ma conoscendomi, avrei tentato un altro centinaio di volte prima di gettare la spugna.

"Ok siamo arrivati" avvisai Hoseok e mi affrettai per scendere dalla macchina ma con uno scatto veloce mi fermò, mettendo i lucchetti per bloccare le portiere. "Cosa fai?" dissi quasi nervoso.

"Perché proprio questo posto?" chiese come turbato.

"Perché sono sicuro che mi prenderanno" scollai la spalle e provai ancora ad aprire lo sportello.

Avevo detto che avrei fatto di tutto pur di guadagnare dei soldi e quel locale non sembrava neanche poi così male. Era luminoso e di bella accoglienza, sporgeva una grande insegna fantasiosa con su scritto "Vanity night club" e sebbene non avessi mai avuto l'opportunità di divertirmi là dentro come invece avevano fatti molti dei miei coetanei, cominciai ad avere grandi aspettative sul quel posto e su ciò che poteva offrirmi.

"Jungkook non è il caso di chiedere se hanno bisogno di personale, guardati su, può ottenere molto più di quello" disse indicando l'edificio alle mie spalle.

"Non se non hai una carta che ti definisce" risposi dando ragione a mia madre sul diploma, l'università e quelle cazzate varie. Quel pomeriggio passato a cercare disperatamente un impiego mi aveva portato alla consapevolezza che gli adulti consideravano gli adolescenti delle nullità in grado di mettersi solo nei guai. "Adesso apri" lo obbligai ed uscii un attimo dopo.

Mi incamminai pensando che fosse la soluzione più facile per fare dei soldi e soprattutto mi convinsi che gente come quella non si sarebbe fatta alcun tipo di problemi per la mia età o per il mio essere ancora uno studente.

Era un semplice locale notturno dove ragazze e ragazzi si esibivano in danze sensuali o in spogliarelli per intrattenere i clienti, insomma cosa sarebbe potuto succedere? La mia iniziale intenzione era quella di versare dei drink da dietro un bancone o roba del genere, nulla che avesse potuto mettermi nei pasticci.

E con quest'ultima convinzione spinsi la grande porta di vetro ed entrai nello strip club.

Spazio Autrice

Ciao belli/e come state? Io sono ancora positiva ma sto molto meglio, grazie per tutti coloro che si sono preoccupati per me e mi hanno inviato messaggi e good vibes, grazie davvero.

MA RAGA che ne pensate dello strip club? Io sono troppo eccitata, vorrei lavorarci io giuro.

Comunque take care of yourself ci vediamo venerdì!

-Federica

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