Capitolo 8

Sono esattamente venti minuti che Mia sta parlando del ragazzo che si trova davanti a noi e sono più di mezz'ora che sto aspettando di entrare al primo corso della mattinata.

Per colpa di questo piccolo funghetto non ho potuto fare neanche la mia corsa mattutina. Non so, veramente, come ci riesce ma con quel piccolo visino e quegli occhietti lucidi mi coinvolge fino a fare tutto quello che lei vuole.

Quindi, in questo momento, mi ritrovo ad andare nella direzione di quel ragazzo con Mia che mi urla dal muretto, dove eravamo sedute poco fa, di non provarci minimamente a farle una cosa simile.

Voglio solo parlarci, mica lo devo uccidere.

Devo dire che sono abbastanza rilassata da ieri pomeriggio, dopo aver superato la discussione con quel troglodita di Cole, ho dormito tutto il giorno ed ora eccomi qui pronta per ricominciare un altro fottuto giorno.

Continuo a camminare fino a che.. "Scusami!" gli piombo davanti, interrompendo qualsiasi cosa che stava facendo.

"Ciao." risponde con voce molto profonda, decisamente un bel ragazzo.

Media statura, leggermente più alto di me; occhi sul marroncino, spalle larghe e tante altre cose che potrei pensare ma lasciamole lì.

"Posso sapere come ti chiami?" incrocio le braccia aspettando la sua risposta.

Ma ovviamente poteva, per un secondo, guardarmi in faccia senza distrarsi con il mio seno?! Ovvio che no, così sciolgo le braccia e gli schiocco due dita davanti al suo sguardo insistente.

Magari si riprende.

"Si. Sono Hunter." punta i suoi occhi nei miei e capisco che ho attirato la sua attenzione. Bene.

"Ottimo. Posso presentarti la mia piccola sorellina?!" diretta. Così si fa Marisol.

Sorellina?! Ma come ti vengono in mente queste splendide idee.

"Ehm, va bene." mi guarda abbastanza confuso, così lo trascino per un braccio fino a portarlo davanti alla diretta interessata.

Vedo Mia boccheggiare ed io la rassicuro con un piccolo sorriso.

"Lui è Hunter, lei è Mia. Ora vi abbandono."

Prima di andarmene, mi giro verso Hunter e lo guardo per un secondo ma lui è rimasto, praticamente, ipnotizzato dalla bellezza di questa ragazza, così senza fargli distogliere lo sguardo, mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro: "Stai attento, lei è Baby Doll e la piccola Baby Doll deve sorridere sempre."

Me ne vado senza ricevere alcuna risposta.
Il mio era solo un consiglio sta a lui decidere se usufruirne o meno.

Entro e vado diretta al mio armadietto ma rimango bloccata nello stesso istante in cui assisto alla scena più disgustosa che abbia mai visto da due settimane a questa parte e le cose disgustose di prima mattina mi fanno venire la nausea.

Cole ti sei ridotto davvero male per andare con la bionda rifatta.

Che dio mi tolga la vista.

Mi sbatto una mano sulla fronte.
"Ehm.." respiro prima che possa uscire qualcosa di sbagliato dalla mia bocca.

Dimmi quand'è che ti esce qualcosa di veramente giusto da quella bocca larga.

Troppo tardi comunque, il mio autocontrollo è andato a farsi benedire nello stesso istante che ho capito che quello è il mio armadietto.

"Razza di scimmia azteca, che speriamo si estinguano, puoi togliere le tue zampe dal mio armadietto prima che te le metta in un posto dove non batte mai il sole?!" non bastava averlo a casa era indispensabile incontrarlo anche qui?

Due secondi dopo vedo un Cole sorpreso e confuso che mi fissa e la cozza, ancora spalmata su di lui, fare una smorfia.

Sicuramente la mia intrusione non le è piaciuta particolarmente.
Certo però che la Milka farà un sacco di soldi, con tutte queste vacche in giro.

Trattengo la risata e mi complimento mentalmente con me stessa per la geniale battuta ma freno il mio dialogo sentendo Cole trattenere a stento una risata.

Non capisco, cosa c'è da ridere?

Guardo la bionda diventare rossa come un peperone dalla rabbia.

Sembra quasi quasi un toro.

"Ops" metto la mano davanti la bocca capendo che l'ho detto ad alta voce.

"Ma come ti permetti?" si gira verso la scimmia.. "Chi è questa poveretta?" Cole non parla e lei continua a fissarmi. Aspetta addirittura una mia risposta!

"Sono quella che ti spennacchia come un'oca pronta per essere preparata la domenica a pranzo, se non ti sposti dal mio armadietto!" incrocio le braccia sotto il seno e comincio a battere un piede a terra, mi sto innervosendo.

Sta per aprire quella bocca a canotto, ma prima che perda il controllo delle mie azioni alzo una mano bloccando le sue parole.

"Si certo. Non finisce qui e bla bla bla... recepito il concetto. Dovrei andare a lezione. Non ti preoccupare, ci incontreremo molto spesso tesoruccio." le scimmiotto, capendo al volo cosa voleva blaterale.

Rimane così, pietrificata, e senza dire una parola gira i tacchi e va via. Sbuffo e mi giro verso Cole, alzo il mio sopracciglio intimandogli di andarsene.

"Troppa rabbia piccola DONNA FORTE" sussurra talmente piano che faccio fatica io stessa a sentirlo.

Ma purtroppo l'ho sentito.

Ho sentito il mio petto perdere battiti e diventare, improvvisamente, irregolare.

L'ho sentito Cole.

********

L'ora di storia è passata.
L'ora di chimica, già fatta.
L'ora di letteratura inglese, ho dormito quindi è fatta anche questa.
Me ne restano due.

E che saranno mai cinque ore di lezioni. C'è di peggio, ricordatelo.

Grazie mille per avermelo ricordato quasi quasi me ne ero dimenticata.

Sicuramente.

Dio è terribile. Parlo con l'unica persona che non dovrei nemmeno calcolare, ossia me stessa.

Finisco il mio monologo quando mi accorgo un secondo prima, di aver sfiorato lo sportello di un armadietto con il mio nasino. Lascio perdere e continuo per la mia strada andando dritta all'aula di educazione fisica, ossia in palestra.

Evitando qualsiasi tipo di contatto, riesco ad intrufolarmi nello spogliatoio ed andare a vedere l'uniforme che mi ha dato il professor Lennon.

Per iniziare, il colore non è male.
Un top grigio scuro ma i pantaloncini no. Proprio no.

Sono del medesimo colore ed a malapena copre il mio culo, per essere più specifici, mi possono fare l'ecografia interna per vedere se le mie ovaie sono nella norma.

Sempre molto delicata.

Sta' zitta.

Mi vesto al volo ed esco dallo spogliatoio, più lenta che mai accorgendomi però, che tutti i presenti aspettavano solo me.

Sempre la solita devi essere?

Sta' zitta ho detto.

Guardo tutti i presenti messi in fila e non c'è una persona che non mi fissa. Fantastico.

"Che c'è da guardare? Non avete mai visto una tuta sportiva?" dico più confusa del solito.

"Non è questo il problema! Ti sta benissimo la tuta, a mio parere." mi giro verso destra per vedere chi ha risposto alla mia domanda.

Un ragazzo piuttosto alto, capelli biondo platino ed occhi marroni decisamente grandi con ciglia folte. Bello ma solo quello, perché il cervello è andato a farsi benedire. Quello che mi fa rimanere a bocca aperta è la persona che gli sta affianco. Ma con tutte le persone che esistono proprio lui mi dovevo ritrovare davanti?! Non basta che mi alleno con lui o che vivo con lui, devo anche andarci al college?

Dio, che cosa ti ho fatto di così tragico per meritarmi questo?!

Tutto!

Senza calcolarlo nemmeno, punto gli occhi verso quel ragazzo dal nome sconosciuto. Lo guardo per un istante ed inclino la testa per osservarlo meglio.

Ma il suo ghigno non mi abbandona, anzi si accentua di più, così sorrido: "Grazie, ma il tuo parere appoggialo pure lì." gli indico il cestino mettendomi in fila aspettando che il professore ci dica quello che esattamente dovremmo fare.

Due ore. Due fottute ore di corsa.
E come mi allenerei oggi pomeriggio?

Mettiti un casco, almeno se cadi non sbatti la testa, perché l'andamento è proprio quello.

Poi sarei io quella stronza.

Sto uscendo dalla palestra per andare in mensa, ma vengo bloccata da alcune risate. Mi volto, molto lentamente e noto proprio il deficiente di turno e quel coglione di Cole che stanno ridendo di un ragazzo che è appena scivolato per terra.

Che razza di deficienti.

Beh perché tu, mi vorresti dire, che al posto loro l'avresti aiutato?

Certo. È ovvio.

Ma non dire fesserie!
Lo vuoi aiutare solo per il semplice fatto che sono proprio loro a dargli fastidio.

Non è vero.

Lascio perdere la mia coscienza malata e mi affretto ad alzare quel povero ragazzo che ancora è a terra.

"È arrivata la mammina." il biondino di prima continua a ridere e Cole cerca di reprimere una risata, cosa che non mi sfugge e mi fa infuriare ancora di più.

"Se non la smetti, la mammina ti taglia la lingua adesso." affermo, abbastanza decisa.

"E questa super bulla, da dove viene fuori? Non sapevo che le femminucce al giorno d'oggi sapessero anche sputare veleno." avanza di un passo verso di me, cercando di mettermi in soggezione. Ma niente da fare.

"Ehi amico lascia perdere. Non è pane per i tuoi denti." si intromette Cole senza nemmeno avvicinarsi, così gli faccio un'occhiolino e mi soffermo più sul viso di questo bradipo che mi sovrasta con la sua altezza e la sua stupidità.

"Dai retta al tuo amico e non fare lo stronzo con me. Perché poi devo farlo anche io e fidati che lo so fare meglio!" gli lascio una pacca sulla spalla per poi salutare il ragazzo occhialuto che mi ringrazia.

Continuo a camminare fino a ritrovarmi la mensa davanti, proprio quello che ci voleva. Devo dire che è abbastanza grande, se non fosse per le schifezze che ti danno, poteva andare anche bene. Mi metto in fila ed aspetto per ben quindici minuti ed ancora non sono riuscita a prendere la mia fetta di pizza, questa è ASSOLUTAMENTE una tragedia.

Proprio una tragedia, vero?

Si, non ti sembra? Basta. Mangerò dopo.

Esco fuori nel cortile e mi siedo sopra un muretto, almeno posso fumare.

"Lolaaa corri. Ti prego aiutami. C'è un... un ragazzo.." Mia è praticamente senza fiato, ma per quanto avrà corso?

"Respira Mia e spiegami che cosa succede. Con calma." e così dico addio alla mia amata sigaretta.

"C'è un ragazzo, con gli occhiali, che nemmeno mia nonna li userebbe, praticamente sdraiato per terra con Liam alle calcagna." non mi dire che è il biondino che stava in palestra con quel troglodita di Cole. Lo ammazzo.

"Andiamo."

Stai calma, non sai che cosa è successo!

"Dove sono esattamente..?" domando già immaginando la risposta.

"Nel retro." afferma, seguendomi.

Ovvio. Non sono così stupidi da litigare davanti all'entrata o in mensa.

Ma loro sono stupidi.

Arriviamo nell'esatto momento in cui compare anche Cole ed io che pensavo che fosse lui la causa di tutto questo. Ma la cosa che mi stupisce di più è che Liam ce l'ha con lo stesso ragazzo di stamattina, quel povero ragazzo dagli occhialoni enormi.

"Ma che diavolo stai facendo?" mi intrufolo in mezzo alla folla con tutta la calma che ho e lo fisso in quei suoi occhioni grandi mentre Cole lo tiene per le braccia.

"Non ti mettere in mezzo stronza. Fuori dalle palle e tu lasciami." aiuto ad alzare, per la seconda volta nello stesso giorno, quel ragazzo e gli sussurro "Vai. Ora." Non aspetta un secondo di più e inizia a correre.

"Ti ho detto che non ti devi intromettere brutta puttana!" cerca di avanzare con tutta la rabbia che ha in corpo.

Avanzo di un passo e faccio segno a Cole di lasciarlo e con faccia confusa, fa proprio quello che dico.

Avanzo di un'altro passo e mi ritrovo il bradipo a pochi centimetri e così alzo il viso per osservarlo meglio.

"Ripetilo e ti spezzo un osso prima ancora che tu ti sia mosso." gli rispondo con una voce impassibile e stranamente calma.

"Liam, non lo fare." la sua voce. Quella voce molto simile alla mia.

Lui lo sa. Sa che non scherzo.

"Che cosa non dovrei ripetere, che sei una Tro.." non lo lascio nemmeno finire che gli prendo il braccio e lo contrasto con il mio, aggiungo un pizzico di forza quel poco che basta per sentire un piccolo scricchiolio del polso ed ecco che la ricetta per gli stronzi è pronta.

Penso che il suo urlo si sia sentito anche dentro la segreteria. Che uomo.

Certo, vorrei vedere te con un braccio spezzato.

Io il braccio, me lo sono spezzata da sola. Stupida coscienza.

"Ti avevo avvertito, ora è tutto tuo." mi rivolgo a Cole ed a passo calmo me ne rivado come sono venuta.

"Non finisce qui, stronza." faccio finta di non sentirlo e continuo la mia camminata ma con un'altra destinazione. Casa.

******

"Devi farlo piccolo sole. Balla. Balla per noi" non capisco ancora il perché dovrei ballare con questo minuscolo vestitino rosso.

"Non lo voglio fare. Non mi piace." abbasso lo sguardo sui miei piedi scalzi ma so che adesso si arrabbierà. Nemmeno papà si arrabbia così con me, anzi il mio papino non si arrabbia mai.

"Non ti piace eh. Allora vieni con me. Andiamo stupida mocciosa.." no no no.. non voglio. Non di nuovo. Perché il mio papino dice sempre che LUI mi deve fare compagnia? Perché? Anche il papino gioca in questo modo?

"Andiamo marmocchia, così impari cosa vuol dire RISPETTARE le regole del gioco."

Ma come ho fatto ad addormentarmi. Lancio uno sguardo alla piccola sveglia sul comodino. Dannazione sono le sette, tra poco si cena.

Filo dentro la doccia e con dieci minuti sono già fuori pronta a vestirmi.

"Che diavolo ci fai qui? Esci, subito." neanche in camera si può stare in pace. Ovviamente. Se l'altra volta è entrato in bagno figuriamoci se non entra in camera.

"Non dovevi farlo." non alzo nemmeno lo sguardo perché so già di averlo a pochi centimetri di distanza.

Non voglio guardarlo.
Sono già abbastanza turbata, come ogni volta che i miei incubi mi divorano. Non sopporterei un occhi contro occhi proprio con lui.

"DOVEVO invece. Nessuno l'avrebbe fatto e lui è NESSUNO per comportarsi in quella maniera, qualunque fosse stato il motivo." non ha il diritto di stare qui perché lui in primis doveva intervenire.

"E chi te lo dice che non è nessuno? Non-puoi-intervenire-per-qualunque-cosa." scandisce bene ogni il concetto.

"Posso, soprattutto con le persone che non si difendono, non mi conosci e mai lo farai quindi di conseguenza esci-fuori-dalla-mia-camera. Subito." rispondo piatta senza nessuna emozione.

Perché io so che significa essere lasciata in balia delle bestie.
So che significa essere maltrattata senza sapere neanche il motivo.
So che significa.

"Tu. Tu sei cosi... aah" urla frustato toccandosi i capelli mostrando quanto è nervoso. L'ho notato spesso e non è un bel segno. "Sei arrivata così, all'improvviso... con questo atteggiamento da dura, questa corazza fatta di pietra per difenderti da ... tutti, cazzo. Con questo carattere che.. non.. si capisce nemmeno. Con le tue gambe lunghe e la tua pancia piatta. Con i tuoi capelli lisci ed i tuoi occhi.. i tuoi occhi neri, così neri che non ti rendi conto nemmeno di quanto sono profondi ed intensi.." continua a muoversi ed a sbraitare, tirandosi i capelli continuamente.

Sono paralizzata ma non sono in grado nemmeno di distogliere lo sguardo.

Finiscila. Basta. Smettila di parlare.

"E poi sei così TESTARDA. Non ascolti mai nessuno, non ti vergogni di niente e non hai la vocetta acuta come tutte le altre... hai una faccia tosta che, ti giuro, a volte vorrei solo prenderti e farti ricordare in tutti i modi che sei ..sensibile.. che il tuo cuore non è fatto interamente di ghiaccio ma è solo contornato da esso." parla così piano che la sua voce diventa quasi un sussurro.

Siamo ad un centimetro di distanza ma con meno di due secondi lui sta fuori dalla porta già pronto ad andarsene senza una mia risposta ed io rimango lì, in piedi come una perfetta idiota, cercando di assimilare tutte le parole che pian piano stanno ammaccando tutto quel muro che ho innalzato.

Ti odio.

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