Capitolo 6

Dà quando sono riuscita a smettere di ridere, ho sprofondato la mia faccia praticamente nel cibo. Non volevo sentire nessuna battuta e nessuna domanda. Sapevo che né avevano a bizzeffe, ma non me la sentivo ancora.

Una cosa però l'ho notata... quella tempesta non smette di guardarmi. Mi osserva. Osserva ogni movimento che faccio, ogni singola mossa, ogni singola espressione. Non ho alcuna voglia di alzare lo sguardo perché lo so che lui non lo distoglierebbe e così inizierà la nostra tortura. Io che cerco le risposte dentro di lui e lui che fa la stessa cosa su di me.

Curiosi e cocciuti. Due parole che non vanno affatto bene insieme.

Alzo lo sguardo e li punto solo su di Mia, non seguo certo il suo discorso, sarebbe troppo. Mi soffermo sul suo viso, abbastanza allegro e sincero ed è lì che mi sorge una domanda.

Dovrei allontanarmi da lei?

Non posso rischiare che il mio passato si riversi su una persona tanto buona come questa piccoletta che si trova al mio fianco. Questo sicuramente non se lo merita. Ma cosa devo fare? Dovrei andarmene?

"Daiiii,per favoreeee.." batto le palpebre più volte e riprendo lucidità cercando di capire il filo del discorso.

"Vieni al bar stasera?!" interviene Cole inclinando la testa ed aspettando una mia risposta. Sono convinta che è la stessa domanda di Mia e Cole l'avrà ripetuta solo perché si sarà accorto della mia assenza mentale.

"Cosa c'è al bar stasera?" domando a Mia abbastanza confusa.

"Una festa!" urla battendo le mani come un bambino che aspetta il natale per aprire i regali.

Ahahahahah io?! Ad una festa?! Non mi sembra il caso.
Ma non ha altre amiche?! Pensandoci bene no.

Me l'aveva già detto quando mi ha parlato della camera e dei suoi fratelli, ma con tutto ciò voglio stare comunque nella mia bellissima camera, dentro al mio letto e fare un lunghissimo sonno, sempre se ci riesco.

Dai che ti costa divertirti un pochino? Non sei più a Milano.

Taci io voglio dormire e sappiamo bene entrambe che se vado alla festa non mi rilasserò.

"Non mi sembra il caso Baby Doll." affermo cercando di rimanere calma e lasciare i miei ricordi in fondo all'armadio.

"Cosa c'è piccola, non sei una che partecipa?" eccolo. Il criceto parla solo quando non deve?

Come puoi stare calma se hai un troglodita davanti?

Punto i miei occhi verso Cole, mi alzo dalla sedia ed avvicino il mio viso fino a sfiorargli il naso come è già successo qualche sera prima a causa sua e della sua prepotenza.. "Non chiamarmi piccola!" sussurro, marcando bene le parole. Scende un silenzio tombale, non vola una mosca e nessuno osa parlare, bisogna solo scoprire se questo silenzio è a causa della mia risposta o di quella che deve ancora arrivare.

Lancia uno sguardo d'intesa a Colin ed incastra i suoi occhi nei miei mettendosi nella mia stessa posizione. Con la coda dell'occhio vedo che sono spariti tutti.

Bella mossa! E ora che si fa?

"Non ti sai divertire, piccola?" sussurra a sua volta, accennando un sorriso sghembo.

"Non farmi diventare cattiva." continuo senza spostarmi di un millimetro.

"Posso farti una domanda?" sussurra avvicinandosi ancora di più fino a sfiorare il mio piccolo naso.

Ora non si scappa Marisol, lo sai? Ora non lo puoi proprio fare.

"Me l'hai appena fatta." affermo, deglutendo a fatica.

"Odi quando le persone ti toccano" questa non è una domanda ne è proprio convinto. Alza il sopracciglio destro, mantenendo lo sguardo fisso nei miei occhi, pronto a farmi la domanda. "Allora perché ti lasci sfiorare da me?" domanda.

Ecco la bomba. Una bomba che non posso evitare. Presa alla sprovvista mi ritraggo immediatamente e come se avesse già intercettato la mia mossa successiva, mette una mano dietro alla mia testa e succede tutto molto velocemente. Le sue labbra premute contro le mie, immobili. I nostri corpi fermi, i nostri respiri che non esistono, i suoi occhi puntati ancora nei miei senza distogliere lo sguardo neanche per un secondo e la sua mano ancora dietro alla mia testa.

Nessuno dei due si muove, le labbra ancora premute sulle mie fino a quando nella mia testa scatta un tic e come se l'avesse sentito anche lui, ci allontaniamo subito fino a lasciare un metro di distanza tra i nostri corpi.

Continuiamo a guardarci, ancora in trance , come se non avessimo abbastanza forza per distogliere lo sguardo o magari capire che cosa cazzo è appena successo?
Vedo il suo sguardo cambiare come se si aspettava altro. Uno sguardo irritato. Vedo una scintilla attraversare i suoi occhi e la sua mano stringersi in un pugno.

Sento le mie labbra formicolare e la mia gola serrata non aiuta affatto. La rabbia non tarda ad arrivare e prima che possa fare qualche altra sciocchezza mi giro dandogli le spalle riprendendo fiato, giusto il minimo per far ripartire i miei polmoni. Lancio un'occhiata indietro e la mia stessa confusione è stampata sul suo viso.

Ma c'è dell'altro e se non me ne vado immediatamente succederà qualcosa che nessuno saprà gestire.

Maledizione!

Esco dalla cucina come un fulmine. Salgo le scale fino a quando incontro Mia "Vestiti che andiamo a ballare." affermo decisa.

"Siiii. Aspettavo proprio questo!" conclude eccitata Baby Doll, così mi addolcisco e gli regalo un sorriso. Un sorriso sincero.

Non ci posso credere. Eh così Mia sta prendendo un posticino nel tuo cuore di ghiaccio.

Sta' zitta.

"Solo qualche ora e poi ritornerò a casa." affermo ritornando seria e gli punto il mio indice contro per essere più chiara.

"Sisi, solo qualche ora poi ritorneremo insieme" saliamo insieme e la sbricio con la coda dell'occhio. Così serena, sbattendo le mani e saltellando come se le avessi appena regalato un ovetto Kinder.

Vado in bagno facendomi una breve doccia e lasciando i miei lunghi capelli neri asciugarsi al naturale per poi dirigermi verso l'armadio. Indosso un paio di pantaloncini neri attillati a vita alta ed un top del medesimo colore con qualche sfumatura argento al centro del seno, finisco poi con il mettere le mie adorate converse nere basse dopo essermi truccata leggermente gli occhi, infilo la giacca di pelle con il mio solito zainetto per poi scendere di sotto ed aspettare Mia.

********

Colin è dà un po' che sbuffa e lo capisco benissimo, stiamo aspettando Mia da svariati minuti ed ancora non si fa vedere. Quando sento dei passi scendere le scale, alziamo lo sguardo.

"Non se ne parla. Tu ti vai a cambiare ora." afferma Colin già in collera.

Mia indossa un mini-vestito color oro che arriva a malapena alle cosce, ha un paio di scarpe alte con la zeppa nero lucido ed i suoi capelli sono raccolti da un lato con una bellissima treccia lasciando libera qualche ciocca che svolazza qua e la.

A parte il 'vestito' posso dire che è bellissima, ma so che Colin non approva e so che mi aspetterà una lunghissima serata, di certo non la posso perdere di vista sennò chi li sente tutti questi paparini.

"Dai Colin, sto nel tuo bar. Almeno lasciami vestire come mi pare." accenna speranzosa Mia.

"Ti avverto che se noto qualcosa che non quadra, tu te ne ritorni a casa immediatamente." gli intima Colin puntandogli un dito per avvertirla.

Dopo una decina di minuti scendiamo dall'auto e Colin va diretto all'entrata del bar preparandosi alla lunga serata che gli spetta, io e Mia invece, ce la prendiamo con molta calma ma quando sento un rombo potente non ho nemmeno il bisogno di girarmi, so già chi è. Lui con la sua giacca di pelle nera ed il suo sorriso strafottente. Quel sorriso si accentua di più quando si accorge che lo sto guardando e senza nessuna espressione, mi giro tranquillamente ed entro al bar fiondandomi al bancone.

Aspetto paziente Colin che mi dia qualcosa di abbastanza forte da scaldarmi, ne ho decisamente bisogno.

"Vacci piano Coca-Cola. Due di questi e sei fuori." Mi avverte ed io dentro di me rido, rido a crepapelle.

E' passata solo un'ora ed ancora non sono abbastanza brilla per tuffarmi in mezzo alla folla affiatata, Colin continua a guardarmi perplesso con bocca spalancata ma gli rifilo un'occhiolino e mi allontano cercando Mia. La vedo ballare al centro della pista e decido di tenerla d'occhio, la vedo abbastanza scaldata.

Continuo a guardarla ma vengo attratta da un ragazzo proprio dietro di lei che gli si avvina lentamente e cerco di focalizzare meglio e vedere cosa stia combinando, ma quello che vedo non mi piace affatto, odio queste genere di situazioni.

Mi dirigo subito verso quel coglione che continua a stringere i fianchi alla piccola Baby doll e non ci vedo più dalla rabbia. Tutti mi lasciano passare e mi fissano turbati, penso che mi esca anche il fumo dalle orecchie. La gente smette di ballare. La musica si ferma di colpo e capisco che Colin ha già visto, mi fermo ad un millimetro dalla faccia del ragazzo che ha sbagliato tutto nella sua vita, a partire dal suo abbigliamento.

"Cosa credi di fare?" domando con molta calma. Allontana le sue luride mani da Mia e mi guarda accigliandosi per poi scoppiare a ridere.

"E tu chi sei? La mammina?" continua a ridere contagiando i suoi stupidi amici.

Ma io mi chiedo.. la gente non ha un cazzo da fare? Perché non posso passare mai una serata tranquilla?!

Infuriata, mi avvicino di scatto facendogli fare due passi indietro.

Che mossa prevedibile.

"No. Sono la persona che chiamerà la polizia riferendogli che un ragazzo voleva drogare mia sorella e per caso gli ho rotto il naso, fratturato due costole e sempre per caso gli ho spezzato un polso." per un secondo mi guarda accigliato ma non gli lascio il tempo di dire e fare niente che con una testata inizia subito a scorrere il sangue dal suo povero naso.
Lo vedo accasciarsi a terra per qualche secondo e rialzarsi l'attimo dopo cercando di tirarmi un pugno in pieno viso, ma prontamente gli afferro il braccio e glie lo porto dietro lasciandogli qualche pugno ben assestato nelle due costole vicino al fegato, continuo a stringere il suo braccio e prima che possa reagire gli spezzo direttamente il polso sentendo lo scricchiolio delle ossa e subito dopo le sue urla che riempiono il locale. Lo lascio lì per terra senza nemmeno rivolgergli uno sguardo ed alzo il viso per puntare i miei occhi sui suoi amici.

"Misa' che stasera avete trovato la persona sbagliata ed il momento sbagliato." con la coda dell'occhio vedo Cole che sorride divertito ma lascio perdere e mi giro verso Mia.

"Quello non lo bere, vai che Colin te ne darà un altro. Offro io." intanto prendo il cellulare chiamando l'ambulanza che lo vengono a prendere a soli cinque minuti da quando gli ho fratturato qualche osso.

Sento ripartire la musica, le persone riprendono quello che stavano facendo e la serata continua tranquillamente fin quando non sento qualcuno abbracciarmi da dietro, mi giro di scatto allontanando la seconda persona, nella stessa sera, che si è permessa di toccarmi e lo fulmino con un'occhiataccia ma appena vedo Lucas mi rilasso subito un pochino.

"Cosa ci fai qui?" gli domando accennando un sorriso.

"Io vengo sempre qui. Ho visto quello che hai combinato, non sei cambiata affatto." dopo aver visto la mia espressione cambiare aggiunge "e ne sono pienamente felice. Non ti stavo giudicando né rimproverando. Rilassati." e vedo i suoi occhi illuminarsi, contento di aver capito la direzione dei miei pensieri.

"Vuoi qualcosa da bere?" gli dico cambiando discorso. Non voglio di certo aprire qualche discussione senza motivo e ne parlare del passato. Ho solo bisogno di sapere se è venuto qui solo per cercare di convincermi a ritornare a casa.

"No, mi stanno aspettando. Volevo solo salutarti e dirti che devi stare tranquilla, i tuoi non sanno dove sei e non ho intenzione di dirglielo, se sei sparita avrai i tuoi motivi e se un giorno vorrai parlarne con qualcuno LOLA puoi sempre chiamarmi." mi lancia un occhiolino e se ne va. Lasciandomi così, senza aggiungere o rispondere niente, perché lui ha capito.

Vado da Colin per prendere un Negroni bello forte e dirigermi in spiaggia, mi siedo sopra la sabbia umida ed infilo i miei piedi nudi sotto, cosa che faccio da quando ero bambina..

"Tu lo sai meglio di me. Sai che continuerai a sanguinare fino a che non accetti le ferite del tuo passato e per farlo devi realizzare dove sei stata e dove hai intenzione di andare e per guarire quella ferita devi smetterla di toccarla e devi smettere di nasconderla perché è solo nel momento in cui prendi coscienza con ciò che sei e con ciò che hai passato che diventi più forte." fece una breve pausa "Ricordati sempre che quella ferita probabilmente non è per colpa tua, ma guarirla è una tua responsabilità e solo allora ti renderai conto di quanto tu sia cambiata. Solo allora capirai quanto sia importante il dolore nella vita e solo allora capirai quanto sia importante controbilanciarlo con la voglia di vivere ad ogni costo."

Nico aveva smesso di parlare ma io ero paralizzata, incapace di rispondergli, perché tutto quello che aveva detto, ogni singola parola e sillaba, erano esatte. Dovevo cambiare, ma potevo farlo solo nel momento in cui mi sarei presa cura delle mie ferite, ferite non inflitte da me stessa ma da altre persone che non meritavano nemmeno un mio sguardo.'

Erano passati anni da quel momento con Nico, quella era stata una delle mie più ampie confessioni, una delle mie più profonde ferite, ma come sempre, non avevo fatto in tempo a guarirla perché delle pugnalate sono arrivate prepotenti fino a riaprirla due volte più grande.

Mi sono presa in carico tutte le mie responsabilità come mi aveva detto il mio migliore amico, ma dopo l'ultima pugnalata non ho resistito più, sono dovuta andare via. So perfettamente che non si scappa mai dalle proprie responsabilità e soprattutto non si lascia mai niente in sospeso perché il passato ci perseguiterà a vita. Ma è stato inevitabile, avevo bisogno di tempo, dovevo guarire, leccare e ricucire le mie lacerazioni, ancora dannatamente aperte e qui, in questo luogo stupendo, magari ci sarei riuscita.

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