Capitolo 4
Stamattina mi sono svegliata presto, come sempre in fondo, così ho deciso di andare a correre lungo la riva del mare un paio di ore.
La casa era in completo silenzio quando sono rientrata, sicuramente stavano dormendo tutti, così mi sono infilata nella doccia cercando di sciogliere un po' i muscoli. A quanto pare la corsa non mi aiuta per niente, ho assolutamente bisogno di una palestra almeno lì potrò lasciare tutto quello che mi frulla per la testa e tutto quello che ho lasciato indietro, tutti i problemi costruiti e quelli già avuti dalla nascita. I miei incubi continuano a tormentarmi, quelli non mi lasciano mai, sono sempre lì ad accogliermi e nel momento in cui io non sono abbastanza forte da annegarli o nasconderli, sono sempre lì a mangiarmi ogni fibra del mio cervello fino a rendermi pazza, sempre pronti a distruggermi e a ricordarmi chi sono realmente.
L'acqua calda mi scorre addosso molto velocemente ma i muscoli sono ancora troppi tesi per rilassarsi, troppa rabbia mi scorre nelle vene e troppe immagini mi annebbiano la vista, non posso andare avanti così.
Esco dalla doccia e vado davanti l'armadio, cercando di scegliere qualcosa di comodo da mettere ma noto che ho un urgente bisogno di andare a comprare qualcosa di nuovo così indosso i miei pantaloncini neri da basket ed un top del medesimo colore ed esco a fare compere. Ci sarà sicuramente un negozio sportivo qui, da qualche parte, possibilmente vicino.
Scendo per andare in cucina e prendermi un bicchiere di succo al mirtillo ma sento qualcuno afferrarmi la bottiglia dalle mani, sghignazzando.
"Stavo per berlo io" rivolgo il mio sguardo omicida a Cole senza distoglierlo per un secondo.
"Il succo al mirtillo è il MIO" mi avverte, beh se la vuole mettere così non se lo beve nessuno dei due. Vado diretta verso di lui e prima che appoggi le labbra alla bottiglia, la stringo il più possibile fino a farglielo rovesciare su tutta la sua bellissima maglietta bianca.
"Bene, il mirtillo è difficile da togliere. Arrivederci!" lo saluto con la manina come se avessi cinque anni ed un capriccio si fosse impossessato del mio comportamento da donna matura. Esco di casa lasciandolo come un ebete, al centro della cucina, a fissare ancora la sua maglietta sporca. Direi che questo è solo l'inizio.
Sono arrivata davanti ad un negozio di abiti sportivi ed ho comprato più vestiti possibili ma non sono ritornata a casa, per il momento. Ho fatto una piccola passeggiata fin quando la mia attenzione è stata attratta da un'insegna spenta con scritto 'go out'. Mi sono avvicinata ed ho notato un ragazzo, poco più alto di me e con le spalle molto ampie, che si stava fasciando le mani e così, la mia lampadina pazza si è accesa e senza pensare sono entrata andandogli incontro.
"Posso parlare con qualcuno che conta qui dentro?" appena mi nota, passa il suo sguardo dal basso verso l'alto, disgustato.
"Cosa ti serve?" accenna per poi girarsi e continuare quello che stava facendo, così lancio un'occhiata a quello che mi circonda. Sacchi da boxe ovunque, un mobiletto pieno di corde, all'angolo della stanza qualsiasi tipo di pesi ed al centro persone che fanno riscaldamento.
"Mi serve un posto per allenarmi." mi giro per guardarlo, ma mi irrigidisco immediatamente dopo aver sentito la sua brusca risata.
"Sappiamo benissimo entrambi che questo non è il posto giusto per una ragazzina, quindi esci, ORA!" non facendo neanche un minimo passo indietro, secondo la sua idea, il modo giusto è prendermi per un braccio e sbattermi fuori. Ma a me quell'idea non piaceva.
"Non-mi-devi-toccare" gli sussurro chiudendo le mani a pugno e stringendo i denti fino a sentirli scricchiolare.
"Jake! Lasciala stare. Sentiamo cosa cerca in particolare, no?" sento la sua mano aprirsi lentamente lasciandomi andare ed un uomo sulla quarantina d'anni mi si para davanti affiancando Jake.
"Io sono l'allenatore Miller, Adam Miller, ma puoi chiamarmi solo Adam." mi porge la mano educatamente e riprendo tutta la mia rabbia per metterla in un posto più sicuro, dove non potrà far male a nessuno. Lo guardo per qualche secondo e gli stringo la mano rivolgendo un'occhiata di scherno a Jake.
"Piacere, io sono Lola. Ho visto questa palestra in disparte e volevo iniziare il mio allenamento qui, ovviamente se lei accetta. Ah, non ho nessun problema ad allenarmi con i ragazzi" dico sicura di me. Non ho mai avuto problemi con i ragazzi in palestra, me la sono sempre cavata è con le ragazze che non vado tanto d'accordo, specialmente quelle riccone schifose che ho sempre avuto tra i piedi alle ricche cene che organizzava mia madre. Non ne ho mai avuto bisogno, ho sempre pensato che chi voleva starmi vicino lo doveva fare solo per come sono non per come mi vogliono gli altri e se io voglio allenarmi qui, in questa palestra, con tutti questi ragazzi, lo farò. Non mi interessa se ha questo sbruffone non gli va bene, se lo farà piacere lo stesso, anche perché io da qui non mi muovo.
"Mettiamo subito le cose in chiaro" Jake apre la bocca per parlare ma Adam lo blocca con una mano. Ecco, bravo, TACI. "Come prima cosa mi farai vedere che cosa sai fare, ma sappi che devi essere veramente brava per entrare ogni giorno qui dentro, perché di solito qui le ragazze non entrano. Secondo, l'allenamento lo decido io e come ultima cosa, ovviamente se sarai una di noi, ti allenerai con questo simpaticone di Jake" andava tutto bene fin quando non ha messo in mezzo questo criceto stupido che mi guarda sorridendo.
Ridi, dopo rido io quando ci alleneremo.
Frego le mani e sorrido mentre do voce alla mia decisione.
"Accetto" gli lascio i soldi, per i primi due mesi, in mano e vado verso il sacco che mi piace di più. Mi seguono senza dire niente ed io mi preparo mettendomi le fasce appena comprate. Fascio le mani in tre giri e mi posiziono, focalizzo il punto dove voglio colpire ed inizio e come per magia, come ogni volta che prendo a pugni un lurido sacco appeso, vedo lui.
Continuo a tempestarlo di pugni ma lui è sempre lì ed io sempre la solita ingenua bambina di 10 anni, la piccola bambina che voleva solo giocare con le sue bambole e non sapere niente al di fuori dei giochi. Lui, il mostro che continua a guardarmi come se volesse mangiarmi, lui che mi ha fatta crescere più in fretta che mai, lui che mi ha distrutta completamente ma rinforzata allo stesso tempo. Lui e le sue luride mani che prima di toccare me, toccava ogni essere che respirava.
Dio e pensare che io volevo solo le mie bambole, non chiedevo tanto, no?
Mi sento toccare il braccio e scatto girandomi con il pugno sinistro fermandomi alla mascella di Jake, sconvolta e senza fiato tiro la mano indietro scusandomi in silenzio.
"Benvenuta Piccola" afferma Adam accennando un sorriso e lasciando un foglio con l'allenamento settimanale "Non sarà sempre lo stesso, ogni settimana si cambia allenamento e non ci sono orari vieni quando te la senti. A domani Lola!" Con una pacca sulla spalla mi lascia da sola con Jake ed altri ragazzi, che passandomi a fianco, si congratulano.
"Ricominciamo?" allunga una mano Jake alludendo al fatto che siamo partiti con il piede sbagliato, così decido di afferrarla e stringerla, malgrado ho ancora la fasciatura ben stretta.
"A domani Jake" gli faccio un cenno di assenso e mi dirigo verso la porta d'ingresso prendendo tutte le mie buste e dirigendomi verso casa.
Dopo dieci minuti circa, già sono nella mia camera aggiustando tutti i vestiti nell'armadio ma quando sento la porta aprirsi mi giro velocemente per vedere chi sia. "E se ero nuda?" domando ironicamente a Clay.
"Tranquilla non mi sarei scandalizzato!" risponde facendo un ampio sorriso. Avrei dovuto immaginarlo.
"Eccoti qui" sento una voce abbastanza familiare da farmi saltare i nervi solo captando la sua presenza da un chilometro. Vedo Cole entrare nella mia camera come una furia, caricarmi come un sacco di patate ed uscire dalla stanza.
"Ma che diavolo fai, brutto troglodita che non sei altro, lasciami andare subito prima che ti spezzi qualche fottuto osso" sto diventando isterica, decisamente. Continua a camminare e ridere ma non capisco che intenzioni ha, di certo non le migliori e non dopo l'accaduto di stamattina.
"Stamattina non ti sei comportata affatto bene, sai?" continuo a dargli dei pugni sulla schiena ma è come colpire una roccia anche se non ci metterei molto a liberarmi non posso di certo fargli male veramente. Alzo la testa per vedere cosa sta facendo, ma non ce n'è bisogno. Improvvisamente sento il sole che picchia sulla mia pelle già abbronzata, il piccolo fruscio delle onde e tutti i ragazzi che guardano la scena divertiti.
"Non ci provare imbecille o te ne farò pentire amaramente." sputo velenosa quelle parole più arrabbiata che mai.
"Mi stai forse minacciando?" domanda cercando di rimanere serio "Perché non sei nella posizione di farlo" continua a camminare finché non vedo l'acqua coprirgli i piedi, così cerca di prendere più slancio possibile e buttarmi in acqua senza calcolare però che le mie gambe hanno circondato il suo busto e le mie braccia si aggrappano, talmente forti, alla maglietta che per un attimo ho pensato di avergliela strappata. Ho sentito solo un grosso tonfo e l'acqua che mi copriva fin sopra i capelli, risalgo in superficie cercando di non perdermi la faccia di Cole, ma quando punto il mio sguardo verso la sua direzione, faccio in tempo a vedere la sua entrata in casa più arrabbiato che mai ma almeno non sono l'unica ad aver fatto il bagno vestita.
Esco dall'acqua a passo molto lento e passo di fianco a Connor che ride proprio di gusto, con le lacrime agli occhi, seguito da Clay che si è gustato tutta la stupida scena da quanto Cole mi aveva presa come un sacco dalla mia camera. Entro in casa senza essere seguita da nessuno. Noto Mia che cucina sorridendo e cantando ed accenno un sorriso anche io, è impossibile non sorridere con lei. Salgo le scale e vado dritta al mio bagno per farmi una doccia fredda e rinfrescarmi un minimo. Butto i miei vestiti nella cesta dei panni sporchi ed abbasso le spalline del reggiseno di pizzo nero, quando sento la porta del bagno chiudersi e subire l'impatto della mia schiena calda contro le mattonelle fredde della doccia.
Non faccio caso alla botta che ho dato alla schiena né a come sono conciata, mi concentro sulle mie mani bloccate ai lati della testa tenute ferme da quelle di Cole e dalla sua faccia che è a pochi centimetri dalla mia. Alzo lo sguardo guardandolo truce ma nei suoi occhi vedo solo una piccola scintilla di un qualcosa di strano, non saprei neanche interpretarlo. Abbassa i suoi occhi lungo tutto il mio corpo per poi puntarli nei miei un secondo dopo.
"Cambio di programma piccola" sussurra sfiorandomi l'orecchio. Cerco di capire cosa intende e guardandomi confusa cerca di spiegarsi meglio "Da domani ti allenerai con me!" sussurra questa volta sfiorandomi le labbra ma allontanandosi subito dopo scomparendo e lasciandomi lì, sola, frustrata e incazzata nera con Adam. Preferivo di gran lunga Jake e non capisco questo cambio di programma. Quando sono entrata in palestra avevo visto chi c'era e cosa c'era ed ero sicura che Cole non fosse lì dentro, ora la mia domanda è: come diavolo sapeva che da domani iniziavo l'allenamento in quella palestra?
Cazzo.
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