Capitolo 27
"Sei un coglione. L'unica persona che lei lo degna del suo sguardo e tu te la stai facendo scappare." mi alzo di soprassalto mentre le urla dal salone mi arrivano forte e chiaro nelle orecchie.
Che cazzo sta succedendo?
Infilo al volo un paio di pantaloncini di Cole e la canotta che indossavo ieri sera e scendo di sotto. La scena devo dire è quasi comica se non fosse che Cole sta ad un centimetro di distanza da Jake. Proprio Jake, il mio compagno d'allenamento. Che diavolo ci fa ancora qui?
"Tu non sai un cazzo di questa storia e nemmeno dovrebbe interessarti, hai capito bene?" ribatte con voce talmente roca che mette i brividi persino a me. Di eccitazione però. E' cosi sexy questa mattina, ancora spettinato e già incazzato. L'uomo giusto per me, insomma come potrei levarmelo dalla testa se lui è la mia metà. Il mio sosia.
Ma è proprio questo il problema principale. Come potremo resistere? Al di là di ogni problema, come faremo a non massacrarci a vicenda? Ma soprattutto come farò a non fargli del male? Morirei piuttosto che distruggerlo.
"Intanto quello di ieri sera era la dimostrazione che è facile prendere il tuo posto." sorride jake con fare allusivo. Non mi intrometto e nemmeno ne ho l'intenzione, perché si stanno comportando come due bambini che litigano per la merenda. Incrocio le braccia sotto il seno e me li gusto seduta sullo scalino della scala.
Io non sono una merendina.
"E fidati che sarà l'ultima volta che ti permetterò di toccarla o solamente sfiorarla. Quindi prima che il mio cervello smetta di funzionare è meglio per te se esci fuori da casa mia." tra poco sarà fuori controllo e sono già pronta a ritirarmi in camera mia quando Clay, seduto comodo nel divano a guardare la scena come se fosse un film, mi saluta tranquillamente alzando una mano.
"Buongiorno Lola, mio splendido incubo, era ora che arrivassi." che stronzo. Il suo sorrido è talmente grande che quasi quasi vedo tutti i suoi denti bianchi. Mi ha restituito la moneta con tanto di interessi. Lo strangolerei volentieri, ma come non attappa mai quella boccaccia che si ritrova. E mentre lui si sbellica dalle risate io inizio a risalire le scale fino ad arrivare alla mia camera.
"Lola, aspetta." sento dei passi che mi raggiungono e quando entro mi chiudo la porta alle spalle, praticamente gliela sbatto in faccia e spero che gli si spappoli quel bellissimo naso che si ritrova in quella faccia da schiaffi, giusto per il fatto che mi ha riservato questo mattino non di certo tranquillo come me lo immaginavo.
"Mi dispiace ok?" alza le mani in segno di resa mentre richiude la porta dietro di se.
"No, non ti dispiace affatto." replico, alzando un sopracciglio mentre assumo la posizione che dimostra che sono sulla difensiva ed abbastanza offesa, mettendo le braccia incrociate sotto il seno, mentre aspetto che continui.
"No, infatti non lo sono e di certo non sei nella posizione di sentirti offesa ne di arrabbiarti." ribatte assumendo la mia stessa posizione.
Il suo petto si abbassa e si alza velocemente e quella maglietta bianca che si stringe alla perfezione nel suo torace mi fa andare fuori di testa ma, anche se non capisco il suo comportamento alterato per un semplice bacio in un gioco, non cedo.
Odio questo rito di marcare il territorio subito dopo che riesci ad instaurare un rapporto abbastanza solido, cioè quello che non è il nostro di rapporto, con una persona che si sta rivelando a te poco a poco per come è.
"Dici? Non sono nella posizione di arrabbiarmi eh?. Ma ti rendi conto che non sono un albero dove pisciarci attorno?" ribatto allibita.
"E tu ti rendi conto che ti stai riferendo a me come se fossi un cane? Di certo non lo sono mai stato e non inizierò per te. Quindi non piscio proprio da nessuna parte ma non mi farò trattare come uno zerbino da un essere umano insignificante. Poi per cosa? Per uno stupido bacio altrettanto insignificante." risponde mentre fa un passo nella mia direzione.
"E tu che ne sai che è stato un bacio insignificante se te ne se pure andato? Ma a prescindere da questo che ne sai se è stato qualcosa o meno di importante per me?" sono furiosa. E' sempre così semplice dare tutto per scontato. Ma non mi fa arrabbiare questo particolare, perchè è davvero scontato ciò che ho fatto, ma mi colpisce di più il non aver chiesto un mio parere, ne aver fatto una domanda.
Non ne abbiamo parlato minimamente.
"Non dire cazzate, non saresti venuta da me se così non fosse stato." per un millesimo di secondo appare non tanto convinto di ciò che dice e me ne compiaccio. "Non mi sembra che ieri sera ti sei lamentata mentre ti portavo nel mio letto o sbaglio? Non mi sembra che tu mi abbia respinto mentre ti stringevo a me per tutta la notte o sbaglio anche qui?" passa quelle grosse mani fra i capelli e mentre cerco una risposta lui continua l'attacco. "Non mi sembra che ti sei lamentata nemmeno quando ho divorato quella tua bella boccuccia ripiena, pure questo è sbagliato? Marisol mi devi dire che cazzo hai. Ogni volta che faccio un passo nei tuoi confronti tu ne fai dieci indietro e quando sto per allontanarmi tu ne fai altrettanti in avanti. Sono stufo e stanco di questa situazione."
Questo lo comprendo ma come faccio a fargli capire che... E' inconcepibile per la mia mente solo pensarlo, non ho alcun modo per farglielo capire se non parlargli ma ogni volta che si presenta questo suo modo di manifestarsi io mi sento in trappola e divento una pietra.
"Non hai niente da dire? Lola per mia sfortuna e forse anche per la tua devi capire una volta per tutte che anche se sei testarda, egoista, terribilmente dispettosa sei anche intelligente, dolce a modo tuo e bellissima da morire, parlo di quella bellezza che caratterizza solo te perchè fino ad ora non l'ho trovata in nessun'altra ed io TI AMO LOLA. Ti amo per tutte queste cose, che siano belle ed anche brutte, che siano parti di te che mi ostacoleranno sempre per avvicinarmi a questa rosa nera che sei, così delicata ma allo stesso tempo che incute terrore per essere semplicemente diversa." non mi da il tempo nemmeno di rispondere e lo vedo dal passo che fa in avanti per avvicinarsi, ma si pente subito dopo con il passo indietro che piano piano lo porta via da me. E così esce dalla mia camera come presto farà dalla mia vita e non posso permetterglielo.
"Dannazione." dico soffocando un urlo.
Premo il polso sulle mie labbra per reprimere un pianto che vorrebbe uscire come un uragano, non mi sono mai sentita così sola come in questo momento.
E con quel poco di lucidità che mi rimane scendo le scale correndo. Ho la testa che mi esplode e non so se sia rabbia o paura, supero di corsa la cucina e mi fiondo nella piccola spiaggia riservata.
E lo vedo.
Cammina con le spalle curve e la testa bassa, soprappensiero. I capelli scompigliati tra le mani e il vento che lo rallenta ad ogni passo in avanti.
Così spogliato si prenderà una polmonite o forse la prenderò io ma poco importa.
"Dove pensi di andare, eh?" urlo chiudendo le mani a conca davanti alle labbra mentre la paura di perderlo mi trafigge le ossa. La delusione mi sta quasi travolgendo quando penso che ormai abbia inziato ad ignorarmi ma il mio cuore pompa ancora più forte quando i suoi passi si fermano.
Mi sta dando una possibilità. Sarò in grado di superare le sue aspettative?
Non da seglio di girarsi e questo è abbastanza per irritarmi. "Non abbiamo finito. Non puoi parlare sempre e solo tu, lo capisci? Devi smetterla di piombare nella mia camera e fare supposizioni che per te forse hanno anche un senso logico ma ti sei mai chiesto che senso hanno queste supposizioni per me?" conitnuo mentre le mie gambe fanno qualche passo verso di lui. "So che sono la ragazza che hai descritto esattamente diversa ma sono anche la più sbagliata del mondo. Una menefreghista del cazzo più delicatamente come riferito prima 'egoista'. Non rispetto nessuno tranne le persone che mi stanno a cuore e di certo il mio carattere non aiuta proprio nessuno, nemmeno me stessa." prendo fiato mentre l'adrenalina mi scorre nelle vene "So che ho un passato schifoso e so anche che non sarei dovuta venire qui men che meno rimanere, sapendo sicuramente che avrei scompigliato la tua vita e quella della tua famiglia." i miei occhi sono fissi sulla sua schiena ed ora che ci penso è un bene che non mi stia guardando, sembro sul punto di scoppiare. " So che non dovevo affezionarmi a Baby Doll ed a tutti i tuoi fratelli. So che vi ho ingannato ed ancora non ho detto la verità su ciò che è la mia vita ." continuo, ma alzo una mano nello stesso istante che Cole si gira per puntare il suo sguardo nel mio. Mi cenna di continuare anche se vorrebbe interrompermi per dire la sua.
"Sai qualcosa del mio passato ma sai il mio presente che è qui con te. Sappiamo entrambi che non migliorerà da un giorno all'altro ma tu sai... Cazzo." sposto lo sguardo verso quelle onde che si infrangono una dopo l'altra fino quasi ad arrivare ai miei piedi e prendo un respiro profondo come se questo mi aiutasse a sciogliere il groppo che ho in gola; punto i miei occhi lucidi nei suoi "Non puoi essere così cocciuto davanti all'evidenza. Non puoi non notarlo se solo con te mi sono scontrata, solo a te ho dimostrato e mostrato qualcosa." una lacrima solitaria sfugge dal mio controllo ma non me ne pento e ne l'asciugo.
"Non basta." quanto fa male questo. Così ti sei sentito Cole? Ogni volta che ti ho allontanato questo dolore hai sentito?
"Non lasciarmi da sola, perchè io, questa volta non ce la faccio." punto l'indice nel suo petto e vedo nei suoi occhi la tempesta. Questa stessa tempesta che io amo ogni giorno di più.
E lo amo. Dio se lo amo con ogni fibra del mio cuore.
"Dimmelo. Dimmi cos'è che non vedo, Lola. Perché se non me lo dici, in questo preciso momento, ti giuro... io te lo giuro che non avrai un'altra occasione per dirmelo." sussurra avanzando di un passo verso di me.
Se glielo dico il mio cuore non avrà più nessuna protezione, il mio muro crollerà del tutto e mi mangerà viva. Ma se non glielo dico lo perderò. Lui non ci sarà più ed io rimarrò incastrata tra le mie quattro mura che mi proteggono da anni ma sarò mangiata viva dal rimorso per non averci provato.
Continua a guardarmi ma dalle mie labra non esce alcun suono. Passano svariati minuti e dalle sue esce una piccola smorfia, consapevole di aver colto il segno ed accettando che dalla mia gola non sarebbe sgorgato niente. Così si volta facendomi un mezzo sorriso e vedo la sua delusione tramutare in rabbia istantanea. Così inizia a camminare. Lo seguo con lo sguardo mentre le lacrime scorrono copiose lungo le mie guance.
Prendo un respiro più che profondo ed urlo con tutta la forza che ho in corpo. Urlo come non ho mai fatto in vita mia, con tutto il dolore e l'amore che provo in questo momento.
Lo urlo.
"Mi sono innamorata di te Cole." e come per magia si volta immediatamente ed io non mi fermo, continuo a correre fino a saltargli addosso. Piango e rido e non mi sono mai sentita più libera di così.
Prendo il suo viso tra le mie mani e lo bacio. Assaporo la sua lingua mentre i nostri dentri si scontrano quasi ringhiando. Mi stringe così forte che per un momento penso di aver perso ogni equilibrio sia fisico che mentale. Essere abbastanza, questo conta. Essere abbastanza per lui è come esserlo per il mondo intero e mentre la mia mente vaga su ogni orizzonte, Cole continua a camminare fino a quando non mi ritrovo nello stesso letto dove questa notte ho fatto il sonno più limpido di sempre. Dove mi sono sentita protetta e dove è giusto che io sia.
"Davvero mi ami?" sussurra tra un bacio e l'altro mentre mi stende sul letto dalla troppa fretta.
"E tu davvero pensi che io te lo ridica?" sussurro, lasciandomi sfuggire una risata per il morso ricevuto nell'incavo del collo.
"Veramente no, sarebbe troppo surreale." spiega dopo un'ottima osservazione, mentre continua a spogliarci entrambi.
"Veramente ti amo." ribatto con estrema timidezza che non mi appartiene tra l'altro. Ma questo è Cole. Ti travolge come un uragano, ti guarda come una tempesta che ti si infrange addosso e non puoi più scappare, ti lasci prendere proprio come ti sei lasciata trovare.
E tutto si annulla, ci siamo solo noi, le nostre mani che si sfiorano, le nostre bocche che si scontrano, le gambe avvinghiate le una con le altre e noi che ci uniamo come se fossimo una sola cosa. Come se fossimo nati per essere il puzzle mancante dell'altro.
Come potrai mai scappare cara Marisol?
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