Capitolo 23

Sono due giorni che evito Cole come la peste ma so che arriverà il momento di parlare, ma quel momento per adesso lasciamolo al futuro. Ho decisamente cose più importanti a cui pensare e non posso soffermarmi sui miei stupidi sentimenti, come per esempio devo assolutamente parlare con Ally.

È passata ormai una settimana e devo sapere come sono andate veramente le cose con sua madre, non posso aspettare di essere trovata da LUI. Se sono sicura che sia opera sua? Posso metterci la mano sul fuoco. Altro che Andrew, qui passiamo in un livello infernale.

"Ti ho detto che non mi devi toccare." strisciavo nel pavimento umido e ghiacciato fino a toccare con la schiena il muro ruvido, premendomici contro. Non mi importava del freddo che attraversava le mie ossa ormai da ore o giorni chi lo sa. Avevo perso il conto di quanto tempo ero rinchiusa in questa specie di cantina puzzolente. La puzza di muffa ormai non la sentivo neanche più. Avevo i polsi intorpiditi e sfregiati per quante volte avevo cercato di strattonare quelle specie di catene, ma erano morsi letali che più tiravi più laceravi.

"Dai piccolo sole non essere arrabbiata con me. Lo sai che sei la mia preferita ma sai anche che mi aspetto il meglio da te." vedevo solo stralci di luce accecanti e preferivo non concentrarmi sul demonio che avevo di fronte, quindi li richiusi aspettando che andava via come ogni volta.

Non questa volta. Sentivo che sarebbe stato l'inizio di tutto.

Avevo sentito solo una folata di vento davanti alla mi faccia ma quello era il prenilunio del resto che mi sarebbe piombato addosso. Una raffica di schiaffi mi aveva infuocato la faccia talmente tanto che se prima non volevo aprire gli occhi dal dolore della luce che proveniva da fuori, ora non riuscivo proprio ad aprirli per il dolore che mi arrivava come una cascata del niagara.

"Devi aprire gli occhi. Mi devi guardare. Io adoro i tuoi occhi. MI DEVI GUARDARE CAZZO" continuava ad urlare ed io imperterrita continuavo a tenere gli occhi chiusi.

Quando si allontanò di qualche passo pensai che fosse andato via, potevo finalmente riprendere un attimo di fiato anche se non riuscivo a muovermi da quella posizione. Sentivo le lacrime bruciare sulle mie guance ormai martoriate ma non me ne curai. Un suono, un minuscolo e infelice suono mi fece accapponare la pelle e capì che era appena iniziata la mia resa dei conti.

Mi sentivo sollevare di peso come una piuma.Volevo urlare ma niente mi avrebbe ormai potuto costringere a calpestare quella poca dignità che mi era rimasta, men che meno davanti al mostro che avevo davanti. Un mostro. Ciò che era veramente.

Passai i primi dieci minuti a capire cosa stesse succedendo, in che posizione e dove ero stata messa. Sembravo una strega suppliziata messa per essere guardata da tutti mentre prendeva fuoco. Con la differenza che avevo le braccia e le gambe divaricate appese ai lati del muro e se ricordavo bene l'ultima volta portavo un piccolo vestitino rosa che adesso non saprei in che condizioni si trovava. Si accesero le luci ma ci misi un po' a capire che cosa stava succedendo. E chi mi trovavo davanti. Fu in quel momento che capii.

E iniziarono le danze.

Sbatto le palpebre e scaccio ogni cosa che la mia mente subdola può far riaffiorare. Sono arrivata in largo anticipo al solito Bar e sto aspettando Ally seduta di fuori in un tavolino all'angolo dovo posso gustarmi le onde che si infrangono sulla spiaggia. Io amo il mare, proprio per questo amo questo posto. L'aria che ti spettina i capelli mentre il sole ti brucia la pelle. L'acqua che brilla ed io che penso? A l'unica persona che potrei collegare con il mio oceano.

Dannazione, devo togliermelo talla testa.

"Lola, che succede?" Ally con la mia stessa birra alla spina in mano si siede di fronte a me pronta ad ascoltarmi. Da quanto in qua la gente mi da retta?

"Non pensavo saresti arrivata così in fretta. Comunque grazie in anticpo." accetta il mio ringraziamento con un accenno di testa ed aspetta le mie fatidiche domande. "Non farmi domande ti prego. Un giorno ti spieghero tutto. Ma adesso devo solo sapere, ok?"

"Ok."

"Posso sapere quanti anni.. aveva quell'amico di famiglia che tua madre faceva entrare in casa?" al solo pensiero già mi iniziano a sudare le mani.

La perplessità prende forma nella sua faccia e capisco il suo stupore, perché tutto avrebbe pensato tranne che il mio interesse era rivolto alla morte di sua madre, più particolarmente ad una persona che a lei non piaceva affatto.

"Il doppio dei miei anni suppongo, di certo non glie l'ho mai chiesto." alza un sopracciglio per sottintendere la sua domanda ma si ritrae ancora prima di formularla. Dovrei ringraziarla anche per questo.

"E potresti dirmi il suo nome se lo ricordi?" sto impazzendo. Non oso immaginare in che condizioni sono aspettando una risposta così scottante.

"Aveva un nome strano se non ricordo male. Si era trasferito qui da molti anni ma era un uomo dell'italia." fremo mentre lei sembra rifletterci su. So già la risposta mi serve solo una conferma per stravolgere definitivamente la mia esistenza.

"Si me lo ricordo e si ritornando a prima non ti farò domande ma mi aspetto una spiegazione, sei d'accordo?" Madonna santa ora o la strangolo o mi butto in ginocchio per supplicarla mentre piango.

"D'accordo." non mi sembra nemmeno reale che sia uscita la mia voce.

"Annibale." dice convinta. "Si chiamava Annibale, ne sono sicura."

E cosi capisco che ho solo un desiderio nella mia vita da realizzare.

Morire.

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