Capitolo 20

"E dire che vivo qui da praticamente tutta la vita ma giuro di non essermi mai accorta di un posto così unico" sorrido al pensiero di mia da piccola, con le codine color oro che svolazzano qua e là.
Cosa loro abbiano trovato in me non lo so minimamente, ma sono comunque felice di avere due persone così diverse ma allo stesso tempo cosi buone al mio fianco.

Mi volto per cercare in qualche modo di alleviare il dolore che scorgo negli occhi della piccola mora che ho alla mia sinistra ma non riesco a spiccicare parola.
Come se la mia lingua si fosse gelata e attaccata al palato, non riesco a formulare una frase.
Vedo in lei una Marisol molto angosciata, che non ha mai avuto un posto fisso in questo mondo, che per nascondere l'angoscia che si trascina dietro mostra dei sorrisi così falsi che li riconoscerebbe anche un bambino.
In lei vedo quella Marisol che soffocava il dolore in due pugni chiusi, che respingeva la voglia di far male a qualcuno perché sapeva che sarebbe stato un grosso sbaglio prendersela con chi era debole proprio come avevano fatto con lei. Perché questo succede in questo mondo disonesto, si fa del male per non tenersi il male per se.

"Siamo sorelle e forse è proprio questo che mi frena dal spiaccicargli la faccia in una lastra di cemento." Non la guardiamo nemmeno, lasciamo che il suo sfogo mentale si riversi nell'aria e che porti via il suo malessere lontano. Aspettiamo.
Perché questo è uno dei momenti peggiori, quando vorresti raccontare ma non ci riesci.
E vorresti far partecipe altre persone ma il tuo essere le manda lontano da te.

"La mamma è morta quasi tre mesi fa ed io non me né capacito. Non riesco proprio ad accettare la sua assenza dentro casa, non riesco ad andare dalla nonna e vedere che il suo sorriso è svanito perché non solo gli è morta la sua unica figlia ma non si comprende nemmeno il motivo." prende una boccata d'aria prima di continuare il discorso.
Evita il magone allo stomaco ma fa male lo stesso. Lo leggo dalle mani che tremano; dalle sue gambe incrociate che non smettono di andare su e giù; lo vedo dalla sua lingua che non smette di passare sopra entrambe le labbra come se fossero così secche da non avere più il giusto ossigeno.

"La polizia l'ha trovata dentro la sua auto con un vestito striminzito color porpora completamente pulito, i capelli lunghi e sciolti che gli ricadevano sulle spalle fin sotto al seno. Tutto sulla norma no?!" inizia a strofinare le mani mentre sprofonda nel mio sguardo dubbioso.

"No. Niente di tutto questo era normale. La mamma non usciva più da quando papà è scomparso cinque anni fa, l'unico uomo che entrava dentro casa era un amico di famiglia che io sinceramente odiavo ma la mamma non voleva obiezioni quindi non mi sono mai intromessa. Ma sai qual è la cosa ancor più strana che non solo l'hanno uccisa e non si sa ancora come è successo ma l'unica cosa che sono riusciti a trovare di strano per non dare al caso una morte casuale o forse anche normale è stato un marchio." i suoi occhi diventano più verdi e cupi del solito. Un marchio?

"Si Lola, proprio un marchio, inciso nell'interno coscia destro con una 'A' maiuscola stampata nella carn..." Ally continua il suo discorso, la sua storia ma io non riesco più ad ascoltarla.

Parla, le sue labbra si muovono, ma la mia testa si appesantisce.
Fa male. Fa male tutto.

"Piccolo sole avvicinati."  tuonava la sua voce.

"Raggio di sole, non puoi fuggire da me." dicevano le sue mani.

"Sol ti troverò ovunque tu andrai."  sussurravano i suoi occhi.

Cerco di rialzarmi ma non riesco a focalizzare più nulla, il mio corpo sembra gelatina. Non sento niente, solo fuoco dentro di me che si espande in tutto il corpo per poi centrarsi in un unico punto.
In quel punto che nessuno ha mai fatto caso, che nessuno ha mai potuto vedere.
In quel punto che brucia al solo sguardo, al sol ricordo, che per quanto puoi coprire e ricoprire lo avrai sempre lì presente per ricordarti chi avrebbe voluto essere l'uomo della tua vita ma che è solo stato l'incubo della tua esistenza.
In quel esatto punto ricoperto da una rosa nera quasi spoglia, per ricordarmi che la mia vita è finita. Disintegrata da un incubo.
Un incubo che mi perseguiterà a vita.
E questo incubo me l'ha inciso sulla pelle, proprio come è successo alla mamma di Ally, per ricordarci che lui è presente, non davanti a noi e nemmeno al nostro fianco ma lui è qui e il suo marchio è la nostra distruzione.

Scivolo lo sguardo sul mio interno coscia destro che anche se nessuno può vederlo, i miei occhi già seguono le linee di quella 'A' che mi ha intossicato la vita.

E vorrei fuggire di nuovo, vorrei farlo davvero quando i miei occhi pieni di lacrime si posano sulle ragazze che in questo momento ho davanti. Ma sono troppo stanca.
Stanca di correre, di non fermarmi un secondo e di non dare un senso alla mia vita.
Sono stanca di essere la persona forte perché non è vero che le mie ferite prima o poi le curerò.
Sono stanca di non essere in grado di occuparmi e prendermi cura di me stessa.
Sono stanca davvero.

"Cole sono Mia, per.. f..avore potresti venire.. Lola.. non lo so, non risponde... ci guarda, sembra che voglia piangere ma non lo fa.. non fa niente è.. come se fos..se paralizzata. Ok. Ti a..aspetto." sta piangendo, la donna più pura che io abbia conosciuto sta piangendo e per colpa mia.
A volte dovrei solo spezzare quel filo che mi trattiene in questa schifosa vita, ma come potrei se con una mia mancata risposta lei si ritrova in queste condizioni non voglio immaginare come si sentirebbe se sparissi da un momento all'altro dalla sua vita. So che sarebbe la cosa migliore per lei ma purtroppo sono una persona egoista.

Perché le voglio bene.

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