Capitolo 11

"Devo dire che ci abbiamo messo meno del previsto!" affermo riferendomi alle mie bambine appena acquistate.

"Abbiamo fatto in fretta perché già sapevi cosa dovevi comprare. Quello che mi fa più ridere è che ci abbiamo messo tre ore per cercare un vestito adatto e due minuti per comprare una macchina ed una... moto?!" mi guarda sorridendo e salendo in macchina.

Ed io devo dire che ho fatto il miglior acquisto in quest'ultimo mese.

E papino paga.

Il giusto. E' quello che si merita da me.

Non mi ritroverei in questa situazione se non fosse per la loro stupidità ed il loro essere ciechi davanti alla realtà. Si può non credere alla propria figlia?! Dio, che cosa ho fatto di male nella vita per meritarmi due genitori idioti come i miei?!

"Terra chiama Lola... devo preparare la cena, i ragazzi ritornano prima del solito stasera e ci devono parlare.."mi avverte con la sua faccina abbastanza confusa.

"Sai qual'è l'argomento?" domando indifferente mentre accendo la macchina per poi partire. Direzione: CASA.

Che bella questa parola.

Si. Anche a me piace.

"Non ne ho idea." ottimo.

*******

"Non preparate nulla, stasera si mangia Giapponese." urlo per farmi sentire dalla cucina.

Dopo aver aspettato mezz'ora, la mia pazienza mi ha dato la buonanotte "Ma dove diavolo è il mio cibo?!" domando a me stessa con voce piuttosto alta.

"Ti preparo una camomilla per cena, se vuoi." si intromette nel mio bellissimo discorso da nevrotica, l'unico idiota che esiste sulla faccia della terra.

"Ti do una padellata in fronte per cena, se vuoi." e così siamo ritornati alle frecciatine di sempre.

"Calma Lola che poi ti vengono le rughe." continua strafottente. E' la seconda persona che me lo dice, alla fine usciranno veramente.

"Le rughe, mio caro Cole, te le faccio aumentare lì dove non batte mai il sole se non mi lasci in pace ed il mio cibo tra due secondi non si trova davanti a me.." rispondo più arrabbiata che mai.

E come per magia suonano il campanello.

Ecco il mio CIBO.

"Ma dove cazzo eri finito? Non ti sembra un po' tardi? Ho ordinato il cibo trentasette minuti fa ed è questa l'ora che si aspetta? Non ordinerò mai più da voi imbecilli.. Addio." prendo le buste e gli chiudo la porta in faccia, senza lasciargli nemmeno una moneta, piuttosto la lascio a qualche barbone che incontrerò domani.

Entro in cucina con tutte le buste e le appoggio sopra al tavolo pronta a spazzare via pure l'anima di qualcuno "Ma almeno l'hai pagato?" domanda Connor aspettandosi una risposta affermativa.

"No." rispondo con la bocca piena. Quando però non sento nessuno che mastica e nemmeno Colin che parla come suo solito, alzo lo sguardo e noto che tutti mi stanno fissando.

"Che c'è? Doveva arrivare prima, non si può aspettare trentasette minuti e dodici secondi. Se veniva dal polo nord l'avrei anche capito." affermo così decisa che tutti gli altri spalancano la bocca... di conseguenza Connor si alza incamminandosi verso l'entrata pagando il ragazzo che stava aspettando i suoi soldi dietro alla porta, come un perfetto imbecille.

Rido al solo pensiero.

"Mentre io mangio, potete iniziare a parlare." dico rivolta a tutti quanti mentre Mia annuisce.

"Sei tu che devi parlare con noi." afferma Colin che fino a quell'istante non aveva aperto bocca.

Il mio cuore si ferma e mi giro di scatto verso Cole e continuo a guardarlo, ma lui mi fa cenno di no con la testa.

Non ha detto niente.

Così mi tranquillizzo e domando "Cosa volete sapere?" domando indifferente come sempre.

"Chi è Andrew, Marisol?" inizio a sudare freddo.

Chi diavolo gli ha parlato del mio nome? E di Andrew? Dopo neanche un mese è già arrivata l'ora di andare via?

Non posso certo dire di fidarmi di loro ma Cole sapeva e l'avrebbe potuto dire in qualsiasi momento ma non l'ha fatto fino ad ora. Di Mia non mi preoccupo nemmeno. Connor lo vedo abbastanza maturo, ha mantenuto il segreto di sua sorella. Ma io non sono sua sorella. Colin è un tantino arrabbiato e non capisco cosa pensa e questo mi da un po' fastidio e Clay è la fotocopia di Mia oltre la sua infantilità.

Cosa diamine posso fare. Devo continuare a scappare?

Ti stai affezionando?

Mi hanno aiutata.

Ti stai fidando?

Sarebbe doloroso in futuro?

Provaci, al massimo, vai via.

"Quale delle due cose vuoi sapere prima?" riprendo lucidità osservando ed incrociando lo sguardo di tutti, tranne quello di Mia. Quello si che farebbe male.

"Andrew." sento la sua voce rompere il silenzio che si era creato ed il mio cuore fare un sussulto.

"E' il mio ex." sussurro cercando di rimanere calma.

"Cosa vuole da te?" continua Colin.

Continuo a sentire il suo sguardo addosso ma evito di pensarci e prendo un bel respiro mentre i ricordi riaffiorano..

"No, ti prego Marisol. Fammi spiegare.. lo sai che ti amo." continua stringendo il mio braccio.

"Non ho il coraggio neanche di guardarti in faccia, come mi puoi chiedere una cosa del genere. Levati." non piango, ne grido perché non si merita altro che indifferenza.

"Che vuoi fare,eh? Andare via?" domanda cambiando espressione.. non vedo più i suoi occhi disperati, vedo solo la sua strafottenza crescere sempre di più.

"Si cazzo."

"Ma lo sai cosa succederà? Si che lo sai. Lo sai che puoi stare con chiunque e che puoi baciare chi vuoi, puoi passare momenti migliori con qualunque altra persona ma, nonostante questo, sai che avrai un pensiero fisso. Cercherai di non pensarci, di distrarti come hai sempre fatto ma sai che alla fine penserai sempre a me." e così aveva superato se stesso. Aveva provato a distruggermi ma peggio di così non si poteva fare, ero già distrutta da un bel pezzo e lui lo sapeva.

Lui sapeva. Lui ha sempre saputo tutto.

Riprendo quella poca lucidità che mi è rimasta e punto i miei occhi in quell'oceano che mi piace tanto e che continua a guardarmi da un po' ormai "Vuole che gli stacchi la testa dal collo." scandisco lentamente ogni parola. Distolgo lo sguardo da tutti e mi soffermo su Colin.

"Ora te la faccio io una domanda.." affermo "Chi ti ha detto di Andrew, oltre al mio nome?" aspetto la sua risposta mentre riprendo a mangiare con meno fame del previsto.

"Lui stesso." afferma facendo una smorfia e trasformando il suo bel faccino in uno leggermente preoccupato. Resto in silenzio qualche minuto, giusto il tempo per elaborare la sua risposta ma quando mi accorgo di quello che mi ha detto, sbianco.

"Lui è qui." sussurro.

Mi giro di scatto verso la mia destra e noto che quell'oceano è già puntato nel mio.

"Mi ha trovata." sussurro di nuovo.

Rimango così per non so quanto tempo. Paralizzata come una perfetta imbecille. Sento già il mio cervello fuori controllo, ma il mio corpo continua a rimanere così... senza nemmeno muovere un muscolo.

Ho bisogno di uscire. Subito.

Sposto la sedia talmente piano che, tutti i presenti in questa stanza, trattengono il fiato come se da un momento all'altro si scatenasse una bufera. Mi manca l'aria, decisamente. Sono queste le uniche parole che mi ripeto ed alla fine esco a passo lento.. molto lento. Come se il mio corpo fosse di qualcun'altro, perché questa non sono io ed io ho sempre una soluzione.

"Aria, cazzo." sussurro a me stessa.

Com'è potuto succedere? Ho studiato tre mesi, tre fottuti mesi, per impararmi l'inglese ed andarmene il più lontano possibile. Ho organizzato tutto, sono stata lontano da qualsiasi persona per non farmi sfuggire nemmeno un dettaglio riguardo alla mia partenza. Ho scelto la destinazione solo nel momento stesso che sono salita nell'aereo! Come diavolo ha fatto?

"Ovunque tu andrai io ti troverò."mi aveva sussurrato all'orecchio così vicino che mi vennero i brividi al solo pensiero che lui, un giorno, mi avrebbe potuto trovare.

E se anche lui fosse qui?

Ti avrebbe già trovata.

Non posso stare qui, se Andrew riesce a trovarmi in questa casa solo in un modo potrà finire.. e non sarà piacevole. Devo andare, lo devo trovare prima che lui trovi me.

"Dove vai?" domanda Colin appena rientro in casa.

"Sai dove sto andando, non chiedermelo." affermo senza neanche guardarlo. Mia mi viene incontro e mi abbraccia. "Non combinare casini, ti aspetto a casa." le sue parole mi colpiscono più di quando avrei immaginato, così gli poso un delicato bacio sulla fronte. Infilo le prime scarpe che trovo fiondarmi fuori dalla porta, prima che ha qualche genio venga la brillante idea di... cazzo.

"Cosa vuoi Cole? Non ti impicciare." strattono immediatamente il mio braccio dalla sua presa.

"Come fai sempre tu?" sussurra mentre il suo viso si trasforma completamente. I suoi occhi mi fissano attentamente sapendo già la risposta, ma le sue sopracciglia mi fanno capire che tanto mi seguirà comunque.

Non glielo posso permettere.

"E' diverso e tu lo sai. La devo risolvere da sola questa cosa."  gli dico più decisa del dovuto, ma la sua postura mi dice "verrò comunque".

Così mi avvicino fino ad arrivare al suo orecchio "Non macchiare il tuo oceano con l'inchiostro, almeno non per me." sussurro per poi correre dentro alla mia auto e partire velocemente.

********

Quel deficiente mi stava proprio aspettando. Ha parlato con Colin proprio perché sapeva che me lo avrebbe detto. Furbo, ma non troppo. Ora sono qui, chiusa in macchina davanti ad un piccolo locale aspettando la sua prossima mossa. Ed eccolo che esce tranquillo per la sua pausa-sigaretta, dopo aver bevuto non si sa quanti shot.

Beccato.

Faccio il giro della macchina, accucciata, fino ad arrivare dietro di lui e bloccarlo. "Sapevo che mi avresti trovato.. devo dire che quel Colin è proprio stupido." bofonchia cercando di liberarsi dalla mia presa ferrea, inutilmente.

"Non credo sia una bella idea muoversi e blaterare in questo momento." affermo, più incazzata che mai premendo la piccola punta del mio coltellino che, per una qualche fortuna del destino, ho sempre infilato in tasca.

"Non credo sia una buona idea per te, Sol."accenna quel suo sorrisino da spavaldo aggiungendo "dovresti saperlo ormai, che non sono mai solo." afferma una volta assicuratosi che il suo amichetto del cazzo sia proprio dietro di me.

Sentendo quel nomignolo schifoso mi viene in mente subito una domanda. Come diavolo ho fatto a fidarmi di una persona così viscida?

"Beh.." non faccio in tempo a dire neanche un'altra parola che sento una voce che conosco perfettamente. Quella splendida voce che in questo momento mi sta salvando il culo.

"Dovresti saperlo che lei è sempre pronta però!" accenna con voce profonda e dura, senza vacillare un attimo.

Sembri portato per queste cose, caro Cole.

Il mio cuore perde un battito. Ora si che gli devo un favore.

Continuo a guardare lo schifo che ho davanti per poi sbatterlo nel muro e spiaccicargli il viso fino al suono che vorrei proprio sentire. Ma niente! Dovrò romperglielo io, il naso, allora. "Non farmi perdere tempo. Te lo chiederò solo una volta. CHE DIAVOLO CI FAI QUI?" scandisco bene ogni parola sputandogliela in faccia.

"Piccola Sol. E' così che si saluta il tuo ragazzo?" accenna sorridendo.

Sorride, cazzo. Lui sorride.

Un pugno, dritto al naso, e lui si piega.

E uno.

"Non lo voglio ripetere." affermo sbuffando, mentre il suo amichetto non si muove di un centimetro.

Certo, come può con Cole alle calcagna!

"Cazzo, sei fuori. Mi hai rotto il naso!" biascica rialzandosi.

Una ginocchiata, dritta allo stomaco.

E due.

"Non guardarmi così. Fino a poco tempo fa ero l'amore della tua vita. Cazzo, ti avevo detto che ero fuori di me e che non era colpa mia se hai delle amiche di merda."

Ed eccola, sta arrivando.. la mia risata isterica non mi abbandona mai in certi momenti. E così gli sbotto in faccia, comincio a ridere a più non posso, ma ciò non vuol dire che abbasso la guardia... questo non lo permetterò mai.

"Stai scherzando spero?!" prendo fiato, a quanto pare è arrivato il momento di mettere le cose in chiaro. "Sapevi. Voi eravate la mia famiglia, tu eri la mia famiglia. Cazzo tu sapevi tutto. Sapevi anche che lei era la piccola da proteggere! Sapevi che era da proteggere e tu che cosa hai fatto.. eh? Te la sei SCOPATA! Dio quanto fai schifo." continuo "Eh sai anche che alla sua minima cazzata, sarei stata la prima a rovinarla! Sarei stata la prima a massacrarla anche a costo di sentirmi peggio delle merde! Ma tu l'hai fatto comunque, anche sapendo le conseguenze!" affermo.

Ma lui continua a sorridere! Io so che cosa sta facendo, so che vuole annientarmi ma non glie lo lascerò fare. "Non parlare. Non ci provare nemmeno!" lo fisso e mi avvicino al suo viso "Ti mancava qualcuno a letto? Non ti bastavo io?! O il tuo problema era che la mia vita fosse troppo incasinata eh?" continuo, guardandolo furibonda, fuori controllo. "Non eri abbastanza uomo da proteggere la tua ragazza nel momento del bisogno? O non avevi le palle di metterti contro qualsiasi persona che mi avrebbe potuto rovinare la vita in un secondo?" prendo fiato sbattendo le palpebre più velocemente. "Forse tutte e due, vero?" so che non mi darà nessuna di queste risposte ma una almeno la pretendo. "Una domanda ho per te. Dimmi perché? Dimmi perché lei?" domando avvicinandomi sempre di più al suo viso.

"Perché lei era l'unica puttanella che non aveva paura di te. Perché qualsiasi ragazza che ti conosceva, aveva i brividi al solo pensiero di starmi vicino. E lo sai perché?! Perché tutti tremano quando ci sei tu nei paraggi, nessuno prova a farti un torto, soprattutto adesso che ti hanno vista perdere il controllo. Poi te ne stai sempre sulle tue, escludi tutti dalla tua vita, non ti fidi mai di nessuno." prende fiato "E cavolo quanto sei psicopatica. Sei troppo attaccata al tuo passato dannazione e se qualcuno ti sta vicino rischi di fargli male anche solo con una tua lacrima e sai qual è la cosa che mi dà più fastidio?! E' che odi tutti compresa te stessa, cazzo." sputa tutto quello che gli passa per la mente ed io, per un singolo istante, sento un sollievo enorme avendo una risposta dopo dato tempo ma non ho messo in conto la rabbia che mi assale sentendo l'ultima frase.

E così perdo tutto l'autocontrollo che ho.

"NON ODIAVO TE." gli urlo. Sento la rabbia ribollirmi nelle vene, la mia faccia diventare completamente rossa e le mie vene pulsare ad ogni sillaba che tiro fuori dalle mie corde vocali.

"Hai scelto tu di uscire dalla mia vita ed hai scelto il modo peggiore." finisco la frase lanciandogli un ultimo bel pugno assestato nelle costole.

Mi avvicino lentamente al suo viso "Domani non ti voglio trovare in giro. Vattene, prima che ci ripenso e NON UNA PAROLA di dove sono o vengo e ti ammazzo con le mie stesse mani. Non farmelo ripetere, lo sai che mi scoccia." affermo lanciando un'occhiata a Cole, incamminandomi verso la macchina e lasciandomi questa merda alle spalle.

*********

Sto per aprire la porta di casa quando mi sento afferrare dal braccio. Non c'è bisogno neanche di girarmi, so già chi è.

Mi aspetta una lunga serata.

"Non dovevi venire!" parlo per prima, girandomi lentamente per incontrare i suoi occhi che scrutano i miei.

"Ti saresti fatta male!" afferma.

"Cosa te lo fa pensare?" domando abbassando lo sguardo sulla sua presa.

"Già il fatto che non era da solo." continua, riferendosi alle merde di prima.

"Se la metti su questo piano... sai che mi so difendere da sola." annuncio, sperando di finire qui il discorso ma a quanto pare è il momento della chiacchierata.

"No, cazzo." lascia la presa per poi passare le sue mani davanti al viso. "So bene che ti sai difendere, ma lo sai meglio di me che ti servirà un aiuto prima o poi." respira lentamente "Pensi davvero che se ne andrà così, come tu stessa gli hai ordinato? Quello è fuori, pensa ancora che state insieme. Ti rendi conto di quanto può essere malato?" prende fiato per poi ripuntare i suoi occhi nei miei. Quei bellissimi occhi incazzati neri. "Lasciati aiutare Lola, ammettilo e basta. Ammettilo che saresti stata nella merda stasera.? Bum. Ecco la bomba di Cole.

Mi giro di scatto afferrando la maniglia "Andiamo dentro, ho sete." cambio discorso.

"Non scappare da me!" lo sento sussurrare vicino alla mia testa, sfiorandomi i capelli.

Ferma. Immobile con la mano ancora attaccata alla maniglia della porta. Apro la bocca e le parole mi escono in un sussurro, roche, raschiandomi la gola. "Io non scappo. Mi allontano lentamente dando la possibilità di raggiungermi, finché non sarò sparita per sempre." rispondo talmente piano che, in fondo, spero di averlo solo pensato.

Apro velocemente la porta.. lasciando il discorso lì fuori evitando anche la sua risposta ma purtroppo mi arriva molto chiara.

"Allora non ti allontanare più. Perché io ti sto raggiungendo!" sussurra di rimando. Continuo a camminare ma già so che avrò un altro problema e quest'ultimo ha un nome.

COLE.

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