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Una fitta alla tempia. Bradley si tirò indietro, ma la mascolina addetta all'infermeria lo costrinse a stare ben fermo. La garza gli stava stritolando il cranio, ma almeno il ghiaccio restò in posizione dandogli un po' di sollievo.

- Ahi! Piano! - le lamentele non servirono a nulla, l'altra era implacabile.

- Smettila di lamentarti! - la donna strinse per bene la fasciatura - Si può sapere dove sei caduto? Hai quasi rischiato un trauma cranico! Per fortuna il tuo amico ti ha portato subito qui! - 

Max lo guardò preoccupato seduto al lato opposto della stanza, la sua gamba sinistra continuava a tremare. Bradley sospirò. 

- L'ho già detto, ero sullo skate... - Non poteva di certo andare in giro a raccontare a tutti della simpatica chiacchierata avuta con suo padre - Niente di che... - 

- Sei caduto dallo skateboard?! - Il tono incredulo di Max gli diede ai nervi, ma poi si ricordò di doverlo convincere a farsi ospitare e si morse la lingua. 

Come se alle selezioni per i giochi Max non fosse finito a terra più e più volte. Certo, per colpa degli imbrogli dei Gamma, ma l'asfalto lo aveva assaggiato. 

- Va bene, come vuoi ragazzo. Resti in osservazione per un'oretta, poi puoi andare - L'infermiera si allontanò per andare a controllare un altro studente.

Max approfittò dell'occasione per avvicinarglisi - Bradley... - abbassò la voce - Quella non è una caduta da skate... Non hai nemmeno un'abrasione, che ti è successo? - 

Sostenendo il ghiaccio sulla botta, Bradley ignorò la sua domanda. Distolse lo sguardo, non riusciva a sopportare l'intensità negli occhi dell'altro. Nessuno si era mai preoccupato per le sue condizioni. Meglio cambiare argomento o avrebbe finito per cedere.

- Allora, cosa avete deciso? Mi lasciate stare in stanza con voi o no? - Era disperato. 

- Certo, ovvio che puoi stare da noi - Bradley non credette alle proprie orecchie - Non possiamo lasciarti per strada -

Lo guardò incredulo - Davvero? - il macigno che aveva sulle spalle sparì.

- Sì... Però niente inganni o sotterfugi. Resti, ma devi giocare pulito, non voglio problemi con il preside -

Bradley si lasciò scivolare sul cuscino. Una buona notizia, finalmente. 

- Promesso - un enorme sorriso gli si aprì sul volto - Grazie... - Si bloccò e strinse le labbra. Si era fatto prendere dall'emozione.

Quando guardò l'altro e notò la sua espressione sorpresa, girò la testa di scatto e urtò di nuovo il ghiaccio - Ahi! Cavolo! - Max scoppiò a ridere. Non lo trovò seccante come in passato.

- Prego, Brad - 

Si intristì, la ferita ancora pulsava. 

- Max. Non chiamarmi Brad... - la voce di suo padre gli risuonava nella testa.

Il ragazzo sembrò confuso, ma poi fece spallucce e annuì. 

- Va bene, non ti chiamerò più così - si scambiarono un sorriso, il quale si prolungò sino a quando entrambi non arrossirono di colpo.

L'atmosfera si era fatta improvvisamente imbarazzante.

- Beh, ci vediamo in camera allora - Max si strofinò la nuca e si avvio all'uscita. 

- Certo, ci... ci vediamo lì - 

E, quando la porta si richiuse alle spalle del corvino, Bradley sentì nascere una flebile speranza. Niente inganni, niente sotterfugi, avrebbe superato quella sfida giocando pulito. 

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