Capitolo 13

<Stai bene?> domanda Miranda in modo dolce mentre prende posto accanto a me.

<Fisicamente si> rispondo a bassa voce mentre afferro la tazzina con il caffè che gentilmente ha preparato. Questa notte nessuna delle due ha dormito con tutto che la stanchezza ad un certo punto si feci sentire. Ho cercato di chiudere gli occhi ma le parole di Aron ogni volta mi tornavano in mente, impedendomi di addormentarmi.

<Cosa, come vuoi agire? Insomma, cosa si fa in casi come questi?> domanda confusa. Quando ieri mi sono assentata lei dopo un po' mi cercò, pensando che stessi male e quando vidi il mio stato d'animo decise di restare con me e farmi compagnia. Per questo è rimasta qui tutta la notte.

<Non lo so Miranda. Praticamente quella che pensavo fosse la mia vita in realtà non mi appartiene, sempre se è vero quello che Aron mi ha raccontato>

<Pensi che lui abbia mentito?>

<Non so cosa credere. Tutta questa storia mi è sembrata strana sin dal principio. Praticamente mi sveglio in ospedale senza sapere niente di me e senza capire il motivo mi sono fidata di quei dottori quando sono stati loro a dirmi come mi chiamavo. In seguito scopro di avere un marito e una famiglia che non mi calcola per poi sentirmi dire che io non sono io. Cioè, che io non sono Kimberly ma mi chiamo Lale>

<Ma certo che ti avevano detto il nome. Il personale dell'ospedale non poteva fare altro che ascoltare gli ordini di tuo padre>

<Cosa vuoi dire?> domanda curiosa.

<In ospedale gira voce che tuo padre, che Brian Lambert non solo ha pagato il silenzio del personale per non fargli parlare di te ma si dice in giro che è stato proprio lui a dare a qualcuno una borsa con un tuo documento per fartelo vedere>

<Perché non me l'hai mai detto?> domando allibita.

<Perché non sempre quello che ci sente è anche vero e poi non mi sarei permessa mai di parlare male di tuo padre con te ma vedendo la situazione adesso capisco che magari questa informazione può esserti utile. Dimmi una cosa, hai mai cercato informazioni su quel giorno? Insomma, qualcuno ti ha detto che sei stata una vittima in più su quel traghetto ma non hai avuto la curiosità di cercare su internet qualche notizia riguardo a quel giorno?>

<A dire il vero no> mormoro piano mentre come se mi sentissi colpevole abbasso lo sguardo. Come ho fatto a non pensare ad una cosa del genere?

<Ricordo benissimo quel giorno sai? In ospedale c'era un enorme caos per via di tutte quelle vittime che non cessavano di riempire il pronto soccorso e per un po' i telegiornali non hanno fatto altro che parlare di quella disgrazia dove sono morte un sacco di persone per via di quella esplosione. Su internet ci sono ancora tutti i notiziari con le foto di quel giorno e ti posso garantire che tutto era in fiamme e...>

<Se era tutto in fiamme come hanno fatto a trovare la mia borsa con i documenti intatti?> domando tra me e me quando finalmente riesco a capire il ragionamento di Miranda.

<Anche io me lo sono domandata sai? Insomma se le voci sono vere vuol dire che è stato Brian a farti avere quella borsa. A proposito, chi è stato a farti vedere il tuo documento?> domanda curiosa.

<Collin> sussurro sconvolta il suo nome dopo innumerevoli minuti in cui mi sono scervellata a ricordare il volto di quel strano dottore che quel giorno si presentò dentro la mia stanza. Ricordo benissimo che c'erano due maschi vestiti con il camice bianco è uno di loro era proprio Collin.
Come ho fatto a dimenticare questo particolare, mi domando mentalmente mentre mi alzo dal divano. Quando vidi Collin ebbi l'impressione di averlo già visto da quale parte è solo adesso ho constatato che in realtà lo vidi quella volta in ospedale.

<Parli del chirurgo plastico?>

<C'è qualcosa che non capisco Miranda. Ieri Collin ha detto che questo viso è opera sua ma naturalmente si riferiva a Kimberly e al fatto di averla operata, trasformandola praticamente nella mia stessa fotocopia. Perché?>

<Lui sicuramente ha fatto solo il lavoro da Kimberly richiesto>

<Non credo al fatto che una persona decide di assomigliare ad un altra solo per ripicca>

<La gente è strana e se ripesiamo a come tutti abbiano descritto Kimberly lei era davvero stronza>

<Magari aveva un motivo per comportarsi in quel modo. Insomma, nessuno è stronzo senza un reale motivo>

<A proposito di stronzi, il tuo dove si trova?>

<Aron non è mio> mormoro piano mentre abbasso lo sguardo. Per tutta la notte non ho fatto altro che pensare a tutto questo casino ma anche al fatto che a noi due non ci lega praticamente niente.

<Secondo me Aron è più tuo di quanto pensi. Da quando ti sei svegliata hai continuato a fare sogni su di lui perché in qualche modo eri legata a lui già da prima. Tu lo conoscevi Lale e anche se non te lo ricordi sicuramente provavi qualcosa per lui. Ecco perché ti sei sentita attratta sin da principio da Aron. Penso che a volte quando si subisce uno shock la nostra mente tende a cancellare quel momento, cercando forse di farcelo dimenticare, o magari siamo noi stessi a voler cancellare determinate cose per paura di stare male al solo ricordo ed è ciò che forse è successo anche a te per un motivo che ancora non riesci a capire. Ma per quanto la mente può dimenticare il cuore no e sono sicura che il tuo cuore ha cercato di ricordarti l'unica cosa bella che hai vissuto prima di tutto questo>

<Anche Luke mi disse una cosa del genere>

<Quello è bravo a dare consigli agli altri ma quando si tratta di se stesso sembra rimbambito> dice in modo duro per poi sbuffare.

<Cosa ti ha fatto quel povero ragazzo?> domando ridacchiando. Nonostante conosco Miranda da poco tempo ho imparato a capirla e quando parla male di Luke vuol dire che lui l'ha fatta davvero arrabbiare.

<È un cretino. Ieri mattina mi sono lasciata trasportare dall'euforia e l'ho baciato ma lui è scappato. Ti rendi conto? Io lo bacio e lui scappa. Che idiota>

<Aron ha fatto praticamente la stessa cosa> confesso tristemente quando ripenso al nostro primo bacio.

<Aspetti a qualcuno?> domanda curiosa quando iniziamo a sentire il campanello di casa suonare.

<Magari Aron ha dimenticato le chiavi> rispondo mentre mi dirigo verso la porta. Da quando ieri sera mi ha confessato le tue supposizioni non ci siamo più parlarti e stamattina lui è uscito senza farsi vedere ma ho apprezzato il fatto che mi abbia fatto trovare in cucina la colazione già pronta, accompagnata da un bellissimo tulipano.

<Kimberly, cucciolota!> l'urlo acuto di Clarice mi fa tornare alla realtà e quando vedo sia lei che Brian fermi davanti a me mi acciglio all'istante.

<Ma cos...>

<Come stai cucciolota? Non sei felice di vederci?> domanda con la voce strillante per poi avventarsi su di me e soffocarmi con i suoi abbracci.

<Forza Clarice, falla respirare> dice Brian mentre anche lui fa un passo in avanti, entrando dentro casa.

<Come stai tesoro?> domanda Clarice appena mi libera dalle sue grinfie.

<Bene> rispondo a bassa voce mentre do una veloce occhiata fuori prima di chiudere la porta.

<E lei chi è?> domanda Brian appena vede Miranda che è rimasta immobile nel divano.

<Un amica> mi affretto a rispondere mentre tiro fuori dalla tasca del pantalone il telefono per scrivere un piccolo e veloce messaggio ad Aron.

<Interessante>

<Come scusa?> domando confusa dopo aver sentito il sussurrio di Brian.

<Aron?> domanda l'attimo dopo evitando la mia domanda.

<Ecco...>

<Che sorpresa vedervi qui> la voce calda di Aron arriva alle mie orecchie ed istintivamente mi giro, trovandolo fermo a qualche passo da me e vederlo qui sospiro finalmente sollevata nonostante mi domando mentalmente da dove sia spuntato così in fretta.

<Aron, figliolo>

<Ciao Clarice> saluta in modo educato quando la signora Lambert si avvicina a lui per abbracciarlo.

<Devi scusarci per ieri ma lo sai che Brian non ama molto questi incontri di famiglia> dice poi a bassa voce ed io non posso non pensare alla conversazione avuta con Dakota. Il signor presidente non ama queste riunioni di famiglia perché non sopporta la famiglia di Aron ed è da stronzi. I suoi genitori sono le persone più buone e gentile che io abbia mai conosciuto.

<Tranquilla, non ti preoccupare. Vi posso offrire qualcosa?> Aron domanda gentilmente mentre lo vedo come di sfuggita mi rivolge un sorriso di incoraggiamento.

<Ci penso io> mormoro piano mentre faccio segno a Miranda di seguirmi in cucina.

<Cosa ci fanno loro qui?> domanda a bassa voce.

<Non lo so Miranda. Tutto è così bizzarro. Da quando sono qui non solo non si sono fatti vedere ma neanche sentire e adesso si presentano così di punto in bianco>

<Oddio, e se ti stessero controllando?> domanda impaurita.

<Per quale motivo lo farebbero?>

<Che ne so io ma se fossi in te starei attenta al mio comportamento davanti a loro> borbotta piano mentre afferra dalle mie mani il vassoio delle bevande per poi uscire dalla cucina.

<Cosa ci fanno loro qui?> mi chiedo a voce alta mentre mi passo le mani in viso in modo nervoso.

<E se si fossero messi d'accordo?> sussurro a bassa voce mentre cerco di dare voce a quella strana sensazione di angoscia che mi assale in questo momento. Insomma, stando a sentire le parole di Miranda si suppone che è stato Brian stesso a dare a qualcuno il mio documento di identità e sicuramente quella persona era Collin dato che è stato lui a farmelo avere proprio il giorno in cui avevo aperto gli occhi.

<A quale scopo?> continuo a pensare a voce alta. Insomma, in ospedale sapevano tutti chi è Kimberly Baker, eppure Collin mi ha fatto avere quel documento.

<Magari l'ha fatto solo per cercare di convincermi che io fossi veramente Kim> sussurro sconvolta. Quando io avevo aperto gli occhi anche se confusa avevo pronunciato il nome Lale ed è stato allora che lui mi ha fatto avere quel documento, cercando forse di ingannarmi. Anzi, tutti loro mi hanno annebbiato la ragione con i loro racconti e non hanno fatto altro che deviarmi dal mio vero io. Quei sogni che ho continuato a fare erano i miei stessi ricordi che forse il mio subconscio voleva che io ricordassi che fossi veramente. Ed ecco che le parole di Luke mi tornano nuovamente in mente. Lui ha sempre sostenuto che il cuore fosse l'unico in grado di riportare a galla quello che la mente dimentica.

<Stai bene? Lale> continuo a sentire la voce di Aron chiamarmi piano mentre le sue mani si appoggiano sulle mie guance e nonostante ho gli occhi aperti non riesco a vederlo per via della vista annebbiata.

"<Molla subito la borsa idiota!> urlo contro questo stupido ragazzo che sta cercando di prendersi la mia borsa.

<Non fare la difficile!> sbotta contro di me per poi spintonarmi e quando penso che si sta per avventare su di me qualcuno si piazza davanti a me, cercando di difendermi ma l'aggressore tira un bel pugno a questo ragazzo che ancora mi sta dando le spalle.

<Che stronzo> mormoro piano mentre mi alzo da terra, cercando dentro la tasca del giubbotto quel affare che papà mi regalò per il mio compleanno. Si tratta di uno strano spray che secondo lui mi sarebbe tornato utile un giorno e in questo momento mentre spruzzo quello spray in faccia all'aggressione posso solo ringraziare mentalmente mio padre.

<Corri> urlo l'attimo dopo mentre afferro per una mano l'altro ragazzo, tirandolo verso la porta della libreria e senza pensarci due volte prendo sempre dalla tasca del giubbotto le chiavi per poi aprire la porta e far entrare anche lo sconosciuto che ha cercato di aiutarmi.

<Dio mio> sussurro piano mentre cerco di regolazione il mio respiro dato che ho l'affanno.

<Stai bene?> domanda lo sconosciuto mentre fa un passo in avanti e quando il suo viso viene illuminato da quella piccola luce che lascio sempre accesa inizio a sentire una strana sensazione all'altezza del cuore che inizia a battere in modo strano.

<Si, io si. Oddio, il tuo labbro sta sanguinando> dico preoccupata quando vedo come il sangue scivola dal suo labbro interiore.

<Tranquilla non è niente>

<Posso, devo avere da qualche parte un kit di medicazione ma dovrai pulirti la ferita da solo>

<Di solito non è la donzella a medicare il cavaliere?>

<Sicuramente ma questa donzella ha paura del sangue> mi affretto a rispondere mentre cerco sotto il bancone dove è riposta la cassa quel piccolo kit che tengo per le emergenze.

<E questa donzella ha un nome?>

<Oh scusa. Quando vedo il sangue dimentico persino di essere educata. Mi chiamo Lale e tu?> domando curiosa mentre porgo al mio salvatore la piccola valigetta, cercando di non guardare il suo labbro ma bensì i suoi occhi che sono forse i più belli che io abbia mia visto.

<Mi chiamo Aron>"

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