𝗟𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗮𝘇𝘇𝗶

𝟖 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞

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Richiudo la porta d'ingresso dopo aver salutato il corriere. Un paio di settimane fa avevo usato un'app per stampare foto e oggi sono finalmente arrivate. Una delle cose che più mi manca dell'abitare con i miei genitori è sfogliare gli album di famiglia di tanto in tanto. Ci sono così tante foto iconiche di me da bambina che mi assicuro in continuazione che anche mio fratello abbia le sue, perché riguardarle da adulti è bellissimo.

Ho intenzione di fare degli album da tenere in questa casa con le foto mie e di James, ma lui ancora non le ha nemmeno scelte.

Mi siedo sul divano, accanto al mio ragazzo, e mostro la scatola che ho in mano. «Guarda un po' cosa ho qua!»

James dà un'occhiata al pacco. «Spero ci siano foto imbarazzanti di te sul vasino, perché non è giusto che tu abbia visto le mie e io non abbia potuto fare lo stesso.»

«Punto numero uno, non è colpa mia se i tuoi genitori non ti concedevano privacy quando eri piccolo» dico, iniziando ad aprire la scatola. «Punto numero due» continuo, «sicuramente se ci fossero mie foto sul vasino non le avrei scelte da tenere come ricordo. E punto numero tre, preparati a innamorarti di me di nuovo perché queste foto sono assolutamente stupende. Ho anche ricreato foto simili con Jeremy perché merita anche lui di essere una diva.»

Prendo le foto e le passo a James, che si posiziona meglio accanto a me così che possiamo vederle insieme. La prima foto che vediamo è una delle prime in assoluto che mi abbiano mai fatto. Sono nel lettino dell'ospedale, nata da poco, e la coperta con cui mi avevano avvolto i miei genitori aveva la fantasia di un burrito. Sono piuttosto sicura che l'abbia comprata mio padre, visto che accanto a me nella foto c'è proprio lui vestito da venditore ambulante.

«Ora capisco perché in ospedale tuo fratello aveva una coperta che lo faceva sembrare un sushi e tu e tuo padre eravate vestiti da chef giapponesi...»

«Dai, passa alla foto successiva.» Sghignazzo, consapevole che James si sconvolgerà sempre di più a ogni foto che vedrà.

La fotografia mostra me dentro una pentola piena di spaghetti al pomodoro.

«Perché eri dentro una pentola?» James è confuso.

«Non lo so, non ricordo nemmeno il momento. Ma è talmente bella che mio fratello meritava una foto identica.»

La foto successiva mostra una strada piena di persone, e ci sono io vestita da insalata.

James osserva attentamente la foto. «Non sembra carnevale, quindi perché eri vestita da insalata?»

«Oh, questo lo so. Era una manifestazione dei vegetariani e degli animalisti contro l'allevamento intensivo degli animali.»

«Ma i tuoi genitori non sono nessuna delle due cose.»

«Quando ero piccola, i miei genitori cercavano ogni occasione per travestirmi da qualcosa.» Poi penso meglio alla foto. «Sai una cosa? Pensandoci bene credo che sia stata mia madre a vestirmi da verdura, mio padre mi avrebbe sicuramente portata alla manifestazione vestita da bistecca perché per lui la grigliata è santa.»

«Ogni volta che scopro qualcosa di nuovo sulla tua famiglia rimango sconvolto» James cambia stampa.

La foto che stiamo guardando è sicuramente natalizia. Sono dipinta completamente di verde e sono vestita da Grinch. Dietro di me c'è un albero di Natale a terra.

«Sai» inizio, riflettendo sul momento congelato nella fotografia, «non so se mi hanno vestita da Grinch perché l'albero era stato distrutto o se hanno distrutto l'albero perché ero vestita da Grinch.»

James non dice nulla, mi fissa e basta. Evidentemente ha rinunciato ai commenti.

Le cinque foto successive sono con mio cugino Jase. Nella prima siamo vestiti da renna. Lui faceva la testa, mentre io il culo perché avevo perso una scommessa. Nella seconda foto siamo vestiti da calice e bottiglia di vino, con dietro i nostri nonni orgogliosi che tenevano i pollici alzati.

La terza foto mostra Jase vestito da Luigi e io da Mario.

La quarta foto mi fa morire dal ridere, perché io sono vestita da zia Mery e Jase da torta fatta male. Dietro ci sono i nostri genitori piegati dalle risate, mentre la zia sembra piuttosto arrabbiata.

L'ultima foto è talmente bella che ho intenzione di incorniciarla per ammirarla in continuazione. Mio cugino è vestito da preservativo rotto, mentre io ho una maglia bianca con scritto "conseguenza".

James mi guarda con la bocca spalancata, alzando la foto. «È assolutamente iconica.»

«Lo so! Era carnevale e Jase e io avevamo vinto il premio per il miglior costume. A casa dei miei genitori ci dovrebbe ancora essere la medaglia.»

Il mio ragazzo ritorna a guardare la foto, pensieroso. «Quanti anni avevate qui? Non più di dieci, giusto?»

«Credo di sì, perché?»

«E avete ancora i costumi?»

Annuisco. «I miei genitori li conservano come se fossero sacri.»

James si alza di scatto dal divano. «Preparati, andiamo a recuperare Aisha e poi andiamo dai tuoi genitori per Jeremy e i costumi. Ricreiamo la foto con i nostri fratelli.»

«Ma come, non eravamo dei pazzi?»

«No. Se mai dovessimo avere dei figli, voglio che queste foto diventino anche una nostra tradizione.»

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