31. L'unica cosa bella.
La macchina di Matthew Jackson è la più pulita e profumata che io abbia mai visto in tutta la mia vita.
Mi concentro sul cruscotto in noce, sui sedili in pelle nera, sulle note della canzone che passa alla radio. Tutto questo solo per evitare di pensare alla mano del dottore che è posata sulla mia coscia.
La toglie solo per cambiare le marce, poi torna a poggiarla lì con una disinvoltura disarmante.
Io credo di avere le guance viola e mi sento una donna in menopausa con le vampate di calore.
Apro un po’ il finestrino e cerco di prendere aria.
«Hai caldo?», Matt corruga la fronte e morde le sue labbra rosse.
Mi blocco un secondo in più per osservare questo suo gesto e solo quando sorride malizioso mi rendo conto di non avere ancora risposto.
Mio Dio, che figura.
Datti una calmata, Sam.
«Ehm, voglio solo prendere una boccata d’aria. Dove stiamo andando?», parlo velocemente e impongo a me stessa di smettere di fare figuracce.
Schiocca la lingua sotto il palato e stringe il manubrio con le sue dita affusolate.
Anche le sue mani sono belle, dannazione.
«Volevo portarti a casa mia», ammette, «Sai, Jess è dai suoi e Mike, il mio coinquilino, dorme dalla sua ragazza».
Deglutisco prima di annuire senza aggiungere altro.
A casa sua.
Soli.
No, no, no.
Non posso farcela.
«Sicura di star bene?», sembra davvero preoccupato e mi affretto a rispondere mentre parcheggia, «Certo! Sto benissimo. Ti va di fare una passeggiata?».
Boccheggia per qualche istante, poi scende dalla macchina e viene ad aprire il mio sportello.
Una scossa mi provoca la pelle d’oca quando afferra la mia mano, «Entriamo in casa, principessa»
«Va-va bene», fingo disinvoltura, ma le mie gambe tremano.
Perché diavolo mi sento così?
Una volta dentro mi concentro sulla grande scala in legno e sulla statua accanto alla porta, quindi mi schiarisco la voce mentre Matthew mi aiuta a togliere la giacca e la sistema sull’appendiabiti.
Ci avviamo in silenzio in direzione della cucina e mi siedo su uno sgabello, «Perché non mi hai cercata in questi giorni?».
La mia domanda sembra coglierlo di sorpresa, le sue spalle si irrigidiscono, «Sono uno specializzando, Samantha, non ho molto tempo», lo dice con un pizzico di arroganza e mordo l’interno della mia guancia prima di rispondere, «Potevi inviarmi un messaggio, dirmi che tra noi va tutto bene dopo la discussione con mio padre o chiedermi come stavo, ad esempio».
Apre uno sportello e tira fuori un pacco di biscotti che svuota dentro un contenitore, quindi mi uccide con lo sguardo con i suoi grandi occhi neri, «Tu lo hai fatto, Sam?».
Oh.
Apro la bocca e la richiudo più volte, «Sono io quella che hanno tentato di avvelenare».
La mia risposta lo fa ridere e stringo i pugni.
Adesso ricordo perché non mi stava molto simpatico quando l’ho conosciuto.
La sua arroganza mi innervosisce parecchio.
«E sono io quello che lo ha capito. Hai mai sentito parlare della parolina “grazie” in tutta la tua vita?».
Non posso crederci.
Lo ha detto davvero?
«Mi stai rinfacciando di avermi aiutata?».
Serra la mascella e afferra due bicchieri, «Io non sto rinfacciando niente, Samantha! Voglio solo farti capire che non tutto deve ruotare attorno a te. Potevi chiamarmi tu, potevi chiedermi come stavo io, potevi ringraziarmi per aver pensato quasi solo ed esclusivamente a cosa cazzo stava rovinando la tua salute! Ho rubato delle provette di sangue, Samantha, ho rischiato la mia carriera per te e ho ricevuto solo minacce da parte di tuo padre e indifferenza da parte tua! Non una chiamata, un messaggio, un piccione viaggiatore, niente!», le vene del suo collo sono gonfie e le sue guance adesso sono rosse, le sue urla rimbombano ancora nelle mie orecchie e sobbalzo quando un bicchiere si rompe nella sua mano.
Immediatamente del sangue colora le sue dita e mi alzo in fretta, «Oh, mio Dio», cerco di avvicinarmi a lui, ma non me lo concede.
Butta i pezzi di vetro nel lavandino e circonda la sua mano con uno strofinaccio in assoluto silenzio.
Non l’ho mai visto così arrabbiato prima d’ora.
«Matthew», sussurro e muovo un passo verso di lui; fa male quando si allontana ancora ed evita il mio sguardo.
«Mi sono sentito un completo idiota, Samantha. Ho pensato che molto probabilmente tu non provi quello che io provo per te»
«No, Matthew, non è così. Io provo qualcosa per te ed è più che evidente. Scusa se non ti ho chiamato, non pensavo fosse così importante per te».
Fa una smorfia, «Ti ho chiesto di stare insieme a me, pensi che non sia importante ricevere una tua chiamata?»
«Ho pensato solo a me stessa e ti chiedo scusa», punto i miei occhi verdi nei suoi e sorrido in modo automatico quando lui sorride.
Con la mano che non è ferita mi attira a sé e mi incastra contro il bancone della cucina, accarezza i miei capelli neri e respira profondamente, «Voglio dormire con te, principessa», parla piano, come se mi stesse confidando un segreto.
Io pendo dalle sue labbra e sbatto le palpebre più volte, «Io, ehm, ecco, dovrei tornare a casa, uhm...», decido di smettere di dire cose senza senso e mi godo la sua risata forte.
Accarezza la mia guancia e inumidisce le sue labbra, «Non avere paura di me, Samantha Jersey», e poi mi bacia, annullando la distanza tra i nostri corpi.
La sua lingua cerca la mia, le sue mani stringono i miei fianchi con forza e i nostri bacini si scontrano.
Mi sento come in paradiso.
Mi tira su e mi fa sedere sul bancone, sistemandosi meglio tra le mie gambe, «Quanto cazzo sei bella», sussurra al mio orecchio e deglutisco quando si dedica al mio collo, riempendolo di tanti piccoli baci.
Le sue labbra sono morbide e calde ed io mi sento come pasta frolla tra le sue dita.
Il mio cuore ha smesso di agitarsi, in questo momento tutto è calmo.
Non ho bisogno di altro a parte la sua vicinanza.
Allaccio le mani dietro il suo collo e strozzo un urlo quando mi solleva e lascia che io ancori le mie gambe attorno alla sua vita.
Sale le scale lentamente e ridacchia vedendo la mia faccia preoccupata.
Potrebbe inciampare e riuscire a far spaccare la faccia di entrambi, ma non avviene e arriviamo in camera sua sani e salvi.
Mi adagia delicatamente sul letto e si sistema sopra di me, i suoi occhi neri sono lucidi e riesco a sentire il calore che emana il suo corpo.
Solleva il mio vestitino e rabbrividisco non appena la sua mano si posa sulla mia coscia.
Afferra l’elastico dei miei collant e li sfila lentamente, poi li poggia sul comodino e mi schiocca un bacio sulla fronte, «Se non vuoi, principessa...», parla piano, la voce rauca.
Voglio?
Dannazione.
«Va tutto bene, Matt», ciò che dico si sente a malapena, ma lui riceve immediatamente il messaggio.
Sorride e torna a baciarmi con più intensità di prima, se possibile.
Con mani tremanti sbottono la sua camicia e la lascio cadere a terra, mi perdo un attimo ad osservare le sue spalle larghe e le sue braccia leggermente muscolose.
Tremo.
E non riesco a smettere.
Spero solo che lui non lo noti.
Non mi è mai successa una cosa del genere, sono sempre stata tranquilla in qualsiasi circostanza, ma quando si tratta di Matthew non riesco mai a mantenere la calma.
Toglie le mie scarpe e mi libera del vestitino, morde il suo labbro quando si allontana di qualche centimetro per osservarmi meglio.
La sua bocca incurvata in un debole sorriso, i suoi capelli scompigliati e quel tatuaggio all’altezza del petto ben in vista, lo fanno sembrare ai miei occhi ancora più irresistibile.
Calma, Samantha Jersey.
Mantieni la calma.
La mia missione, ovviamente, fallisce non appena si libera dei suoi pantaloni.
Però Matthew Jackson non si avvicina a me, anzi.
Scende dal letto e si aggira per la stanza come un Dio greco, seminudo e perfetto.
Corrugo la fronte, ma decido di non fare domande.
Apre l’armadio e tira fuori una coperta che sistema su di me, quindi scrolla le spalle, «Stavi tremando», farfuglia e sale sul letto, «Va meglio?».
Oh.
Per niente, ma decido di annuire lo stesso.
Circonda la mia vita con le sue braccia e il calore del suo corpo mi fa stare più che bene, bacia la mia spalla e sorride sulla mia pelle ad ogni mio brivido.
«Sei tutto quello che voglio in questo momento, Samantha, sei tutto quello di cui ho bisogno», mi stringe forte prima di tornare a torturarmi con i suoi baci e le sue carezze.
E adesso le nostre lingue si intrecciano, il resto degli indumenti sparisce, i nostri gemiti si coordinano e i nostri corpi si uniscono in un unico e solo.
E mi sento riempita come mai prima d’ora.
Ad ogni sua spinta io mi sento sempre meglio e tutto attorno a me sembra sparire.
Nessun vuoto, nessuna ansia, nessuna tristezza.
Niente Josh, papà, arsenico o tutte le cose brutte che mi sono accadute.
C’è solo Matthew che è l’unica cosa bella.
Sei l’unica cosa bella, tu, Matthew Jackson, e voglio tenerti con me il più possibile.
Quando entrambi abbiamo raggiunto il massimo del piacere, lui si accascia sul mio corpo, sudato e ansimante, bacia la mia fronte e mi stringe.
Faccio ancora fatica a realizzare quello che è appena successo, però un sorriso è dipinto sul mio volto e non riesco proprio a liberarmene.
Rimaniamo fermi senza dire una parola per qualche minuto, poi Matt si alza e ammetto di aver sbirciato il suo lato B mentre si rimetteva i boxer neri.
«Ti va del latte?», fa un cenno col capo in direzione della porta e anch’io mi alzo in fretta.
Le mie guance vanno a fuoco quando mi porge gli slip neri e anche il reggiseno.
Li indosso con mani tremanti e afferro anche il mio vestitino, ma lui mi blocca, «Non c’è bisogno di rimetterlo», quindi afferra la mia mano e mi trascina al piano di sotto.
I biscotti sono già sul tavolo, versa il latte in due bicchieri e viene a sedersi accanto a me, il suo ginocchio sfiora il mio.
«Domani voglio parlarti di una cosa», lo dice di getto senza guardarmi e il suo tono di voce serio mi fa venire l’ansia.
Mi muovo nervosamente sullo sgabello, «Di-di cosa?».
Si sforza di farmi un sorriso e si morde il labbro, «Domani ne parleremo, tu non devi preoccuparti di nulla».
E il discorso si chiude lì, ma la paura di ricevere brutte notizie non mi abbandona.
Io e Matthew abbiamo dormito abbracciati e ha baciato la mia fronte più volte mentre dormiva.
Mi ritrovo a pensare che è un gesto dolcissimo e il mio cuore si riempie di gioia.
Sono felice di averlo accanto e mi ritengo fortunata mentre lo fisso, la bocca schiusa, i capelli scompigliati.
La notte è passata in fretta e ho dormito bene come non facevo da un po’ di tempo ormai, ma adesso la sveglia segna le nove del mattino e la luce che trapela dalla finestra non mi permette più di dormire.
Mi alzo piano, attenta a non svegliarlo, vado in bagno e sciacquo la mia faccia prima di tornare in camera da lui.
Anche qui, come a casa dei suoi genitori, le pareti sono riempite di foto e sorrido come una stupida quando noto ce ha attaccato una mia foto della festa.
Mordo l’interno della mia guancia, fisso anche la scrivania che è piena di libri e trattengo una risata quando prendo in mano un cuore di plastica. Lo rimetto apposto, imponendo a me stessa di tornare a letto e smettere di curiosare, ma è più forte di me.
So che sbaglio, ma apro piano un cassetto e lancio una veloce occhiata al suo interno.
Tra varie fotocopie e cianfrusaglie, un foglietto rosa conservato in una busta di plastica, attira la mia attenzione.
Lo prendo e leggo più volte quello che c’è scritto: “tanto sarei morta lo stesso”.
Un brivido percorre la mia schiena e rileggo ancora quella frase, il mio cuore batte velocemente e lo ripongo nel cassetto.
Che significa?
«Ma cosa cazzo stai facendo?».
Sobbalzo e chiudo in fretta il cassetto, non mi stupisco nel trovare Matthew Jackson già in piedi dietro di me, con gli occhi che sembrano lanciare fiamme.
«I-io… Stavo...»
«Ti stavi facendo i fatti miei, Samantha. Ecco cosa stavi facendo. Come ti permetti?».
Ecco.
«Scusa, i-io...», il suono insistente del campanello interrompe questa scena pietosa.
Il dottore punta il dito contro di me, «Non finisce qui. Arrivo subito e cerca di tenere le mani al proprio posto mentre vado a vedere chi è».
Come una stupida, annuisco e rimango immobile fino a quando dal piano di sotto non proviene una voce femminile che mi sembra di avere già sentito da qualche parte.
So che sto sbagliando, so che dovrei rimanere immobile senza curiosare ancora, però voglio vedere di che cosa si tratta ed esco dalla stanza piano, sporgendo l’orecchio per sentire meglio.
La voce femminile è quella di Katie.
Corrugo la fronte e mi avvicino di più alle scale, lei urla e Matthew le chiede di fare piano.
«Ma cosa cazzo stai facendo con lei?», è questo quello che dice la mia amica, strilla come una matta.
«Katie, cazzo, fa piano, ne parliamo dopo»
«Io ne parlo ora, Matthew Jackson!», sento la porta che sbatte e deglutisco, «L’hai baciata! State insieme adesso? Mi sono persa qualcosa, Jackson?».
Perché gli parla in questo modo?
Che cosa c’è che io non so?
«Katie, smettila, dannazione, parliamone un’altra volta»
«Dovevi solo rovinarle la vita! Dovevi solo rovinare la vita di quella ragazzina viziata, Matthew! Non dovevi aiutarla a risolvere i suoi problemi e ad uscire dalla depressione! Conoscevi benissimo il piano e adesso è il momento di agire! Anzi, è passato già da un pezzo! Lascia sola Samantha Jersey e lascia che si logori nel suo dolore».
Delle lacrime scorrono sulle mie guance e con le gambe tremanti riesco a scendere piano ogni gradino.
Non sento più nemmeno cosa dicono, non sento più niente a parte il dolore.
Mi sono fidata di te, Matthew Jackson.
Mi fermo alle spalle del dottore e Katie impallidisce di colpo non appena posa i suoi occhi marroni su di me, spalanca la bocca e non riesce a dire una parola.
Matthew sembra aver capito cosa è appena successo e si gira lentamente, i pugni chiusi.
I suoi occhi neri sono lucidi e deglutisce più volte, però non dice una parola.
É come avere un coltello ficcato nel cuore.
«Samantha», sussurra e muove un passo verso di me.
Indietreggio immediatamente e anche se sto piangendo cerco di non sembrare debole come vuole lui, a quanto pare.
Come vogliono loro.
Vogliono che mi logori nel mio dolore.
«Posso spiegarti tutto», dice ancora lui, la sua voce trema.
Decido di non dire una parola, corro al piano di sopra e indosso il mio vestito.
Afferro le scarpe e torno da loro che non si sono mossi di un millimetro.
«Che schifo», dico solo questo, «Fate solo schifo. Sopratutto tu», fulmino con lo sguardo Matthew e vado via con la sua espressione da cane bastonato bene impressa nella mente.
A mai più rivederci, Matthew Jackson.
Lo giuro su mia madre.
Non mi tocchi più.
Non mi vedi più.
Non mi fiderò più di nessuno.
Mai più.
HI GUYS!
Ho pubblicato per sbaglio il capitolo che doveva essere pubblicato domani, ma vabbè.
Ho detto metto l'angolo autrice e ormai quel che è fatto è fatto.
Volevo rileggerlo meglio prima, ma okay ahahah
Ecco a voi uno dei capitoli più importanti della storia.
Siete scioccate?
Le mie domande sono queste:
1) Il bigliettino lo avete notato? Che sarà mai?
2) Matthew e Sam insieme vi sono piaciuti? Non sapevo come scrivere la scena hot e quindi di hot ho messo ben poco ahahaha
3) Cosa mi dite della fine del capitolo?
Un bacio e buon anno!
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