20. Una boccata di aria fresca.
La madre di Matthew si chiama Scarlett, è molto alta ed ha uno sguardo davvero intimidatorio.
Questo è quello che ho imparato fino ad ora, seduta su una sedia proprio davanti a lei.
Si è presentata, mi ha offerto un tè e poi ha finto di non vedere la canna dentro il posacenere, sul tavolo della cucina.
Di Charlie, almeno fino ad ora, non c'è traccia.
La mia schiena è tesa come una corda di violino e le mie gambe stanno tremando.
Se mi alzassi adesso, molto probabilmente, mi ritroverei spiaccicata sul suo parquet.
Si schiarisce la voce mentre mi porge una tazza e osservo i lineamenti delicati del suo viso, il naso sottile come quello del dottore e i suoi capelli biondi raccolti in una coda alta perfettamente ordinata.
«Allora», mi rivolge un sorriso, «Samantha Jersey, eh?»
«Già», annuisco e mi sforzo di ricambiare il sorriso, ma non mi riesce bene e decido di bere il tè, bruciando la mia lingua.
Aia.
«Tuo padre sa che sei qui, cara?».
E adesso mi chiedo: devo mentire?
No.
«Ovviamente».
Ecco, brava la bugiarda.
Si inumidisce le labbra e annuisce, dalla sua espressione capisco che non mi crede.
«Strano. Tuo padre prova un insano odio nei confronti di questa famiglia».
Ma no.
Io non so cosa dire e continuo a bere quel tè infernale.
La mia bocca chiede pietà.
«In ogni caso, Samantha, spero non sia un problema per te frequentare questa casa e i miei figli», anche lei adesso beve in attesa di una mia risposta.
Non sarebbe un problema se tuo figlio non fosse un pazzo psicopatico bipolare.
«Non è assolutamente un problema», dico invece.
«Mi fa piacere. Credo che tu faccia bene a mio figlio, sei una boccata d'aria fresca per lui e ne ha bisogno in questo momento. Quindi vorrei chiederti di stargli vicino, se è possibile», poi punta i suoi occhi verdi nei miei, «Per Matthew non preoccuparti, comunque. Tornerà indietro a momenti. Si sente in colpa subito per i suoi errori».
Mi sta chiedendo di stare vicino a suo figlio? Davvero?
Mi sento lusingata e al tempo stesso infastidita.
Non sono la distrazione di nessuno.
E adesso cala il silenzio fino a quando le mie orecchie non sentono il rombo di una moto che si ferma.
La signora Jackson, soddisfatta, mi fa l'occhiolino.
Conosce suo figlio, a quanto pare.
La porta si apre e Matthew pronuncia il mio nome ad alta voce quando entra, poi si sente il rumore dei suoi passi veloci fino a quando anche lui non si ritrova in cucina.
«Saman-», si blocca quando i suoi occhi scuri incrociano quelli della madre.
Io deglutisco e lo scruto attentamente.
Tiene con una mano il casco nero, i suoi capelli castani sono scompigliati e la sua mascella è contratta.
«Matthew», è Scarlett a parlare, «Ho invitato la tua amica a bere un tè, spero non ti dispiaccia».
Il dottore si morde il labbro e mi lancia una veloce occhiata. Qualcosa nella sua espressione mi fa capire che gli dispiace eccome.
Lui non dice una parola e viene a sedersi accanto a me, il suo profumo speziato arriva subito alle mie narici.
E adesso le mie gambe tremano di più.
«La trovo incantevole», continua lei, adesso parla con Matthew, «Molto elegante e composta»
«Grazie», rispondo con un sorriso.
Cerco di sembrare sicura di me, ma vorrei fuggire a gambe levate in questo momento.
«Bene, adesso vi lascio soli. Sono molto stanca», si alza e mette la sua tazza dentro il lavandino, poi mi lascia una carezza sulla spalla prima di andare via.
Il dottore non ha ancora detto una parola ed io non ho assolutamente intenzione di parlargli dopo tutto quello che mi ha detto.
Al diavolo le parole di Scarlett.
Mi alzo e afferro la mia borsa sotto il suo sguardo attento, «Dove vai?», la sua voce è bassa e il suo sguardo confuso.
Scrollo le spalle, «A casa mia»
«Posso accompagnarti?», si alza e afferra il casco, ma io lo blocco immediatamente.
«No, grazie. Chiamo un taxi», muovo un passo in direzione della porta, ma lui afferra il mio polso, costringendomi a guardarlo.
I suoi occhi neri sembrano lanciare fiamme e il suo pomo d'Adamo va su e giù.
Impongo a me stessa di non tremare.
«Ho sbagliato, okay?», passa la lingua sulle sue labbra e si avvicina di più a me, «Non dovevo parlarti in quel modo e non dovevo prendermela con te».
Gente, attenzione, Matthew Jackson ragiona!
Il mio polso sottile è ancora nella sua grande mano.
«Mi devi delle scuse».
Si lascia sfuggire un sorrisetto divertito, «Vuoi delle scuse, principessa?»
«Certamente», punto i miei occhi nei suoi e cerco di assumere un'espressione ancora più arrabbiata.
«Ho ammesso di avere sbagliato, non ti basta?»
«No», e detto questo, mi libero dalla sua presa ed esco a grandi passi da quella casa.
Ma chi si crede di essere?
«Samantha», mi chiama, la sua voce forte rimbomba nelle mie orecchie.
Torno a guardarlo e mi si mozza il fiato in gola quando afferra i miei fianchi per bloccarmi.
I nostri corpi sono vicini, i nostri nasi si sfiorano e il suo fiato sul collo mi provoca tanti piccoli brividi lungo la schiena.
«Scusa», sussurra, poi lascia un bacio sul mio naso e sorride, «Testona»
«Non sono una testona», brontolo, la rabbia a poco a poco comincia a svanire.
Dannazione.
«Non volevo essere così sgarbato», osserva il mio viso e si morde il labbro, «Ti devo una cena», dice poi, avvicinandosi alla moto.
«Magari un'altra volta», borbotto in risposta.
Non devo perdonarlo così facilmente e fingere di non essere stata ferita dalle sue parole.
Inarca un sopracciglio e fa una smorfia, adesso la sua espressione è maledettamente seria, «Ho chiesto scusa», il suo tono è duro, il suo sguardo non lascia trapelare nessuna emozione a parte il fastidio.
«Mi hai ferita», ribatto.
«Ho chiesto scusa», ripete, «E sto cercando di salvare la nostra serata».
La sua mano si muove veloce e si posa in modo delicato sulla mia guancia, «Per favore, Samantha Jersey, resta con me stasera».
E se me lo chiede così, io non so proprio dire di no.
Un'ora dopo siamo seduti su un muretto con vista mare a mangiare un hot dog.
«Diciamo che questa non è proprio la serata che avevo progettato», ammette dopo aver ingoiato il boccone, «La casa doveva essere vuota e mia madre in genere torna molto tardi. Avrei cucinato qualcosa di buono»
«Sai cucinare?», il vento freddo mi colpisce in pieno volto, ma le mie guancie continuano ad essere accaldate.
«Mia madre da piccolo mi ha costretto a seguire un corso di cucina».
Scoppio a ridere e lui mi fulmina con lo sguardo.
Afferra la sua bottiglia di birra e beve un po', quindi me la passa e decido di fare lo stesso.
Il cielo questa sera è sereno e pieno di stelle.
Così, davanti all'immensità del mare, io mi sento bene come mai prima d'ora.
«Drake ti ha detto qualcosa su Cinthia, vero?».
Mi irrigidisco immediatamente ed evito di guardarlo negli occhi.
Non so se fidarmi di lui o proteggere Drake.
Poi decido.
«Non sapeva molto, in realtà. Ha detto che è una ragazza fragile».
Il dottore annuisce e addenta il suo panino, «È stata Jess a dirglielo. Ho capito che di lei non mi posso fidare»
«Non ha fatto niente di male»
«Non mi piace la gente che racconta i fatti miei a degli estranei», ringhia ed io mi zittisco all'istante.
Ha ragione.
Cala il silenzio e finisco di mangiare, poi mi stringo nella mia giacca per proteggermi dal gelo.
«Senti freddo, principessa?», si avvicina piú a me e circonda le mie spalle con un braccio, dopo mi lascia un bacio tra i capelli, «Vuoi tornare a casa?».
Lancio un'occhiata al mio orologio e sbuffo.
Sono le undici di sera e domani vorrei svegliarmi presto per studiare.
Annuisco e mi aiuta a scendere dal muretto, poi raccoglie la nostra spazzatura e va a buttarla dentro il cestino più vicino.
Il tragitto fino a casa è silenzioso e sento una strana tensione quando gli porgo il casco e arriva il momento di salutarlo.
Mi guarda come se io dovessi dire o fare qualcosa in particolare.
«Grazie per la serata», mi sento in dovere di dire, «Togliendo l'inizio abbastanza burrascoso, il resto è stato tutto meraviglioso»
«Grazie per essere rimasta con me», mormora, «Posso sapere cosa ti ha detto mia madre?».
Non credo possa fargli piacere, quindi borbotto un "non ti riguarda" prima di correre letteralmente in casa.
Ovviamente lui mi segue e mi impedisce di chiudere la porta, bloccandola con il suo piede.
Rido e cerco di entrare in casa comunque.
«Mi stai uccidendo il piede», si lamenta, ma il suo tono di voce è divertito e allora decido di lasciarlo entrare.
Tolgo la mia giacca e lui fa lo stesso senza mai staccare i suoi occhi dal mio corpo.
«Ti dona il nero», commenta.
Osservo la sua camicia bianca e rispondo, «Anche a te dona il bianco»
«Davvero un bel pantalone», continua ed io adesso mi sento in imbarazzo.
Mi mordo il labbro, decisa a non farglielo notare, «Ne sono consapevole».
Scuote la testa e ridacchia, avvicinandosi lentamente a me, «Sei bellissima, Samantha Jersey».
Il mio corpo viene invaso dai brividi e sento già il mio cuore cominciare a battere un po' piú forte, «Gra-grazie».
Mi impongo di darmi una calmata e mi allontano da lui, dirigendomi verso la cucina.
Apro il frigo e afferro la bottiglia del latte, «Ne vuoi?», chiedo mentre verso il liquido bianco in una tazza.
Il dottore si siede e annuisce, quindi ne verso un po' anche per lui.
Prendo tutti i tipi di biscotti presenti nella casa e li sistemo sul tavolo sotto il suo sguardo compiaciuto.
«Ricordo che ti piacciono i biscotti», sorrido e lui fa lo stesso.
Mi siedo accanto a lui che si avvicina piú a me con la sedia, adesso le nostre ginocchia si sfiorano.
Perché la sua vicinanza mi fa sentire così a disagio e al tempo stesso così felice?
Lo osservo mentre inzuppa il suo biscotto nel latte e scoppio a ridere quando sbrodola la sua camicia.
Matthew ride e con lui anche i suoi occhi neri, «Non ridere», mi minaccia senza risultati.
«Non sai mangiare»
«Potrei ficcarti un biscotto in gola, principessa»
«Non ne avresti il cora-», non riesco a finire la frase perché il dottor Jackson ha ben pensato davvero di fiondare un biscotto dentro la mia bocca.
Non lo fa con forza, ma le sue dita che sfiorano le mie labbra mi stanno uccidendo.
Ingoio di colpo e tossisco un po', questo sembra divertirlo parecchio.
«Sei un idiota», commento, trattenendo a stento le mie risate.
Matthew alza le mani in aria, «Te la sei cercata, principessa».
Io me la sono cercata.
Certo.
Diventa serio di colpo e lo vedo deglutire, quindi avvicina il suo viso al mio e si ferma a pochi millimetri dalle mie labbra.
Io rimango come paralizzata, non riesco a muovermi e le mie mani stanno già tremando.
Chiude gli occhi e sospira, i nostri nasi si sfiorano, «Vorrei baciarti, Samantha Jersey», lo dice piano, come se fosse un segreto di Stato, «Non sai quanto».
Oh, no.
Mi sento come in trance, come se il mondo si fosse fermato.
Matthew vuole baciare me.
Adesso apre gli occhi e lascia un bacio sulla mia guancia, poi sul naso e stringe il mio viso tra le sue mani calde.
Io tremo.
«Fermami», dice a bassa voce, «O questa sera faccio un casino».
E il problema è che io, forse, non voglio proprio fermarlo.
Facciamolo questo casino.
Sei nei guai, Samantha Jersey.
Sei proprio nei guai.
HI GUYS!
Come state?
Io, stranamente, bene 😂
Ogni volta che aggiorno ne ho una.
Qui c'è un tempo davvero terribile e in questo momento sono combattuta: non so se andare in facoltà o meno.
Da voi che tempo c'è?
Ma vabbè, intanto aggiorno.
Comunque, prima delle mia domande esistenziali, volevo ringraziarvi per i vostri voti e per i vostri commenti.
Siete fantastiche e capitolo dopo capitolo mi ritrovo dei commenti memorabili che mi fanno morire.
Inoltre volevo dirvi che se cercate qualcosa da leggere io ho un'altra storia che è già completa.
Si chiama "L'amore ci farà a pezzi" e mi farebbe davvero piacere vedervi anche lì.
Ora la smetto e vado con le mie domandine.
1) Cosa mi dite della madre di Matthew e della sua richiesta?
2) Vogliamo parlare di Matthew in questo capitolo? E di Sam?
Niente, ho finito per oggi di rompere e lo studio mi aspetta cwc
Un bacio e grazie ancora.
A giovedì bebiiis.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top