1.09 (italia 2020)

«It's bittersweet to think about the damage that we'd do
'Cause I was goin' down, but I was doin' it with you»

{Favorite crime, Olivia Rodrigo}

[Monza, Italia]

L'aria di Monza non era mai stata così silenziosa. Per me però era meglio così. Non sono una ragazza silenziosa, ma in questi momenti amavo il silenzio.

È la prima volta che cammino in suolo italiano da pilota di F1. Menomale che non sono presenti spettatori, perché se no sarebbe stata inevitabile la presenza dei miei genitori.

Avevano dato l'annuncio dei pochi presenti al gran premio del Mugello ed ero rimasta subito a bocca aperta.

Ancora di più vedendo il messaggio di pochi minuti dopo da parte di mio cugino. «tutti i miei parenti vengono al Mugello» dissi a Lewis, che, dopo l'urgente chiamata che impanicata avevo fatto, era arrivato nel motorhome Racing Point.

«okay, puoi evitarli, ma devi dire TUTTO a George» disse l'inglese, appoggiandosi al muro. Non volevo dire a nessuno di quella faccenda, già era stato difficile dirlo a Lewis, ma ciò era fondamentale. «vuoi per caso che ti chieda "Chiara, ma i tuoi genitori vengono al gran premio?". Se non vuoi dirgli tutto per filo e per segno almeno digli che non parli da un po' con i tuoi genitori»

«okay okay, ci proverò» «anche perché o lo fai tu o lo faccio io» mi provocò Lewis. «e Anjelica, io non scherzo»

. . . . . . . . 
Continuavo a guardare il tabellone delle qualifiche: ero arrivata quarta.

«quarta per 25 millesimi, stai rosicando amore?» disse George abbracciandomi da dietro.

«ti odio Russell» dissi guardandolo e dandogli un bacio a stampo «dopo le interviste ti devo parlare, ti devo dire una cosa importante» sussurrai al mio ragazzo e George annuì.

«dopo le interviste, in hotel» un ultimo bacio e mi dovetti per forza separare da lui.

«da quando fate vedere effusioni in pubblico?» disse Arabella avvicinandosi a me che continuavo a guardare un Russell che stava andando alla prima intervista con un canale tedesco.

Mi sistemai la mascherina per nascondere meglio il rossore apparso sulle guance per l'imbarazzo.

«da che sono carinini» si aggiunse Sofia.

Erano le uniche ragazze presenti quel weekend, le altre erano a Montecarlo che ci aspettavano per una serata dopo la gara del Mugello.

«conosceremo mai la tua famiglia?» chiese la solita Ara, che se non sapeva tutto non era contenta. «non mi piace parlare con loro, ma se siete fortunate forse la potrete vedere al Mugello. Sono tutti presenti»

Sono abbastanza sensibile su questo argomento, perché non è mai semplice quando nessuno (o quasi) della tua famiglia ti appoggia solo perché non tifano la mia scuderia.

«posso sapere perché non ti piace parlare con loro?» chiese alla fine Ara, venendo colpita da una gomitata dalla monegasca.

«quando ti dichiarerai a Max, FORSE si» anche se in verità poco dopo la gara di Monza glielo dirò.

. . . . . . . .
Ero già arrivata in hotel, perché avevo pregato la mia PR di ridurre il quantitativo di interviste a causa di parecchio stress.

Stavo guardando una puntata di gossip girl, la serie tv che avevo iniziato assieme al mio ragazzo, obbligandolo a guardarla assieme.

Si, stavo infrangendo un patto, ma volevo rilassarmi e quale modo migliore che una serie tv, un pacchetto di dixi della San Carlo (di cui sono dipendente, in questo ultimo periodo) e una Monster aspettando il proprio ragazzo.

Pensavo alle parole da usare. Se gli dovevo dire delle cose, dovevo dire tutto per filo e per segno. Stavo sperando che il mio ragazzo mi creda.

«aoh, cosa fai? Non guardi questa serie tv bella per i tuoi gusti con il sottoscritto» disse George, sdraiandosi difianco alla sottoscritta, rubandole delle patatine.

Mi accoccolai al suo petto, continuando a guardare la puntata fino alla fine, per poi bloccarla.

«Lew mi ha convinto a dirti questa cosa e ti prego di fare tre cose: non interrompermi, non arrabbiarti perché non te l'ho detta prima e soprattutto ti chiedo di credermi, perché è tutto vero» George annuì.

«i miei genitori sono molto attaccati al mondo Ferrari e non hanno mai capito perché a me non piacesse quel mondo e perché preferissi Lewis come pilota e tifassi per lui. Ma fino a qui tutto okay, non mi capivano, ma almeno non cercavano costantemente di farmi andare al lato della "luce"» iniziai, poi prendendo un respiro, seguito da un bacio sulla fronte da parte del ragazzo.

«quando hanno visto che la Mercedes era interessata a me, hanno cercato in tutti i modi di farmi cambiare idea, non capendo che la Ferrari non mi ha mai cagata e che se non fosse per le frecce d'argento adesso non sarei qui. Hanno anche provato a farmi restare provando a farmi fidanzare con un amico di mio fratello»

«iniziarono a diventare irritanti e pressanti e principalmente per questo motivo partii. Ultimamente però mi sono arrivati insulti un po' strani e, dopo un aiuto di mio cugino, ho scoperto che sono loro. Adesso vengono pure al Mugello. Ho paura» Mi ero ritrovata seduta sul letto a guardare George. Stavo piangendo.

«non preoccuparti amore mio, io ci sono e lo sai. Grazie per avermelo detto» disse lui tirandomi verso di sé, stringendomi in un abbraccio.

«credo che il loro bersaglio sia allontanarmi da te»

«si può anche far credere loro di esserci riusciti, non sarà difficile» disse lui, poi baciandomi

«non pensavo mi credessi» «e perché?» «perché io se mi avessero raccontato una cosa del genere, avrei mandato a fare un bel giro il mio interlocutore...a parte forse tu»

«è già un passo avanti» rise Russell, facendo ridere anche me.

«anche se tutto il mondo fosse contro di te, io non ti tradirei mai, se so che sei nel giusto» «e da cosa lo capiresti?» chiesi io alzando un sopracciglio «quando menti tendi a non guardare negli occhi il tuo interlocutore e a guardarti le unghie» concluse Russell ridendo.

Si, mi conosce troppo bene. Riesce a notare dettagli che neanche io mi ricordavo di me stessa.

«The things I did
Just so I could call you mine
The things you did
Well, I hope I was your favorite crime»

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