Capitolo 7
Andrew mi porta in un ristorantino italiano poco lontano dall'ufficio. Ordiniamo entrambi un piatto di lasagne al forno e, mentre aspettiamo l'ordinazione, lui mi scruta con attenzione.
Mi sento in imbarazzo sotto il suo sguardo indagatore e mi domando chissà quale arcano segreti stia cercando di svelare.
<<È tutto a posto tra te e Alex? Una collega mi ha riferito di avervi sentito litigare.>>
Alzo lo sguardo, che tenevo incollato allo schermo del cellulare, cercando di nascondere l'imbarazzo e il terrore che pian piano incominciano ad assalirmi.
<<E cosa ti ha detto?>>
<<Nulla di che, solo che ha sentito delle urla provenire dal vostro ufficio.>>
Decido di mentire e dico la prima cosa che mi viene in mente: <<Sì, be', non eravamo d'accordo su alcune correzioni e ci siamo ritrovati a discutere. È la prima volta che lavoriamo insieme e, insomma, ognuno ha le proprie idee. Dobbiamo solo imparare a convivere.>>
Andrew annuisce distratto. Non so se mi abbia creduto, ma mentalmente tiro comunque un sospiro di sollievo.
Ad ogni modo, domani tutto questo non sarà più un mio problema: andrò dal direttore e chiederò le dimissioni.
Mi muore il cuore all'idea di rinunciare ad uno stage che ho desiderato con tutta me stessa e che ho ottenuto solo dopo mesi e mesi di duro lavoro. Molto probabilmente, un'occasione del genere non mi ricapiterà più.
Ma la situazione in ufficio è irrespirabile. Non posso rischiare altri litigi del genere con Alex: se continuiamo così, prima o poi, qualcuno capirà che c'è stato qualcosa tra noi e che è finita male. Ci cacceranno entrambi e io non posso permettere che Alex perda tutto un'altra volta, per colpa mia.
È un sacrificio che mi sento in dovere di fare. Per quello che c'è stato tra noi, per l'amicizia di una vita e per l'amore che ancora provo per lui.
Decido di non farne parola ad Andrew e, quando arriva il pranzo, mangiamo in silenzio, senza più scambiare nemmeno una sillaba.
***
<<Sicura che sia tutto a posto, Tess?>> mi domanda Andrew fuori dal ristorante, mentre ci affrettiamo a tornare a lavoro.
<<Sì, Andrew, davvero.>>
<<Tess, sai che se c'è qualcosa che non va, puoi dirmelo. Ormai lavori con noi da tre mesi, ci conosciamo piuttosto bene. Puoi dirmi tutto>> insiste, sorridendomi dolcemente. Io ricambio il sorriso ma non ribatto.
Insomma, è saltato fuori che neppure il ragazzo che mi conosce da più di metà vita, il mio migliore amico, mi conosceva del tutto, e lui pensa di conoscermi bene? Ingenuo. Dolce, ma ingenuo.
<<Ad ogni modo>> continua, <<Come vi siete conosciuti tu ed Alex?>>
<<Ci siamo conosciuti al college>> mento. Mi aspettavo domande del genere e ovviamente ho preparato accuratamente ogni risposta. <<Abbiamo frequentato insieme un paio di corsi per due anni, ma non siamo mai stati veramente amici. Poi lui è stato espulso e ci siamo persi di vista.>>
<<Sai perché è stato espulso, vero?>>
<<Sì, ne ho sentito parlare. Tutti ne hanno sentito parlare.>>
<<Perché l'ha fatto, secondo te? Perché ha messo a rischio la sua intera carriera universitaria per aggredire un cretino? Tra l'altro, proprio il figlio del rettore>> mi chiede e, vedendo che non ribatto, continua: <<Io non lo giudico, davvero. So che molte altre case editrici l'hanno fatto e l'hanno ritenuto troppo "pericoloso" per lavorare con loro. Noi no, ovviamente, altrimenti non l'avremmo mai assunto. Tuttavia, le ragioni di quel gesto non mi sono chiare.>>
<<Non lo conosco abbastanza bene per dirlo. In università sono girate molte voci ma io non credo a nessuna.>>
<<Ma ti sarai pur fatta un'idea tua, no?>>
<<A dire la verità, no. Non sono affari miei, perciò...>>
Andrew annuisce distrattamente e poco dopo rientriamo in ufficio. Mi lascia davanti alla porta del mio studio con un bacio sulla guancia, un po' troppo lungo per i miei gusti.
Alex, fermo davanti alla macchinetta del caffè con una tazzina fumante in mano, ci vede e ci lancia un'occhiata indecifrabile. Il suo sguardo è tornato ad essere inaccessibile.
Rientrati entrambi nello studio, quasi mi aspetto una battutina velenosa su quello che ha appena visto. Ma qualsiasi cosa stia pensando, sembra aver deciso di tacere.
Verso le cinque meno un quarto, a lavoro terminato, mi decido finalmente a spezzare il silenzio.
<<Ho finito>> lo informo. <<Tu a che punto sei?>>
<<Non che siano affari tuoi, ma ho finito anch'io.>>
<<Non vuoi leggere anche la mia correzione?>> chiedo, in tono di sfida.
<<No, non ho tempo. Devo tornare dalla mia fidanzata.>> Mi lancia un sorriso sornione e fa per andarsene. <<Consegni tu questi ad Andrew?>> mi domanda, indicando i manoscritti corretti. <<Immagino che apprezzerà di più se sarai tu a darglieli.>>
La battutina acida che ho atteso per tutto il pomeriggio finalmente è arrivata e, da una parte, mi fa sperare che ad Alex importi ancora qualcosa di me. Ma so che è solo una crudele illusione.
<<Non c'è niente tra me ed Andrew, Alex>>, confesso, guardandolo dritto negli occhi. Purtroppo per me, sono ancora innamorata di te, vorrei aggiungere, ma mi trattengo.
<<Ripeto, Tessa, puoi fare quello che vuoi>> dice. <<Però trovo abbastanza squallido che tu lo prenda in giro in questo modo.>>
<<Scusa?>>
<<Insomma, te la fai con lui, con il figlio del capo, perché speri di essere assunta, una volta finito lo stage e il college? Non ti rendi conto di quanto sia triste, persino per te?>>
Resto di nuovo a bocca aperta.
È il primo giorno che lavoriamo insieme e con quante cattiverie è già riuscito a ferirmi?
Non ribatto. Sbatto il manoscritto sulla scrivania ed esco in fretta dalla stanza.
Mi dirigo in bagno, dove resto per qualche istante a guardare i miei occhi stralunati allo specchio.
Mi merito tutto. Mi merito la delusione, l'umiliazione, il dolore. Ma non sono abbastanza forte per sopportarlo.
Domani andrò dal direttore.
Me ne andrò.
È deciso.
Torno nello studio per comunicarlo ad Alex, ma lui non c'è già più.
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