Capitolo 39


<<Michael?>> La voce mi esce in un sussurro strozzato, mentre il fiato mi si ghiaccia nei polmoni.

Boccheggio, quasi immemore di come si faccia a respirare, mentre il ricordo di come le sue mani si muovevano esperte e voluttuose su di me, più di un anno prima, in quella dannata camera della Confraternita, incomincia a mettere radici nel mio cervello; e anche oggi, come numerose altre volte, sembra impossibile estirparlo.

Neppure in un universo o in una vita parallela avrei mai potuto desiderare di rivedere i maledetti occhi di Michael Kane.

E, fino ad ora, non avevo nemmeno preso in considerazione la possibilità di ritrovarmi faccia a faccia con il ragazzo che è stato complice della totale disfatta della mia storia d'amore.

L'ultima volta che l'ho visto, il suo volto era completamente tumefatto. Un'irriconoscibile e macabra maschera di sangue.
Invano mi implorava di intervenire e fermare la furia del mio fidanzato che, dopo aver scoperto la nostra breve tresca, si era avventato su di lui senza alcuna pietà.

Dopo quella terribile notte, che ha profondamente e definitivamente segnato la mia e la vita di Alex, di Michael non ho più avuto notizie.

Ero convinta che si fosse trasferito e se ne fosse andato per sempre; che suo padre – il famigerato rettore dell'Università - per evitare di alimentare dicerie, pettegolezzi e, soprattutto, creare inutili scandali, lo avesse "spedito" in Italia, da una vecchia e ricchissima zia.

Contrariamente ad ogni aspettativa, invece, ecco che il suo fisico asciutto e slanciato torreggia fiero su di me, mentre le sue iridi verdi, ridotte ad una sottile fessura, come steli d'erba ghiacciata, mi scrutano attentamente.

<<Ne è passato di tempo, vero, McRayan?>> mormora lui, e il cipiglio che gli si disegna sulla fronte, misto ad un ghigno malevolo, mi fanno trasalire.

Cerco di camuffare la reazione con un colpo di tosse, per evitare di risultare troppo turbata agli occhi dei miei colleghi, di Andrew e, soprattutto, di Michael stesso: in questo momento, mi trovo praticamente al centro dell'attenzione di tutti e non posso, per nessuna ragione, permettermi di fare scenate.

Non so ancora per quale motivo i miei colleghi abbiano deciso di organizzare questa festa, né perché proprio Michael Kane sia stato invitato.

Ma prima di trarre conclusioni affrettate e perdermi nell'elaborazione di bizzarre teorie complottistiche, voglio concedermi di credere che tutto questo abbia una spiegazione logica.

Distolgo lo sguardo da quello di Michael e torno a focalizzare l'attenzione su Andrew.

Chi meglio di lui è in grado di chiarire la situazione?

Tuttavia, prima che possa porgergli le fatidiche domande, vengo travolta dall'immenso e ancora inspiegabile entusiasmo dei miei numerosi colleghi, che finiscono per allontanarmi da Andrew e, per il momento, dalle tanto agognate spiegazioni.

Per diversi minuti, vengo sballottata a destra e a manca, tra strette calorose e svariate congratulazioni, alcune pronunciate con una punta d'invidia, altre sinceramente o con velata indifferenza.

L'assenza di Alex, ovviamente, mi balza subito all'occhio e, per una volta, spero con tutto il cuore che abbia deciso di non partecipare alla festa: la serata potrebbe trasformarsi in tragedia, se lui e Michael dovessero trovarsi ancora una volta nella stessa stanza.

Non oso neppure immaginare come potrebbero reagire l'uno alla vista dell'altro e, senza dubbio, non ci tengo a sperimentare proprio questa sera.

Ancora una volta, non posso fare a meno di chiedermi perché Michael sia stato invitato e se Andrew sia a conoscenza dei segreti che, il mio ex ed io, abbiamo premurosamente tentato di nascondere.

Gli ultimi a venire ad abbracciarmi sono Clark ed Eleanor, ed è proprio la mia migliore amica ad offrirmi la possibilità di schiarirmi le idee.

Per lo meno, a proposito della festa a sorpresa.

<<El, puoi spiegarmi che succede?>> le domando, confusa, sciogliendo l'abbraccio ma continuando a tenerla per la vita. <<Non capisco... Questa festa...>>

La mia amica mi lancia una breve occhiata torva. <<Dovrei odiarti per non avermene parlato. Anzi, non dovrei proprio più rivolgerti la parola...>>

Intuisco subito che si sta riferendo al trasferimento e quando tento di giustificare il mio comportamento, Eleanor mi interrompe con un gesto della mano.

Il suo volto, dapprima serio, finalmente si schiude in un meraviglioso sorriso.

<<Tuttavia>> prosegue, <<anche se non sempre condivida le tue scelte e talvolta il tuo comportamento possa risultare incomprensibile, se non addirittura discutibile... sei pur sempre la mia migliore amica.>>

Non c'è più traccia di irritazione nella sua voce e le sue parole finiscono per farmi sorridere.

<<Se hai deciso di partire senza dire nulla, sicuramente avrai avuto le tue ragioni. Quando avrai voglia di parlarne, io sarò pronta ad ascoltarti, come sempre. Lo sai.>>

Io annuisco, ma prima che possa commentare, El si affretta a continuare: <<Inoltre, so quanto desiderassi quel posto. Hai lavorato sodo per ottenerlo e lo meriti, Tess, più di chiunque altro. Sono sicura che te lo terrai stretto e che, questa volta, non finirai per gettare tutto all'aria. Ti invidio da morire e mi mancherai tantissimo in ufficio...>> piagnucola, prima di tornare di nuovo ad abbracciarmi.

<<Quindi>> rifletto ad alta voce, soffiando tra i suoi infiniti capelli scuri, <<la richiesta di trasferimento è stata accettata...>>

Dovrei esserne entusiasta. Al settimo cielo, anzi.

Dovrei esultare perché, in fondo, era ciò che desideravo, no?

Eppure, per qualche bizzarra e sconosciuta ragione, è l'immagine degli occhi di Alex a balenarmi immediatamente in testa, in una serie di diapositive.

Un lampo di delusione mi attraversa e, nel momento in cui lo stomaco mi si attorciglia, non riesco a nascondere una smorfia.

Tuttavia, non appena la mia migliore amica si allontana per guardarmi in faccia, mi affretto a dissimulare un sorriso e lei sembra non accorgersi dell'infinità di emozioni che mi si agitano nello sterno.

Le sue labbra, al contrario, assumono una smorfia sbalordita, mentre esclama: <<Andrew non ti ha detto nulla?>>

Mi limito a scuotere la testa in segno di diniego e a stringermi nelle spalle.

Che altro devo sapere?

<<Allora è il caso che tu ne discuta con lui>> mi suggerisce, facendo un cenno col capo in direzione del nostro collega. <<Ne riparliamo più tardi.>> Poi, dopo avermi fatto l'occhiolino, si allontana e sparisce, inghiottita dalla marmaglia di gente.

Resami conto di non essere neppure riuscita a parlarle della misteriosa presenza di Michael, mi lascio andare in un sospiro greve. E, alla fine, decido di marciare a passo spedito verso Andrew.

Mi deve molte, infinite risposte.

Il ragazzo sembra intento a sostenere un'animata conversazione proprio con Michael, in un angolo appartato della sala, lontano da occhi e orecchie indiscrete.

<<Non fare stronzate, Mike>> sta sussurrando, in tono minaccioso. <<Mi ha sentito? Non fare...>>

<<Possiamo parlare?>> Irrompo senza troppi preamboli, rivolgendomi direttamente a lui e ignorando Michael di proposito.

Quando gli occhi di Andrew incrociano i miei, il suo volto serio, cupo, si illumina all'istante. <<Ma certo>> esclama, sorridendo esageratamente.

Poi, prima di prendermi per mano, si volta un'ultima volta verso il ragazzo: <<Ne riparliamo dopo>> dice e, di nuovo, non mi sfugge un certo portamento ostile nei suoi confronti.

Il mio collega mi trascina in una zona ancora più isolata del locale, dove finalmente potremo parlare in tutta libertà, da soli.

Fortunatamente, l'attenzione del resto degli invitati è ormai rivolta altrove: la maggior parte è ancora in piedi, intenta a parlottare, mentre alcune "mosche bianche" – delle quali fanno parte i più timidi e riservati - sono già sedute a tavola, in attesa che venga servita la cena.

Grazie al cielo, esulto mentalmente. Non riuscivo più a sopportare i loro sguardi puntati addosso.

<<Ti è piaciuta la sorpresa?>> mi domanda subito Andrew, prima che possa porgergli i mille quesiti che mi tormentano.

Dal modo in cui mi sta osservando e stringendo le mani, sembra nutrire grandi, smisurate aspettative.

<<B-be s-sì, ma...>> mi ritrovo a balbettare, estremamente in imbarazzo e incapace di mettere ordine alla marmaglia di pensieri, dubbi e domande che mi si affollano nel cervello.

<<Lo so, lo so>> mi interrompe lui. <<Avrei dovuto prima parlarne con te. Però, quando ci siamo sentiti al telefono, la mattina che hai richiesto il trasferimento, sembravi così giù di morale...>>

<<Lo ero>> confermo, mentre cerco di scacciare i ricordi dell'ultima mattina a Laguna Beach, quando, in un impeto di coraggio, ho deciso di lasciarmi il passato e Alex alle spalle.

<<Ho pensato di fare qualcosa per te>> prosegue Andrew. <<Per renderti felice...>>

<<Be', ti ringrazio per la festa a sorpresa>> prorompo di nuovo, prima che il mio collega possa aumentare ulteriormente il mio imbarazzo, magari uscendosene con qualche bizzarra "dichiarazione d'amore" o qualcosa del genere. <<Ma non dovevi. Davvero.>>

<<Non mi riferivo alla festa>> gongola lui, incapace di contenere l'entusiasmo. <<La cena d'addio è solo una parte della sorpresa. La più irrilevante, a dir la verità.>>

Al mio sguardo confuso, Andrew risponde lasciandomi le mani e prendendomi tra le braccia. <<Congratulazioni, Tessa: sei stata trasferita e promossa.>>

<<Promossa?>> esclamo, incredula. <<Sul serio?>>

Lui annuisce. Poi, prima di sciogliere l'abbraccio, mi lascia un bacio tra i capelli e sulla guancia.

<<M-ma è possibile? Insomma, s-sono solo una stagista...>>balbetto, in preda all'entusiasmo.

<<Nel nuovo ufficio di Chicago serviva un'ultima addetta alla ricerca di talenti nascosti>> mi spiega. <<È vero, solitamente è un posto riservato a coloro che sono già in possesso di una laurea. Tuttavia, l'ottimo lavoro svolto durante questi mesi, sommato ai tuoi eccellenti voti universitari, non sono passati inosservati.>>

Fa una pausa, durante la quale mi ravvia una ciocca di capelli – questa sera eccezionalmente lisci - dietro l'orecchio, e poi prosegue. <<È bastato mettere una buona parola per te, garantire sulla tua estrema determinazione, bravura e volontà, per convincere mio padre ad assumerti per quel posto. Inizialmente solo come stagista, ovvio. Ma, se risulterai essere all'altezza delle aspettative, dopo la laurea, sarai la prima ad essere definitivamente assunta.>>

Deglutisco rumorosamente, mentre l'emozione e l'incredulità mi serrano la gola.

<<Be', che ne dici, Tess?>> mi imbecca Andrew, notando il mio inaspettato mutismo.

Sto ancora tentando di elaborare l'infinità di informazioni appena ricevute, alla disperata ricerca delle parole giuste con le quali ringraziarlo, quando lo sguardo del mio collega, improvvisamente, scatta alle mie spalle.

Dal modo in cui le sue braccia si irrigidiscono, deduco che ciò che sta vedendo non gli piaccia per niente.

Seguo il filo del suo sguardo e mi volto di rimando, curiosa di scoprire la fonte del suo repentino cambio d'umore.

Quando le mie iridi mettono finalmente a fuoco l'immagine, rimango senza fiato: Alex, vestito di tutto punto e di una bellezza sconvolgente, sta facendo il suo ingresso nel locale.



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SPAZIO AUTRICE:

*E adesso ne vedremo delle belle.*🤭

Buongiorno, lettori. ❤️

Purtroppo, ci stiamo inesorabilmente avvicinando alla fine di "Un imperdonabile errore".

Mancano davvero pochissimi capitoli (forse un paio, più l'epilogo).

Ma, fortunatamente, i colpi di scena non sono ancora finiti. ANZI. 😁

Se siete curiosi di scoprire cosa accadrà, non perdete il prossimo aggiornamento.

Un abbraccio. ❤️

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