Capitolo 36

        
Chiudo la chiamata e mi avvolgo nel lenzuolo, mentre cerco di recuperare i miei vestiti, praticamente sparsi per tutta la casa.

Proprio come mi aspettavo, Alex non è in salotto, né in cucina, e non posso fare a meno di chiedermi dove diavolo sia finito.

Dopo aver terminato di rivestirmi, tracanno un po' del caffè freddo che ho trovato in una caraffa, abbandonata sul bancone della cucina.

Rimango per qualche istante a fissare il vuoto, con un'enorme tazza rossa in mano, impiegando ogni sforzo per impedirmi di tornare a perdermi in inutili riflessioni.

Tuttavia, i miei pensieri finiscono immancabilmente per focalizzarsi di nuovo sul ragazzo dai capelli corvini, senza che possa fare nulla per frenarli.

Per quanto mi fossi ripromessa di non sperare in alcun cambiamento, alla fine, volente o nolente, non ho potuto evitare di sentirmi delusa dal suo comportamento; usata, persino.

Al momento, non riesco davvero a credere che la notte appena trascorsa non abbia significato niente. Ma dovrò incominciare a farlo, se non voglio tornare a impigliarmi nella maledetta ragnatela di speranze e conseguenti frustrazioni.

Ogni qual volta decida di lasciarmi andare, di illudermi, anche solo per un istante, che per il nostro amore ci sia ancora speranza, Alex si inventa nuovi metodi per deludermi. E uccidermi.

Ma ne ho abbastanza.

Sono su questa giostra fatiscente ormai da troppo tempo e credo che sia finalmente arrivato il momento di scendere.

Mentre sento di nuovo quella familiare morsa serrarmi la gola, il cellulare di Alex, intento a vibrare sul tavolo ancora apparecchiato della cucina, attira la mia attenzione.

Mi avvicino e, senza neppure sentirmi troppo in colpa, leggo gli ultimi SMS ricevuti.

Il più recente è di Katherine:

Ho davvero bisogno di parlarti.
Appena puoi, chiamami.

Ma è un'altra notifica a farmi sbiancare, mentre realizzo il motivo per il quale, ad un certo punto, Alex abbia deciso di allontanarsi da me.

L'SMS in questione risale alle 4:30 di mattina – 6:30 a Chicago, e il mittente è ancora una volta l'ormai ex fidanzata di Alex.

Dice: Ci ho riflettuto e mi dispiace
averti ingiustamente accusato.
Parliamone, ti prego. Mi manchi.

<<Non riesci proprio a farti gli affari tuoi,
eh?>> La voce dura di Alex mi fa trasalire e, per lo spavento, finisco per lasciar cadere a terra la tazza di caffè.

Il liquido si allarga sul pavimento in una macchia scurissima, proprio come il dolore che sento ampliarsi nel petto ad ogni secondo che passa.

Entrambi ci accovacciamo per recuperarla e quando le nostre dita si sfiorano, vengo percossa dai brividi.

Ci guardiamo negli occhi per un lunghissimo istante e i miei pensieri corrono subito all'SMS di Katherine.

Se, nonostante i momenti appena condivisi, lo ha destabilizzato al punto di tornare a respingermi, non ci sono dubbi su ciò che accadrà: Alex deciderà di perdonarla. Come previsto, finiranno per convogliare a nozze. Ed io mi ritroverò ancora una volta sola, con il cuore irreparabilmente spezzato.

Queste riflessioni finiscono per rafforzare maggiormente la mia decisione.

Mi affretto a distogliere lo sguardo, per evitare di perdermi di nuovo.

Poi mi rialzo, mi sistemo i jeans e mi fiondo in bagno per recuperare uno straccio, con il quale intendo sistemare il disastro che ho combinato.

Anche Alex si leva in piedi e resta ad osservarmi in silenzio, con la "mia" tazza ancora tra le mani.

Ha il viso e i muscoli della mascella tirati in un'espressione cupa; i capelli zuppi d'acqua e la felpa di ieri, sembra star tornando da una passeggiata sulla spiaggia o qualcosa del genere.

Pare che non sappia affatto cosa dire, il che è davvero molto strano: solitamente non si fa scrupoli a dar voce a tutto ciò che gli passa per la testa, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze.

Forse, rifletto, sta solo cercando le parole giuste per ferirmi; le peggiori, per accertarsi di colpirmi nel punto giusto.

Di sicuro non sprecherà quest'occasione d'oro. A maggior ragione dopo quello che è successo stanotte e dopo avermi trovato a sbirciare sullo schermo del suo cellulare.

Temporeggio, ripassando più e più volte lo straccio nello stesso punto, anche dopo che il pavimento risulta essere più lucido di uno specchio. E attendo.

Passano un paio di minuti, ma Alex rimane inerte, rigorosamente muto.

La coltellata tarda ad arrivare e non so se sia il caso di rallegrarmene: se il mio ex non riesce neppure ad essere crudele, se è rimasto effettivamente senza parole, significa che la situazione è più grave di quanto pensassi.

Per quanto preferirei rimanere inginocchiata a pulire il pavimento per sempre pur di non guardarlo in faccia, ad un certo punto incominciano a dolermi le ginocchia, e sono obbligata a rialzarmi.

Ripongo lo straccio dove l'ho trovato e, quando torno in cucina, Alex è intento a fissare il cellulare come se fosse uno strano, pericoloso animale.

<<Tornerete insieme?>> La domanda mi sfugge quasi inconsapevolmente dalle labbra e, una volta pronunciata, vorrei esistesse un modo per potermela rimangiare.

Alex si limita a fare spallucce, senza neppure voltarsi nella mia direzione.

<<La ami?>> insisto.

Non so per quale assurdo motivo questa mattina mi senta più masochista del solito; ma, improvvisamente, mi accorgo che il bisogno di conoscere la verità ha superato di gran lunga la paura.

Ammetto che ci sono stati giorni in cui non mi sono sentita abbastanza forte per riuscire ad ascoltare la cruda e spinosa verità; attimi in cui ho preferito illudermi con innumerevoli bugie, piuttosto che lasciarmi aprire gli occhi dalla penosa, infelice realtà.
Ma oggi non è uno di quei giorni.

Finalmente, il mio ex alza lo sguardo su di me.

Nei suoi occhi pregni di significato leggo tutto quello che necessitavo sapere.

Sì, è innamorato di Katherine.

Provo una fitta di dolore, e un fulmineo istinto di fuga mi coglie alla sprovvista.

In questo preciso istante vorrei solo scappare.

Correre sulla spiaggia per infiniti chilometri. Guardare avanti, senza voltarmi mai più indietro.

Vorrei urlare le mie ferite al vento, strillare finché ho fiato in gola.

Potrei tuffarmi nell'oceano, incurante della pioggia. Nuotare per ore, fino a far collassare i polmoni.

È possibile piangere per un secolo oppure, ad un certo punto, si rischia di annegare?

Mentre la mente viene spazzata via da un ciclone di dolorosi pensieri, i piedi rimangono fissi, inchiodati al pavimento della cucina. E Alex non accenna a distogliere lo sguardo dal mio.

Mi domando che espressione io debba avere in questo momento.

Che occhi avrà un individuo che ha appena ricevuto un colpo interno fatale?
La ferita sarà facilmente individuabile sul suo viso?
Oppure rimarrà invisibile agli occhi della gente, celata dietro ad una fiera espressione indecifrabile?

Mi costringo a sostenere lo sguardo e a rimanere immobile: non darò al mio ex l'ennesima soddisfazione di vedermi crollare di fronte ai suoi occhi.

Mi allago dentro, in un'alta marea irrefrenabile, ma sulle guance non scorre neppure una lacrima.

Lui, dal canto suo, sembra il ritratto dell'evasività: i suoi occhi indugiano ambigui su di me, in una smorfia che non riesco in alcun modo a decifrare.

<<Dobbiamo parlare di questa notte.>> Il suono della sua voce arriva attutito alle mie orecchie, come un eco lontano, ma riesce comunque a riscuotermi.

<<Non c'è molto da dire>> taglio corto. <<Anzi, sono già le 9 e nel pomeriggio ho un aereo da prendere. È meglio che vada.>>

Recupero la mia borsa e il mio cellulare. Poi, mi dirigo a lunghi passi verso l'uscita.

<<Fermati, Tessa>>. Il suo gelido richiamo mi immobilizza.

Le scarpe già sprofondate nella sabbia bagnata, proprio quando ero convinta di essere finalmente sulla via di fuga, avverto la presenza di Alex alle spalle. E sono obbligata a voltarmi.

Incrociare i suoi occhi, questa volta, mi fa tremare da capo a piedi, mentre nella mia mente si insinuano subdolamente alcuni flash della notte passata insieme.

Le sue labbra sul mio collo, dita che si intrecciano e respiri che si perdono l'uno nella bocca dell'altra.
Gemiti soffocati e altri urlati, sorrisi che esplodono e svaniscono velocemente, come nebbia.
Occhi blu che si mescolano ad occhi verdi, labbra che si incontrano e si scontrano...

Ripensarci è come gettare sale sulle ferite. E il bruciore mi lascia senza fiato.

Ma, in fondo, non è questo il metodo migliore per disinfettare i tagli? Non si dice, forse, che l'acqua di mare, arroventando le ferite, finisca per curarle?

<<Dobbiamo parlare>> insiste Alex.

Sosta sotto il portico per ripararsi dalla pioggia mentre io, al contrario, indugio qualche metro più avanti, indifferente alle sottili gocce d'acqua che si schiantano sul viso.

<<Non credo ci sia altro da aggiungere, Alex.>>

Il vento mi muove i capelli in un turbine di riccioli dorati. Mentre insisto nel tentativo di scostarli dal viso, vedo la figura del mio ex scendere velocemente gli scalini e farsi sempre più vicina.

Si para di fronte a me e, inaspettatamente, mi prende una mano nella sua.

<<Questa notte è stata... una delle più belle della mia vita>> mormora, accarezzandomi la pelle con il pollice.

Non riesco a trattenere un ghigno. <<Sì, l'avevo intuito dalla velocità con cui te la sei filata>> ribatto con sarcasmo.

<<Non mi pento di un solo secondo>> continua lui, incurante delle mie parole. <<Neppure di un gesto.>>

Il mio cuore si lascia andare in una capriola, ma la mente rimane lucida, razionale. <<Sei scappato dalla stanza come un ladro, senza dire una parola. Come dovrei interpretare questo gesto?>>

Gli occhi di Alex vacillano. Sbatte le palpebre più volte mentre dice: <<Ero confuso. Avevo bisogno di riflettere.>>

<<Su cosa? Sulle parole giuste con cui scaricarmi la mattina dopo?>> quasi urlo e sfilo la mano dalla sua.

Il mio ex non si scompone. Le iridi blu rimangono fisse sul mio volto. <<Non volevo che ti sentissi usata, ma quello che è successo...>>

<<Non cambia le cose tra noi>> concludo io per lui. <<Lo so già. Ma, diamine, Alex, come puoi pretendere che non mi senta usata? Sei venuto a letto con me e, appena Katherine ti ha inviato quel messaggio, non hai esitato a mollarmi lì come una cretina, sparendo chissà dove.>>

Alex prova a interrompermi, ma io non gliene do modo. <<Se l'obiettivo era vendicarti e distruggermi>> proseguo imperterrita, <<Ci sei riuscito. Spero che la soddisfazione per aver sparato l'ultimo colpo ti riempia di gioia per il resto della vita>>.

Distolgo lo sguardo e faccio per andarmene, senza pentirmi minimamente del tono freddo con cui ho messo fine alla discussione. Tuttavia, dopo pochi passi, torno indietro.

Ritrovo Alex ancorato nello stesso punto. Le braccia molli lungo ai fianchi, lo sguardo severo, probabilmente infuriato per non aver neppure avuto modo di contro attaccare; alza entrambe le sopracciglia, perplesso.

<<Ho parlato con Andrew, stamattina>> prorompo.

Le sue bellissime labbra si modellano in una smorfia stupita, mentre io mi affretto a continuare.

<<Come ben sai, la casa editrice dei Clarks ha sedi praticamente in tutta l'America. E da qualche settimana a questa parte, la nostra non è più l'unica presente a Chicago...>>

<<Dove vuoi arrivare, Tessa?>> riesce finalmente a interrompermi, incrociando le braccia al petto.

I miei occhi sono immediatamente attratti dai suoi enormi bicipiti, che si irrigidiscono sotto la stoffa della felpa.

Il ricordo di come stanotte si sono tesi per lo sforzo, mentre lui si muoveva dentro di me, mi colpisce all'improvviso. Ma cerco in ogni modo di scacciarlo.

Mi schiarisco la voce prima di proseguire. <<Ho chiesto ad Andrew se fosse possibile trasferirmi nell'ufficio della nuova sede e mi ha promesso di parlarne con suo padre. Se tutto andrà secondo i piani, terminerò gli ultimi mesi di stage altrove.>>

La reazione di Alex non è affatto quella che mi aspettavo.

Credevo che avrebbe esultato, esplodendo in un gridolino di gioia. O, per lo meno, avrebbe commentato con un freddo: ''Grazie a Dio".

Invece, al contrario, si limita ad annuire secco. Senza aggiungere altro.

<<È la cosa migliore da fare>> concludo io. Lo è sempre stata e non so per quale motivo io non ci abbia pensato prima.

Probabilmente perché, finora, la possibilità di andarmene, di lasciare le persone che amo, non mi aveva mai neppure sfiorato.

In cuor mio, devo sempre aver sperato che, lavorando a stretto contatto con Alex, lui avrebbe finito col rimpiangermi. E avremmo, in qualche modo, aggiustato ogni cosa.

Ma dopo ciò che è successo stanotte e le riflessioni di questa mattina, la soluzione è germogliata davanti ai miei occhi come un bocciolo di rosa: unica e piena di speranza.

Chicago è una delle metropoli più grandi d'America, e la nuova sede dei Clarks si trova esattamente dalla parte opposta della città.

Ho già programmato tutto: prenderò in affitto un appartamento per questi tre mesi e tornerò a casa solo per sostenere gli ultimi esami.

Dopo la laurea, se tutto dovesse andare per il meglio, potrei anche venire assunta dai Clarks e traslocare definitivamente dall'altra parte di Chicago. Oppure, persino altrove.

Quello che conta è che sarei sola, finalmente indipendente. E, cosa più importante, a infinite miglia di distanza da Alex.

Il futuro, improvvisamente, sembra estendersi di fronte a me in infinite e tortuose stradine, ognuna più ricca di possibilità dell'altra.

Non ho più intenzione di voltarmi a guardare ciò che ho lasciato alle spalle, né di rimuginare su antichi e imperdonabili errori.

Ripensare al passato è ormai una vecchia abitudine, un vizio del quale ho deciso di liberarmi.

Fisso forse per l'ultima volta il viso bellissimo e imperscrutabile del mio ex, prima di decidere che è arrivato il momento di andarmene.

<<Addio, Alex>> mormoro soltanto. Poi, senza più voltarmi indietro, mi incammino verso la strada sterrata.

***

Alex non mi ha fermata.

Una parte di me, la più irrazionale, avrebbe voluto che lo facesse. Che mi rincorresse, mi afferrasse un braccio – come al suo solito - e mi chiedesse di restare.

Mi sarebbe bastato anche un unico, breve SMS.

Poche parole: "Torna indietro". E sarei tornata sui miei passi in un batter d'occhio, nonostante tutto.

Ma mi ha lasciata andare senza dire una parola. E, in fondo, sapevo che sarebbe andata così.

Ha smesso di piovere da un po', ma le nuvole indugiano ancora cupe sulla mia testa, pronte a scoppiare in un pianto irrefrenabile da un momento all'altro. Proprio come me.

Ho preferito dirigermi verso l'Hotel a piedi, in quanto avevo davvero bisogno di camminare. Di scaricare la tensione.

Non so ancora cosa dirò a Coraline quando ci troveremo l'una di fronte all'altra, ma temo proprio che scoppierò a piangere tra le sue braccia.

Con Alex ho indubbiamente - e finalmente - dimostrato una forza a dir poco incredibile, che neppure sapevo di avere. Ma so che non riuscirò ad essere altrettanto tenace di fronte alle domande e allo sguardo amorevole di sua madre.

Dopo aver percorso diverse miglia, ed essermi lasciata l'Oceano e il mio ex alle spalle, sento finalmente vibrare il cellulare nella tasca dei jeans.

Cerco di distrarmi leggendo gli ultimi SMS ricevuti, e ignoro una fitta di delusione quando mi accorgo che non ce n'è neppure uno da parte di Alex.

Ne leggo un paio di Eleanor in cui mi chiede, in maniera piuttosto apprensiva, dove sia finita.

Mi sento immediatamente in colpa: sono partita per la California senza dire nulla. E, cosa peggiore, questa mattina ho addirittura deciso di richiedere il trasferimento senza prima parlarne con lei.

Quando lo scoprirà, probabilmente andrà su tutte le furie. E non avrebbe tutti i torti.

Mi riprometto di parlare al più presto con la mia migliore amica, mentre leggo l'ultimo SMS di Cora: mi domanda se ho intenzione di restare a Laguna Beach o di tornare a Chicago con lei.

Prendo coraggio e decido di chiamare la madre di Alex per avvisarla del mio arrivo.

Tuttavia, un SMS da un numero sconosciuto finisce per raggelarmi.

Il cellulare mi scivola dalle mani e cade a terra in un sonoro tonfo.

Che ti avevo detto, Tessa McRayan?
Alcune frequentazioni portano solo guai.
Nel tuo caso, guai seri.

_____________________________

SPAZIO AUTRICE:

Buonasera, miei amati lettori ❤️

Se lo scorso capitolo vi aveva fatto ben sperare in una riconciliazione tra i due protagonisti, mi trovo costretta a deludervi: Tessa e Alex non sono mai stati così lontani e, dal momento che la ragazza ha optato per questa improvvisa decisione, ritrovarsi sarà ancora più difficile.

Ma secondo voi, cosa accadrà adesso?

Tessa sarà finalmente in grado di lasciarsi il passato alle spalle o, alla fine, tornerà di nuovo sui suoi passi?

E Alex deciderà di perdonare Katherine? Oppure, sebbene non osi ammetterlo neppure a se stesso, la notte appena trascorsa lo avrà irrimediabilmente cambiato?

E che mi dite del ritorno dello sconosciuto? Che cosa avrà voluto dire con quell'SMS ambiguo?

Non smettete di seguire gli aggiornamenti di "Un imperdonabile errore", di commentare e lasciarmi stelline. 🌟

Grazie per il supporto e a presto! 🤗

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top