Capitolo 35
Alex si muove sulle mie labbra quasi con disperazione, come se baciarmi gli provocasse sollievo e, allo stesso tempo, dolore.
Schiudo le labbra per lasciare che mi esplori la bocca con la lingua, mentre le mie mani si inoltrano sotto la felpa e incominciano a vagare per la sua schiena.
Sento brividi ovunque mentre la sua lingua si intreccia amabilmente con la mia, in una danza imparata secoli fa, che non abbiamo dimenticato e che mai scorderemo.
Questo ragazzo dai riccioli scuri è stato il mio primo bacio, la mia prima notte d'amore.
Non importa cos'è accaduto, cosa accadrà: resterà per sempre il mio grande amore, l'anima gemella di cui tutti parlano e della cui esistenza taluni dubitano.
Non ricordo come le sue dita siano finite sotto la mia maglietta, ma la leggera pressione che stanno esercitando sui miei fianchi mi fa ansimare sempre più forte.
Ho cuore e stomaco ormai ridotti in poltiglia quando le sue labbra scendono sul collo, stampando piccoli baci ovunque.
Appoggio la testa alla parete per sorreggermi, mentre cerco con ogni sforzo di sfilargli la felpa.
Appena Alex si allontana da me, non riesco a trattenere un verso di disappunto. Ma l'insoddisfazione per quel breve momento di lontananza viene ripagata con la vista del busto nudo e meravigliosamente sensuale del mio ex.
Lo sguardo mi cade sulla tartaruga perfettamente scolpita e, solo successivamente, sul rigonfiamento nei jeans.
Non posso fare a meno di arrossire, mentre un calore familiare si propaga ovunque.
Alex torna immediatamente a baciarmi, tenendomi saldamente il viso con entrambe le mani.
Mi accorgo subito di quanto questo bacio sia diverso rispetto a quelli di poco fa.
Non c'è più ombra d'angoscia sulla sua bocca. Il movimento è diventato frenetico, passionale. Straordinariamente eccitante. E trasuda desiderio.
Tremo mentre realizzo che il mio ex mi desidera ancora, esattamente nello stesso modo in cui io non ho mai smesso di desiderare lui.
Lo aiuto a togliermi la maglietta, e lui si affretta a sganciarmi il reggiseno e a sfilarlo dalle braccia. Poi, senza scollare la bocca dalla mia, mi trascina verso la camera da letto.
Rischiamo di inciampare un paio di volte, ma non ce ne preoccupiamo troppo: siamo completamente in balia l'uno dell'altra e dubito esista distrazione in grado di fermarci.
Ci liberiamo dei vestiti rimasti e rimaniamo in piedi, a qualche passo dal letto, l'uno di fronte all'altra.
Alex torna a prendermi per i fianchi e i suoi occhi indugiano per qualche minuto sul mio corpo nudo. Seguono diligentemente ogni curva, ogni spigolo, ogni dettaglio, e la mia pelle brucia laddove i suoi occhi si posano.
Improvvisamente, non posso fare a meno di sentirmi incerta, insicura di me stessa.
Sono dimagrita molto dall'ultima volta che abbiamo fatto l'amore; le curve pericolose che amava tanto, si sono ormai sostanzialmente ridotte a insulse stradine leggermente incurvate; le ossa delle costole e del bacino, in passato neppure visibili, adesso sporgono in maniera spropositata; i fianchi continuano ad essere un po' più larghi rispetto al resto del corpo, ma risultano essere più spigolosi, appuntiti.
Tento di farmi scudo, coprendomi con gli infiniti boccoli biondi, mentre mille domande incominciano a turbinarmi in testa, in un irrefrenabile vortice d'aria e paranoie.
E se non dovessi più piacergli? E se non lo eccitassi più come una volta?
E se dovesse finire per fare confronti con il corpo praticamente perfetto di Katherine? Penserà che lei sia più bella, più sensuale, più attraente di me?
Cerco sul suo volto un indizio, un accenno, una smorfia che mi faccia capire a cosa stia pensando.
La mia quasi inesistente autostima in questo momento avrebbe bisogno di conferme, di incoraggiamento, ma Alex rimane muto, ad osservarmi a viso aperto.
Gli occhi blu leggermente spalancati, mi risistema i capelli dietro la schiena e incomincia a far scorrere un indice giù per la spalla e l'arto destro. Poi risale, accarezzandomi l'interno del braccio.
Come un pittore che dipinge la sua tela, percorre allo stesso modo ogni linea del mio corpo con il palmo aperto della mano, facendomi venire la pelle d'oca.
L'emozione mi fa serrare le palpebre per un attimo, ma le riapro immediatamente: ben consapevole che questa sarà l'ultima notte che passeremo insieme, desidero imprimere nella memoria ogni particolare, ogni gesto, ogni suo movimento.
A differenza di quello che molti pensano, non sono ingenua: il fatto che Alex si stia finalmente arrendendo all'attrazione fisica, non significa che mi abbia perdonato o che abbia intenzione di farlo.
Credo che si tratti più che altro di un blando momento di debolezza, probabilmente dovuto a tutto il vino tracannato a cena.
Forse, il vago senso di nostalgia che aleggia tra i muri di questa casa, i ricordi che vivono sepolti tra i granelli di sabbia di Laguna Beach, hanno giocato a nostro favore, rendendo entrambi più vulnerabili. Più inclini a commettere follie.
Non sono nemmeno tanto stupida da illudermi che questa esperienza si ripeterà: Alex ha sì smarrito il nord, ma domattina l'avrà già recuperato e si ritroverà di nuovo sulla strada giusta. Una strada destinata a dirigersi altrove e a non incrociare mai più, neppure per un momento, la mia vita.
Ma questa notte è solo nostra.
Lui è di nuovo mio e io sono ancora sua. Fino all'alba.
Al sorgere del sole, l'incantesimo svanirà e, come ogni Cenerentola che si rispetti, sarò costretta a tornare a fare i conti con la realtà.
Ma in questo preciso istante, il futuro è l'ultimo dei miei pensieri.
Sto ancora riflettendo su cosa starà pensando Alex alla vista del mio corpo così profondamente diverso, cambiato, quando la stanza viene improvvisamente illuminata a giorno dal suo sorriso perfetto.
<<Sei...>> incomincia a sussurrare Alex, poi fa una pausa, probabilmente alla ricerca del termine adatto. <<diversa>> conclude, senza smettere di sorridere.
Io prorompo in un risolino imbarazzato. Apro la bocca per indagare se intenda in senso buono o cattivo, ma lui si affretta a precedermi. <<Sei sempre stata bellissima, Tess. Ma così...>> torna a squadrarmi lentamente e, nuovamente incapace di riuscire a trovare l'espressione appropriata, si rituffa sulle mie labbra.
Basta questo a frenare il ciclone di paranoie.
Forse, realizzo, alcuni momenti non hanno bisogno di parole.
Alex si butta sul letto, trascinandomi con sé. Non smette di baciarmi neppure un secondo e non mi dispiacerebbe se continuasse a farlo per il resto della vita.
Quando le mie mani scorrono sul suo corpo, realizzo che il mio fisico non è l'unico ad essersi trasformato.
Alex è sempre stato piuttosto in forma. Quando eravamo fidanzati, ogni tanto frequentava la palestra e non gli dispiaceva giocare a football con gli amici.
Intelligente, sfrontato e bellissimo, non a caso era uno dei partiti più ambiti della scuola - e probabilmente continua ad esserlo dell'Università.
Difficile non guardarlo, non aspirare a passare almeno una notte – o addirittura l'intera esistenza, a baciare le sue labbra carnose e sensuali. Impossibile non esserne gelosa, e desiderare di poter cavare gli occhi ad ogni creatura femminile osasse posare lo sguardo su di lui.
Ma adesso... la sua bellezza è ancor più provocante.
Il fisico perfettamente scolpito e statuario, leggermente più maturo rispetto a qualche anno fa, lo rende simile a un Dio Greco.
I muscoli sodi guizzano sotto le mie mani, mentre ne percorro ogni centimetro con i polpastrelli.
Le labbra lasciano una scia bagnata sul suo collo, sul petto e sull'addome.
Per un secondo, prendo addirittura al vaglio la possibilità di trascorrere l'intera notte unicamente ad accarezzare e baciare la sua pelle. E potrei benissimo farlo, se Alex non avesse in mente tutt'altro.
Con una mossa agile, si posiziona sopra di me.
I ruoli si sono improvvisamente invertiti: adesso sono le sue labbra a tergiversare fameliche su ogni millimetro del mio corpo.
Mi gira la testa e ho paura di andare fuoco da un momento all'altro, tanto mi sento preda delle fiamme.
Dopo avermi succhiato avidamente il collo, si attarda un attimo a guardarmi negli occhi.
I suoi sono leggermente strabuzzati, ma sorridono, come non li vedevo sorridere da tempo.
Poi, con lo sguardo incastrato nel mio, entra lentamente dentro di me e il mio corpo viene subito travolto dai brividi.
Facciamo l'amore come se fosse la prima volta. O forse l'ultima.
E quando Alex si accascia sfinito accanto a me, ho la netta sensazione di aver appena valicato i confini di un paradiso ormai proibito, ma ancor più magico di quanto ricordassi.
***
È una luce fredda, quasi surreale, a colpirmi le palpebre la mattina dopo.
Tento di aprire gli occhi, ma il bruciore mi costringe a socchiuderli di nuovo, e mi ci vogliono un paio di minuti prima di riuscire ad abituarmi a quel chiarore fastidioso.
Il cielo deve essere completamente coperto: non c'è traccia dei raggi del sole e, anzi, mi pare addirittura di udire un debole rumore di pioggia.
Non ho bisogno di protendere un braccio sul letto, né di guardarmi attorno, per rendermi conto di essere rimasta sola: avevo già percepito l'assenza di Alex al mio fianco parecchie ore fa.
Dopo essere crollato senza forze accanto a me, il mio ex si è immediatamente addormentato. Io, al contrario, sono rimasta parecchi minuti ad osservarlo.
La luna proiettava su di noi una luce aurea, mentre il faro illuminava la stanza ad intermittenza, facendo sembrare tutto così... perfetto. Giusto.
Il volto del mio ex, rivolto verso di me, dapprima estremamente rilassato, all'improvviso si era misteriosamente accigliato.
Avrei voluto rimanere a guardarlo dormire per ore, ma alla fine, lentamente e inconsapevolmente, sono scivolata anch'io nel sonno.
Mi sono svegliata di soprassalto qualche ora dopo, e ho fatto appena in tempo a scorgere la figura di Alex allontanarsi silenziosamente dalla camera da letto.
Ero convinta che stesse andando in bagno, ma non l'ho più sentito tornare.
Non mi aspettavo di certo che dormisse appiccicato a me tutta la notte, né di svegliarmi tra le sue braccia. Ma nemmeno che si alzasse prima dell'alba e mi lasciasse da sola, abbandonata tra le coperte.
Senza dubbio, deve essersi pentito.
Rendermene conto è come ricevere un pugno allo stomaco. Provo una fitta di dolore, mentre stupide lacrime minacciano di inondarmi le guance.
Sapevo che, presto o tardi, Alex sarebbe tornato a respingermi. Ne ero perfettamente cosciente.
Eppure, non l'ho fermato.
Mi sono lasciata investire dall'emozione, dal sentimento, dall'amore che non ho mai smesso di provare per lui.
Ancora una volta gli ho dato tutto, senza pretendere nulla in cambio.
Neanche per un momento ho pensato a me stessa, alle conseguenze; a cosa avrebbe significato per me risvegliarmi dal sogno, realizzare ancora una volta che niente tornerà mai più come prima.
La realtà ha un unico volto ed io mi sono ostinatamente rifiutata di guardarlo: Alex non è più innamorato di me.
Prova attrazione nei miei confronti; forse, raramente, pietà, per la povera ragazza che non fa altro che rincorrere un ricordo.
Ma la verità è che il maledetto sbaglio, l'imperdonabile tradimento, hanno distrutto definitivamente l'amore.
Qualsiasi sentimento abbia provato Alex nei miei confronti, è ormai sparito. E non c'è modo di tornare indietro, di cancellare il passato o riesumarlo.
È troppo tardi.
Sono sempre stata convinta che questa frase fosse stata fatta apposta per i codardi, per coloro che non sono abbastanza coraggiosi per lottare, o troppo orgogliosi per perdonare.
E, tra tutti i difetti che mi appartengono, la vigliaccheria non ha mai fatto parte di me.
Nel bene e nel male, non ho mai avuto paura di prendermi le mie responsabilità.
Ho immediatamente impugnato la metaforica spada, nel momento in cui sapevo di dover lottare. Non mi sono mai arresa, neanche quando sentivo di star combattendo contro i mulini a vento, insieme a Don Chisciotte.
Ho messo troppo spesso da parte l'orgoglio, talvolta arrivando addirittura a perdere dignità. Mi sono umiliata per amore. Ho implorato perdono, anche quando era l'amore a farmi a pezzi. Ho offerto aiuto, senza pretendere nulla in cambio, nonostante fossi la prima ad averne dannatamente bisogno.
Ma ad oggi mi chiedo se ne sia valsa davvero la pena. Se non fosse già davvero troppo tardi.
La verità è che Alex non ha mai fatto nulla per venirmi incontro.
Non importa quanto io cercassi di urlare, di spiegare: neppure per un istante si è fermato ad ascoltarmi.
È sempre stato troppo impegnato ad odiarmi per soffermarsi a pensare che, forse, il nostro amore meritava una seconda possibilità.
E a questo punto, mi chiedo se mi abbia mai veramente amata. O se, esattamente come questa notte, si sia limitato a restare in superficie, senza mai andare veramente a fondo.
Se mi avesse amata profondamente, non avrebbe almeno provato a capire, a capirmi?
Se i sentimenti che provava nei miei confronti fossero stati reali e abbastanza forti, sarebbe stato così facile sopprimerli?
Il suono insistente del mio cellulare, abbandonato sul comodino, mi riscuote dai mille pensieri.
Mi asciugo un paio di lacrime, sfuggite accidentalmente al mio controllo.
Quando noto il nome sullo schermo dell'apparecchio, ormai non ho più dubbi su quale sia la cosa migliore da fare.
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SPAZIO AUTRICE:
Buonasera, lettori ❤️
Mi auguro che non abbiate trovato troppo volgare la prima parte del capitolo, ma non ho potuto fare a meno di soffermarmi su alcuni particolari: desideravo far figurare nella vostra mente, in maniera dettagliata, questo breve e speciale momento di ricongiungimento dei protagonisti.
Nella seconda parte, invece, riflessioni profonde per la nostra Tessa che, delusa dal comportamento di Alex e ritrovatasi sola ancora una volta, si scopre a fare i conti con una nuova, durissima realtà: Alex, forse, non l'ha mai davvero amata.
Cosa ne pensate delle considerazioni fatte dalla protagonista? Concordate con lei, oppure decisamente no?
Secondo voi: chi sarà il mittente della telefonata?
E cosa avrà intenzione di fare la nostra Tessa?
Un abbraccio. 🤗
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