Capitolo 31


Un anno prima

Sono seduta a gambe incrociate di fronte all'oceano, immersa nella pace assoluta di fine ottobre. Il silenzio è spezzato solo dal rumore delle onde che si infrangono sulla battigia, poco più in là dei miei piedi nudi.

L'infinita costa di Laguna Beach si estende a destra e a sinistra per diverse miglia, ma i miei occhi sono fissi sull'orizzonte e ammirano l'inquietante bellezza del sole dorato che annega nell'oceano Pacifico.

Una lieve brezza autunnale incomincia ad accarezzarmi la pelle, facendomi venire la pelle d'oca, mentre il cielo esplode in una miriade di sfumature mozzafiato.

È incredibile quanto questa immensa vastità d'acqua e di cielo riescano a calmarmi, a riempire per qualche secondo il cratere che la perdita dei miei genitori mi ha scavato nel petto.

Sebbene io non sia un'amante delle folle che si riversano in spiaggia e dei bambini che strillano continuamente, non mi dispiace venire qui durante il periodo estivo.
Tuttavia, preferisco di gran lunga rifugiarmici a inizio autunno, quando le urla sono ormai un lontano ricordo e, finalmente, posso restare sola, a leggere un buon libro o semplicemente a fissare la superficie dell'acqua.

La famiglia del mio ragazzo possiede da sempre una piccola villa proprio di fronte ad una delle tante spiagge di Laguna Beach, e appena possibile, quando gli impegni ce lo permettono, saliamo sul primo volo e ci precipitiamo qui. Spegniamo i cellulari, i pensieri, e rimaniamo semplicemente a goderci un po' di tranquillità.

Il clima della California è decisamente migliore rispetto a quello di casa mia, a Chicago, dove invece l'autunno quasi non esiste.

Quando eravamo piccoli, Alex ed io amavamo correre e inseguirci per ore sulla spiaggia durante il crepuscolo.
Ci inventavamo mille giochi da fare insieme e non avevamo mai paura del buio.

Eravamo giovani e imprudenti sognatori, nonché avidi e entusiasti esploratori di un territorio che ormai conoscevamo bene; ogni giorno a caccia di tesori nascosti sotto la sabbia e, spesso, semplicemente alla ricerca di sogni.

<<Cosa credi che ci sia al di là
dell'orizzonte?>> chiedevo ad un piccolo e ingenuo Alex, seduto accanto a me, a gambe incrociate e con i palmi delle mani appoggiati sulle cosce.

Era una sera come tante di fine estate. Avremo avuto nove, dieci anni. Dopo ore passate a giocare con la sabbia, avevamo deciso di riposarci e di restare a guardare il tramonto.

Alex, a differenza di altri bambini, non trovava affatto noioso restare a fissare il sole che sfiora la superficie dell'oceano e, infine, cade nell'acqua. Non a caso era il mio migliore amico, uno dei pochi che comprendesse veramente i pensieri strampalati che la mia mente era in grado di partorire.

<<La fine di questo mondo e l'inizio di un altro?>> tirò a indovinare il mio amico riccioluto e io sorrisi: era esattamente quello che avevo pensato anch'io.

Il corso dei miei pensieri viene interrotto da un paio di braccia muscolose, che mi avvolgono e mi attirano contro un corpo solido e profumato di bagno schiuma.
Riconosco immediatamente a chi appartengano: Alex.

Inizialmente mi irrigidisco, ma quando lui mi scosta i capelli e incomincia a stamparmi piccoli baci sul collo non posso fare a meno di rilassarmi.

L'effetto immediato dei suoi baci sembra non svanire mai.

<<Non voglio più litigare, piccola>> mi sussurra in un orecchio, poi riprende a spargere bacetti qua e là.

Raramente mi chiama con quel nomignolo.

Il mio ragazzo non è un tipo esageratamente tenero o romantico. Sa essere dolce come nessun altro, ma senza eccedere nei sentimentalismi forzati o nelle frivolezze.
Preferisce dimostrarmi il suo amore restandomi accanto ogni giorno e compiendo gesti importanti, piuttosto che spendere a raffica parole da quattro soldi, usate e abusate.
Sopporta il mio carattere difficile e accetta ogni mio difetto, facendomi sempre sentire all'altezza e mai carente, il che vale più di mille "ti amo".

Alla luce di ciò, sono consapevole che quando utilizza qualche strano appellativo, ci troviamo senza dubbio a dover risolvere qualche situazione complicata.

Questa sera, il problema ha un nome e un cognome: Michael Kane.

Alex mi ha letteralmente strappato dalla frenetica vita di Chicago per portarmi sulla costa californiana, e allontanarmi per qualche giorno dal nuovo membro della nostra piccola compagnia.

Dice che lo fa per non farmi pensare alla morte dei miei genitori, ma penso che abbia più che altro paura di perdermi a causa dell'entrata in scena di Michael.

Ovviamente non lo ammette e non lo ammetterà mai, ma questi sbalzi d'umore ne sono, in qualche modo, la prova.

Ormai lo conosco bene.

Quando il mio ragazzo ha paura, non si limita a reagire come qualunque altra persona normale sulla terra, confessando e dicendo semplicemente: <<Tess, temo che quell'individuo possa portarti via da me.>>
Al contrario: si raffredda, si chiude in se stesso e mente.

Finge che non ci sia alcun problema, ma smette di abbracciarmi. Simula sorrisi, risate, ma non mi sfiora più. Si lascia travolgere dalle paranoie, da timori insensati, ma resta in silenzio.

Finché, improvvisamente, la bufera di paranoie passa e torna ad essere se stesso.

Chiedergli spiegazioni è inutile: dirà sempre e comunque che va tutto bene.

Condividere le emozioni, sfogarsi con me, è qualcosa che ancora non ha imparato e, purtroppo, un pericoloso ostacolo nella nostra relazione, che finisce inevitabilmente per farci litigare. Giusto qualche ora fa, per l'appunto, abbiamo pesantemente discusso.

Ma in questo momento non riuscirei a ricordarne il motivo: l'unica cosa a cui riesco a pensare sono i dolci e frivoli baci che mi sta lentamente lasciando su una spalla e che, inevitabilmente, mi provocano una pericolosa accelerazione del battito cardiaco.

Come sempre, le sue labbra mi strappano ogni pensiero dalla testa e mi fanno dimenticare qualsiasi cosa non abbia a che vedere con il fare l'amore con lui.

Non ho però scordato ciò su cui stavo riflettendo prima del suo arrivo - il tenero ricordo d'infanzia - e istintivamente decido di metterlo alla prova.

<<Cosa credi che ci sia al di là
dell'orizzonte?>> gli domando, con il respiro un po' ansante.

Spero con tutto il cuore che Alex risponda allo stesso modo di quando eravamo su questa stessa spiaggia, ma molto più piccoli e decisamente più innocenti.

Lui mi posa una mano sulla guancia e mi fa voltare in direzione dei suoi occhi, gemme di un blu quasi irreale.
Mi fissa e mi ipnotizzata, imprigionandomi dentro il suo sguardo.

<<La fine di questo mondo e l'inizio di un altro>> mormora alla fine e si piega per baciarmi un sorriso.

Oggi

Qualcuno sta energicamente bussando alla porta, interrompendo bruscamente il corso dei miei ricordi.

Piombo nella realtà e l'impatto mi ferisce duramente.

Non mi trovo affatto sulla spiaggia.

Di fronte a me non si estende l'oceano della California, ma le mura tappezzati di libri della mia camera da letto.
Alex non è dietro di me ma a miglia di distanza, probabilmente abbracciato alla sua Katherine, a consolarla per l'accaduto, per il litigio e per l'aborto.

Ed io resto immancabilmente, inequivocabilmente sola.

La testa della nonna fa improvvisamente capolino dalla soglia, facendomi sobbalzare.

<<Tessa, vestiti>> mi ordina in tono perentorio. <<Hai visite.>>

È finalmente sabato e sono da poco scoccate le nove del mattino.

Sono trascorsi cinque giorni da quando il mio ex ha ricevuto la tremenda notizia di aver perso il suo bambino e ovviamente non so cosa ne sia stato di lui. Si è preso due settimane di congedo ed è sparito.

Questa notte, come le precedenti, ho dormito pochissimo.

Mi sono addormentata verso le cinque e mi sono svegliata un paio d'ore dopo, in lacrime: ho sognato la spiaggia di Laguna Beach – la nostra spiaggia, una bella giornata estiva. Ma soprattutto, un Alex sorridente e innamorato della sua Katherine, circondato da una moltitudine di bambini che lo chiamavano "papà".

A quel punto non sono più riuscita ad addormentarmi e ho incominciato insistentemente a pensare a quel flashback improvviso e lontanissimo, risalente a solo un mese prima della fine.

Ricordare quei momenti felici è a dir poco masochista, ma mi sono immersa talmente in profondità nel ricordo, che se annuso l'aria riesco ancora a percepire l'indistinguibile odore salmastro dell'oceano.

Con amarezza, mi ritrovo a riflettere sul fatto che, molto probabilmente, Alex avrà già portato la nuova fidanzata in quella spiaggia, in quel posto – il nostro posto – e sarà rimasto ad ascoltare il melodioso suono delle onde abbracciato a lei, anziché a me.

Sento nuovamente le lacrime pungermi gli occhi e, prima che possano di nuovo scivolarmi sulle gote, mi affretto a vestirmi con le prime cose che trovo a portata di mano: un paio di leggings neri e un vecchio maglione color cremisi.
Non perdo neppure tempo a truccarmi e scendo rapidamente le scale.

Quando mi trovo davanti la figura esile e slanciata di Coraline, la madre di Alex, rimango di sasso.

La donna mi accoglie con un sorriso tirato e non si avvicina per abbracciarmi.

Dall'atteggiamento distaccato intuisco immediatamente che qualcosa non va e incomincio a pensare al peggio.

<<Cora, come mai qui?>> indago subito, utilizzando il nome che in confidenza ero solita usare.

<<Devo parlarti>> mi annuncia, poi lancia un'occhiata alla nonna. <<Se possibile, da sole.>>

<<Ma certo>> ribatte prontamente quest'ultima e lascia la stanza.

Incomincio a mangiucchiarmi le unghie con nervosismo: ho il presentimento che voglia parlarmi di Alex e, soprattutto, che la conversazione non mi piacerà per niente.

È ormai più di un anno che non frequenta casa mia e, per essere venuta fin qui, non può che avere un valido motivo.

La invito a sedersi sul divano e le offro un caffè, che rifiuta gentilmente.

<<Mi dispiace, tesoro, ma purtroppo non sono qui per scambiare una piacevole chiacchierata con te>> dice, confermando in parte i miei timori.

<<Sei qui per parlarmi di Alex?>>

Lei fa cenno di sì con la testa. <<Sai, credo che accetterò quel caffè che mi hai offerto. Ne ho davvero bisogno.>>

Mi dirigo subito in cucina e, mentre preparo il caffè per Coraline, mille domande incominciano a vorticarmi nella mente.

Ogni pensiero verte su Alex e improvvisamente incomincio a temere che gli sia successo qualcosa di grave. Forse, addirittura, che abbia commesso qualche sciocchezza, per via di quello che è successo a Katherine.

Sovrappensiero, verso il caffè bollente nelle tazzine, aggiungo qualche biscotto e torno da lei.

Coraline è intenta ad ammirare un ritratto di me e Alex da piccoli, nel cortile di casa mia: il mio migliore amico fa la linguaccia all'obiettivo, mentre io lo abbraccio stretto, con un immenso sorriso stampato sulla faccia. È una delle poche foto che non ho riposto nello scatolone dei ricordi da non riesumare.

<<Siete sempre stati così inseparabili>> commenta, rompendo improvvisamente il silenzio. <<Sempre appiccicati l'uno all'altra. Semplicemente complici.>> La sua voce sembra lontanissima, persa nei ricordi.

A quanto pare, oggi un certo senso di nostalgia fluttua nell'aria come l'odore di terra bagnata dopo la pioggia.

La donna dagli stessi boccoli corvini di Alex ripone la foto e si volta a guardarmi. Senza che quasi me ne accorga, afferra il vassoio che tengo tra le mani e lo posa sul tavolino, di fronte al divano. Poi mi prende una mano e mi invita a sedermi con lei.

<<So che non dovrei chiedertelo, Tessa>>, incomincia a dire mestamente, <<Non dopo tutto quello che è successo tra voi.>>
Si zittisce un attimo per sondare la mia reazione e, vedendo che non rispondo, continua. <<Tuttavia, da madre quale sono, ho il preciso dovere di fare qualsiasi cosa è in mio potere per salvare mio figlio.>>

Io aggrotto le sopracciglia, perplessa.

<<Alex ha bisogno del tuo aiuto, Tessa>> chiarisce, accarezzandomi la mano di tanto in tanto. Rispetto a quando è entrata dalla porta, poco fa, sembra essersi leggermente sciolta. <<È distrutto. Quello che è successo con...>>

<<Non credo di essere la persona giusta per aiutarlo>> ammetto, interrompendola. <<Sai bene che Alex mi odia e anche il motivo.>>

<<Io penso invece che tu sia l'unica in grado di salvarlo.>>

Sobbalzo a quell'affermazione. La madre di Alex deve essere completamente impazzita.

Non ricorda le cose terribili che ho fatto a suo figlio?
Come posso salvarlo, se sono stata proprio io a ridurlo in cenere?

<<Quella... Katherine>> afferma in tono arrabbiato, <<Non ha esitato un secondo a lasciarlo>>. Quasi sputa il nome e io intuisco che tra la madre di Alex e la sua fidanzata – o ex – non debba scorrere buon sangue.

<<Lo incolpa del malore e dell'aborto, e Alex, ovviamente, non fa altro che tormentarsi per quello che è successo>> continua. <<Si rifiuta di parlarne persino con me e io ho paura, Tessa. Temo che possa commettere qualche stupidaggine.>> Gli occhi le si inumidiscono ed io incomincio a mordermi le labbra fino a farle sanguinare.

La sola idea che possa succedere qualcosa a quel ragazzo mi fa tremare le ossa.

<<Raggiungilo, Tessa>> continua ad implorarmi Coraline. <<Sono convinta che con te parlerà.>>

<<N-non ne sarei così sicura>> balbetto.

<<Dobbiamo fare almeno un tentativo>> dice con la voce strozzata e mi si avvicina. <<Ti prego.>>

Mio malgrado, mi ritrovo ad accettare con un breve cenno della testa.

Forse me ne pentirò ma, in questo momento e sempre, non c'è nulla che non farei per salvare Alex Williams dalle fiamme.

<<C'è solo un piccolo problema...>> aggiunge Cora e io le chiedo spiegazioni con lo sguardo.

<<Alex è partito>> proferisce in tono serio. <<Si è rifugiato a Laguna Beach, nella nostra abitazione estiva>> conclude, lasciandomi senza respiro.


____________________

SPAZIO AUTRICE:

Buongiorno, amati lettori ❤️

Come avrete notato, ho deciso di inserire in questo 31° capitolo l'ennesimo flashback, che rimanda anche un po' alla copertina della storia.
Ne avrete già intuito il motivo e nei prossimi capitoli tutto sarà più chiaro.

Ma torniamo al presente: siete d'accordo con la madre di Alex?

Pensate anche voi che sia una delle poche persone – o forse l'unica – a poterlo aiutare?
Oppure la trovate una follia?

Alex si lascerà finalmente avvicinare dalla ragazza che gli ha frantumato il cuore, oppure continuerà a respingerla?

E, infine, cosa deciderà di fare Tessa? Partirà per la California, nel disperato tentativo di salvare il suo grande amore, oppure rimarrà a Chicago, tra le braccia del misterioso Andrew?

Non perdetevi i prossimi capitoli, perché ne vedremo delle belle! 😉

E, ovviamente, non esitate a lasciarmi i vostri commenti!

Un abbraccio 🤗

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top