Capitolo 16


Percorro un paio di chilometri nel buio della notte, riflettendo su quale sia la cosa migliore da fare.
Non riuscendo a trovare alcuna soluzione, decido di accostare un attimo in una piazzola di sosta e mi volto a guardare Alex: dorme così profondamente e sembra così tranquillo, che non me la sento di svegliarlo.

Mi rimetto subito alla guida e mi dirigo decisa verso la casa dei suoi genitori.
Non so se ad Alex farà piacere questa mia decisione, ma se non vuole veramente tornare a casa a piedi, dovrà accettarla.

E poi, casa dei suoi è sempre meglio che casa mia, no? Penso, cercando di tranquillizzarmi.

A quest'ora della notte, il traffico è piuttosto contenuto e arriviamo a destinazione abbastanza velocemente, dopo neanche un quarto d'ora di viaggio.

Scuoto debolmente Alex per svegliarlo e lui apre gli occhi a fatica. Mi guarda confuso, come se non ricordasse dove si trovi. Poi osserva il paesaggio fuori dal finestrino e, di nuovo, fissa il suo sguardo nel mio.

<<Questa non è più casa mia>> commenta in tono monocorde.

<<B-be', ti sei addormentato e... non sapevo dove ti fossi trasferito con la tua... fidanzata>> cerco subito di giustificarmi. Non riesco a trattenermi dal fare una smorfia quando pronuncio la parola "fidanzata".

Alex guarda di nuovo fuori dal finestrino e, per un attimo, un'ombra di tristezza gli passa davanti agli occhi.
Oserei dire che so quello a cui sta pensando, perché è esattamente quello a cui sto pensando anch'io: è qui che tutto ha avuto inizio. Fuori da questa villa, ci siamo scambiati il primo bacio e abbiamo confessato i nostri sentimenti.
Nonostante sia passato un anno dalla nostra rottura, mi è difficile guardare questa casa, queste mura, senza pensare a quel giorno. E scommetto che è lo stesso per lui.

Alex si volta a guardarmi. La sua espressione malinconica conferma che avevo ragione.

<<Grazie comunque per il passaggio>> sussurra e si affretta ad uscire dall'auto.

Lo vedo bussare alla porta di casa e abbracciare goffamente sua madre.
La donna sembra piuttosto stupita di vedere il figlio e anche un po' arrabbiata: probabilmente deve essersi accorta che Alex ha bevuto parecchio.
Appena si accorge della macchina parcheggiata e di me, si illumina e mi corre subito incontro.
Scendo anch'io dall'auto e, inaspettatamente, finisco tra le sue braccia, quasi senza accorgermene.

<<Oh, Tessa, quanto tempo! Mi sei mancata così tanto>> esclama, stringendomi forte.

Coraline è l'unica a non sapere cosa sia successo veramente tra me e Alex. L'unica a non essere a conoscenza di quello che ho fatto a suo figlio.
Alex ha preferito non dirle nulla, per evitare di ferirla, omettendo la verità sulla nostra rottura. E, infatti, continua a nutrire stima e affetto smisurato nei miei confronti.
Sono certa che anche lei cambierebbe idea se sapesse come sono andate realmente le cose.

È quasi un anno che non la vedo e devo ammettere che anche io ho sentito la sua mancanza. È sempre stata come una seconda madre, per me, anche prima della morte dei miei genitori. Dopo la loro perdita, mi è stata accanto ogni giorno come una vera e propria figura materna.
Fino a quando la sottoscritta non ha rovinato tutto.

<<Mi sei mancata anche tu>> ammetto sinceramente.

<<Grazie per aver riaccompagnato a casa quell'incosciente di mio figlio>> mi ringrazia, lasciandomi andare. <<Erano settimane che non vedevo nemmeno lui, a dir la verità.>> Ridacchia, ma dal tono di voce sembra triste.

<<L'ho fatto con piacere>> replico.

<<Ma non restiamo qui fuori al freddo>> esclama, tornando ad illuminarsi. <<Vieni dentro, Tessa. Non ti lascerò sicuramente tornare a casa da sola, a quest'ora della notte. Dormirai qui e non accetto obiezioni.>>

<<Non credo che sia una buona idea.>>

Lancio un'occhiata ad Alex, ancora fermo davanti alla porta di casa, e il suo sguardo truce conferma il mio pensiero.

Anche Coraline guarda il figlio per un attimo, poi torna a rivolgersi a me. <<Ah, non fare caso a lui. Questa non è più casa sua, perciò non ha più voce in capitolo.>>
Ride e io mi ritrovo a sorridere con lei.

La seguo dentro casa, mentre Alex rimane immobile, appoggiato allo stipite della porta. Sembra che aspetti che me ne vada, prima di entrare.
Non mi stupirebbe per niente se decidesse di buttarmi fuori.

<<Alex, hai intenzione di dormire in giardino, stanotte?>> gli chiede la madre e io non posso fare a meno di soffocare una risatina.

Alex alza gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Poi, senza dire nulla, sbatte rumorosamente la porta e si dirige verso le scale.

<<Tesoro>> lo richiama lei, <<Sarai così gentile da cedere il tuo letto alla nostra ospite per questa notte, vero?>>

Lui le lancia uno sguardo di sufficienza. <<Ma certo, mammina>> dice inespressivo. Poi sparisce su per le scale, lasciandoci sole.

Coraline scuote la testa. <<Non cambierà mai>> commenta.

Anche io ricambio il sorriso. <<Meglio così>> ribatto istintivamente e lei mi squadra per un attimo.

Dalla sua espressione, ho la sensazione che abbia appena trovato la risposta a una domanda che si poneva da tempo. <<Lo ami ancora>> proferisce e ne sembra davvero orgogliosa.

Prima che possa ribattere, vedo Alex scendere le scale con un piumone e un cuscino enorme in mano.
Lo osserviamo, entrambe divertite, preparare il divano per la notte in rigoroso silenzio e sparire di nuovo al primo piano.

<<Vuoi qualcosa di caldo da bere, Tessa? Una tisana, una cioccolata calda?>> Mi chiede Coraline.

Rifiuto gentilmente. <<Preferisco andare subito a letto. Sono davvero stanca.>>

Coraline annuisce distratta, poi mi abbraccia un'ultima volta. <<Sono contenta che tu sia tornata, Tessa.>>

La madre di Alex sembra essere convinta che io e suo figlio torneremo a frequentarci e, chissà, magari anche che torneremo insieme. E ne è felice.

Come faccio a confessarle che niente tornerà mai più come prima?

Mi sbrigo a salire le scale, prima di scoppiare a piangere. Ultimamente mi stanno tutti mettendo duramente alla prova e non so per quanto ancora riuscirò a resistere, prima di scoppiare in lacrime davanti a qualcuno come una bambina.

Mi chiudo la porta della camera di Alex alle spalle e quasi non mi accorgo della sua presenza.
Quando lo vedo, arrossisco all'istante: se ne sta in piedi davanti al letto, a petto nudo e con solo un paio di boxer neri addosso.
È bello esattamente come mi ricordavo, forse anche di più.
Immagino che abbia frequentato assiduamente la palestra, nell'ultimo anno: era già parecchio muscoloso quando eravamo fidanzati, ma adesso sembra essere ancora più in forma.

<<Sc-scusami>> balbetto. <<Non sapevo che fossi ancora qui. Me ne vado subito>> dico tutto d'un fiato, incapace di guardarlo.

Alex mi osserva inespressivo, senza parlare.
Faccio per uscire dalla stanza, ma lui corre verso di me e mi inchioda alla porta. Mi piazza due mani ai lati della testa per impedirmi di muovermi.

<<Che c'è, Tessa? La mia presenza ti mette in imbarazzo, per caso?>> mi domanda, guardandomi dritto negli occhi. Dal tono di voce, capisco subito che si sta prendendo gioco di me.

È perfettamente consapevole del potere che esercita e che eserciterà sempre sul mio corpo e, al momento, lo sta usando contro di me.

<<Pare proprio di sì>> insiste, avvicinandosi ancora di più.

Siamo praticamente appiccicati e io sono ormai in apnea da diversi secondi.

Non so esattamente dove voglia arrivare, ma ho la netta sensazione che il suo obiettivo sia ferirmi: mi fa credere di essere ancora attratto da me come io lo sono da lui, per poi ricordarmi in un secondo momento quanto mi detesti.

<<Be', Tessa, ti svelo un segreto>> mi sussurra all'orecchio, in tono così sensuale da mettermi i brividi. <<Della tua presenza a me non potrebbe importare di meno. Non so a che gioco tu stia giocando, ma con me non funziona.>>

Proprio come immaginavo, le sue parole sono affilate come lame e mi colpiscono ogni centimetro di anima.

<<Non sto giocando, Alex.>>

<<Ah no?>> esclama, sorridendo con un ghigno. <<Allora perché continui a ronzarmi intorno? Pensi che continuando ad assillarmi torneremo insieme? Hai capito male, Tessa. Non me ne frega più un cazzo di te. Ormai dovrebbe essere ovvio.>>

Nonostante quello che dice, continua a strusciarsi contro di me e io devo fare appello a tutte le mie forze per impedirmi di toccarlo.
Lo vorrei con tutta me stessa, ma so già cosa succederebbe: Alex mi respingerebbe e io ne uscirei ancora una volta con il cuore a brandelli.

<<Smettila di fare così, Alex>> esclamo, quando finalmente riesco a ritrovare l'uso della voce. <<Non è divertente!>>

<<Non sto facendo proprio nulla>> cerca di difendersi lui, senza lasciarmi andare.

<<Dici che sto giocando con te, ma adesso mi pare che sia tu a giocare e lo trovo abbastanza crudele>> dico tutto d'un fiato.

Sono così tesa che temo di scoppiare a piangere. Ho i nervi a fior di pelle.

<<Crudele?>> Alex finge una risata.

<<In questo momento sì.>>

Lui mi guarda un'ultima volta negli occhi, senza lasciar trapelare alcuna emozione. Poi, finalmente, mi lascia libera e si volta, dandomi le spalle.

<<Devi lasciarmi in pace>> dice dopo qualche minuto di silenzio, scandendo bene le parole. <<Fino ad ora ho fatto il bravo, ma se continuerai ad assillarmi, renderò la tua vita un inferno, Tessa McRayn. È una promessa.>>

Afferra il pigiama che aveva preparato sul letto e, senza guardarmi, esce dalla stanza.

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