CAPITOLO EXTRA - Una giornata al mare
«Ma tu sei sicuro che hanno avvistato una sirena?» chiesi a Caesar scendendo con prudenza gli scogli. Non riuscivo a comprendere come mai io non avevo sognato niente di questa fantomatica sirene, e dire che da molti anni a quella parte i miei sogni non avevano mai mancato un avvenimento soprannaturale.
Lui sembrava più pratico nel camminare tra uno scoglio all'altro, sicuramente la sua prestanza fisica aiutava, ma era come se si sentisse a proprio agio a scalare le roccie acuminate.
«Certo che sono sicuro, la fonte è affidabile» dicendo ciò guardó l'orologio e poi l'orizzonte.
Caesar mi aveva lasciato indietro così mi soffermsi a scrutare il mare, le sue acque erano così cristalline che si poteva vedere la dorata sabbia anche a quella distanza.
«Ti vuoi muovere!» mi incitò ma era più facile a dirsi che a farsi. Ero rimasto appigliato ad uno scoglio e non riuscivo a valutare bene dove poggiare il piede destro per procedere.
Caesar sbuffò e, con falcate veloci, tornò indietro, mi sollevò con la sua forza sovrumana e mi prese in braccio.
«Non c'era bisogno...» mi dimenai un po' ma sapevo che non sarei mai riuscito a forzare la sua presa
«Lasciami!» mi ero stancato di essere tenuto in braccio come un bambinello, non sopportavo quando lui non mi trattava da uomo.
«Come desideri» dicendo questo allargò di colpo le braccia lasciandomi cadere.
Imprecai pensando di cadere di sedere sugli scogli ma un'improvvisa sensazione di freddo mi invase.
«Brutto stron-» non riuscii a terminare l'imprecazione che mi ritrovai immerso nell'acqua. Toccai svelto il fondo e con una spinta mi riportai subito in superficie.
Osservai Caesr ridersela di gusto e non potei che guardarlo male.
«Visto, che ti ho detto? Io in questo momento la vedo una sirena» si piegò sulle ginocchia per avvicinarsi e permettermi di udire le sue parole di scherno.
Nonostante tutto arrossii, perché nei suoi occhi percepii quel suo solito tocco di malizia che mette in quasi ogni cosa. Si alzò ridendo dell'imbarazzo che aveva colorato il mio viso e si prese una sigaretta dal pacchetto che conservava nella tasca dei jeans.
Appena non gli ero vicino approfittava sempre per accendersene una. Prese l'accendino, innescando la fiamma, e l'avvicinò al tabacco ma io lo schizzai, estinguendo il valore del fuoco e la sua possibilità di accendersene un'altra.
«Mi hai bagnato!» esclamò innervosito agitando l'accendino, sapeva che non si sarebbe più acceso ma lui comunque provò, fallendo.
Sapevo benissimo che il problema era la sigaretta e non l'averlo bagnato.
Lui si rassegnò, infilò la sigaretta e l'accendino umidi nella tasca del pantalone e cominciò a spogliarsi.
«Che fai?» gli domandai mentre cercavo un modo per risalire. Non sembravano esserci zone abbastanza piatte da usare come gradini.
Senza rispondermi, Caesar finì di denudarsi e, con un tuffo elegante, si getto in acqua.
Nuotando sotto la superficie arrivò dietro di me e riemerse.
«Dove stai andando?» mi chiese prendendomi per i fianchi e tirandomi verso di lui «Devo punirti per avermi spento la sigaretta» mi sussurò nell'orecchio destro mentre i nostri corpi aderivano perfettamente, sentii distintamente i suoi fianchi nudi strofinarsi sul mio fondoschiena.
Ero di nuovo prigioniero della sua potente morsa che però mi abbracciava.
«Non dire cavolate» dicendo questo tentai di dargli una testata sul muso ma lui giocò di anticipo e infilò ma sua mano nei miei pantaloni bagnati.
Appena le sue dita mi sfiorarono, fermai ogni movimento e mi incurvai un po' in avanti.
Non era giusto, lui sapeva esattamente cosa fare per impedirmi di agire. Mi morsi leggermente il labbro e mi abbandonai al movimento della sua mano.
«Sembri molto più sensibile nell'acqua» ansimavo un po', effettivamente era un sensazione inusuale, una sensazione che mi faceva sentire molto bene.
«N-non c'è mai stata una sirena vero?» gli domandai conoscendo la risposta, ma volevo udirla dalla sua bocca.
«No» mi sussurrò sensualmente.
La sua voce mi faceva impazzire e lui se ne approfittava, sempre.
La mano di libera di Caesar all'improvviso cominciò a salire sul mio petto, aprendo la camicia che indossavo, e poi ancora più sù, per accarezzarmi con movenze possessive il volto e la bocca.
Appena ebbi la sua mano a portata rapii due dita con le labbra e cominciai a stuzzicargliele con la lingua. Quell'allusione lo eccitava così tanto che molto spesso, dal semplice gioco, finiva sempre per fare sul serio.
Sentii tra i glutei Caesar diventare più duro, e sapevo bene che presto mi avrebbe preso, ma ancora desisteva. La mia testa ormai era completamente invasa dalla voglia, desideravo fare l'amore con lui così cominciai a muovere i fianchi su di lui, massaggiandolo dalla punta fino alla base con movimenti ripetuti.
«Non ce la fai più?» mi domandò retoricamente slacciandomi la cintura.
Caesar, nuotando, si avvicino alla scogliera dove l'acqua era più bassa. Mi sfilò il pantalone e lo mise steso su uno scoglio ad asciugarsi mentre io, in trepidante attesa, trovai una porzione di roccia dove poggiare le mani e attesi il suo ritorno.
Caesar non si fece attendere, arrivò e cominciò a baciarmi la schiena e a sfiorarmi delicatamente la pelle per procurarmi dei brividi. Ogni sua movenza mi faceva ondeggiare come il mare.
Chiusi gli occhi e mi piegai leggermente mentre le sue dita mi preparavano.
«Sei già così rilassato» commentò e subito dopo avvicinò i suoi fianchi per penetrarmi.
Sussultai, con lui era sempre come la prima volta. Non capivo se per merito del suo corpo o delle dimensioni del suo membro ma qualsiasi cosa fosse ne ero dannatamente grato.
Un turbinio di sensazioni si scuotevano dentro di me, il calore del sole che riscaldava la mia pelle candida, il mare e il vento che mi solleticavano e Caesar che si si muoveva dentro di me con il suo solito vigore. Mi sentivo in paradiso... il paradiso del peccato.
«Astral...» tra i gemiti, Caesar invocò il mio nome e un brivido mi risalì lungo la schiena.
Sentii i movimenti di Caesar farsi sempre più veloci ed impetuosi e per me fu troppo.
Ormai ero al limite e, irrigidendo tutti i muscoli, mi abbandonai al culmine del piacere. Trattenni qualche verso e, appena riuscii a pensare lucidamente, mi accorsi che anche lui aveva interrotto le spinte e si accasciava nell'acqua soddisfatto.
Avevo le gambe ancora tremolanti ma velocemente mi immersi e guardai l'orizzonte imbarazzato. Ero così preso dal momento che non avevo badato al fatto che eravamo in un luogo pubblico.
Il pensiero di qualcuno che avrebbe potuto vederci mi attraversò la mente e mi mandò in panico.
«Sta tranquillo» esclamò Caesar abbracciandomi «Nessuno ci ha visto, questo posto è famoso per le coppiette che vengono a cercare intimità. Se non sei in cerca, non ti avvicini» era strano come lui si abbandonasse completamente su di me dopo aver fatto l'amore.
Di solito era una persona che ostentava la sua indipendenza e la sua forza eppure, proprio in quei momenti in cui era più esposto, si aggrappava forte a me e non mi lasciava andare.
«Allora questa è una confessione!» esclamai indignato «Questa è la prova che c'era predeterminazione nella tua malefatta» lui mi guardò curioso e rise.
«Mi avevi detto che non eri mai stato a mare e ho pensato di prenderci un giorno di relax ma sapevo che tu non avresti mai accettato così ho inventato la storia della sirena» confessò «Poi però le cose mi sono sfuggite» aggiunse facendo allusioni.
«Nessuno ti crede!» esclamai strepitando.
Poi ci avvolse il silenzio e guardammo una barca sfrecciare all'orizzonte.
«Devo dire che per essere la prima volta, ti è piaciuto il mare» esclamò interrompendo il momento.
«Da impazzire» gli risposi sorridendo. Sapevo che non si riferiva al mare.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top