Capitolo 6
Dall'angolo del corridoio spuntò una persona, un maschio, che definire massiccio era dire poco: sarà stato alto quasi due metri con ogni probabilità e dalle spalle dalla larghezza da far invidia ad un vero e proprio armadio. I lineamenti del volto erano duri, la faccia squadrata era coperta sul mento da una leggera barbetta scura, come i capelli corvini o mori; non avrei saputo dirlo data la mia non grandissima abilità nel riconoscere quella differenza. I suoi occhi, invece, glieli invidiavo: così rari e stupendi, di un viola intenso che avrei visto anche senza occhiali (ma quello non lo accertai lì per lì).
Il viso era però intaccato sulla guancia destra dal mio stesso simbolo: il simbolo dei possessori di Quirk. Camminava con flemma indossando la divisa di poliziotto.
<Cosa?!> chiese infastidito il capo della polizia, girando e alzando di un poco la faccia tonda che si ritrovava e fissando con quegli occhi porcini quell'omaccione che secondo me era capace di sbriciolargli le ossa solo con solo l'uso di un mignolo.
<Lo avete dimenticato? Una delle nuove leggi dice così.> si spiegò pacato quell'omaccione, con un sorriso paziente in volto.
Sembrava il grande gigante gentile in quel modo.
<Ah, eccoti Fukuda! Ci serve il tuo aiuto!> fece uno dei due agenti, risvegliandosi da una qualche sorta di epifania, facendosi notare dal nuovo arrivato, mentre cercava di nascondere a tutti noi i telefonini accesi di entrambi e la musichetta di Candy Crush che ero riuscita debolmente a cogliere. Ok, erano abbastanza patetici anche solo nel provare a non farsi beccare, fallendo miseramente, ma quel poliziotto biondiccio, mentre quasi si sbracciava per farsi vedere in un corridoio mezzo distrutto; mi faceva provare per lui una sorta di pietà e dolcezza mischiate tra loro. E mi sembrava strano che uno con quella indole facesse quel lavoro, o forse era solo gentile con lui...
"Bah, ma perché mi sto perdendo in ragionamenti simili?" mi chiesi.
Il sorriso dell'omaccione, il cui cognome era Fukuda se non avevo capito male, sorrise in modo molto più naturale e benevolo verso l'altro, superandoci tutti e sporgendosi con il viso oltre la buca.
<Messa abbastanza male la ragazza, ma non c'è problema a tirarla fuori.> decretò, senza far caso a tutti noi. Era quasi comico dato il suo parlare fra sé e sé a voce alta, ma lo capivo: io quando leggevo me ne fregavo se ero in bus o a casa mia e se dovevo fare per forza una congettura a voce alta la facevo, anche se io ne ricavavo solo figuracce... Ormai avevo perso il conto delle volte in cui Asami mi aveva dato gomitate perché avevo parlato a voce alta in bus.
Credo che sarei stra-ricca se per ogni figuraccia del genere avessi ricevuto uno yen. E la persona più ricca del mondo se mai avessi ricevuto uno yen per ogni figuraccia fatta, di qualsiasi tipo.
<Allora procedi, che aspetti?> domandò sbuffando il simpatia con gli occhi porcini (il capo, supposi), guardando in tralice l'uomo con il Quirk dall'altro lato del corridoio rispetto a lui. Questo non ci fece caso, ma avrei potuto giurare di vedere il pugno dell'uomo biondo stringersi per un secondo.
Fukuda scrocchiò sonoramente le dita prima di chiudere gli occhi per un attimo. Potei chiaramente udire il rumore di vesti strappate e quello che successe mi tenne ferma sul posto, facendomi deglutire una sola volta a vuoto. In compenso, sentii Asami tremare e qualcuna dietro di me emettere gridolini strozzati.
E forse anche un «Porca puttana» da uno dei ragazzi.
Dalla schiena dell'agente di polizia erano spuntati quattro grossi tentacoli, o almeno parevano ciò, erano rossi con striature nere. Erano quasi... ipnotici come tentacoli. Belli esteticamente parlando. E di sicuro mortali. Ma mi dissi comunque che bisognava usare quelli al posto degli orologi da taschino durante l'ipnosi di una persona!
Come facessi a mantenere la calma o la mia tranquilla abitudine di perdermi in pensieri e riflessioni come al mio solito davanti ad uno spettacolo quanto strano quanto, probabilmente per gli altri, grottesco? Semplice. Avevo visto anche forse di peggio, almeno nella sala di attesa per i test sui Quirk, in cui potevamo sfogarci prima di iniziare i controlli.
Avevo visto per la prima volta, a sei-sette anni, un ragazzino che riusciva a trasformarsi in creature anche in base alle emozioni e, dalla paura e stress del momento, si era trasformato in un essere rivoltante e appiccicoso, odorante di fogna, provando a distruggere invano le pareti. Ricordo tutt'ora che avevo avuto gli incubi per una settimana, ma alla fine quei brutti sogni erano scomparsi e, negli anni con le differenti visite, mi ero abituata a quel tipo di cose. Anzi, quel ragazzino che mi aveva provocato gli incubi lo rivedevo spesso e ci avevo fatto amicizia alla fine, diciamo.
Mi distrassi dai miei pensieri quando quei tentacoli, facendo un leggero ciak ciak nel cozzarsi tra loro, si infilarono nel buco, allungandosi. Dopo pochi secondi i tentacoli si contraevano di già, facendo apparire subito dopo la figura di Angel, avvolta alla vita e sul busto da quei tentacoli. E non sembravano neppur che la stessero stritolando, anzi, quasi avvolgendo delicatamente.
Angel, senza più le ali nere sulla schiena (probabilmente erano retrattili e le aveva ritirate nell'inconscio), fu adagiata sul pavimento da Fukuda, che ritrasse quasi subito i tentacoli con un risucchio, conclusosi con un sonoro pop.
Pensai che fosse un Quirk figo, anche se leggermente raccapricciante a prima vista, e mi venne da pensare se il suo aspetto fisico c'entrasse con il suo potere. Forse più la tua specialità dimostrava forza, più dovevi essere massiccio ed allenato.
Il mio, probabilmente, richiedeva probabilmente solamente di saper cadere senza farsi troppo male o avere la pelle spessa, che un pochino avevo. Ma comunque la mia pelle aveva la sfiga di essere "delicata" quando voleva farmi arrabbiare, e perciò ero già andata diverse volte pure da un dermatologo per cazzatine varie.
Corpo, eri sempre stato una chiavica su quel campo, diciamocelo... per lo meno a giorni alterni!
Mi distolsi da quei pensieri quando sentii il capo della polizia rivolgersi di nuovo a Fukuda e chiedergli: <Quindi ci sarebbe questa nuova legge che permette ai dotati di Quirk di usare le loro specialità in caso di grave pericolo, e soprattutto se si protegge dei comuni cittadini?>
<Esattamente.> rispose Fukuda, voltandosi verso gli altri due agenti che stavano immobilizzando Angel per questioni di sicurezza.
<Sbaglio?> chiese ai due colleghi.
Il biondo dolcemente rispose: <È una legge passata poco tempo fa, però è già valida.>. Il mio cuore, a quelle continue conferme su quella nuova legge, si stava riempiendo di speranza e pure Asami mi fissava con un sorriso in volto.
<E tu?> chiese il capo, fissando il terzo agente che non aveva parlato a riguardo. <Ti ricordavi di questa legge? E staccati da quel dannato cellulare, sei durante il turno di lavoro!> lo rimproverò, in fine.
L'altro agente alzò lo sguardo dal telefonino con il quale sembrava preso in qualcosa da quando si era iniziato a parlare di questa legge (e non pareva stesse giocando con qualche app) e fissò gelido il capo negli occhi. Gli occhi del comune agente erano grandi, di un azzurro ghiaccio che trasmettevano una sorta di enorme gelo.
Poi si decise a rispondere: <Esiste la legge, sono andato a controllare adesso col cellulare. E credo proprio che questa ragazza rientri in questi parametri, anche se poi varia da caso a caso dire se i danni sono valsi il risultato finale...>
Esultai interiormente, e in quel momento avrei voluto fare una statua a quei tre, in particolar modo a Fukuda che mi aveva difeso per prima.
Fortuna, per una volta avevi preso me e non gli altri!
<Fammi vedere!> sbottò imperioso il capo della polizia. L'agente, con ogni probabilità al limite della sua sopportazione, andò dal capo e gli mostrò la schermata del telefono. I piccoli occhi dell'agente scorsero sul cellulare, leggendo velocemente, e alla fine sgranò gli occhi; ringhiando a bassa voce.
<È vero, avete ragione. Però, ribadisco, dice che sono i testimoni a decidere l'esito di tutto: se la maggioranza afferma di sua spontanea volontà che la situazione richiedeva l'utilizzo del Quirk, la persona che possiede l'unicità non va neppure sotto processo e il caso viene chiuso ancor prima di venir incominciato. In caso contrario, senza processo penale, direttamente in prigione.> e allora si voltò verso i miei compagni di classe e la mia professoressa, quasi trepidante.
<Quindi sta a voi decidere se lei ha fatto bene o meno. Ritenete che abbia usato i suoi poteri per una buona causa e che ne sia valsa la pena?> chiese quasi sperando in una loro certa risposta, mentre calò un silenzio tombale per qualche secondo. Se fossi stata alle medie, avrei avuto molta più paura conoscendo quanto poco fossi apprezzata lì ma alle superiori, l'ansia era molta di meno. Anche se comunque la triste idea che potessero tradirmi faceva capolino alla mente...
<Per me ha fatto la cosa giusta. Ha voluto difenderci tutti e salvare una sua compagna e grande amica. Ha fatto tutto quello che aveva nelle sue capacità di pensare velocemente e nei suoi poteri. Io sono a favore della sua assoluzione.> fece la mia prof di matematica, facendomi sgranare leggermente gli occhi.
<Anch'io sono a favore della sua assoluzione!> si aggiunse Asami da affianco a me, staccandosi leggermente dalla sottoscritta. <Anch'io sono a favore!> <Pure io!> <Idem!> e piano a piano tutti i miei compagni votarono a favore di me, a parte una ragazza che si sentì chiarissimo anche se non urlò, solamente perché stonava nel coro di votazioni a mio favore.
<Per me la candela non è valso il gioco o come cavolo si dica.> sbuffò (sbagliando il detto, dato che é "il gioco non è valso la candela") una ragazza alta poco più di me, dai capelli biondo platino al naturale, lunghi e lisci, ed intensi occhi azzurri. Il tutto accompagnato da un viso perfetto e un corpo mozzafiato, con tutte le curve al posto giusto.
Insomma, la classica Venere scesa in terra, una ragazza con un futuro da modella. Il suo nome era Yumi Matsuda e il significato del suo nome le stava a pennello: "portatrice di bellezza". Era affascinante, c'era poco su cui ribattere.
Odiavo quell'oca con tutta me stessa, l'unica per cui in quella classe provassi quel sentimento sul serio. E più che altro che essere solo odio originato dall'invidia per quel corpo che aveva (che però un pochino le invidiavo, onestamente) e della sua vita perfetta (che io, fottiti Quirk, non potevo avere) , era più che altro generato dai suoi modi altezzosi e strafottenti. Visto che era ricca, proveniente da una famiglia rispettabile e sempre servita e riverita da infante, era una smorfiosa a livelli estremi.
Tra l'altro, era possedente di un Q.I. pari a quello di un sassolino ma, dato il suo nome e i suoi sotterfugi, riusciva a mantenersi una media decente a fine anno.
Cosa che mi faceva ancora più incazzare.
Tutti lì dentro la guardarono male, a parte forse il capo della polizia che la guardò come fiero di lei e l'agente dagli occhi di ghiaccio, che osservava il tutto con un'espressione neutrale. Sempre guardando un attimo verso i tre agenti, potei chiaramente vedere Fukuda stringere i pugni ma, sorprendentemente, venir calmato dal biondo che gli mise le mani attorno ad uno dei due pugni, che accarezzò per mezzo secondo prima di ritirare la mano. Per quel secondo in cui fissai quel gesto li trovai estremamente dolci e una domanda bislacca aveva fatto capolino nella mia mente.
"Che fossero fidanzati?"
<Amaya, la prossima volta ricordati di non salvare questa qua. Lei meritava di diventare un puntaspilli a causa di quelle piume d'acciaio.> sibilò la ragazza dai capelli biondicci di prima, di nome Tsukiko. <Ma vedi che disastro ha fatto qui? Avrebbe potuto risparmiarselo se avesse preso fin da subito quella feccia come lei, ma dotata di ali, invece di imbambolarsi due secondi davanti a quel ragazzo che aveva appena colpito!> fece in risposta Yumi, calcando le parole "feccia come lei", che mi fecero imbestialire é dir poco. E giurai di aver sentito una voce dietro di me sussurrare rassicurante: <Tranquillo, quella lì non merita neppure la tua rabbia.>
Sentii Asami trattenermi per il braccio. Senza volerlo, constatai, avevo fatto un passo in avanti e sentivo il mio corpo vibrare leggermente, visto che avevo smesso di sudare. Sbuffai, chiusi gli occhi sbattendo lievemente il piede per terra, cercando di non farlo notare troppo, e ordinai alle vibrazioni di andare in profondità. Vidi ad occhi chiusi le linee d'onda azzurre che, invece di distribuirsi attorno a me, andarono sotto di me.
Aprii gli occhi e mi rilassai vedendo Asami sorridermi, rassicurante.
<Vorrei ricordati che Amaya ha steso tutti quelli lì ingannandoli ed è riuscita, insieme ad Asami, ad ingannare una seconda volta quella ragazza e a sconfiggerla senza alcun tipo di preparazione militare o da corpo di polizia a tutto ciò, solamente affidandosi sulle sue più ristrette capacità!> diede man forte Toshiko, la ragazza brava quanto me e dai capelli neri, di un bel riccio indomato.
<Tu, semplice buona a nulla che non sa neppure leggere...> iniziò, venendo interrotta dalla prof che le si parò davanti, ordinando: <ORA BASTA!>
Vidi Toshiko triste, dato che quella smorfiosa l'aveva insultata per via della sua dislessia. Ok, questo farebbe pensare che i suoi voti alti fossero dati dalla sua semplificazione, ma Toshiko era una che si impegnava al mille per cento e che ricorreva agli aiuti solo e perché ne aveva sincero bisogno. Tra l'altro, non cercava mai di abusarne... e poi ce l'aveva scritto in faccia l'essere abile ed intelligente.
E provai una rabbia forte verso quella oca, a cui avrei voluto dire: <Da che pulpito vien la predica, analfabeta rincretinita!> ma mi trattenni con tutta me stessa e non usai il mio Quirk su di lei, altrimenti sarei passata sicuramente io dalla parte del torto.
Anche se, forse, per molti dei miei compagni di classe sarei diventata eroe nazionale.
<Comunque la vittoria è schiacciante. 18 a favore e uno a sfavore, la risposta è stata quasi unanime.> e la professoressa sogghignò nella direzione del capo di polizia che si arrese, dicendo: <La ragazza è assolta da ogni sua possibile colpa. E ora, voi tre, accompagnate gli studenti e la docente fino alle ambulanze, per vedere se stanno bene. Io e gli altri ai piani sopra ci occuperemo di questi qua.>.
I tre agenti ubbidirono e iniziarono a sorpassarci e farci strada.
Quando Fukuda, quasi subito, mi passò accanto non riuscii a trattenermi dal dire: <Grazie per avermi difeso.>
L'omaccione si fermò un attimo nella sua camminata e, rivolgendomi un'occhiata veloce con i suoi occhi viola ametista, rispose: <Di nulla, è il mio lavoro aiutare la gente e far rispettare la legge. E poi fra persone dotate di Quirk ci si aiuta.> e mi strizzò l'occhio prima di riprendere a camminare.
Sorrisi anche se lui non lo poteva vedere e mi disincantai solo quando Asami, a qualche passo più avanti a me, mi richiamò. Allora mossi qualche passo in fretta, per raggiungerla, e seguire il corteo che aveva formato la nostra classe, che andava dietro i tre agenti di polizia.
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