Capitolo 5

[N/A: oggi è ricominciata la scuola. Lo so, è stato un trauma pure per me.
Soprattutto perché mi sono svegliata alle 6:00 dopo due settimane di svegliate all'orario che volevo (spesso attorno alle 7:00 o 8:00 ma okay).
Comunque spero che in qualche modo questo capitolo vi possa confortare dal rientro]

Dissi: <Accetto la tua proposta> mentre chinavo leggermente la testa di lato e poi ritornavo dritta.
Era come a dire ad Asami di andare di là.

Angel, felice, anche se librava a qualche centimetro da terra, fece: <Perfetto. Allora avvicinati>.
I miei compagni erano ammutoliti, forse spaventati, forse speranzosi in un altro mio bluff. Asami fece vagare lo sguardo lateralmente, nella mia stessa direzione, e io feci schioccare piano la lingua contro il palato, mentre avanzavo lentamente. Per nessuno aveva senso là dentro quel mio gesto, se non per lei che in quel momento sapeva fosse una sorta di conferma. Sorrise debolmente e rimase rigida, ad aspettare un mio gesto.

Camminavo piano, mentre il mio potere si accumulava nel mio corpo e sentivo la pelle formicolare. Negli anni avevo studiato me stessa e il mio Quirk (di pari passo coi "miei" medici delle prove di controllo del mio potere), appuntando tutto in un block notes nascosto in camera mia ed ero giunta ad una conclusione in concomitanza a quei medici: io producevo in continuità queste vibrazioni (neanche fossi uno di quelle scimmiette coi piatti e caricate a molla) ma, se non usate, il mio corpo espelleva dopo due secondi circa queste piccole vibrazioni come sudore.

Ma io, sforzandomi, potevo decidere di anche trattenere quelle vibrazioni e allora il mio corpo praticamente non sudava e tratteneva tutto dentro di sé, pronto per una scarica più potente del normale. Ovviamente avevo un limite trattenibile (sempre più basso all'accrescere dell'ansia) e, sforato, rilasciavo di getto le vibrazioni con tutta la loro forza senza alcun controllo, per il momento.
E sentivo, mentre camminavo, i miei denti tremare. Ero vicina al mio limite, ma solo perché ero stressata.
Da calma trattenevo molto di più il mio Quirk.

Feci schioccare piano la lingua contro il mio palato, malamente per il continuo tremare della mascella, ma ce la feci. Allora Asami scattò e io mi tolsi gli occhiali, vedendo (come sempre) tutto sfuocato.

Asami estrasse qualcosa dalla tasca ad una velocità non registrata da Angel, impegnata a guardare me, confusa. Vidi luccichii anomali nell'aria attorno al volto della dotata di Quirk, seguito da un suo lamento mischiati ad insulti poco carini e vidi la chiazza che doveva essere Asami staccarsi da Angel e appiattirsi contro il muro, mentre la ragazza con le ali si accasciava a terra, almeno così credevo...

<VAI!> mi urlò la mia migliore amica, togliendomi qualsiasi dubbio, e io non esitai. Con gli occhiali in mano feci un altro passo e, non so con quale volontà, mi buttai a terra, messa più per dare una "spallata" al pavimento.

Esatto, non avete capito male. Mi buttai a terra come un sacco di patate, e non era così semplice farlo di propria volontà come si potrebbe pensare quasi subito. Ma era come mordersi la lingua fino a farsi male, ci voleva un poco di forza mentale perché eri conscio di stare per farti del male e il corpo stesso cercava di impedirtelo.
Allora bisognava andare contro le barriere del voler bene alla propria persona. Infatti pensai "Fottesega tutto" e, appena andai a contatto con il pavimento, non avvertii la solita piccola scarica liberatoria quando usavo il mio potere. Fu invece come se un gigantesco brivido gelido si propagasse dalla mia nuca, passasse per la spina dorsale e poi si diramasse in tutte le vibrazioni nervose. Tenendo chiusi gli occhi vidi solo delle onde d'urto azzurrine tutto attorno a me propagarsi e, come manovrando fili invisibili, riuscii a cambiare la mia visione di pensiero e tutte le onde azzurrine si propagarono in un'unica direzione: avanti a me, per poi farle rimbalzare in certi punti, confluendo il massimo di vibrazioni in un unico punto, così da creare un'aria di maggiore destabilizzazione.

Solo allora aprii gli occhi, alzando leggermente il volto, e potei vedere il terreno tremare, anche se io non stavo riscontrando nessun tipo di vibrazioni sul mio corpo, come al mio solito. Avevo iniziato a teorizzare, per spiegarmi questo perché, che forse le mie continue vibrazioni interne scacciassero quelle esterne, o comunque creavano una sorta di piccolo campo nullo attorno al mio corpo.

Vidi, per quanto poco mi fosse concesso senza occhiali, ancora una figura inginocchiata a terra in mezzo al corridoio, con dietro due grosse cose nere, ali. Era Angel, e per mia fortuna era ancora per terra.

<Maledette, entrambe!> iniziò ad inveire contro me e la mia migliore amica, mentre era ancora a terra, dolorante. Si interruppe nell'urlarci contro quando il pavimento iniziò a scricchiolare attorno a lei. La mia idea stava funzionando.

<Ma che ca-?> provò a dire, tentando di mettersi in piedi ma il terreno, troppo tremolante, le fece perdere equilibrio e sbattere le rotule e i palmi delle mani violentemente a terra.

Poi il pavimento si fratturò. Una crepa partì da poco più avanti di me, e andò ad ingrossarsi fino a che, attorno e sotto ad Angel, non si creò una vera e propria frana del terreno e cadde in un buco formato dalle mie vibrazioni. Insieme alla ragazza caddero lì dentro pezzi di mattonelle e cemento.

Poi, abbastanza in fretta, il terremoto si placò. Nel mentre io riuscii a mettermi a sedere e indossare gli occhiali. Rimettendomi in piedi, sentii il fianco destro farmi terribilmente male. E, tra l'altro, la spalla destra con cui avevo colpito Eye-Tech (e il terreno) me la sentivo leggermente incriccata. Poi avvertii il gomito sinistro bruciare e pensai che avessi strisciato e mi fossi spellata, nulla di più e nulla di meno. Potevo uscirne sicuramente peggio, ma me la sarei anche potuta cavare (teoricamente parlando) meglio.

<AMAYA!> urlò Asami venendomi incontro senza alcun taglio o botta; a parte quel segno delicato marchiato dal suo sangue che si stava seccando sul suo collo. Feci un mezzo sorriso tra me e me, volgendo lo sguardo a terra. L'avevo salvata, ma prima di quello l'avevo messa a rischio estremo e ferita. Mi ritrovai ad essere abbracciata da lei prima ancora di rendermene conto. E ricambiai senza esitazione, volevo darle conforto. Non potevo neppure immaginare come si fosse dovuta sentire.

<Grazie Amaya! Grazie! Ho avuto così tanta paura! Mi hai salvata!> fece lei. Appunto, come avevo detto. Ma prima ancora che potessi ribattere sul fatto che l'avessi salvata, delle esclamazioni di giubilo si levarono da dietro di noi. Mi voltai verso i miei compagni che erano sull'angolo e si misero ad applaudire ancor più forte, dicendomi che ero stata fantastica con quella mossa. Notai solo in quel momento che c'erano tutte le persone a cui volevo più bene in quella classe, più una o due persone che sopportavo meglio di altre.

<Cosa è successo?> la voce della prof si fece sentire e spuntò pure lei.
<Abbiamo sentito da qui urla e minacce. All'inizio non ci siamo mossi perché dovevamo tenere di guardia gli altri. Poi la polizia, sotto nostra assicurazione, è entrata e hanno preso loro in custodia quei criminali. Non ci siamo mossi perché, appena voi avete girato l'angolo senza il mio consenso,> e la prof guardò leggermente male quel gruppo di miei compagni <abbiamo sentito quella ragazza minacciare di fare del male a qualcuno e far vedere la polizia armata di sicuro non migliorava le cose> e si guardò intorno, per poi fissare il suo sguardo su di me, ormai totalmente girata verso di loro; dando le spalle alla nemica.

<Amaya Miura.> mi chiamò all'appello e divenni più rigida, anche se ancora ero abbracciata ad Asami.

<Se prima pensavo fossi solo una buona studentessa che riusciva bene nella mia materia, ora ho avuto pure la prova che sei una fantastica ragazza e persona. Hai coraggio da vendere. E pure te Asami Watanabe.> citò alla fine pure la mia migliore amica, che disse un soffocato grazie contro la mia maglietta, nella quale era ancor più sprofondata, tutta rossa in volto e particolar modo sulle orecchie.

Ma la professoressa sembrò capire e ci sorrise, un vero sorriso e neanche così malaccio. Hitler aveva guadagnato un bel po' di punti a suo favore, anche se per me sarebbe rimasta sempre con il soprannome che le avevo affibbiato. Più per abitudine che altro. Intanto un poliziotto era spuntato dal corridoio e si era fatto vedere meglio. Sarà stato alto come me o poco meno e aveva un po' di pancetta che la divisa da poliziotto non nascondeva affatto.

<Prima andrete tutti un attimo sull'ambulanza appena arrivata per vedere le vostre condizioni fisiche e poi chiederemo ad alcuni di voi di deporre. Dovrete raccontarci tutto l'accaduto e... oh.> quel "oh" stupito lo disse appena mi vide per bene, osservando con attenzione il mio segno sulla guancia sinistra, il mio marchio.

<Ecco chi ha causato le scosse prima e quell'enorme buco. Ti chiami Amaya, giusto?> mi chiese, facendo tranquillo qualche passo verso di me.

<Vi consiglierei di accertarvi che in quel buco laggiù ci sia la dotata di Quirk per cui ho creato questo casino nel corridoio.> feci tranquilla, mentre cercavo di sciogliermi dall'abbraccio di Asami, che non voleva stranamente lasciarmi. Purtroppo la mia voce balbettò e come sempre la mia voce non era uscita come un ordine ma più che altro una richiesta cortese. Proprio non era da me fare la dura.

Due poliziotti, appena arrivati vicino al primo arrivato, ad un suo gesto, andarono a controllare. Il primo arrivato doveva essere il capo. I due agenti si sporsero tenendo le pistole puntate, ma poi sgranarono gli occhi e dissero: <Capo, la ragazza è ferita e con un po' di pavimento addosso. È impossibile tirarla fuori senza l'aiuto dei vigili del fuoco o Daisuke Fukuda.>

<Allora chiamate quel Fukuda, che così si rende utile> rispose altezzoso l'uomo per poi concentrarsi di nuovo su di me. Mi dava fastidio doverlo fissare in quei due piccoli occhi marroni, due spilli su quel faccione che si ritrovava, ma non volevo mostrarmi più debole di quanto lo avessi già fatto e resistetti.

<Hai creato un bel po' di casini, ragazzina. E hai attivato i tuoi poteri senza certificazione da parte dello Stato come hanno invece alcuni miei uomini o senza essere in uno dei campi di test dei vostri poteri. E di sicuro hai più di 5 anni. Sei nei guai seri, perciò, mia cara. Puoi anche ricevere la pena, sotto processo, di andare nel carcere minorile per anni, lo sai?> mi chiese beffardo.

<Lo so benissimo.> riuscii a dire stranamente impassibile, mentre mi sentivo dentro morire. Me ne ero dimenticata. Avevo dimenticato quel piccolo particolare... E la paura mi prese per un attimo le viscere: davvero sarei finita in galera?

<Ma si rende conto che Amaya ci ha salvati tutti quanti? Se non fosse stato per lei, probabilmente saremmo tutti in un'unica pozza di sangue a causa di quella ragazza lì dentro> ed Asami indicò la buca <che ci avrebbe ferito e forse ucciso visto che voi avevate usato il fuoco, credendo che tutti noi non ci fossimo!>

<Asami...> feci colpita. Mi aveva provato a difendere...? Addirittura contro il capo di una pattuglia di polizia provinciale? Non ci credevo.

<Poi, appena prima che ci ferissero, lei ha mostrato il simbolo di essere dotata di Quirk e li ha raggirati, stordendo tutti quelli che erano di là tanto bastasse a noi per reagire e ribaltare la situazione!> fece una ragazza dai capelli neri, ricci ricci, e gli occhi scuri, una delle ragazze a cui volevo tanto bene e brava a scuola almeno quanto me. E non era poco dire ciò...

<E poi, anche se quella ragazza aveva preso Asami è riuscita a riprendere quasi subito il suo sangue freddo e a catturarla, con un piano in cui è stata aiutata da Asami stessa, parlando in codice, in qualche modo!> enfatizzò un'altra ragazza biondiccia, dagli occhi verde-marroncino e l'inizio di una guerra di acne in fronte. Anche a lei volevo molto bene, simpatica e disposta (stranamente) ad ascoltare i miei mille sproloqui.

<Potrebbe anche ricevere una medaglia al valore, lo ammetto, ma ciò non toglie che ha usato la sua unicità fuori dalle circostanze consentite, e cioè inferiorità ai cinque anni, autorizzazione dello Stato o essere in esami in corso di svolgimento!> ribatté baldanzoso il capo poliziotto.

<In realtà, capo, una persona dotata di Quirk può usare i suoi poteri anche se non è nelle circostanze da lei elencate, ma si trova in una situazione di pericolo molto grave, in special modo se con essa c'erano uno o più comuni cittadini. E questa, oserei dire, è la combinazione perfetta di quella clausola.> precisò una nuova voce, maschile e profonda, proveniente dall'angolo del corridoio.

A quanto pare era diventato di moda fare le intrusioni ad effetto in quel modo e io non lo sapevo!

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