Capitolo 39
L'ultima settimana in quella sorta di inferno-casa era iniziata e sia io che Daisuke ci stavamo allenando, singolarmente, usando sia la propria forza muscolare, sia quella derivante del Quirk, cercando di combinarla al meglio possibile.
Dato che io potevo creare danni ad oggetti solidi, ero utile per attacco a lungo e a corto raggio, ma non avevo niente di difesa, al contrario di Fukuda che, col suo Quirk, poteva anche rifugiarsi dietro i propri tentacoli.
Cosa davvero comoda, dato che con il suo potere poteva anche acchiappare qualsiasi cosa nel raggio di 5 metri attorno a lui, praticamente!.
La sera del lunedì mattina sia io che Daisuke eravamo seduti in un angolo della palestra, a chiacchierare del più e del meno, mentre i due medici ci avevano detto di aspettare lì un attimo. Gli avevo chiesto com'era andato il week-end e, con un leggero sorriso in volto, mi stava raccontando che, insieme al fidanzato, erano stati a casa a poltrire su Netflix.
Io stavo facendo gli occhi a cuoricino dal fangirlamento e un sorrisetto malizioso mi era spuntato quando aveva ribadito che avevano visto la tv insieme "e basta".
Il nostro "battibecco" venne interrotto dal ritorno dei due medici.
Noi ci ammutolimmo, neanche fossimo entrambi due alunni colti in flagrante dai professori, mentre i due vennero vicino a noi.
Ōta esordì con: <Finita questa settimana, entrambi sarete ufficialmente dentro l'organizzazione H.E.R.O. Vi avranno già spiegato diverse cose, ma non tutto, o più semplicemente... l'avete scordato.>
Allora si intromise e proseguì Tanaka: <Ovviamente sapete già che dovrete trovarmi un nome in codice... e vi consiglio di inventarne uno subito e di dirlo all'altro, così eviterete di chiamarvi col vostro vero nome in mezzo alla battaglia. Capito?> iniziò Tanaka.
Io e Fukuda annuimmo, e nel mentre pensai un pochino cinica "E fu così che mi scelsi un soprannome della sublime bellezza di asnfvkevjc".
<Inoltre tu, Amaya, devi anche pensare al tuo costume...> aggiunse Ōta-san.
<Quale costume?> chiesi confusa.
<Quello da agente dell'H.E.R.O. Domani mattina verranno delle persone a prenderti le misure e farti su misura quello che richiederai, Amaya. Oltre il tipo di "maschera" che vorrai per coprire il viso.> mi spiegò Ōta.
<Perché dovrò avere un costume? Non posso indossare la divisa come gli altri?> domandai.
<È per... per estetica. Così hanno deciso loro.> e con "loro" Ōta-san si riferiva al ministro della sicurezza Kimura.
Annuii, un po' sconfitta, pensando che di sicuro avrei dovuto scegliere qualcosa che copriva e nascondeva le mie curve: meno si vedeva di me, meglio era per il mio disagio e anche per la mia segretezza. E di sicuro dovevo avere una maschera che mi copriva bene tutto il volto e che mi potesse evitare di portare gli occhiali: perciò, lenti da vista molto resistenti incorporate.
<Perché sono dovuto rimanere se le informazioni erano solo per lei?> chiese, un po' confuso, Daisuke.
Tanaka sorrise dolce e fece: <Perché, da dire ad entrambi, c'è che mercoledì andrete a fare un "controllo speciale" in cui si vedrà come ve la cavate a combattere. Ah, poi, domani pomeriggio, dovrete entrambi vedere delle persone di un centro di estetica.>
<E questo perché...?> domandò Fukuda, non capendo.
<Beh... dovrete essere esteticamente perfetti, anche se nascosti. E poi è anche una questione di sanità. La presenza di peli, se ci sono ferite sanguinanti, aumenta il rischio di infezione dei tagli aperti.>
<Quindi dovremmo farlo più volte nel corso del tempo? La ceretta non dura mica tanto...> feci, un po' preoccupata. "Vi prego, no ceretta ogni 3 settimane spaccate..." supplicai internamente. Per tutto, eccetto le cadute, avevo una soglia del dolore bassissima.
<No, questo centro di estetica ha appurato una ceretta in via sperimentale, e costosa, che praticamente distrugge in modo permanente il pelo alla radice. O, almeno, la cosa dovrebbe durare per più di un anno, in quanto appurato dai test. Dovrete fare questa cosa in praticamente tutto il corpo.> spiegò Tanaka.
La guardai sbiancando, e suppongo così anche Fukuda.
Quello significava...?
Ōta parve capire i nostri pensieri ed annuì, sottolineando: <Sì, anche i punti più... sensibili.>
"Perfetto. Domani faccio direttamente prima a scuoiarmi viva!" mi dissi, molto ottimista.
Già io morivo dentro quando mi facevano l'inguine... figurarsi se dovevano fare proprio tutto il corpo. "Che poi... col cazzo che mi mostro nuda davanti degli sconosciuti! Già mi vergogno davanti mia madre quando sono sotto la doccia e lei entra in bagno!" mi dissi.
Eh, credo proprio che il mio pudore non mi fosse tanto vantaggioso in una situazione del genere.
<Ma... queste persone. Queste estetiste... poi si ricorderanno di noi?> chiese Fukuda dopo qualcosa come dieci secondi di silenzio tombale.
<No, come chi prenderà le misure ad Amaya e farà il lavoro non ricorderà nulla una volta finito. Il procedimento di cancellazione memoria sarà quello usato anche per chiunque non fosse della più ristretta famiglia a sapere del vostro potere.> spiegò Ōta e noi due, poveri sfigati, annuimmo.
Ah, vero, se non l'avevo detto: solo i miei genitori e mio fratello ormai si ricordavano del mio Quirk. Agli altri era stata fatta un'ipnosi attirandoli con il dovere di fare visite mediche o cose simili, che erano semplici coperture. L'unico modo per far ricordare loro tutto era dire una speciale parola d'ordine, che era una parola strana e poco usata.
E solo di chi era il Quirk dimenticato poteva far ricordare loro tutto dicendo quella parola.
<Capito.> dissi, annuendo come ad accentuare la cosa.
<Beh, ora potete andare. E pensate ai vostri nomi in codice. E tu, Amaya, pensa pure a come vuoi il tuo costume da agente.> ricordò Tanaka. Sia io che Fukuda ci alzammo, annuimmo, salutammo con un cenno della mano i due medici ed andammo fuori dalla sala degli allenamenti; con Fukuda che prese anche il suo borsone nel mentre.
<Non aspettarti un nome fantastico con cui dovrai chiamarmi.> feci a Daisuke, mentre lo accompagnavo fino alla porta secondaria.
<Ah, questo vale anche per me.> replicò lui.
<Vediamo chi troverà il nome più stupido.> dissi con un piccolo sorriso divertito.
<Basta che sia corto.> precisò.
<E dalla facile pronuncia.> ribattei, finto cipiglio severo.
<Ovvio.> e sorrise leggermente, seguito a ruota da me.
Ormai eravamo arrivati alla tanto da noi usata porta.
L'aprì. Non c'era nessuno. Quel giorno Hideki aveva il turno di sera. Poverino.
Quando il turno di notte capitava a mio padre a causa delle elezioni (bisogna sempre sorvegliare le schede elettorali o roba così) ritornava a casa come uno zombie.
Abbracciai Daisuke velocemente, era praticamente una goccia unica di sudore, gli diedi un rapido bacio affettuoso sulla guancia e rientrai nell'ISQ, mentre lui andava alla sua auto parcheggiata lì nel vicoletto.
Salutai un'ultima volta con la mano, poi richiusi dietro di me la porta e ritornai verso i "miei alloggi"; direzione: docce. Non ero tanto sudata ("grazie mille Quirk per questo!"), ma avevo comunque un po' di puzza addosso e fare una doccia era anche un modo per rilassarmi.
Sotto la doccia mi ritrovai a pensare ad un possibile nome da eroina, ma non mi venne nulla nel giro dei primi cinque minuti, iniziando ad innervosirmi. Perciò, cambiai argomento nella mia testa, finendo per pensare a come poteva essere il mio costume da eroina.
Per prima cosa, ero convinta che doveva essere composto da due strati.
Uno comodo per i movimenti; aderente ma non "paralizzante" come le cose in pelle. Quello sopra doveva servire per coprire un po' di più il corpo che c'è sotto e anche per protezione: un po' più morbido e che bastasse per "coprire" dal collo all'inguine).
"Forse... una sorta di tuta unica aderente, di un materiale elastico, sotto? Di sicuro dovrò avere dei cuscinetti o cose del genere alle ginocchia e ai gomiti perché devo limitare i danni. Dovranno comunque essere abbastanza facili da trapassare col mio potere, per permettere di arrivare al suolo. Tanto so che se voglio raggiungere un oggetto, "trapassandone" un altro, o anche due abbastanza sottili, di mezzo, ce la posso fare se mi concentro." mi dissi mentre mi sfregavo i capelli e tenevo gli occhi chiusi; altrimenti lo shampoo nelle cornee non me lo risparmiava nessuno.
"Poi... lo strato sopra deve essere qualcosa di comunque non troppo pesante ma comunque un po' protettivo, dovrà essere sbracciato, vorrei che arrivasse giusto alle cosce, e... beh, forse sarebbe utile se avesse tasche o che ne so io. Comunque sarebbe comodo se riuscissi a farmi dare qualcosa in più con cui combattere... stamattina Ōta-san aveva accennato ad uno strumento con cui avrei potuto avere più difesa... chissà se me lo daranno mercoledì, per quel test..."
Sbuffai, un po' tristemente divertita al mio pensiero successivo: "Tanto, sapendo il cuore organizzativo, so che sarebbe totalmente possibile. Spero non sia qualcosa di troppo ingombrante. Spero davvero..."
Finita la doccia, mi ero già immaginata meglio nella mia mente il mio "costume" da agente dell' H.E.R.O., ormai quasi un bozzetto definitivo (sì, lo so, è un ossimoro).
"Che poi... forse faccio prima a chiamare quello che faccio, e perciò chiamarmi, H.E.R.O. e basta, almeno nella mia testa! Anche se "hero" io proprio non la sono. Sono solo stata costretta e di eroico non ho... non ho neppure una ciocca di capelli." mi dissi, andando in camera mia con le lenti appannate dal vapore caldo della doccia.
<Però... che nome mi do? Quello è ancora da decidere.> dissi fra me e me a voce bassa, aggiungendo: <E di sicuro voglio averlo per domani. Che così, se già Daisuke ce l'ha, non sono la cretina impedita senza fantasia; e se invece non ce l'ha... posso fare la mezza sbruffona e fare <<ah ah! Io non perdo tempo a differenza tua e zono una prava pimpha diligenteh, ioh!>>. Sì... qualcosa di stupido del genere...>
Sorrisi, esasperata da me stessa e dal mio commento.
Ero e sono davvero infantile e facevo e faccio molto bene la stupida; quando mi veniva voglia... voglia che spunta ancora tutt'ora, appunto.
<Domani sarà una giornata diversa da questa normalità... spero non sia traumatica, come tutti i cambiamenti improvvisi che mi tocca subire...> borbottai.
N/A: questo capitolo non è nulla di granché, giusto un capitolo di transito che serve ad anticipare gli avvenimenti dei prossimi capitoli.
E, fra poco, potrò mostrare al 'mondo' il "soprannome" di melma che ho dato ad Amaya come nome da H.E.R.O. ... e figurarsi che l'ho modificato più di una volta!
Vabbè, detto questo... alla prossima settimana!
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