Capitolo 36
Dopo quella sorta di battaglia, velocemente sviluppammo un qualche sorta di rapporto io e Daisuke, nel corso della quarta settimana e nella prima metà della quinta, quando successe un fatto inaspettato.
Ma andiamo con ordine.
Quel rapporto che sviluppammo all'inizio, un rapporto di amicizia/benevolenza necessario per salvarci la pelle (d'altronde, poi non avremmo scherzato), divenne una vera amicizia.
Strana, improbabile, forse pure labile... ma potevo definirla comunque un'amicizia; di sicuro più sincera ed onesta di altre che avevo avuto.
Un'amicizia che, okay, era un po' vantaggiosa egoisticamente perché meglio amici che nemici nella nostra situazione, anzi, nella situazione che sarebbe venuta, ma comunque fu un'amicizia che divenne vera e importante per ambedue.
Ovviamente, prima di quello, avevamo "iniziato" dalle piccole cose.
Per esempio, dato che stavo allenando in quei giorni il mio Quirk in forza e precisione, prima di sorpassarmi ed andarsene via dopo gli allenamenti, mi diceva fugaci ma utili consigli. Ed una volta, che avevamo finito tardi e ci avevo messo secoli a farmi una doccia, mentre lui stava aspettando fuori qualcuno, mi aveva accompagnato fino al luogo dove mangiavo la sera, non sicuro nel lasciarmi andare da sola a causa di una festa non troppo lontano da lì, da dove certa gente adulta e incosciente sicuramente ritornava abbastanza ubriaca.
Mi ricordo che aveva davvero insistito, testardo come un mulo, ed aveva vinto, per almeno sentirsi in pace con sé stesso all'andata, dopo sempre più deboli mie resistenze. Mi aveva scaldato il cuore quella cosa, perché mi sembrava che implicitamente avesse detto: <<Ci tengo abbastanza a te da preoccuparmi di te per anche quando non siamo insieme, per quanto posso materialmente fare>>
Io, d'altro canto, nel mio piccolo davvero piccolo, avevo iniziato a portargli sempre una bottiglietta d'acqua naturale da bere finiti gli allenamenti, dato che lui non la portava mai, e si vedeva che aveva una sete da cani ogni cavolo di volta. E mi offrivo ogni volta di portargli il borsone dal piano della palestra dove ci allenavamo fino all'auto sul retro, dato che lui doveva sempre esercitarsi di più col busto e le braccia che con le gambe (invece io ero sottoposta ad abbastanza equilibrati allenamenti per quanto riguardava lo sviluppo dei muscoli del corpo) e di sicuro portare un borsone monospalla non era piacevole nel suo caso.
E poi avevamo preso a chiamarci con gli onorifici.
Io ero Miura-kun per lui (sì, strano il "kun" dato che io sono una ragazza, ma è comunque un segno di confidenza) e lui per me Fukuda-sama (adoravo chiamarlo così perché arrossiva leggermente, come imbarazzato di essere chiamato "sama", e mi divertiva ciò).
Questi appena detti sono esempi. Piccoli esempi.
E quello che facevamo erano solo gesti. Piccoli gesti, per la maggior parte.
Ma proprio piccoli per tutti, insignificanti per molti, di cortesia per alcuni ma pieni di valore per me (e, chissà, forse lo erano pure per lui. Quello non lo appurai mai dato che non glielo chiesi in nessuna circostanza, come se me ne fossi perennemente dimenticata...).
Però successe qualcosa di strano, anzi, inaspettato, una sera della quinta settimana (venerdì). Fu un evento particolare, davvero non programmato o voluto, ma diciamo che ci portò più vicini.
Era sera e avevamo finito gli allenamenti.
Mi aveva sorpassato in fretta, senza neanche parlare due secondi serenamente con me (cosa che avevamo fatto quasi tutta la settimana), "scusandosi" con Tanaka mentre usciva, dicendo che lo stavano aspettando per andare a vedere una partita e che si sarebbe dovuto fiondare a casa propria per lavarsi e cambiarsi.
Nella fretta, però, gli cadde qualcosa dalla taschina mezza aperta del borsone e lui non se ne accorse, tirando dritto avanti verso l'ascensore. Tanaka però lo notò, si preoccupò ed afferrò l'oggetto, che si rivelò essere un piccolo mazzetto di chiavi, composto da cinque chiavi diverse ed un portachiavi morbido a forma di polipetto viola molto stilizzato (e, in una parola, adorabile).
<Oh, Fukuda ha perso le chiavi, però è già andato...> notò lei con apprensione.
Mi avvicinai in fretta ignorando il dolore alle gambe che avevo e feci: <Forse se mi sbrigo lo raggiungo e gliele riconsegno>
Lei annuì grata e mi consegnò il mazzetto. Sfrecciai, ignorando i rimproveri di Ōta sul fatto che <<hai appena sforzato le gambe, se corri ancora poi domani avrai dei crampi inimmaginabili!>> e usai le scale, dato che ad aspettare l'ascensore lo avrei perso con ogni probabilità.
Per poco non rischiai di inciampare e fare un ruzzolone per la rampa di scale fino al piano sottostante una o due volte, ma arrivai tutta integra al piano terra; nonostante la condizione delle mie gambe (miracolo!). Sempre a passo spedito, andai verso la porta secondaria, socchiusa, da cui entrava una leggera brezza fresca, tipica delle sere di estate.
Attorno a me non c'era praticamente nessuno e le mie scarpe da ginnastica (nonostante la mia solita "grazia" da elefante nel camminare) non producevano praticamente alcunché rumore e registrai in un angolo della mente il brandello di conversazione portato verso di me dal venticello.
<Devi allenarti proprio così tanto? Mi manca non poterti trovare subito a casa finito il turno.> si lamentò una voce a me sconosciuta e che ero abbastanza sicura fosse maschile.
<Lo so, dispiace pure a me, ma o questo o rischierò la vita ancor di più. Che ne dici di un momentaneo bacio di scuse?> era la voce di Fukuda. Ormai avevo imparato a riconoscerla; era assolutamente la sua.
E sarei stata altrettanto certa che avrei interrotto qualcosa di intimo e privato in cui io non c'entravo se avessi fatto davvero attenzione al discorso. Ma, come già detto, solamente registrai in un angolo della mente le voci sentite in quello stralcio di conversazione udita e la "causa" di ciò era attribuibile al fatto che ero concentrata sull'arrivare in tempo.
Spalancai la porta senza troppe cerimonie dicendo: <Fukuda-sama, le tua chia-> per poi interrompermi, capendo solo allora di essere piombata nel momento più sbagliato di tutti (e che, tra l'altro, sembrava tanto da film).
C'era Fukuda che stava baciando un altro uomo più basso di lui (beh, non che ci volesse tanto), ma sicuramente più alto di me. Quando si staccarono avevano entrambi le gote rosse, dall'affanno o dall'imbarazzo (/ che-piffero-ne-so-io) o entrambi non avrei saputo dire.
Quel tizio, però, mi era in qualche modo familiare, con quei capelli biondicci un po' scompigliati (tra l'altro, aveva dei begli occhi azzurrini) e quell'aria da persona troppo buona per poter davvero esistere. Notai che aveva addosso una giacca della divisa della polizia di Iwate e quello non fece che aumentare le mie ipotesi sull'averlo già visto, non ricordando però dove.
<S-scusate. I-i-io volevo ri-ri-riportarti l-le chia-a-avi F-F-Fu-Fukuda-sama e- ehm...> mi impanicai, dato che avevo fatto una vera e propria gaffe.
<S-s-scusate!> mezzo strillai, per appoggiare le chiavi sulla sporgenza della finestrella accanto alla porta, per poi entrare dentro l'ISQ e cercare di dirigermi in tutta fretta verso la mia stanza o il bagno, per poter sparire almeno per un po'.
Sentii la porta dietro di me aprirsi ancora e ciò non fece che aumentare questa mia urgenza di scappare via e nascondermi per la vergogna.
"OH MERDA! HO INTERROTTO DAISUKE E IL SUO RAGAZZO!" sicuramente mi ero detta in piena auto-colpevolizzazione, per subito dopo pensare, bislacca quale fui sempre "Ma questo vuol dire che è gay? Uh, che notizia!".
Mi risvegliai dai miei pensieri quando sentii Daisuke richiamarmi da poco dietro di me, facendomi voler dare uno sprint per sparire lontano. Andare lontano. Da lì, da lui, da quel tizio familiare nonostante fossi certa fosse un estraneo, da quella situazione, da tutto.
Però le gambe mi dolevano troppo e Fukuda aveva le gambe molto più lunghe delle mie e perciò mi raggiunse in un baleno. Mi afferrò il polso e mi tirò indietro in parte senza volerlo ed in parte volendolo, facendomi però lamentare leggermente dal dolore per la tirata improvvisa.
Mi girai, spaventata, pensando che avrebbe iniziato a lanciarmi urla ed insulti contro; incazzato a bestia, facendomi pure del male (la forza, di sicuro, non gli mancava).
Però, andando contro le mie previsioni, mi guardò come supplicante e fece: <Non dirlo a nessuno. Adesso... cazzo, non ho tempo! Ti prego! Fa finta che non sia successo nulla fino a domani mattina, quando verrò e ne parleremo, okay?>
Aveva una voce davvero spaventata, cosa che non avrei pensato di sentire provenire da uno grande, dallo sguardo freddo, così stabile anche a colpo d'occhio come lui... Infatti la cosa mi lasciò così spiazzata da annuire senza pensarci su troppo e girarmi per andarmene.
Mi lasciò il polso (sono certa con uno sguardo a metà fra il sollevato e ancora il preoccupato), mente andavo di sopra, in bagno, a farmi una doccia. Sotto il getto di acqua a temperatura "scaldata direttamente sulla lava", mi persi nei miei pensieri, vagando a diverse cose, come a sostenere una sorta di parvenza nella mia testa.
Mi dicevo che era da poco passato il mio compleanno, che di lì a poco c'era quello di Asami, che di lì a poco avrei anche finito quel regime di allenamenti, ma che, uscita da lì, avrei avuto solo poco più di una settimana libera prima di ricominciare la scuola e io col cazzo che mi ero riposata.
Però, nonostante quei pensieri da adolescente comune erano nella mia mente (ed io imponevo loro di occupare gran parte della mia concentrazione), quello che avevo visto mi stava martellando un angolo del cervello, scansando poi gli altri pensieri. Sospirai, evitando per poco che lo shampoo mi andasse in bocca, mentre quella scena e le parole di Fukuda, con l'esatto tono di voce con cui me le aveva dette, si ripetevano in loop nella mia mente.
Appoggiai la fronte sulle mattonelle azzurrine e fredde della doccia, dicendomi mentalmente: "Tanto domani lo scoprirò... ma comunque... chissà perché era così terrorizzato dal fatto che avessi scoperto avesse una relazione con un ragazzo? Mi considera un pericolo? Forse ha solo paura della gente omofoba?".
Scossi la testa con vigore, scacciando quei pensieri, imponendomi: "May, abbiamo appena detto che tanto lo scopriremo domani. Non scervelliamoci su, è inutile.".
N/A: zan zan zaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan.
E niente, non so che dire, se non... Fukuda è troppo gayyyyyy e bravo e non malato per amare May in quel modo... anche perché altrimenti sarebbe stato ritrovato morto da qualcuno che vuole il duo patati insieme...
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