Capitolo 3
<Angel, ti ricordo che non puoi sfoderare il tuo potere su di loro. E' molto potente di suo e contro dei gracili umani razzisti fin nel midollo li uccideresti subito.> la calmò il ragazzo, chiamandola con quello che credevo fosse un codice/soprannome.
<Va bene, va bene. MA solo perché sei tu il capo qui, Eye-Tech.> e la ragazza, ridacchiando, fece ritrarre le ali dentro il suo corpo, o forse le aveva fatte sparire... fatto stava che non c'erano più.
<Odio quel gioco di parole...> lo sentii borbottare prima che esordisse con: <Oggi è il vostro giorno sfortunato, ragazzi.>
<Perché avete attaccato la nostra scuola, esseri inumani che non siete altro!> chiese furiosa, ficcando dentro un insulto, una mia compagna di classe audace quanto stupida, e con ciò avrei detto tutto. Era quasi affianco a me e avrei voluto voglia di attivare il mio Quirk alla massima potenza su di lei. Aveva insultato pure me, d'altronde, con quel commento; anche se non se ne era resa conto.
Mi limitai a fissarla con sguardo irato per un secondo, notando come Angel e Eye-Tech, avessero digrignato la mascella dalla rabbia e i loro occhi fossero pieni di odio.
<Vi abbiamo attaccato, insulsi umani che non siete altro, per far capire al mondo una cosa che pure tu hai marcato. Il nostro presunto essere alieni, dei mostri. Noi siamo solamente più evoluti di voi, siamo più potenti. E non è giusto che sottostiamo alle vostre stupide volontà. Abbiamo deciso di attaccare questa scuola perché, oltre ad essere piena di semplici ragazzini, è nel centro della città, nel suo fulcro. Giusto per farvi capire quanto noi siamo radicati dentro la società, pericolosi e senza scrupoli.> spiegò Angel, per poi ridere. Venne interrotta dallo suonare delle sirene della polizia e da una voce all'altoparlante che diceva: <Qui è la polizia, uscite con le mani in alto e senza fare scherzi. Se non contrattaccherete saremo più indulgenti.>
Un ragazzo incappucciato, ad un gesto del ragazzo senza cappuccio, gli lanciò un altoparlante con cui rispose, sporgendosi dalla finestra appena aperta: <Peccato che qui abbiamo una intera classe con docente inclusa! Che grande tragedia se li uccidessimo, nevvero?>
Non si udì risposta, se non un soffocato "Fuoco".
Una scarica di proiettili spaccò la finestra. Ma nessuno né di noi né dei dotati di Quirk fu ferito perché la ragazza fece riapparire le ali e, dando la schiena alla finestra, fece da scudo. Era assordante il rumore dei proiettili su altro metallo.
Quando il fuoco cessò, la ragazza sbatté leggermente le ali e da esse ne furono schizzate fuori diverse piume che furono spedite verso il fuori. Mi ricordai che c'era una finestra accanto a me e mi scostai i capelli dal volto, dimenticando perché li avessi messi lì. Vidi nitidamente, attraverso i vetri, quelle piume conficcarsi nel terreno o ferire leggermente i poliziotti. Erano come tante lame di coltelli.
Fui egoista, forse, a pensarlo, ma ringraziai il cielo che mio padre non lavorasse nel capoluogo di provincia e che, con ciò, non fosse di sicuro lì.
Riparato da Angel, le cui ali parevano immutate da quei attacchi (probabilmente rigenerava le piume all'istante ed erano sul serio di metallo), Eye-Tech riprese a parlare con il megafono: <Eh no, così non si fa. Saremo costretti a far del male a questa classe, lo sapete poliziotti?>
Angel si scostò dalla finestra e, sempre dandoci la schiena, si mise in posizione. Voleva fare con noi come coi poliziotti. Ci venne paura, naturalmente. Una paura viscerale che fece rantolare qualcuno dallo sconforto.
Io strinsi a me Asami, mettendola più dietro di me: con una corporatura più grossa della sua potevo provare a difenderla da qualche piuma. Per me non sarebbe stata strana l'esperienza di tagli sanguinanti e gravi dappertutto. Ci ero abituata, alle ferite.
Eye-Tech ci stava squadrando, pronto a fare fuoco. Poi si soffermò su di me e sgranò gli occhi, ordinando: <Angel, aspetta. Ci era sfuggito un particolare.>
Angel si girò, seguì lo sguardo del compare e, fissandomi, ridacchiò: <Non l'avevamo vista prima, aveva coperto il marchio! È stata furba la ragazza a nascondersi! Peccato che, a quanto pare, non ha potuto usare il proprio potere.>
<Tu.> mi indicò Eye-Tech. <Fai un passo avanti e togliti meglio i capelli dal viso.>
<Che?!> la mia voce era strozzata, visto il mio spavento a livelli altissimi.
Non sapevo che fare.
<Fallo o i tuoi amichetti moriranno. Posso direzionare le mie piume e ferire solo gli altri, quindi ubbidisci.> minacciò Angel e io, terrorizzata e non volendo che accadesse qualcosa ad Asami e a quei pochi a cui mi importava davvero della loro esistenza in quella classe, feci un passo avanti e scostai meglio i capelli dal mio volto.
Gli occhi di Eye-Tech si fissarono sui miei, per poi diventare gialli. Mi sentii bloccata sul posto, come congelata, mentre i suoi occhi gialli lampeggiavano come delle lucine, mentre parevano che mi stessero scavando l'anima. Dopo qualche secondo Eye-Tech chiuse gli occhi e, mentre uno ritornò grigio, l'altro rimase giallo e parve che fu proprio da quest'ultimo a partire una sorta di lucina, che creò un ologramma di un testo.
<"Quirk: Adjustable EarthQuake,: capacità di produrre vibrazioni in qualsiasi oggetto o persona con cui il possessore del potere si scontri. Più forza c'è nello scontro, più forza sprigionata. Definito "Adjustable (regolabile)" per la capacità di poter evitare di scatenare il potere ogni volta che si scontra con qualcosa o qualcuno, e per il poterlo incentrare su un obiettivo specifico. Il modo in cui rilascia più potere è quando cade distesa a terra. Può riportare anche graffi o lividi dopo l'utilizzo, ma nel tempo impara ad avvertire di meno il dolore e sa evitare di farsi troppe ferite". Mhh, molto interessante come potere.> si complimentò con me Eye-Tech, mentre diceva a voce alta il nome e la spiegazione del mio Quirk. Aveva letto la spiegazione del mio potere come era esattamente negli archivi cartacei ed elettronici dello Stato.
Lo sapevo perché ne avevo avuto la copia da una mia vicina, colei che aveva salvato così la mia unicità a quattro anni. Io ovviamente l'avevo letta solo a sei/sette anni di età, ma fino ad impararlo a memoria.
<C-c-come hai fatto?> balbettai confusa.
<In parole povere, il mio potere permette di accedere ai documenti su qualsiasi persona, basti che sia su un qualsiasi congegno elettronico e vedere bene la faccia della persona. Posso vedere alcuni dati sensibili (come il Quirk nelle persone che ce lo hanno) o malattie/patologie che hanno. Non posso vedere, però, né il nome né l'indirizzo. Ma, come detto, ho potuto leggere della tua unicità: hai davvero un Quirk molto interessante. Se perfezionato sarai molto potente, ragazza, più di quanto gli standards ti offrono già.> mi spiegò Eye-Tech. Ok, ora capivo da dove veniva il soprannome. E quel tizio era un miscuglio perfetto tra uno stalker improvvisato e un hacker.
<Le state chiedendo di unirsi a voi? Perché dovrebbe?!> ribatté Asami, mettendosi di più in mostra. I miei occhi si spalancarono, mentre la dannavo mentalmente per la sua audacia. Volevo che restasse fuori dai guai, non che ci si impicciasse.
<Calmati, ti prego...> le sussurrai e lei si acquietò. Questo non passò inosservato ai due davanti a me, purtroppo.
<Perché dovrei unirmi a voi?> chiesi io, mentre la paura voleva privarmi del parlare, ma io resistevo per quanto potessi.
<Non dirmi che non ti hanno mai insultato, mia cara. Non ci crederei. E poi non ti sembra che sia ingiusto come ci trattano? Come bestie, marchiandoci fin da piccoli affinché qualsiasi persona ci possa subito riconoscere. Fra un po' forse creeranno dei ghetti apposta per i dotati di Quirk, dove famiglie verranno divise e più in là forse, chissà... potrebbero arrivare come con gli ebrei in Europa, uccidendoci tutti dal primo all'ultimo.> spiegò Angel in un crescendo di rabbia.
Aveva gli occhi sgranati e le pupille dilatate dalla rabbia e forse pazzia, mentre le sue parole si annidavano nella mia mente; aggrappandosi ai ricordi spiacevoli per farmi ricordare com'era la mia realtà. Da piccola, all'asilo, quante volte quasi tutti i bambini mi guardava male e se andavo vicino a loro a giocare si scostavano?
Oppure quante volte alle elementari cercavano di non sedersi accanto a me in mensa o sbuffavano quando dovevo essere loro compagna di banco?
Quante volte, alle medie, ho sentito mentre pensavano che non ascoltassi, le loro infamie su di me definendomi un mostro, un essere inumano?
Quante volte, quando rompevo con quelle persone che pensavo mi volessero bene, a cui avevo affidato un po' della mia anima, mi laceravano il cuore con infamie ben peggiori del solito?
Quante volte ho subito l'isolamento per una cosa che non avevo scelto? Troppe volte da ricordare.
E quanto avrebbero potuto essere vere le parole di quella ragazza sul futuro di quelli come me? Sapendo quanto l'umanità fosse lurida, potevano essere pure preveggenti.
Al ritorno a galla di tutti quei ricordi orribili che soffocavo ogni mattina, di ogni occhiataccia che mi rivolgevano, di ogni parola di derisione contro di me che udivo in sussurro alle mie spalle... scoppiai. Le lacrime iniziarono a colare per le guance inesorabili, mentre costringevo il petto a non fare spasmi e osservavo gli occhiali appannarsi un poco.
La fragile me aveva abbandonato quel suo muretto di carte da gioco che aveva creato, mostrandosi in tutta la sua debolezza, delicata quanto una statuina di vetro finissimo.
<Tante, troppe volte, mi hanno derisa...> feci a bassa voce, a testa china, non volendo far vedere tutto così bene.
Mi avevano con ogni probabilità sentito pure quei due perché Eye-Tech rincarò la dose: <Ti hanno ferita per anni, perché non ti prendi una bella vendetta? Perché non fai vedere al mondo di che pasta sei fatta? Perché non dimostri a tutti che si sono sbagliati?>
Sospirai forte, mentre i miei principi morali cozzavano con l'irrazionalità e l'impulsività. Cuore e mente erano in balia di una guerra tra di loro e fra sé stessi, ed io ero sul bilico, tra uno schieramento o l'altro.
<Amaya...> sentii la mia migliore amica pregarmi, mentre debolmente mi prendeva per il retro della felpa, come sperando che così potessi fermarmi.
N/A: ecco qua un inizio di squarcio sul passato non tanto gaio, rosa, pieno di fiorellini e coniglietti di Amaya, la nostra protagonista, che a causa del suo essere con Quirk in un mondo di quasi totali senza Quirk la rendeva una "strana" e veniva esclusa.
Non mi ricorda nessuna situazione già vista ma con fattori opposti, nooooooo.
*spinge lontano da sé immagini del passato di Midoriya*
Vabbè, lasciate perdere la mia demenza.... Vi lascio in pace e... alla prossima settimana!
P.S.: visto che siamo sotto Natale e si è tutti più buoni, vi lascio con questa meme di Bakugo che canta Jingle Bell (trovata in un capitolo di una storia di altri)
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