Capitolo 23

L'inizio della fine del mio sonno si avverò con il mio udire una voce flebile ed ovattata (forse dal sonno?) dire qualcosa a voce alta anche se per me era un sussurro indistinto (che fosse un saluto?), poi dei passi lontani (che fosse mia madre?), successivamente un'esclamazione e subito dopo dei passi veloci sempre più vicini a me. 

Stava venendo verso di me il proprietario della voce?
Probabile.
Ormai mi stavo pure svegliando (quanto avevo dormito?) e mi girai nel dormiveglia. Avvertivo qualcosa di fastidioso scontrarsi tra me e il cuscino.
Mi rigirai a testa in su, sospirando. Ormai mi stavo svegliando.

<MAY, VA' AD APP-! Stai dormendo?> chiese una voce femminile, che riconobbi come quella di mia madre. Aprii le palpebre e, mettendo velocemente a fuoco grazie agli occhiali rimasti indossati durante il sonno (ah, ecco cos'era quel fastidio!), mugugnai un: <Stavo dormendo...>.
Mi misi a sedere, non senza un lamento di dolore che mi uscì spontaneo dalle labbra.
Mi faceva male tutto il corpo.

Vidi accanto al mio letto mia madre che, con ancora con la borsa al collo e il giacchetto addosso, mi guardava perplessa: <Cosa hai fatto?>

<Quella roba all'ISQ... c'era una donna che mi ha fatto dei test di controllo come fanno loro lì. C'era pure Ōta-san...> borbottai, mentre notavo che ero ancora vestita come quella stessa mattina.

<Oh no...> gemetti esasperata, ricadendo con la testa sul cuscino in un tonfo. E neppure troppo morbido, col materasso simpatico che avevo.

Sbuffai mentre mi dicevo: "Sono fottuta..." dato che dovevo fare ancora i compiti che quel giorno mi avevano dato per lunedì e chiamare Shinichi... Oh diamine!
E se mi avesse scritto e non mi fossi accorta!

Tastai la tasca senza trovare il cellulare che notai, con la coda dell'occhio, essere in bilico di cadere a destra del letto. Lo presi sotto lo sguardo perplesso di mia madre.

<Sono distrutta dall'ISQ e, arrivata a casa, ho dormito fino ad adesso senza volerlo davvero. Devo ancora fare i compiti per lunedì, rimedierò, ma devo anche parlare con un mio amico. Gli avevo promesso che l'avrei chiamato dopo la visita! Ah, sono una persona pessima!> spiegai in fretta.

Mia madre annuì pensierosa e poi guardandomi con uno sguardo compassionevole. Forse si vedeva dalla mia faccia che ero onesta. <Ok, ma questo amico in realtà è un'amica ed è Asami?>
<No, è Shinichi Inoue. Il ragazzo "nuovo".> spiegai.
Lei mi sorrise e chiese: <È quello con cui hai mangiato oggi insieme alla madre?>.
Annui dicendo: <Hasa, la madre, è simpatica.>

Mi sorrise ed uscendo fece: <Sono contenta che hai un'altra persona stretta oltre Asami, tesoro. E per questa volta apparecchio io. Chiama il tuo amico o inizia a fare i compiti.>.
Le dissi un <Grazie> in un soffio mentre guardavo il telefono.

Vidi che, oltre ad insulse notifiche di Instagram e notifiche di Wattpad che avrei guardato dopo, notai che avevo dei messaggi Whatsapp da 3 contatti diversi. Aprii Whatsapp e notai che uno dei contatti era il gruppo di classe (e dal messaggio che vedevo dalla notifica chiusa erano cazzate) e tre da Shinichi e uno da Asami.

Senza pensarci, schiacciai l'icona di Shinichi e vidi i messaggi che mi aveva mandato.

"Ehi... hai finito?" [alle 17:30]
"Sai, ti dovrei dire un'altra cosa..." [alle 18:01]
"Sei arrabbiata con me perché non ti ho mai detto nulla di mio fratello?" [alle 18: 34]

Guardai l'orologio digitale che portavo al polso. Erano le 19:35.
Sperai che non ce l'avesse con me.
Gli mandai un messaggio:

"Scusami davvero Shinichi, ma arrivata a casa dopo l'esame sono morta sul letto. E ora ho tutti i muscoli contro. Altro che motoria! Mi perdoni?" [alle 19:35]

"Oh, capisco. Darò 5 yen a Yato per pregare in una tua veloce guarigione. Mi dispiace, piuttosto, che tu ti sia così stancata per una cosa del genere!" [alle 19:37]

"Che veloce!" mi dissi, mentre rispondevo.

"Nah, sono anche io un po' stupida che ho esagerato, testarda quale sono -.-Comunque... adesso ne vuoi parlare? Ho ancora circa venti minuti prima di dover andare a cenare..." [alle 19:39]

"No, questa sera no. Appena tornato a casa mi ero già pentito ad aver deciso di dirtelo a telefono. È una cosa personale e spesso non mi sento a mio agio dirlo. Però detto via messaggio o chiamata non mi pare bello. Vorresti comunque fare un giro per il centro qua ad Iwate con me domani mattina?" [alle 19:41]

Mi fiondai in cucina (lamentandomi vistosamente appena messo giù un piede dal letto e durante il breve tragitto).
Mia madre mi guardò confusa mentre, borbottando dal dolore, arrivavo vicino a lei.

<Posso andare domani mattina giù ad Iwate per fare un giro con Shinichi?>
<Certo, ma i compiti?>
<Per questa volta mi sacrifico e li farò dopo cena e domani pomeriggio.>
<A me va benissimo, allora.>

"Più che volentieri!" [alle 19:44]

"Bene! Va bene domani alle 9:00 in piazza Kiridima*?" [alle 19:45]

Non ricordando male, un bus arrivava in piazza Chamino* (uno snodo importante per i bus del centro città), che distava circa dieci minuti dalla piazza Kiridima.

"Arriverò lì alle 9:10, dato che c'è un bus fino a Chamino che arriva alle 9:00..." [alle 19:46]

"Allora ti verrò incontro! Per le nove ti aspetto a Chamino!" [alle 19:47]

"Sicuro??! Non è un disturbo??!" [alle 19:47]

"Certamente non è un disturbo! A domani, May!" [alle 19:48]

"A domani, Shinichi..." [alle 19:48]

Uscii dalla chat con un bel sorriso, prima di notare il messaggio di Asami.

"Ehi, ti andrebbe di andare in centro domani mattina? Ci sono degli sconti da H&M e so che c'è della roba fantastica!" [alle 18:45]

Lessi il messaggio a mia madre, dato che non sapevo che fare, che mi disse: <Rispondile che non puoi. Per una volta puoi essere te a mandare in fumo i suoi progetti, non il contrario...> mi suggerì mia madre

<Mi sento un po' in colpa.> borbottai io.
Non ero fisicamente capace di fare del male ad Asami.
E sapevo che ciò era un bel problema in sé, ma non ci potevo fare nulla...

<Amaya, il mondo non ruota attorno a lei. E se riceve qualche no, specialmente da te, le fa solo bene. Lo sai che non ho nulla contro di lei, che in fondo so che è una brava ragazza, ma vuole avere sempre in mano le redini della situazione e decidere solo ciò che piace a lei. E sa che con te ha vita facile.> mi ricordò mia madre.

Sospirai e scrissi ad Asami:

"Ehi, mi dispiace ma mi sono già accordata per fare altro... e domani pomeriggio devo fare i compiti: oggi non sono riuscita a fare nulla." [alle 19:52]

"E io domenica sono da Takako..." [alle 19:53]

"Wow, oggi tutti sono delle saette a rispondere a Whatsapp!" pensai ironia.

"E allora che problema c'è? Di sicuro il week-end non lo passi da sola!" [alle 19:54]

"Ma io volevo passarlo un po' anche con te!" [alle 19:55]

"Non sei stanca di vedermi già 5 giorni su 7? E poi mica muore nessuno se un sabato non ci vediamo! Quante volte durante il week-end non ci sentiamo completamente? Molto spesso! Non succede nessuna tragedia se per una volta in più non ci vediamo, suppongo..." [alle 19: 57]

Non mi rispose.
Visualizzò e basta.
"Bah, Asami è proprio strana e discordante a volte." mi dissi.

Scrollai le spalle e me ne andai di nuovo in camera, a passo di lumaca sofferente.
Non volli pensare a come avrei fatto il giorno dopo a fare un'intera mattina in giro per Iwate.
Andai in camera e sentii le braccia dolermi in una maniera esagerata mentre mi cambiavo e mettevo il pigiama. Misi il telefono, solo al 10%, in carica, facendo partire la musica che avevo scaricato grazie ad una magica app (i vantaggi di non avere Apple, che lì o ascoltavi Spotify o eri fregato) e tirai fuori il diario.
Volli suicidarmi vedendo che avevo da fare degli esercizi di biologia!

Perché dovevo fare pure le domande del libro, oltre a studiare robe come i lipidi e le proteine a livello molecolare? Mi ritrovai a sbuffare mentre, prendendo il libro, lo aprii sulla pagina giusta. E via di descrivere cosa sono in generale i lipidi e come si classificano in modo generale! 

Già alla terza domanda ("Quali sono le fasi precedenti che una molecola proteica deve categoricamente fare per arrivare alla fase quaternaria? Descrivile, compresa la quaternaria.") vi stavo per rinunciare. Però mi dissi che un fottuto libro di biologia non era più forte di me e finii quelle cinque domande lunghe e sofferte.
Mi dissi che avrei "studiato" il giorno dopo: io alla sera non ragionavo benissimo.
Soprattutto se avevo una tremenda fame, come in quel momento.

Chiusi il libro ed il quaderno, che lasciai lì fuori posto sulla mia scrivania piena di robe.
Sulla mia scrivania (rigorosamente dell'Ikea) c'erano due porta penne sul lato sinistro, a mo' di cestino, con una presa agganciata ad una piccola lamina di ferro avvitata tra due pali delle mensole di metallo. 

Avevo un'intera parete "coperta" da una struttura di metallo, con diverse mensole da livello piedi a soffitto, ed un unico spazio vuoto (una sorta di nicchia) dove c'era incastrata la mia scrivania. A causa di quello e della scarsa grandezza della mia stanza, pareva straripare di roba. Però non si poteva dire che non fosse personalizzata. 

Ritornando a noi, vicino ai portapenne, contro il muro e la struttura di metallo, c'era qualche libricino e segna libro che rimanevano lì perché non avevano altro posto che altro. Nell'angolo in fondo a destra avevo una lampada da studio col "collo" piegabile per indirizzare la luce e, accanto, un metronomo (lì dalle medie, per quando suonavo flauto).
Quasi al centro, contro il muro sempre, c'era un contenitore piccolo a forma di mela, di plastica, dove dentro mettevo chiavi e auricolari. Occasionalmente, sul lato destro stavano dei libri di studio lasciati lì per pigrizia o per utilità futura. Ed in quel momento, contro il muro, nella parte centrale della scrivania, c'era il diario aperto sul lunedì che doveva arrivare, tenuto fermo su quella pagina dall'astuccio.

Ritornando alle cose serie, verso le 20:20 arrivò mio padre, di ritorno dal lavoro, con mio fratello di ritorno da un allenamento tenutosi tardi. Mangiammo verso le 20:30 (orario non così insolito a casa mia) e dissi a mio padre dei miei programmi per il giorno dopo, oltre a ciò successo il pomeriggio.

Mio fratello mi sbeffeggiò con: <E chissà che roba faticosa avrai fatto...> e in quel momento avrei voluto spaccargli la faccia con i miei pugni, con tanto di ausilio di Quirk.
Da stanca e dolorante ero avvezza molto più facilmente alla rabbia, ma mia madre gli disse che ero davvero stanca e che, al suo ritorno, mi aveva visto dormire e che, appena messa seduta, mi ero lamentata dal dolore sinceramente.

Ne approfittai per chiedere se c'erano medicinali per alleviare dolori muscolari. Mi diedero una pasticca da mandare giù con l'acqua dopo cena e, solo verso le 11:30 (dopo essermi drogata con Youtube e Wattpad, principalmente) andai a letto, stanca morta.
Disattivai la sveglia, non necessaria, dato che avevo detto a mio padre di svegliarmi poco prima che andasse a lavoro (verso le 7:00), cosicché potessi prendere il bus delle 8:20 con tutta calma.

E, quasi subito mi addormentai.
Stranamente, aggiungo, dato che di solito ci mettevo mezz'ora prima di dormire sul serio.

N/A: *nomi inventati dalla sottoscritta.
Comunque il prossimo capitolo sarà giusto con un po' di buon vecchio e caro fan service, tanto per tenere attivo l'harem della nostra inconscia protagonista...

Amaya: non ho un harem attorno!
Io: pft! Credici!
Amaya: chi mai vorrebbe stare con me?
Io: giusto qualche personcina, come dimostra il tuo harem che probabilmente crescerà!
Amaya: *gemiti disperati*

Vabbè, non ho nulla da dire, perciò... Ciao e alla prossima settimana!

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