Capitolo 15

N/A: piccolo disclaimer per quello che seguirà nel capitolo. Io ADORO fare la sadica nelle mie storie, mettendo cose tanto carine e dolciose ma che sappiamo tutti essere irreali.
MUHAHAHAHAHAHAHA.

*ehm ehm*
Detto questo, buona lettura.

Mancavano pochi giorni al rientro a scuola, era l'ultimo venerdì in relax, e avevo invitato ancora una volta Asami a casa mia, giusto per passare un pomeriggio e la nottata insieme, a stare sveglie fino a tardi nel piano di sotto di casa mia, dove non avremmo disturbato nessuno con le nostre chiacchiere e cazzate. Erano ormai le 18.30 e sia mio fratello che mio padre erano in casa e perciò ci eravamo rifugiate in camera mia per avere privacy e senza usare il cellulare (perché avevo promesso a mio fratello quell'unica mezz'ora/tre quarti d'ora di gioco a Fortnite, che laggava al minimo uso di Internet da parte mia.)

Perciò io ed Asami stavamo chiacchierando e scherzando come al solito, con la musica della mia playlist (che non ciucciava Wifi) personale come suono di sottofondo. Ad un certo punto, senza vero nesso logico, saltai su e dissi sicura di me: <Se mai rinascessi come ragazzo con questi capelli, me li tingerei di verde solo per dire "Ho un cespuglio in testa" e fare in modo che nessuno possa dire il contrario! E, oh mio dio, vorrei tanto avere gli occhi verdi! Per quelli muoio! Beh, c'è un motivo se sia Harry Potter, sia Percy Jackson e pure Aaron Stewart mi sono entrati nel cuore subito e sono diventati tre dei miei tanti mariti: gli occhi verdi sono gli occhi verdi!>

Asami ridacchiò e, mettendosi seduta meglio sul letto a gambe incrociate, mi diede corda: <Io da piccola ero bionda e poi sono diventata rossa ed infine castana, una vera sfiga! Vorrei tanto rinascere come ragazzo biondo e... mio dio, quanto vorrei gli occhi rossi!>

<Ma gli occhi rossi possono averli solo gli albini... e poi a mio parere sembreresti un fattone perenne!> ribattei io, mettendomi a testa a penzoloni giù dal letto, giusto perché mi piaceva la sensazione di sangue al cervello.
Avevo dei modi di fare strani, lo ammetto.

<Ma che dici! Vorrei solo l'iride rossa, non la parte bianca!>
<Chiamata sclera...> precisai io, alzando leggermente la testa per poi ributtarla a peso morto sul fianco del letto.

<Ok, ok. La sclera la lascerei bianca. E poi che ne sai che, a forza di essere sempre più persone coi Quirk, la modificazione genetica non finisca per far in modo che colori di occhi e capelli tipici degli anime finiscano per essere comuni? Per esempio, quell'agente di polizia con quel Quirk stile Tokyo Ghoul che abbiamo visto dopo l'attacco aveva gli occhi viola. Ma viola viola. Sai che figata assurda sarebbe averli?>

Mugugnai in assenso e sospirai: <E poi ci sono io con occhi e capelli castani, normalissimi, fin dalla nascita. Se non avessi questo marchio in faccia, sembrerei una persona normalissima! Chissà, forse nel futuro i possessori di Quirk non avranno più marchi del genere... Oppure... sai che penso? Avrei la sfiga di nascere senza Quirk in un mondo di quasi totali possessori di poteri; forse con te che ne hai uno cazzutissimo, tipo il mio ma più... appariscente. Dirompente. Forse qualcosa di... esplosivo, o giù di lì...> riflettei, col sangue al cervello che mi rendeva più incline alle idee bislacche (o, per meglio dire, alle cazzate).

<Tradirei i miei amati BFF coltelli per una cosa del genere! Sarebbe fighissimo avere un potere che c'entri con le esplosioni! In quel caso vorrei avere i capelli biondi tutti sparati in aria. Che così se mai mi insultassero con "E quei capelli da dove sono sbucati fuori, da un'esplosione?" io direi "Sì, come te adesso" e con un grazioso 'fanculo li farei saltare in aria!> commentò Asami concitata ed io, ridacchiando, notai: <Leggermente violenta come al tuo solito...>

<Oh, andiamo, non dirmi che tu non lo faresti! Sai, forse, però, in un'altra vita e da ragazzo, io sarei molto meno perfettina, sarei di sicuro scurrile e maleducato. Non mi farei influenzare da niente e nessuno, visto che in questa vita in qualcosa sono stata costretta ad essere influenzata!> e mi rivolse un sorriso furbetto <E scommetto che tu saresti così buono, dolce ed innocente da parere un angioletto sceso in terra!>

La guardai torva, per quanto il mio carattere e la situazione mi permettessero, e chiesi: <E perché non potrei essere, che ne so, un puttaniere nulla facente?>

<Perché io mi sono descritta se fossi senza barriere sociali e, secondo me, se tu non fossi stata costretta da quei coglioni dei nostri coetanei a "crescere" per evitare di ricevere insulti a doppio sfondo che altrimenti non avresti capito, saresti ancor più dolce di quel che sei; forse risulteresti perfino diabetica perché, fidati, lo sei già abbastanza in questa vita.> fece, accorgendosi solo dopo di ciò detto.

E io, rossa non solo per l'afflusso di sangue al volto a causa dell'essere a testa in giù, quasi strillai: <Asami!> mentre mi nascosi il volto fra le braccia, imbarazzata da ciò detto da lei. Lei ridacchiò (leggermente imbarazzata, forse?) e chiese retorica: <Visto? Sei troppo dolce e innocente in questa vita, figurati in un'altra senza costrizioni di dover essere "matura" e sapere di certi argomenti! Saresti da difendere in continuazione e io, con la mia innata delicatezza, terrei a distanza ulteriore al mio vaffanculo chiunque provi a ferirti...>

<Una, anzi, uno di 1,60m che difende uno di 1,70 sarebbe comico, non credi?> chiesi io.

<Ecco perché sarei io quello di 1,70m e dalla muscolatura massiccia (senza problemi fisici, tra l'altro) e tu quello dal fisico mingherlino e alto 1,60m.> rispose lei, raggiante. <Eh no, se sono più basso di te voglio essere almeno un 1,65m!> ribattei io.
<Allora tu sul 1,65 e io più del 1,70m, d'accordo?> propose lei e io acconsentii con un: <Ci sta!>

<Quindi è deciso! Noi rinasceremo, quando tipo oltre... oltre l'80% delle persone avrà un potere. Rinasceremo come maschi. Quando avrò 15 anni, sarò sicuramente un ragazzo alto oltre il 1,70m, dai capelli biondi sparati in aria, gli occhi rossi, un potere inerente alle esplosioni ed un carattere duro praticamente con tutti o quasi: un filino più umano solo con chi voglio davvero bene e quando siamo soli. Tu, invece, verso i 15 anni, sarai alto sul 1,65m, avrai gli occhi verdi, i capelli riccioluti come adesso e che paiono un cespuglio (possibilmente verdi), senza Quirk e dal carattere dolcissimo!> fece risoluta Asami, battendo un pugno sul materasso.
<Ah, e invece di conoscerci dalle medie, ci conosceremo fin dall'infanzia!> aggiunse.

<Da ragazzi, in quell'altra vita, saremo amici come noi due lo siamo adesso?> le chiesi dopo qualche istante di mutismo, guardandola dalla mia insolita posizione. Lei mi fissò, stranamente seria, qualche secondo prima di sorridere e rispondere: <Ovvio! Perché non dovremmo esserlo?> e scese giù dal letto.

<Saremo amici inseparabili fin dall'infanzia, io ti proteggerò da tutti i coglioni che proveranno ad insultarti e sarò il solo che potrà vedere il tuo sorriso più bello, quello in cui chiudi gli occhi ed incurvi un po' di più la parte sinistra della bocca della destra!> continuò, mentre vagava per la mia piccola stanza.

Poi silenzio.
Ma uno di quelli imbarazzanti forte.
Si era immobilizzata, quasi spaventata da qualcosa.
Io invece ero rossa in volto, imbarazzata a livelli massimi e quasi lusingata da ciò detto. Mi sembrava di leggere tra le righe (o forse ero solo io) che in quell'altra vita, da ragazzo, avrebbe voluto riscattarsi perché in questa vita non c'era potuta essere al mio fianco quando da piccola la mia normalità si era disintegrata e tutto era andato a rotoli. Ma solo perché non mi conosceva per diverse cause.

Però mi volli distogliere da quegli stupidi (e che mi parevano insensati) ragionamenti e, allungando il mignolo verso di lei, che intanto mi fissava ininterrottamente con la coda dell'occhio, chiesi: <Amiche in questa vita e nelle mille altre che verranno?>.
Si girò totalmente verso di me e, con un vistoso sorriso (ma le sopracciglia piegate in una smorfia leggermente da sofferente), allungò la mano e, stringendomi il mignolino con il suo, "promise": <Amiche in questa vita e nelle altre mille che verranno.>

Poi un altro silenzio. Ma questo era più rilassato, disteso, e Asami si coricò accanto a me, mettendosi a testa in giù come me. Subito gemette dolorante e, a bassa voce, come a voler evitare di rompere quella quiete, consigliai: <Rimettiti dritta, Asami. Non sei abituata a stare così, tu.>

E, seguendo il mio consiglio con uno sbuffo, lo fece. Poi scese dal letto e, chinandosi davanti a me, mise le mani sulla mia schiena (precisamente sulle scapole), frapponendosi tra il lato del letto e me, e mi tirò con un scatto totalmente sul letto. La mia testa ricadde a peso morto sul materasso e, quando provai a sollevarla, vi rinunciai per il peso inusuale che aveva, e mi abbandonai sul letto.

<Ahia... adesso mi fa male...> mi lamentai. Asami si mise seduta accanto a me e, sporgendosi col volto sopra il mio, commentò: <E ci credo! Sei stata minuti interi in quella posizione!>

<Ma a testa in giù non sentivo nulla!> mugugnai, infastidita. Ridacchiò, ancora sopra di me col viso; e ciocche di suoi capelli ricadevano attorno a noi come una tendina.
<Sei proprio strana, pirla. Come fai a rimanere minuti a testa in giù senza sentire nulla fino a che non ti alzi?> chiese.
<Credo sia abitudine. Da piccola facevo una cosa del genere spesso, soprattutto d'estate quando andavo a dormire nel piano in seminterrato. Stavo a testa in giù qualche minuto e poi, con la testa pesante, mi addormentavo. Farlo adesso mi renderebbe solo incredibilmente torturata da una terribile emicrania.> spiegai, scrollando poi le spalle.
Lei si scostò da me, alzò gli occhi al soffitto, scosse la testa e commentò: <Come facevi da piccola a dormire dopo esser stata minuti a testa in giù lo sai solo tu...>

<Prendere tante botte mi ha reso strana; e poi a parer mio... un po' tutti abbiamo della pazzia. Chi un briciolo, chi una tonnellata. E c'è chi la sfrutta questa pazzia e chi la lascia in un'angolino a prender polvere. Io ne ho solo una manciata, un sacchetto per le biglie, suvvia, di pazzia, ma la sfrutto in tutti i modi possibili e pare che ne abbia un sacco da 15 chili minimo...>

<Secondo me sbagli, May. Anch'io penso che un po' tutti una vena pazzerella l'abbiamo, ma tu hai una quantità tale di pazzia che... per comodità la gente reputa normale molti dei tuoi comportamenti.> mi interruppe Asami.

<Fammi qualche esempio.> la esortai, sperando di prenderla in contropiede, ma invece ghignò (neanche stesse aspettando con trepidante ansia quella domanda da anni) ed iniziò: <Beh, una tua stranezza è contare i gradini, dovunque tu vada. E anche su scale che fai spesso: sai che ti sento borbottare quando saliamo le scale a scuola, a volte? Un'altra tua stranezza è la passione per i numeri dispari; infatti l'anno scorso eri quasi arrabbiata perché eri numero pari nell'elenco; ma adesso con 8 bocciati e due aggiunti, sei diventata per casualità il numero 11 dell'elenco e sei contenta, no? E beh, un'altra stranezza che mi viene in mente subito è che quando sei concentrata tieni la lingua fra i denti e fai una faccia buffa... Bastano come piccole prove?>

Misi un braccio sugli occhi, tolti gli occhiali e messi sul comò, e commentai: <Mi conosci troppo bene... pari una stalker.> <Nah, sono semplicemente un'attenta osservatrice, a volte.> sviò lei col sorriso. <Io sarò un'attenta osservatrice solo nell'anno duemila-e-mai!> sbuffai.

<No, secondo me non è vero. Sei attenta, quando la cosa ti interessa. Però le cose che ti interessano, agli altri frega cazzi e sono poche. In situazioni di emergenza, a parer mio, sei capace di elaborare abbastanza in fretta e notare qualche dettaglio. E poi, Amaya, quello che ho detto di te a volte è così palese e frequente che credo che solo uno stupido o uno che non passa sufficiente tempo con te non lo noterebbe...>

<E quanto sarebbe questo "sufficiente tempo"?> chiesi, senza motivo specifico.

<Per capire queste cose basterebbe uscire qualche volta con te oltre la scuola. Però alcune, anzi, molte cose; come il fatto che incurvi di più il lato sinistro mentre sorridi, che come gesto meccanico hai più spesso l'aggiustarti gli occhiali piuttosto che i capelli o che quando sei triste incassi la testa tra le spalle, hai un sorriso mesto in volto e gli occhi opachi... bisogna voler legare con te come amici. Non basta la semplice conoscenza. Come ogni persona, sei un mondo da scoprire: e sei un mondo abbastanza strano e buffo, anche se all'apparenza puoi apparire quasi il contrario.> rispose e io la guardai con le sopracciglia aggrottate.

<Sei davvero una stalker, fattelo dire!> constatai, coricandomi con un tonfo sul letto. Asami fece un verso a metà fra un sospiro e un brontolio dalla rabbia. Io risi, divertita dalla sua reazione.

<Tu sì che sai come rovinare i momenti toccanti, Amaya, sul serio! Dovrebbero darti una laurea per quello.> sbuffò lei. <Ehi, ma io ce l'ho già la laura per quello! Nella mia testa è appena sotto alla mia laurea con master a pieni voti nella materia "Cadute Professionistiche" e vicino alla laura con la lode in "Creatrice di Figure di Merda".> notai io.





N/A: Non mi stavo riferendo ad un cespuglio e ad un porcospino in particolare nel capitolo, noooooooooooo
E non ho detto tutta questa cosa pucci solo perché tutti noi sappiamo che non è così, noooooooooooo

Ok, la smetto [ma forse forse anche  NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO-Sì. Ora basta.]
CYA.

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