Capitolo 11
Dopo un po' di tempo riuscii a calmarmi e, staccandomi, andai in bagno a darmi una sciacquata. Ancora una volta la tentazione mi catturò e sollevai lo sguardo verso lo specchio, dove imprigionava alla perfezione il mio riflesso, ma che io senza occhiali vedevo sfuocato e potevo vedermi ancora una volta con quel segno quasi invisibile, se mi sforzavo. Strinsi con forza l'asciugamano e, passandomelo con frustrazione sul volto, mi asciugai in fretta.
Ritornai in soggiorno dove Asami, oramai esperta di casa mia, era già andata su Youtube, accessibile pure dalla TV del mio soggiorno. Appena mi vide, mi fece cenno di coricarmi sull'altro divano e io "obbedii" con vero piacere, mentre lei faceva partire il primo video di un gameplay da 10 episodi che adoravamo entrambe e già visto almeno 3 volte. Ma non ci stancavamo mai, quello poco ma sicuro.
E passammo così il tempo, a riguardarci quei video, con io che mi ricordai come per miracolo alle 12:15 di apparecchiare la tavola. Quando mia madre arrivò verso le 12:30 ci salutò sbrigativa e dopo un quarto d'ora ripartì alla carica per prendere mio fratello che di lì a poco sarebbe uscito da scuola.
Quando si aprì la porta di casa mio fratello mi chiese serio, dalla porta: <Amaya... Davvero hanno attaccato la vostra scuola?>
A mio fratello piaceva essere diretto ma, sapendo ciò, mi chiesi come facesse già a saperlo? Che glielo avesse detto nostra madre? Che lo avessero passato in wuei due minuti di auto in radio?
Boh.
Intanto Asami rispose al posto mio: <Sì, e Amaya ha salvato sia me che tutta la nostra classe!>
<Davvero?!> si stupì mio fratello mentre mi era già fiondato addosso.
<Alla radio hanno detto che erano stati dei delinquenti a farlo e che poi era intervenuta la polizia... era ovvio che fosse una balla; scemo io che gli ho dato retta! Chi altro vuoi che abbia un Quirk tanto casinista come il tuo, May?> fece mio fratello, stritolandomi e chiamandomi con quello stupido soprannome che però gli accettavo visto che io lo chiamo sempre "Kiki", anche se si chiamava Akira.
<Tranquillo Kiki, è tutto passato. Io sono qua con qualche livido ma nulla di serio e nessuno è stato ferito gravemente, almeno dei buoni...> rassicurai io, anche se notai che lanciò uno sguardo di sbieco al cerottone che Asami aveva sul collo per poi dire: <Hai investito qualche cattivo usando il tuo potere? Ma ora che ci penso... non ti è mica vietato usare il Quirk fuori dagli esami da quando hai compiuto 5 anni?>
<Una nuova legge mi ha parato il culo solo per questa volta, e... sì. Sono andata contro un tizio e credo di averlo leggermente scombussolato internamente e poi sono caduta e ho creato talmente tante vibrazioni direzionate che ho creato un buco nel terreno al piano terra, nella quale la ragazza è caduta...> spiegai a sguardo basso. Non ne andavo più di tanto fiera, perché comunque mi ero abbassata al loro livello ferendoli in quel modo. Il mio Quirk era fatto per distruggere, spezzare oggetti e ferire persone: il mio potere non era che un portatore di danni, come la sottoscritta...
Akira mi abbracciò prima ancora che me ne rendessi conto e, contro la mia spalla, dichiarò a voce non troppo alta: <Devi essere stata grandissima May se hai fatto sul serio il culo a quei criminali. Per i tuoi compagni ora che sei, una salvatrice? Ma che dico?! Sarai una eroina!>
<La mia eroina e di tutti i nostri compagni di classe...> aggiunse Asami non abbracciandomi, pensando giustamente fosse un momento solo fraterno. A quelle parole mi sentii sollevata, quasi felice... forse il mio Quirk non solo distruggeva, ma indirettamente poteva salvare. Era davvero confortante sentirselo dire, in modo implicito, specialmente quando te per prima non ci credevi.
<A TAVOLA!> gridò mamma, anche se era nella stanza accanto. Io afferrai il mio bicchiere personale che mi portavo in camera dopo i pasti dato il mio essere come un'anatra per il bere... per fortuna che mi piaceva solo l'acqua! Sul tavolo notai due sacchetti provenienti dal negozio di alimentari della famiglia di Asami.
Neanche fosse telepatica Sakura Takahashi, mia madre, parlò: <Oh, è vero! I tuoi genitori, Asami, ci hanno dato dei dolcetti come ringraziamento per tenerti qua anche per pranzo ed oltre. Mi ha detto che ha messo dentro anche i taiyaki al cioccolato e alla crema perché sa che li adori, May...> a quella spiegazione i miei occhi, secondo me, iniziarono a luccicare.
Andavo matta per quei dolcetti; letteralmente impazzivo. Se con qualche miracolo arrivava una confezione a casa mia, aveva vita breve: li spazzolavo alla velocità della luce.
Però, prima di poter anche solo addentarne mezzo, mia madre mi mise davanti una ciotola di soba bollente, manco fossero stati cucinati sulla lava, proprio come piacevano a me. Ok, il pranzo si preannunciava una scorpacciata unica. Kiki sbuffò, dato che la soba non l'adorava più di tanto; lui infatti andava matto per il ramen.
<Ma hai fatto apposta oggi la soba per come è andata alla fine la giornata?> chiesi e lei scosse la testa. Si sedette a tavola con noi e, prendendone una bacchettata, spiegò prima di mangiarli: <In realtà l'avevo già deciso da qualche giorno per farti contenta dopo una giornata stressante con verifica alla quarta ora, tutto qui.>
<E cerca di non fare troppo rumore quando li mangi, come invece fai di solito...> borbottò Akira, guardandomi a metà tra il seccato e il derisorio.
Lo guardai mezzo di sbieco, come giusto che facessi, e iniziai a gustarmi la mia soba... ovviamente facendo un casino tremendo con dei sonori "SLURP" (se volessi renderlo in modo onomatopeico da fumetto).
Io non sono mai stata una persona silenziosa, e quando fangirlavo e mangiavo la soba erano gli esempi più lampanti. Sembravo avere il gene "Fare perennemente rumore" nel DNA almeno tanto quanto il gene degli occhi castani o del mio Quirk...
Un sospiro da parte dei miei familiari e una risatina da parte di Asami, che considerava quella cosa molto da bambini i quali, si sa, sono per definizione dei casinisti nati. E io ero una casinista (e impeditamente impacciata, ma quello era un altro discorso) nata, quindi... sì; ero una bambina a metà.
Almeno a mangiare la soba ero veloce e prima di urtare pericolosamente i nervi delle persone lì dentro finii il mio piatto. Afferrai una delle due buste e, con mio disappunto, vidi che dentro c'erano dei dorayaki che a me, senza mezzi termini, mi facevano altamente schifo. Asami vide cosa c'era dentro e afferrò la busta esclamando in giubilio: <DORAYAKI!>
A quella singola parola mio fratello voltò la testa di scatto: lui venerava quei biscotti e odiava all'ennesima potenza i tanto adorati da me taiyaki. Su molte cose eravamo all'opposto in fatti di gusti e in un certo senso era più comodo così: non ci litigavamo chi dovesse avere di più di un certo piatto o chi dei due dovesse finire il dolcetto avanzato dai nostri genitori.
Afferrai l'altra busta e, con mia gioia, vidi che dentro c'erano i miei amori sotto forma di dolci. Mi strinsi il sacchetto al petto, senza metterci forza, ed estrassi un taiyaki e, addentandolo, notai che era alla crema; peccato, sarebbe stato bello addentare uno al cioccolato, i miei preferiti.
<Ma', ne vuoi un pezzetto per più tardi?> le chiesi dato che a lei il cioccolato, più di tanto, non la faceva impazzire a differenza della crema. Lei scosse la testa mentre mangiava un po' di insalata per la sua dieta. <No, tranquilla, mangiatelo te.> rispose e io le lanciai un'ultima occhiata per dire "Sei ancora in tempo per pensarci".
Lei scosse ancora una volta la testa e allora io, senza remore, mi divorai il taiyaki gustandomelo fino in fondo. In quel momento la porta di casa si aprì e la voce di mio padre, Iwao, ci salutò con un: <Sono tornato!>
<Ciao pa'> salutammo io e mio fratello, mia madre fece <Ciao tesoro> e si alzò per andare a baciarlo a stampo appena si palesò sull'ingresso della cucina; mentre Asami fece solo un: <Ciao> molto allegro.
Mio padre diede in aggiunta a mamma un bacio sulla guancia, scompigliò i capelli a Kiki, fece un rapido e solare cenno col capo alla mia amica prima di abbracciarmi forte e chiedermi: <Tutto ok, tesoro? Ho saputo della notizia durante il lavoro e ci avevano detto di stare pronti in caso di emergenza. Appena ho capito che era la tua scuola mi sono spaventato da morire e mi sono rassicurato al sentire che era tutto ok e nessun studente era ferito sul serio. Hanno detto che qualcuno dei criminali ha usato un Quirk che ha provocato danni alla scuola tipo quelli da terremoto, ma in realtà sei stata tu no?>
Io annui, rassicurando un altro familiare nel giro di un'ora scarsa e aggiunsi: <Però nessun problema perché una nuova legge dice che posso usare il mio potere per salvare altre persone da pericoli seri...> Mio padre mi stritolò e fece: <Sono così contento! Lo sapevo che eri tu e che non ti avrebbero mai potuto incolpare di nulla!>
<Mi chiedo solo perché abbiano detto ai media che fosse dei ribelli.> domandò Akira a voce alta. <In qualche modo per tutelarmi, credo... pochi sanno quale Quirk ho. Se avessero detto "Il Quirk è di una delle studentesse rimaste dentro l'attacco" sarebbe stato semplice per i media scoprire che fossi io e generare parapiglia. È un Quirk molto potente, comunque. Se la gente sapesse che ce l'ha una studentessa, una civile, farebbe su polemiche e polemiche anche con la polizia e i medici e il Governo che permette "ad esseri del genere di girare indisturbati", come direbbe qualche post razzista.> supposi io e sia i miei genitori che Asami annuirono, dandomi ragione.
Mio padre, per far calare quella sorta di tensione, mi schioccò un bacio sulla guancia e disse: <Sakura, metti sul canale 5 prima che ritorni, che adesso inizia lo sport> e poi uscì dalla cucina per andarsi a cambiare.
[...]
Era pomeriggio inoltrato, i genitori di Asami sarebbero venuti a prenderla subito dopo cena anche se entrambe avevamo scommesso che si sarebbero messi a parlare per minimo un quarto d'ora coi miei genitori. Eravamo in camera mia, porta chiusa, tapparelle idem, nel mio letto in una posizione molto intima: entrambe su un fianco, girate nello stesso verso e io dietro di lei che le tenevo cinto un fianco col braccio mollemente appoggiato lì, mentre l'altro era schiacciato, ad altezza busto, dal suo corpo. Io praticamente tenevo la faccia nei suoi capelli e pareva che glieli stessi "sniffando", come avevo già detto più di una volta ironicamente. Ogni tanto parlavamo ma più che altro ci godevamo quella quiete e quella intimità che lei aveva iniziato a creare e che io avevo assecondato.
Io ero persa in quella marea ingarbugliata che erano i miei pensieri, i quali andavano da un argomento all'altro come da palo in frasca. Ma credevo che fosse così per molti e facendo una scuola delle scienze umane ci veniva sempre detto che la mente era molto più complessa di quello che si poteva pensare e che i nostri pensieri sono sempre collegati da un "qualcosa", certe volte più lampante; altre volte molto meno... Fatto stava che, nel pacifico silenzio della stanza, esordii con un: <Sei come una rosa...>
<Cosa?> fece Asami, giustamente non capendo, ancora girata. Mi appoggiai un po' di più contro i suoi capelli e continuai il mio flusso di pensieri: <Sei come una rosa circondata da una gabbia di spine, quindi solitamente gli altri fiori e la gente ti evita perché ha paura di farsi male; ma non sanno che c'è un piccolissimo buchino dal quale si può scorgere ciò che c'è dentro, più o meno. Ma se vuoi toccare la rosa devi infilare un dito in quell'apertura stretta, sapendo già in partenza che ti farai male ma conscio che i petali che sfiorerai ne varranno la pena> e in quel momento mi fiondai nei capelli di Asami col volto, leggermente imbarazzata ma sincera riguardo ciò detto.
<Come mai tutto questo?> chiese lei, ancora non cogliendone il senso. Ridacchiai piano, debolmente, ma sinceramente divertita.
<Non so, mi è venuta questa sentenza così su a caso e ho pensato fosse una cosa carina dirtela...> risposi, rossa e grata di non essere vista.
Mi parve di sentirla sbuffare mentre diceva: <Secondo me non mi rappresenta ma se lo dici tu ci crederò. Anche se pari più te una rosa, ma senza alcuna spina e delicata... anzi, sei tutt'altro fiore, sai? Tu sei un girasole!>
<Come mai? É perché sono alta?> ironizzai, toccando a me quella volta il ruolo di quella che non capiva.
N/A: tutti i cibi sopracitati nel pranzo e come la protagonista si "relaziona" con essi NON sono stati scelti in modo casuale.
Specialmente la soba e lo SLURP.
E la questione della rosa e del girasole so che, per ora, non ha alcun senso ma vi assicuro che prima o poi spunterà di nuovo.
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