Capitolo 5
Ventiquattro anni prima
Carol
La scuola era oramai iniziata da tre mesi e, dalla finestra, fissavo la neve scendere, mentre il professore di Chimica spiegava le forze. Per avere diciassette anni, sembravo più grande. Maglione grigio largo, leggins nero e stivaletto in pelle nero. I lunghi capelli erano raccolti una coda alta e dei cerchi grandi arricchivano i miei lobi. Ero la capo cheerleader della mia scuola e, come tutti sanno, gli allenamenti mi portavano via molto tempo, quindi non avevo dei voti estremamente alti. Suonò la campanella
-"Finalmente" dissi. Mi alzai , andai in palestra e vidi che Jess Pinkman stava discutendo con il bullo della scuola: Scott Jackson.
-"Cosa ci fai qui, sfigato?" chiese Jess, con aria beffarda.
-"E tu che diavolo vuoi, frocetto?" rispose Scott. Odiavo con tutta me stessa i ragazzi che si andavano a cercare i guai, e Scott era uno della peggior razza. Era conosciuto in tutto il liceo per il suo caratteraccio, ma anche per la sua bellezza. Era il classico ragazzo bello e cattivo, con il quale non sarebbe mai mancata l'adrenalina; ma non era ciò che piaceva a me.
-"Vai Scott" cinguettavano le sue conquiste.
-"Senti specie di bulletto, sparisci da qui. Questo è il mio territorio; tu torna a scoparti quelle ochette la giù" disse Jess, indicando il gruppetto di prima.
-"No, più tardi ho appuntamento con la tua ragazza" rispose Scott, avvicinandosi pericolosamente al suo volto. Non potei star zitta a quella frase: la ragazza di Scott era Christine, ovvero la mia migliore amica. Mi avvicinai furiosa ai due, mi misi nel mezzo e lanciai un sonoro schiaffo a Scott.
-"Non permetterti di mettere in mezzo Christine!" dissi, con gli occhi iniettati di sangue. Lui si massaggiò la guancia con una mano, incredulo di ciò che avevo appena fatto. Appena capì, chiese
-"E tu chi diavolo sei?".
-"Carol, Carol White" risposi. Presi Jess sotto braccio e lo portai via.
-"Cosa pensavi di fare?" chiesi a Jess.
-"Mi stava fissando" rispose.
-"Sai che è così, cerca brighe. Tu non devi mischiartici" dissi.
-"Hai ragione Carol, per fortuna ci sei tu" disse.
-"Andiamo a prepararci, abbiamo gli allenamenti. A dopo Jess" dissi al ragazzone alto, ben piazzato dagli occhi nocciola e i capelli biondi. Faceva parte anche lui, come me e Christine, del gruppo cheerleader. Corsi nello spogliatoio dove trovai Sarah e Misha, due gemelle bionde, snelle, occhi verdi, le quali si erano fatte abbindolare dall'affascinante Scott che se le era portate a letto. Chissà se era davvero bravo come dicevano le altre. 'Cosa ti viene in mente Carol?' dissi tra me e me. Sarà bello, ma so che devo stargli alla larga: è pericoloso per me. Indossai la divisa e corsi in palestra per fare le prove per i campionati regionali di cheerleading: dovevamo assolutamente vincere se volevo quella borsa di studio per il college. Quando entrai, notai che le gemelle erano seduta una alla destra e una alla sinistra di un ragazzo; lo avrei riconosciuto tra mille: era Scott. Sbarrai gli occhi e, avvicinandomi, gli chiesi
-"E tu cosa ci fai qua? Smettila di provocare Jess".
-"Non sono qui per lui" rispose, fissandomi negli occhi. Mi metteva soggezione e non sapevo il perchè. Ero sempre stata una ragazza molto sicura di me, che non chinava la testa per nessuno.
-"Sarah e Misha puoi vederle dopo" dissi, sicura fosse quello il motivo.
-"Non m'interessa nemmeno di loro" rispose. Mi venne difficile credergli visto che se le teneva vicine, circondandogli il collo con le braccia.
-"E allora mi spieghi cosa ci fai qua, dato che, in tre anni, non ti ho mai visto?" chiesi, alterata.
-"Voglio vedere te come sculetti" rispose.
-"Vattene immediatamente!" gli urlai, provando a tirarlo su per un braccio ma, quando feci per tirarlo, mi tirò a se. Incrociai quegli occhi così da vicino che quasi ne ebbi paura; il suo respiro potevo sentirlo sulle mie labbra e mi portò a deglutire. Per un attimo persi il controllo di me stessa ma, non appena vidi il suo sorrisino beffardo come a dire 'Ecco un'altra ochetta che ci è caduta'. Mi ritrassi subito, mi ricomposi e lo invitai ad uscire.
-"Non ho voglia di andarmene. Gli allenamenti non sono privati, quindi resto qui a guardarti baby".
Baby? Mi aveva davvero chiamato così? Non risposi, sbuffai e tornai ad allenarmi con gli altri. Dopo un'ora di salti e coreografia, andai nello spogliatoio, mi tolsi la divisa, la riposi, presi tutto il necessario e andai in doccia. Mentre mi lavavo, ripensai al suo respiro sulle mie labbra ma, ben presto, lo scacciai e mi concentrai su ciò che avrei dovuto studiare una volta tornata a casa. Chiusi l'acqua, mi avvolsi nell'asciugamano, tornai vicino la mia borsa e, quando stavo per togliermi il telo, sentii una voce
-"Sei davvero lenta". Mi girai di scatto e lo trovai li, poggiato di spalle col suo giacchetto in pelle, t-shirt bianca con scollo a V che lasciava intravedere la leggera peluria nera, un jeans stretto con attaccato una catena e un paio di timberland, ad uno degli armadietti.
-"Vattene! Mi devo vestire e andare a casa visto che è tardi e l'ultimo autobus parte fra dieci minuti" dissi.
-"Torni a casa con me" disse, sicuro di se.
-"Scordatelo".
-"Vuoi vedere?" chiese. Si avvicinò pericolosamente a me, mi afferrò per un polso e aggiunse
-"Non sono abituato a ricevere dei no. E poi prima ho visto come mi fissavi le labbra". Il cuore accelletò il battito e, quando mi baciò, credetti di morire. Lo spintonai con tutta la forza che avevo e, con gli occhi spalancati, posai le mani sopra le mie labbra, sovrapponendole. Mi guardò e si mise a ridere.
-"Lo trovi divertente?" chiesi, infuriata.
-"Si. Sembra che ti abbia violentata, invece ti ho solo dato un bacio" disse. Serrai le mani a pugno, abbassai il capo e, per il nervoso, una lacrima rigò il mio viso. Appena se ne accorse, Scott, smise di ridere, si avvicinò, mi scrutò tenendo le mani in tasca e chiese
-"Per caso hai un ragazzo? Perchè se è così, tecnicamente non lo hai tradito dato che sono stato io a baciarti".
-"Non ho nessun ragazzo" risposi.
-"E allora qual'è il problema?" chiese scocciato dalla mia reazione.
-"Il problema sei tu! Ogni volta che ti vedo mi fai innervosire con la tua aria da menefreghista!Quello era il mio primo bacio e tu te ne sei appropriato senza chiedermi il permesso" gli urlai in faccia.
Mi guardò con aria interrogativa per poi scoppiare a ridermi in faccia.
-"Il tuo primo bacio? E quando pensi di fare sesso? A trent'anni? Devi ringraziarmi Carol. E ora vestiti che sono stanco di aspettarti" disse, per poi uscire da lì. Come poteva essere così freddo? Come poteva non fregargliene niente di coloro che lo circondano? Decisi di vestirmi e uscii di corsa, senza rivolgergli parola. Oramai l'ultimo autobus era partito e, nonostante casa mia fosse lontana quattro chilometri, decisi di farmela a piedi sotto la neve. Passai di fianco a lui, senza degnarlo di uno sguardo e m'incamminai per le strade desolate di campagna. Dovevo riuscire a fare due chilometri senza essere investita, rapita, sbranata da qualche lupo e poi sarei stata quasi al sicuro, in città.
-"Dove vai?" chiese Scott, in sella alla sua moto.
-"A casa" risposi.
-"Hai visto che nevica ed è quasi buio?" chiese.
-"Si, ma non ci salgo sulla tua moto" risposi.
-"Come vuoi, non starò qui a supplicarti" disse, per poi sparire nel buio. Era ormai un'ora che camminavo , immersa in una bufera di neve, ma della città nemmeno l'ombra. Avevo forse sbagliato strada? Eppure la percorrevo tutti i giorni con l'autobus. Il freddo era pungente , la visibilità scarsa, quindi decisi che era meglio andare avanti e vedere dove mi portava quella strada. Finalmente vidi l'ingresso della città ma, per il troppo freddo e la disidratazione, mi accasciai a terra e persi coscienza. Mi svegliai il mattino dopo nel mio letto: chi mi aveva portata li?
-"Carol, come stai?" chiese mia sorella Jocelyn.
-"Bene, grazie. Ma come sono arrivata qua?" chiesi.
-"Ti ha riportata Scott, sorellona" rispose. Jocelyn aveva due anni meno di me; era bionda, snella e con dei grandi occhi color verde smeraldo. Stava insieme a Dan, il migliore amico di Scott, da circa un anno.
-"Scott? E ora dov'è?" chiesi.
-"E' tornato a casa adesso. Ti ha tenuto compagnia tutta la notte" rispose. Non potevo crederci, non era possibile.
Passarono alcuni giorni e arrivò il Natale. Rividi Scott una sola volta da quella sera e, quando mi vide, scappò via. Avrei voluto tanto ringraziarlo per essersi preso cura di me.
-"Carol, la mamma stasera lavora. In ospedale ci sono tanti malati, quindi ha detto che non tornerà prima di domani mattina" disse Jocelyn.
-"Come ogni anno d'altronde. Nemmeno il mio ultimo Natale qui riusciamo a festeggiare tutti assieme" dissi.
-"Hai ragione sorellona. Se papà fosse ancora qui, sicuramente la mamma starebbe con noi" disse. Da quando nostro padre era morto nel cantiere, la mamma non faceva altro che lavorare e bere, pur di non pensarci.
-"Allora Jocelyn, cosa vogliamo fare?" chiesi.
-"Io avevo pensato d'invitare Dan a cena. Cosa ne pensi se lo passiamo tutti e tre insieme?" chiese, cercando di abbindolarmi con i suoi occhi dolci.
-"Va bene" risposi.
-"Grazie Carol, sei la migliore! Lo chiamo e gli dico di portare qualcosa" disse, entusiasta.
Le sorrisi , andai in cucina e preparai la lasagna come di consuetudine. La infornai, guardai l'orologio e vidi che erano le 18:45; era ora di andarmi a preparare. Salii nella mia camera della mansarda, tirai fuori un maglioncino bianco, misi delle parigine nere e uno stivaletto nero. Legai i capelli in una treccia laterale, misi un pò di mascara e , quando sentii bussare alla porta, scesi. Sentii Jocelyn salutare Dan e poi un'altra persona. Chi poteva essere? Quando lo vidi , rimasi paralizzata e piacevolmente stupita da quella presenza inaspettata.
-"Ciao Dan" salutai per primo.
-"Ciao Scott" dissi, avvicinandomi e abbracciandolo. Lui ricambiò l'abbraccio con una solo mano: notai che nell'altra teneva un pacchetto regalo. Sorrisi inconsciamente a quella scena.
-"Ciao Carol" disse lui.
-"Prego, accomodatevi" dissi.
-"Bella casa" replicò Scott.
-"Grazie" dissi, rivolgendogli uno dei miei sorrisi migliori.
-"Cosa c'è per cena?" chiesero in coro. Io e Jocelyn ci guardammo e , urlando, dicemmo
-"La lasagna!".
Quando aprimmo il forno, vedemmo la lasagna completamente bruciata.
-"Ho capito ragazze, prendete i giacchetti. Si va a cena fuori" disse Dan. Io e mia sorella ci guardammo affrante, ma annuimmo.
Prima di uscire di casa presi Scott e lo tirai in casa per la giacca, chiudi la porta e gli dissi
-"Perchè scappi?".
-"Come scusa?" chiese lui, non capendo.
-"A scuola. Quando mi vedi scappi. So che sei stato tu a riportarmi a casa".
-"Si, mi sono sentito in colpa ad averti lasciata lì da sola e, vista la bufera, mi sono preoccupato per te. Non volevo ti accadesse nulla" disse, abbassando la testa.
-"Grazie mille Scott" dissi, abbracciandolo forte. Ci staccammo leggermente e, mentre io gli tolsi le braccia dal collo, lui continuò a tenere le sue attorno la mia vita.
-"Cosa c'è?" gli domandai, mentre fissava le mie labbra. Deglutii per l'intensità del momento: volevamo entrambi quel bacio.
-"Siamo sotto il vischio Carol, e sai cosa si dice?" disse.
-"Ah, quindi è solo per il vischio" risposi.
-"Che lingua biforcuta che hai" disse, per poi sorridere. Mi staccai bruscamente da lui, aprii la porta, mi girai e, prima di uscire gli dissi
-"Non bacio per tradizione, ma per volere" poi uscii. Scott mi seguì, mi bloccò e, sotto la neve , mi chiese
-"E tu lo vuoi?". Non risposi a parole, mi fiondai su quelle labbra rosse e carnose, per dar vita ad un bacio impacciato ma favoloso. Quando chiese l'accesso alla mia bocca, tentennai per un attimo ma, pur sapendo di non aver esperienza, non glielo negai e non fu così male come pensavo.
-"Sicura di non aver mai baciato prima? Nemmeno la tua mano per far pratica?" chiese. Arrossi e risposi
-"Sicurissima". E tornò a torturare le mie labbra. Sentimmo un clacson suonare e la magica atmosfera s'interruppe.
-"Dai piccioncini, andiamo!" urlò Dan da dentro la sua Alfa Romeo Giulietta Turbodelta.
-"Arriviamo coglione!" urlò Scott e, prendendomi per mano, entrò in macchina sul sedile posteriore, mi porse la mano per farmi salire e, tirandomi a se, mi fece sedere sulle sue gambe per poi ricercare le mie labbra. Non volevo più staccarmi da lui, aveva un sapore davvero buono. Cenammo al drive in e, quando tornammo a casa, Jocelyn andò a dormire in camera con Dan, mentre io e Scott rimanemmo in salone, davanti al caminetto. Mi diede il regalo e disse
-"Aprilo".
-"Ma io non ho niente per te" dissi.
-"Non m'importa. Voglio solo che tu lo apra". Annuii, scartai la carta, aprii la scatolina di legno e dentro vi trovai una targhetta di metallo come quelle che indossano i militari, con su scritto 'Carol White è proprietà privata di Scott Jackson'. Lo guardai con aria confusa e, dalla tasca della sua giacca, estrasse la stessa identica medaglietta con su scritto 'Scott Jackson è proprietà privata di Carol White'. Sorrisi davanti quelle medagliette , ma subito dopo, confusa, chiesi
-"Cosa vuoi dire con queste?".
-"Carol, sono tre anni che ci conosciamo, ma tu non ti sei mai accorta effettivamente di me. La prima volta che ti ho vista, era alla lezione di storia. Giocavi con una ciocca dei capelli e ti ho trovata bellissima. E' stato un colpo di fulmine per me; il tuo sorriso che rivolgi sempre a tutti per la tua gentilezza mi ha fatto perdere completamente la testa. Poi , a storia, il professore ci ha affidato una ricerca assieme, ricordi? Quella settimana passata assieme mi ha fatto perdere completamente la testa per te; poi però non mi hai più parlato, quando provavo ad avvicinarmi, i tuoi amici mi precedevano sempre ed io non me la sentivo di mettermi in mezzo. Quindi ho deciso di diventare il bullo della scuola per catturare la tua attenzione. Sono tre anni che ti voglio e spero che tu dica di si". Rimasi spiazzata da quella confessione e , pensandoci bene, come avevo fatto a scordarmi di aver lavorato con lui per la ricerca sul rinascimento?
-"Mi prometti una cosa? Se accetto, devi smetterla di fare ciò fai".
-"Farei di tutto Carol" rispose.
-"Me la metti?" chiesi, porgendogli la catenina. Mi girai, spostai la treccia e Scott mi mise la catenina, per poi lasciarmi un dolce bacio sul collo. Un brivido mi percorse la schiena, facendomi venire la pelle d'oca.
-"Come sei sensibile Carol " disse, baciando nuovamente il collo scoperto. Mi girai verso lui e lo baciai con passione. Mi prese in braccio e mi stese sul tappeto davanti il caminetto acceso, si fece spazio tra le mie gambe e si sdraiò su me,senza staccare le nostre labbra. Sentivo il suo bacino spingere contro il mio, la sua mano partire dal polpaccio e arrivare all'elastico della parigina destra, per poi provare a tirarla giù. Lo blocchi e, tremante gli dissi
-"No Scott, non mi sento pronta". Avevo il terrore che si alzasse e se ne andasse Ma, con grande stupore, mi guardò e mi sorrise. Tolse la mano dalla mia coscia e la portò sulla mia testa, iniziando ad accarezzarmi la guancia.
-"Ti aspetterò Carol. Ora che sei mia, nnonti faró scappare" disse, per poi baciarmi il naso.
-"Grazie per la pazienza Scott".
-"Grazie a te per aver accettato un danno come me". Si stese al mio fianco, prese un cuscino dal divano, se lo mise sotto la testa e poi mi attirò a se, facendomi poggiare la testa sul suo petto. Era la sensazione migliore del mondo; ci addormentammo così. Passammo le vacanze di Natale insieme e quando tornammo a scuola, la nostra relazione fu lo scoop dell'anno. Quando raggiunsi lo spogliatoio per cambiarmi per l'allenamento, Sarah e Misha si avvicinarono e, con fare civettuolo, chiesero
-"Allora, com'è stare con Scott?". Le guardai in cagnesco e risposi
-"È stupendo". Vidi invidia sui loro volti e, con un sorriso malizioso, mi alzai per andare in palestra.
-"Si stancherà di far sesso anche con te puttanella" disse Sarah davanti a tutti. Vidi Scott seduto sugli spalti, sbiancare. Io mi voltai e la presi per i capelli, buttandola per terra ed iniziai a prenderla a calci.
-"Io non sono come te! Io non gli ho aperto le gambe per conquistarlo!" gli urlai. Scott si precipitò giù dagli spalti, mi prese per la vita e, di peso, mi alzò e mi portò fuori.
-"Calmati Carol" mi disse.
-"Calmarmi? Ti rendi conto che mi ha paragonato a lei? Ora tutti pensano che io sia una di loro, che io e te facciamo sesso" dissi, furiosa. Scott si accigliò, mi guardò e, come una furia, tornò dentro. Lo seguii e vidi prendere Sarah per un braccio.
-"Lei non è una puttana come te. Lei si sta mostrando com'è e, quando e se sarà, mi farà vedere anche come sarà fare l'amore con lei. Quindi sei pregata di non provare mai più ad offendere la mia ragazza" urlò. Avevo gli occhi colmi di lacrime dalla gioia, corsi da lui, lo abbracciai e lo baciai. Rimasero tutti in silenzio e, quando mi staccai, gli mimai un 'grazie', dopodiché mi sorrise e mi baciò nuovamente. I mesi trascorsero con una tale velocità che ebbi paura; maggio era atrrivato e gli esami erano alle porte, come la gara finale di cheerleader. mia madre scoprì Che stavo con Scott e diede la colpa a lui per i miei voti bassi a scuola.
-"Ora chiamo i suoi genitori e gli riferisco tutto. Non lo devi più vedere Carol, tu devi andare al college e ti serve una media alta se vuoi quella borsa di studio" disse mia madre.
-"Mi basta avere la media dell'8 e vincere i campionati regionali per poterla vincere mamma" dissi.
-"Non m'interessa Carol! Da quando lo hai conosciuto sei cambiata. Fai tardi la notte, alcune volte non torni a casa, salti gli allenamenti di cheerleader. Io voglio che Tu abbia un futuro migliore, lontano da qui. Quindi chiama Scott e digli che è finita" disse, furiosa.
-"Va bene" risposi. Non avevo intenzione di lasciarlo, ma lo dovevo chiamare, quindi mentii. Mi feci prestare il telefono da mia madre che, intanto, aveva già avvisato i signori Jackson ed erano d'accordo anche loro sul farci lasciare. Mia madre era poggiata al bancone della cucina, intenta a fissarmi.
-"Posso almeno farlo da sola? " le chiesi. Lei annuì e, sbuffando, andò in camera sua. Compositore il numero e dopo quattro squilli rispose
-"Carol, prima dire qualsiasi cosa ti prego, ripensaci" disse Scott.
-"Sicuro che vuoi che ci ripensi?" chiesi maliziosamente.
-"Si Carol, non voglio perderti" disse piangendo.
-"Scott, scappiamo" dissi. Udii un silenzio straziante per qualche secondo poi rispose
-"Ci vediamo in palestra. Ti passo A prendere lì. Riempi il borsone con qualche vestito e scappiamo".
-"A dopo amore" dissi e riagganciai. Era la prima volta che lo chiamavo in quel modo e ne ero felice. Corsi in camera mia, riempii il borsone e corsi giù dalle scale per andare a prendere l'autobus. Mia madre mi aspettava sul ciglio della porta e, prima di uscire, chiese
-"Allora?".
-"L'ho mollato. Spero tu sia contenta" risposi, le passai di fianco e andai a prendere il bus. Arrivata a scuola vidi Scott, gli corsi incontro, lo baciai, salii sulla sella e partimmo.
-"Dove la porto signorina?".
-"Nel suo mondo".
-"Allora ci è già, è lei il mio mondo" rispose. Passammo dei giorni magnifici insieme. Andammo a pesca, dormimmo sotto le stelle, giocammo, ridemmo, accendemmo un fuoco e dormimmo abbracciati. Scott non provò nemmeno una volta a forzami per far l'amore e questo mi convinse, oltre all'amore che provavo per lui, che era arrivato il momento giusto. In fondo, se avesse voluto solo questo da me, non sarebbe rimasto con me per cinque mesi senza mai provarci.
-"Scott, io ti amo e ho voglia di far l'amore con te" dissi con un filo di voce, sotto il cielo stellato, abbracciati sotto una coperta. Mi guardò sorpreso per quelle parole.
-"Ti amo anch'io Carol e lo faremo solo se è davvero ciò che vuoi" rispose.
-"È ciò che voglio " risposi. Lo vidi nervoso nello spogliarmi. Baciò ogni centimetro della mia pelle, mi denudó con calma, come volesse gustarsi ogni singola parte di me. E, quando fu il momento, entrò con estrema delicatezza, come avesse paura di farmi male e non poter più riparare. Facemmo l'amore li, su quella collinetta, sotto il cielo di stelle. Il giorno dopo tornammo a casa e i nostri genitori si arresero all'idea di farci lasciare a patto che, studiassimo e alzassimo la nostra media. Così facemmo: studiammo per un intero mese tutti i giorni tra baci, giochi e far l'amore. Nel frattempo continuai ad allenarmi e, il giorno della gara,Scott venne a sostenermi. Fortunatamente vincemmo la competizione e mi fu assegnata la borsa di studio per il college. Andammo a festeggiare tutti insieme ma vedevo Scott turbato quindi decisi di parlargli.
-"Cosa c'è che non va?" gli chiesi.
-"Partirai per il college"rispose.
-"Partiremo".
-"No, partirai. Mio padre dice che devo rimanere qui e mandare avanti l'officina". Mi si gelò il sangue e le lacrime rigarono il mio volto.
-"Ce la faremo Scott, te lo prometto" dissi, per poi abbracciarlo.
Passammo l'estate insieme, ogni singolo momento senza mai separarci. Andammo a tatuarci una piccola tartaruga sulla costola destra in segno del nostro amore che, anche se dovrà fare un lungo giro prima di esser vissuto, prima o poi torneremo insieme. Per il mio compleanno Scott mi portò in un piccolo agriturismo sul lago e, lì, facemmo per l'ultima volta l'amore. Una settimana più tardi partii e, quando fu il momento di salutarlo, mi disse
-"Non togliere mai questa collana Carol perché, ovunque sarai, tu sarai sempre mia ed io sempre tuo". Annuii, senza riuscire a parlare. Poggiai la mia fronte contro la sua e dissi
-"Ti amo Scott Jackson".
-"Ti amo Carol White".
E quello fu l'ultimo bacio.
Arrivai al college e ci misi un po' ad ambientarmi. Sentivo che qualcosa non andava, ero strana e decisi di fare un test di gravidanza che, con mio stupore, risultò positivo. E ora?
Finalmenteeeeeee non è stato facile scrivere questo capitolo Ma ce l'ho fatta!!! Mi sembrava giusto raccontare la storia di Carol e Scott. Ora... Immagino Che vi starete chiedendo che fine ha fatto il bambino di Carol e Scott... Bhe lo scoprirete prossimamente :D A presto ♡
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