Capitolo 6: I dieci Seggi
Nero assoluto.
Atsushi non sentiva nulla, era come bloccato in una sorta di stasi.
Una sorta di ibernazione.
L'unica cosa che percepiva era la sua coscienza. Era ancora vivo.
Non riusciva a muoversi, per nulla.
In quel momento riuscì a scuotere un dito. Poco a poco il suo corpo rimosse quella pellicola d'oro.
I suoi piedi poggiavano sul pavimento a scacchi di una enorme stanza da letto.
Le pareti tinteggiate con una pittura ocra facevano sfondo a mobili di colore dorato, quadri che non aveva mai visto e soprattutto un enorme letto a due piazze, compreso di baldacchino.
A quel punto si rese conto che quei mobili erano abbastanza inusuali.
Le sedie, i tavoli, i piloni del baldacchino... tutti erano fatti con delle persone tramutate in oro.
Erano tutti uomini con lineamenti ben definiti, messi a nudo e dalle posizioni tali da assumere il loro compito.
In quel momento la porta si aprì con un cigolio.
La figura magra di Gild entrò nel salone, accorgendosi di Atsushi.
<Oh, ben svegliato.> Disse il villain.
Perfetto. Tra tutte le persone esistenti lui era l'unica persona con cui non sarebbe voluto stare in una stanza chiusa.
Gild si avvicinò a lui.
Poi fece un passo verso il letto e si tolse la maglia. Fece un passo verso Atsushi e gli sfiorò gli addominali scolpiti.
A quella azione, Atsushi lo spinse subito via, mettendo spazio tra loro due.
<Se lo fai un'altra volta ti prendo a pugni. Ah, a proposito, come sta il naso?> Chiese Atsushi in modo impertinente.
<Cazzo.> Rispose Gild. <Se fosse per me, saresti già diventato la mia sex doll, ma sfortunatamente il boss ha altri piani per te, sai?>
Atsushi allora lo guardò di sbieco.
<Pensi davvero che io stia qui ad obbedire come un cane a tutti i vostri cazzo di ordini sulla conquista del mondo?> Chiese il rosso spazientito.
Allora il biondino, più basso di lui gli mise un dito sulle labbra.
<Ecco cosa mi piace di te.> Disse con voce sensuale.
Atsushi al contrario, stava per menarlo quando la porta si aprì di colpo.
Una alta figura dai capelli rossi apparve sull'uscio. Guardò Gild con sguardo di rimprovero.
<Gild, sai già cosa ti ha detto il capo su come trattare il nostro "Ospite".>
Gild lo guardò decisamente scocciato.
<Smaug, tu sempre a rovinare la situazione.> Rispose.
Poi Smaug squadrò il rosso.
<Andiamo, il Boss vuole fare la tua conoscenza. Atsushi.>
Atsushi guardò male entrambi.
Non aveva idea di dove fosse, né della capacità del secondo uomo. Era inoltre disarmato. Non poteva fare altro che seguirli. Smaug era più alto di Gild, I lunghi capelli rossi erano acconciati dietro la schiena, arrivando all'altezza dei gomiti. I suoi occhi gialli squadravano Atsushi da cima a fondo.
Delle sorta di protuberanze che ricordavano delle sorta di placche squamose, anch'esse rosse, facevano corona ai capelli uscendo lateralmente dal viso.
<Bene. Andiamo.> Disse Smaug.
Di colpo delle catene dorate spuntarono dal nulla legando i polsi di Atsushi.
Non erano necessarie, dato che Atsushi aveva già una volta spezzato l'oro di Gild, ma ugualmente il ragazzo rimase impassibile.
Atsushi seguì Smaug attraverso la base, seguito da Gild.
Ciò permise ad Atsushi di osservare il comportamento dell'uomo.
Il suo portamento era ritto anche durante la camminata. Vestiva un abito sgargiante, ma allo tempo elegante, con colori tendenti al rosso e con chiazze giallo brillante. Tutto era curato, dagli spallacci agli stivali. Questo dava un'impressione simile ad un nobile o un maggiordomo.
Certo che anche la base era a dir poco particolare. Vi erano stanze variegate e corridoi stravaganti. Erano anche precedentemente passati davanti ad una sorta di piscina di dobloni d'oro e gioielli.
Smaug si fermò in fronte ad una stanza decisamente più grande delle altre.
Questa era coronata da degli spalti, sui quali erano portati 11 seggi, di cui quello centrale, decisamente più grande e imponente.
L'uomo allora cominciò a parlare rivolto ad Atsushi, senza tuttavia girarsi.
<Atsushi. Hai di fronte, in questo momento gli 11 seggi dei membri della nostra organizzazione.
Tu hai combattuto contro 3 di noi.
Numero 10, Mr. X.
Numero 9, 10K
e numero 3, Gild Goldhand...>
In ciò fece una pausa, visto che Gild, pur essendo il terzo più forte si era fatto abbindolare dal fisico di un ragazzino.
<Nonostante ciò, hai fatto fuori uno dei nostri e questo vuol dire che lui non era abbastanza forte.
Sai come abbiamo decretato la forza di cuascuno di noi?> Il suo tono di voce si abbassò.
<Uno scontro tra tutti noi. E l'ultimo rimasto in piedi è stato considerato il più forte. Bene lascia ora che mi presenti. Io sono Smaug, il numero 5.>
Finì lui.
In quell'istante le catene legate ai polsi di Atsushi si sciolsero, cadendo a terra.
<Entra nell'arena Atsushi. Dimostraci quanto vali veramente.> Disse infine Gild.
Atsushi si tastò i polsi, mentre Gild e Smaug si allontavano da lui, passando esternamente, al confine dell'arena.
Un cancello d'oro massiccio bloccò la via d'uscita di Atsushi.
Non aveva altra scelta a quanto pare.
Entrò nello spiazzo.
Lentamente varie persone cominciarono a prendere posto nell'arena. Erano in 6. I due posti più esterni erano stati lasciati vuoti. Su questi erano incisi i caratteri "10" e "9".
All'ottavo Seggio, si sedette una giovane donna dai capelli biondi e boccolosi, dagli abiti molto provocatori e con in mano un tridente.
Al settimo, si sedette un ragazzo molto giovane, forse non troppo più grande di Atsushi, con in vita degli abiti stracciati e dei tatuaggi rossi e neri incisi su tutto il Busto.
Al sesto, vi era una sorta di sfera gialla, luminosa. Probabilmente non era neanche una persona, ma una sola interfaccia di un ologramma.
Al quinto vi sedette Smaug e al terzo Gild.
Al secondo invece vi era un uomo di età avanzata, quale tuttavia arrivava quasi a 6 metri e il quale fisico era visivamente persino più grosso rispetto a quanto appariva quello di Atsushi.
Fu proprio lui a parlare.
<Ragazzo, ascolta bene.
Sul tavolo alla tua destra sono state poggiate una gran quantità di armi. Prendi quella che preferisci per iniziare la tua prova.>
Il primo, il quarto e il Seggio centrale erano rimasti vuoti.
Atsushi di per se non poteva fare molto altro che obbedire. Era stato messo alle strette in un luogo che lui non conosceva, contro sei persone, a vedersi più forti di lui. Si avvicinò al tavolo, quando in quel momento si girò.
Un uomo era seduto a gambe incrociate sul suolo dell'arena. Questo aveva a vista, superato la trentina. La carnagione scura stava perfettamente con i suoi capelli lunghi e scuri, mossi e arruffati dietro le spalle. Gli occhi erano chiusi, quasi stesse dormendo, anche se probabilmente stava aspettando Atsushi.
Il ragazzo allora passò lo sguardo su ciascuna arma, quando ad un certo punto avvertì qualcosa di strano da una di queste. Era una lunga katana dalla lama sottile tinta di nero. La guardia era di forma quadrangolare, con quattro "braccia" ad angolo retto che facevano prolungamento dei lati di questa. Il manico aveva un motivo a losanghe rosse.
Atsushi sentiva come una sorta di attrazione da quella spada.
Allungò il braccio e afferrò l'arma.
Una strana sensazione si propagò in Atsushi. Qualcosa di potente, qualcosa di antico, un potere di origine demoniaca.
Atsushi allora si girò verso l'uomo seduto, quale poi si alzò.
<È giunta l'ora, vedo. Prima di iniziare il combattimento, almeno lascia che mi presenti come si deve ragazzo.
Il mio nome è Musashi Miyamoto, sono il quarto Seggio.> Disse l'uomo.
Questo era vestito con una tunica scura, i piedi scalzi tastavano il freddo suolo dell'arena. Mentre i suoi occhi completamente bianchi rivelavano una intera vita dedicata al combattimento.
<Ora, lascia che ti spieghi le regole di questo incontro.> Disse Musashi.
<Chi assegna il colpo migliore vince, sono concessi dolo per il resto è valido tutto. Regole semplici no?>
Atsushi annuì semplicemente. C'era qualcosa di strano in lui. Dal momento in cui aveva afferrato la spada, aveva smesso di opporsi anche in parte a ciò che stava accadendo.
<Perfetto.> Disse Musashi, allontanandosi di 5 metri da Atsushi.
I due erano completamente fermi. Le spade di entrambi erano nei rispettivi foderi. Solo allora una tensione incredibile si fece largo nella stanza, solo per un istante.
Una figura maestosa entrò nella stanza da una porta posta dietro il Seggio principale. Tutti i presenti chinarono il capo, stesso fece Musashi. Una chioma di capelli castani scendeva, seguendo il profilo della nuca, su una armatura a placche
Due imponenti braccia tatuate reclamarono il silenzio, mentre gli occhi, sempre scuri come i capelli, di cui uno era marchiato da una cicatrice a croce, si posarono sul ragazzo.
Costui era colui che reclamava il trono tra tutti e che aveva il comando assoluto. Il capo della Associazione o detto anche Seggio 0.
<Bene. Vedo che oramai il nostro ospite ha deciso di prendere le nostre parti.
Io sono il capo della Associazione. Il mio nome è Onur.> Disse rivolto ad Atsushi. Quest'ultimo allora, chinò il capo. Per quale motivo lo stava facendo?
Ora non è dato a noi scoprirlo.
Atsushi e Musashi si riposizionarono.
Entrambi poggiarono la propria mano sul fodero. Onur parlò.
<Che il duello abbia inizio.>
Una tensione incredibile si generò in quella stanza. Gli occhi di Musashi divennero rossi, completamente rossi.
Le spade erano ancora entrambe nei foderi, tuttavia queste cominciarono ad emettere un fortissimo stridio.
Il perché dal fatto che le spade stessero urlando, nasce da quel che noi chiamiamo desiderio.
Ora i due sfidanti erano ad un livello di concentrazione tale che le spade avevano assunto già di per sé la volontà di tagliare. Volevano tagliare più di qualsiasi altra cosa. Così tanto da non riuscire a sopportarlo.
Entrambi sfoderarono le spade e si gettarono l'un sull'altro con tempi di reazione minori ad un battito di ciglia.
A quel punto Atsushi sembrò sibilare dalle sue labbra un nome.
Qualcosa di strano era nuovamente accaduto. Gli occhi e i capelli di Atsushi avevano cambiato colore. Quell'iride, che prima era un colore tendente al marrone-nero ora era diventata completamente blu, mentre la cornea, da bianca, aveva assunto un colore nero inchiostro. Il ciuffo invece dal rosso che era aveva assunto un colore bianco latte.
La lama si ricoprì di un materiale semitrasparente, dagli accenni azzurri, che subito si incendiò con la forma di fiamme azzurre.
Nessuno a quel tempo poteva sapere cosa avesse come significato quel nome pronuciato, né come Atsushi facesse a saperlo.
Entrambi si fermarono. Si erano invertiti posizione.
Sul corpo di Atsushi si aprì una brutta ferita alla altezza della spalla, che schizzò un getto di sangue.
<Ho estremo rispetto per voi, giovane guerriero.> Disse l'uomo
Due fiammate azzurre recisero l'aria, squarciando la tunica e il petto di Musashi, lasciando una croce insaguinata, tutto questo mentre Atsushi riponeva la spada nel fodero. Musashi fece lo stesso.
Tutti i presenti applaudirono, senza tuttavia proferir parola.
<Straordinario.> Rispose Onur alzandosi in piedi.
<Benvenuto tra le nostre fila, Nuovo Nono Seggio.> Rispose lui.
Tutti ricominciarono ad applaudire verso Atsushi.
Anche se di Atsushi, lì vi era ben poco.
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