Capitolo 11: Alba
Vedendo Atsushi cadere in acqua Maeko non accennò a gettarsi per afferrarlo.
Il corpo della ragazza si tuffò tra le onde rosse illuminate solo dal bagliore lunare.
Shinara e Ayaka erano completamente sotto shock.
Perché? Perché era dovuto andare così?
Lacrime cominciarono a scendere anche sul viso della Azzurra.
Ayaka non aveva conosciuto Atsushi, tuttavia ora si era fatta un'idea su che tipo di persona fosse. Si avvicinò a Shinara e la abbracciò lentamente.
Non poteva fare altro se non offrirle la propria spalla per piangere.
Maeko era sott'acqua. Raggiunse Atsushi. La lama nera era ancora conficcata nel suo petto.
Lo afferrò e cominciò a risalire verso la superficie.
Non poteva. Non poteva lasciarla così.
Da sola. Non voleva essere lasciata sola.
Spuntò fuori dall'acqua insanguinata, macchiata di rosso da testa a piedi.
Shinara creò una sottille piattaforma a pelo d'acqua solidificando una polvere di colore verde. Maeko si issò su questa a fatica, portando sopra anche il corpo.
Poi Shinara la fece salire su, mentre Maeko guardava il corpo.
Tastò il polso. Non v'era battito.
Lacrime scendevano copiosamente dal viso della povera ragazza.
<SHINARA! TI PREGO! DEVI FARE QUALCOSA! ᵗᵉ ⁿᵉ ᵖʳᵉᵍᵒ...>
Shinara dopo aver alzato abbastanza la piattaforma verde corse subito verso la parete dove era aveva sbattuto mentre combattevano con Smaug.
Lì era riuscita a riprendersi grazie a delle fiale terapeutiche, che si era preparata in precedenza, quali poi aveva dimenticato.
Corse più veloce che potè.
Aria era ancora appoggiato alla parete, e non aveva visto l'accaduto.
<Ohi, Ragazza dei cristalli. Cosa è successo?> Chiese il corvino con voce debole. Shinara era nel panico più totale. Non lo sentiva neppure, anche lei piangeva e non riusciva ad accettarlo.
<OHI!> Gli urlò più forte Aria, attirando la sua attenzione.
Shinara allora si inginocchiò in presa al dolore. <Atsushi...Atsushi è...>Lui allora fissò Shinara, ma solo per un attimo. Poi il suo sguardo impassibile cominciò a divagare viaggiando nello sconfinato cielo notturno.
<Che idota. Morire in modo tanto penoso. Mi sento male al solo pensiero di aver perso contro un debole come lui.> Disse il corvino, con il suo solito tono freddo.
Shinara non fece neanche caso alle sue parole, correndo da Maeko con tutto quello che aveva di potenzialmente utile.
Ayaka aiutò Maeko ad issare sul ponte lei e Atsushi.
<ATSUSHI!> Lo chiamò la ragazza in ginocchio. <TI PREGO, TUTTO MA NON QUESTO! SCUSAMI TI PREGO, NON LASCIARMI!! NON RIESCO AD IMMAGINARE UNA VITA SENZA DI TE!!! ... ... ...>
Maeko non riusciva a fermare le lacrime. Alla fine era venuta fuori la sua dipendenza da lui.
Come con una buona droga, ora Maeko non riusciva a farne più a meno.
Una droga della quale, lei però, non aveva più il sacchetto.
Shinara arrivò da lei con le peggio fialette.
Doveva potenziarne al massimo l'effetto. Allora tirò fuori una polvere dal colore ambrato.
"Questa polvere di pietra del sole ha in assoluto una delle rigenerazioni migliori su cui possa contare ora, ne ho veramente poca, ma se èper questa causa. Spero con tutta me stessa che funzioni." Pensò lei.
Le riunì tutte in una e queste assunsero un colore dorato.
Erano tutte cure, dalla più piccola e insignificante a quella di maggior effetto.
<Maeko, ora ascolta. Dobbiamo estrarre la spada dal suo cuore.> Disse lei.
Maeko esitò un attimo.
Sarebbe probabilmente stato doloroso anche per loro. Non voleva farlo, ma se era per salvare Atsushi avrebbe dato anche la sua stessa vita. Lei annuì.
Maeko afferrò il manico della spada e contò fino a 3.
Al segnale stradicò verticalmente la spada dal petto del ragazzo.
Non doveva fare più danni di quanto era effettivamente già stato fatto.
Shinara allora tappò la ferita riversandoci dentro il composto miracoloso.
Le mani di Shinara si sporcarono di rosso, mentre premeva sugli zampilli di sangue.
<Forza...Forza Atsushi...> Disse lei.
Atsushi stava seduto su una solida sedia. Indossava una semplice maglietta bianca e dei pantaloncini neri stracciati, delle catene rovinate erano attaccate ai suoi polsi e alle sue caviglie.
Intorno a lui si estendeva un infinito e limpido cielo, completato da qualche nuvola bianca come candeggina.
Poggiò un piede a terra.
Il pavimento era la superficie dell'acqua acqua, ma lui non sprofondava. Questa rifletteva il cielo infinito.
Era tranquillo lì.
Poco di fronte a lui vi era un piano, sospeso sul pelo dell'acqua.
Atsushi si alzò lentamente in piedi.
L'acqua si increspava ad ogni suo passo, senza però emetter alcun suono.
Si avvicinò allo strumento e si sedette su uno sgabellino li posato.
Provò, prima, a piede nudo i pedali.
Era un pianoforte classico in legno, di ottima fattura peraltro.
Passò la mano sui tasti bianchi, un poco ingialliti. Chissà da quanto era li.
Piano, cominciò a suonare una lenta melodia. Non ricordava precisamente da dove venisse quella musica, anche se probabilmente era di uno di quegli anime che guardava da bambino.
In particolar modo vi era stato un certo show che lo aveva veramente scosso, parlava di un gruppo di persone, una gilda, che vivevano come una famiglia dentro una grande taverna. Si azzuffavano, ridevano, bevevano.
I protagonisti erano un ragazzo dai capelli rosa e uno strano gatto bluastro.
Lo aveva adorato da piccolo, ma oramai erano passati più di una decina d'anni da allora e lui non si ricordava più nulla di quello. Tuttavia era abbastanza sicuro che la melodia fosse quella.
Una triste e lenta melodia, nel quale piano regnava incontrastato su tutto il resto.
La prima volta che l'aveva sentita si era messo a piangere.
Atsushi sapeva suonare il piano, anche se effettivamente non aveva mai preso lezioni da nessuno.
Oltre alla chitarra era l'unico strumento presente dell'edificio della sua casata.
Lentamente chiuse la melodia.
Quando smise, tuttavia, sentì che questa non smetteva.
Guardò sotto di lui e lo vide.
Le sue mano suonavano aggraziato sul piano riflesso. Smise anche lui di suonare, chiudendo il motivetto.
<Guarda un po, il piccolo Atsushi ci ha rimesso le penne> Disse Tetsuyama.
<Cos'è questo posto? Tipo sono morto? Certo che se l'aldilà è questo, fa un po strano.>
Chiese Atsushi un po confuso.
Tetsuyama si alzò in piedi.
Era dall'altra parte del piano d'acqua infinito, messo opposto al centro gravitazionale di Atsushi.
Era come se si guardasse ad uno specchio visto dal basso.
<Ci troviamo nella tua anima. Nulla di più nulla di meno. Mi fa ribrezzo di come sia limpido qui. Non hai pensieri malvagi, neanche uno. Ed è in gran parte merito auo non è vero?>
Disse la figura.
Atsushi si guardò intorno, non c'era nell'altro se non loro.
<Capisco...non la potrò rivedere a quanto pare...> Rispose Atsushi.
Tetsuyama in guel momento sprofondò nel pavimento nel suo piano astrale e ricomparse su quello di Atsushi, uscendo dal pelo d'acqua.
<Beh. In realtà non è del tutto vero.
Non sei ancora morto del tutto.
Il tuo corpo è morto, ma la tua anima è rimasta incatenata al cadavere.
Tutto questo grazie alla tua inspiegabilmente tenace forza vitale.
Loro 2 stanno cercando di farti ritornare indietro.> Rispose Tetsuyama.
Atsushi si rattristì un poco.
<E tu cosa ci fai qui?> Chiese poi il rosso.
Tetsuyama lo guardò con uno sguardo stanco.
<Quando ti sei trafitto con la spada, hai ferito mortalmente anche me.
Quello era l'unico modo per liberarti dal mio controllo, ma tu lai fatto all'insaputa. Perciò non sei morto.
Perché tra un po sarò io a morire.
Perciòho deciso di transcorrere gli ultimi attimi ch3 mi rimangono, qui. In questo ambiente calmo e puro da ogni cosa.> Rispose lui.
In quel momento dietro Atsushi comparve una porta bianca.
<A quanto pare è giunto il tuo momento di andare.>Gli rispose la sua controparte.
<E tu invece? Rimani qui?> Chiese il ragazzo.
<Ecco ciò che detesto di te, Atsushi.
Hai pietà anche per il nemico.
Non temere, rimarrò una parte di te anche quando morirò.> Disse lui.
Atsushi allora fece un piccolo sorrisetto, come se stesse parlando ad un suo amico.
Poi alzò la mano e lo salutò, girandosi dalla parte opposta.
<Arrivederci Compare.> Disse Tetsuyama, mentre Atsushi varcava la porta.
Di colpo mentre le ragazze provavano a fare qualcosa, la spada che Maeko aveva estratto, diventò cenere nera e si dissolse nell'aria.
La ferita di Atsushi aveva smesso di sanguinare.
Maeko si mise le mani davanti alla bocca, mentre le lacrime continuavano a scendere. Poggiò il suo orecchio contro il petto di Atsushi.
Rimase in silenzio un attimo.
In quel momento un battito la fece sobbalzare, si girò verso Shinara e la abbracciò con forza, mentre tra le lacrime lei nascondeva una espressione di conforto.
<Shinara...grazie...grazie per aver salvato Atsushi.>
La sua voce era debole, e i suoi occhi erano della tonalità dei pomodori per quanto aveva pianto.
Shinara tossì. Maeko la stava stringendo talmente forte da stritolarla.
Dal quando si era cominciata ad allenare con la slicer, questa era diventata decisamente più forte.
Appena questa lo notò la lascò subito andare.
Atsushi piano riaprì gli occhi.
Maeko si avvicinò a lui.
<Idiota...avevi detto che non mi avresti lasciato andare. Non fare piùuna cosa tanto pericolosa...>
Atsushi la accolse tra le sue braccia.
<Te lo prometto.> Disse lui.
Ora aveva la cosa che più desiderava al mondo.
Lui allora le asciugò una lacrima con il pollice. Poi avvicinò nuovamente il suo viso a quello della ragazza e la baciò con passione.
Non aveva mai provato nulla di così bello come ciò. Le loro labbra erano unite come, finalmente, anche i loro cuori. Mentre loro si abbracciavano, il sole sorse all'orizzonte.
Anche lui si risvegliava in quella meravigliosa alba.
Il rosso del cielo ricordava tutto il sangue versato nell'acqua, ma ora ai presenti non importava.
Atsushi aveva ancora il potere di Tetsuyama, nonostante l'arma fosse scomparsa. La notte si conluse in quel modo. Aria a quel punto comparse dietro Atsushi, Ayaka apparve dietro Shinara. Erano lì.
Loro che erano sopravvissuti a quell'attacco della Associazione.
Decisero perciò di tornare indietro, sull'isola, per festeggiare il ritorno di Atsushi. Nessuno di loro tuttavia poteva provare ad immaginare che la battaglia non era minimamente conclusa. Tutti se ne erano dimenticati per quel giorno. Si, tutti tranne Aria, a lui non importava nulla di Atsushi.
Il suo obbiettivo era solo fare a botte con qualcuno di forte, e con ciò si intende i primi ranghi della Associazione, che prima del previsto, sarebbero andati a bussare direttamente alle porte degli eroi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top