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Il fischio della teiera si impose all'interno della stanza e i presenti interruppero le loro attività, voltandosi verso i fornelli, rendendosi conto di avere completamente dimenticato di avere messo a bollire l'acqua per il tè.
Rudy rivolse un cenno del capo in direzione della cucina, ma l'altro si strinse nelle spalle e riprese in mano carta e forbici.
-Sei sempre il solito, Noël!- borbottò lei, abbandonando quello che stava facendo per andare a togliere la teiera dal fuoco. Era infastidita dal dovere sopperire a tutte le dimenticanze dell'altro: si era spostata in cucina per lavorare in tranquillità, riempiendo la superficie del tavolo da pranzo di buste, pennarelli colorati, cartoncini, penne con inchiostro carico di glitter, adesivi, colla, ... in poche parole, tutto ciò che le necessitava per realizzare i più incredibili biglietti d'auguri.
Tuttavia, non aveva tenuto conto del fatto che il principino di casa, Noël, appunto, era solito svegliarsi poco prima di pranzo, rifugiandosi subito in cucina nel tentativo di evitare di essere intercettato dai propri genitori e così eludere tutte quelle che reputava le loro noiose richieste. Cosa che aveva fatto anche quel giorno, con l'unica differenza che, quella volta, la Signora era riuscita a intercettare il figlio appena in tempo e, prima che Noël consumasse un veloce pasto, si era sforzato di mettere la teiera sul fuoco, ma poi, tra un morso e l'altro al suo pasto da colazione-pranzo, si era fatto catturare dall'entusiasmo di realizzare dei biglietti d'auguri, ostinandosi nel volere aiutare Rudy.
-Io nemmeno lo volevo, il tè!- protestò Noël mentre era intento a ritagliare l'immagine di un alberello di Natale, stando attento a rispettare i margini della figura. Era così concentrato da essersi alzato sulle ginocchia, protendendosi sul tavolo; la punta della lingua stretta tra i denti, i capelli scuri a celargli la fronte, mentre i suoi grandi occhi castani, dall'espressione dolce, sembravano non riuscire a vedere altro se non il piccolo adesivo che stava ritagliando.
-Non ti ho nemmeno chiesto di aiutarmi con i biglietti d'auguri!- ribatté Rudy e recuperò uno sgabello che poi pose vicino alla cucina, di modo che riuscisse ad arrivare a spegnere il fornello e recuperare la teiera. -Invece, la tua povera mamma ti chiede di prepararle un tè e tu te ne dimentichi!- aggiunse e scosse la testa; le treccine con cui aveva legato i lunghi capelli rossi le accarezzarono le spalle, mentre la giovane elfa rivolgeva uno sguardo in tralice in direzione del ragazzo, rendendosi conto di non avere sortito in lui neanche il più piccolo senso di colpa.
Arricciò il naso, infastidita, e le sue deliziose lentiggini parvero farsi più scure, mentre gli occhi verdi si riempivano di un'espressione furba. Prese due tazze, un vassoio, un piattino con dei biscotti e sistemò il tutto insieme alla teiera. Scese di corsa dallo sgabello e si avvicinò al giovane, tirandogli una manica del maglione che indossava, per attirare la sua attenzione.
-Che c'è?- domandò Noël e l'altra pestò un piede a terra, puntellandosi i fianchi con le mani.
-Il tè a tua madre, signorino! Ora!-
Il giovane vide il vassoio pronto sul ripiano della cucina e impallidì. Improvvisamente, il calore proveniente dal camino di pietra, che si trovava in un angolo della stanza, gli sembrò diventare insopportabile.
-Sei sicura che...- tentò di dire, ma subito venne interrotto dall'altra.
-Muoversi! Operativi! Su! Mancano poche ore alla Vigilia di Natale e io non ho tempo da perdere con te!- sbraitò Rudy, lieta di avere una buona scusa per tornare a svolgere in solitudine il proprio lavoro. Nessuno sembrava mai riuscire a sostenere i suoi ritmi, perciò l'elfa preferiva fare tutto da sola che perdere tempo a sorvegliare il lavoro altrui o, peggio, rimediare ai loro, eventuali danni.
Noël finì per soccombere alle insistenze dell'altra, ma, una volta davanti il vassoio, venne sopraffatto dal panico. Si premurò di controllare i lacci delle scarpe, assicurandosi che non fossero sciolti. Si rimboccò le maniche, inspirò ed espirò profondamente, facendosi forza e decidendosi a portare a termine quel compito. Detestava trasportare cose tanto fragili: ogni volta finiva per fissare gli occhi su ogni più piccolo movimento di tazze e piattini, sussultando ad ogni tremore, a tutti quei rumori di porcellana che sembrava sul punto di lanciarsi giù dal vassoio e frantumarsi in miliardi di pezzi sul pavimento.
-Alla buon'ora, Noël! Finalmente ti sei svegliato!-
-Tesoro, hai già mangiato?-
-Colazione o pranzo, Noël? Domani riuscirai a svegliarti prima di cena?-
-Attenzione! Tè caldo in arrivo e Mister Cataclisma addetto al suo trasporto!-
-Dai! Che così gli metti ansia e poi finisce davvero per fare casino-
Mentre quelle frasi si inseguivano veloci al suo passaggio, Noël decise di ignorare gli elfi, anche se avrebbe voluto fermarsi e dirgliene di ogni, anche solo perché perdevano tempo a prendersi gioco di lui, quando avrebbero dovuto impegnarsi a portare a termine il proprio lavoro.
Imperversava un caos assordante in quella parte della casa, dove un'enorme stanza soppalcata ospitava i grandi macchinari con cui si producevano giocattoli. Vapori, voci, rumori, l'odore di vernice fresca, le risatine, gli ammonimenti, le corse, le filastrocche che venivano recitate dai caposquadra per rinvigorire l'entusiasmo.
"Ogni anno la stessa storia. Trecentosessantaquattro giorni per prepararci e poi la Vigilia è il caos" pensò il giovane, mentre tentava di aprire la maniglia di una porta di legno, finemente intarsiata e arricchita con vetri colorati, con il solo ausilio di un gomito. "Ce la posso fare" si disse Noël, distogliendo lo sguardo dalle proprie mani, per avere un riscontro visivo su ciò che stava tentando di fare. Non si accorse della pericolosa inclinazione assunta dal vassoio e quando riuscì ad aprire la porta saltellò sul posto, vittorioso.
La teiera scivolò su un lato, finendo per sbilanciare il vassoio; Noël si rese conto di quanto stava accadendo e, per evitare che il tè gli finisse addosso, mosse le braccia, urtò una parete, si mosse istintivamente verso il lato opposto, ma nella foga del momento i piedi gli si intrecciarono e finì per farsi lo sgambetto da solo, inciampando nel nulla. Come se si muovesse a rallentatore, vide il contenuto del vassoio sollevarsi in aria, mentre lui cadeva in avanti.
Poi sbucò la mano di qualcuno, afferrò il vassoio, facendo di modo che teiera, tazze, piattino e biscotti finissero al suo interno, e anche la caduta di Noël si arrestò. Il giovane si trovò a un palmo dal pavimento, sentendosi tirare per la parte posteriore del maglione.
-Sei sempre il solito, tesoro!-
-Già. Menomale che non sei mai solo- Noël si trovò di nuovo in piedi e non si stupì di scoprire che, la mano che aveva intravisto qualche istante prima, apparteneva a suo padre. L'uomo si avvicinò a un tavolino, poggiandovi sopra il vassoio, servendo poi il tè alla bellissima donna che sedeva su di una poltrona lì a fianco.
-Perché mi affidate sempre compiti così... ehm... complicati?- borbottò a mezza voce e suo padre si volse nella sua direzione, prendendo posto sulla poltrona che si trovava di fronte quella della moglie. Con una mano si lisciò la lunga barba bianca, mentre le ciocche ricce si stendevano e poi, come se fossero delle candide molle, ritornavano subito al loro posto.
-Perché sei mio figlio-
-La mia goffaggine riuscirà, prima o poi, a fare spazientire pure la tua magia- ribatté il giovane e Mamma Natale si schiarì la gola, per poi rivolgere uno sguardo eloquente al marito, nascondendosi subito dopo dietro la tazza di tè, che iniziò a sorseggiare con ostentata calma.
-Uh. Sì- disse Papà Natale, un po' impacciato. Tossicchiò tentando di dissimulare il proprio imbarazzo: non aveva la più pallida idea di quello che avrebbe dovuto dire. Aveva intuito che la moglie si aspettava da lui qualcosa in particolare, tuttavia, sembrava che la sua mente si fosse svuotata di ogni pensiero; non riusciva a ricordarsi perché Mamma Natale apparisse tanto impaziente di sentirlo parlare con il loro amato figlio.
Notò Noël guardarlo con il capo chino, i grandi occhi spalancati e colmi di aspettativa, e si sentì piccolo e impotente, nonostante avesse sulle spalle secoli di vita e di esperienze vissute.
-Caro!- lo incalzò sua moglie e l'uomo irrigidì le spalle, cercando di darsi un contegno.
-Figliolo. Congratulazioni- esordì Papà Natale: nel dubbio, preferiva fare dei complimenti, magari, ottemperato dal lavoro così come era stato negli ultimi giorni, gli era sfuggita l'ennesima prodezza del suo figliolo.
Mamma Natale aggrottò la fronte e iniziò a canticchiare una dolce melodia, che presto si tramutò in soffice fiocchi di neve, intenti a turbinare nell'aria, arrivando a toccare le palpebre e le orecchie del marito. Subito Papà Natale rammentò ciò di cui aveva discusso con la moglie la sera prima, perciò si schiarì la gola, preparandosi ad affrontare quella discussione con il figlio.
-Per avere rovesciato il vassoio con il tè? Non dirlo agli elfi, potrebbero arrabbiarsi!- disse il giovane e suo padre strabuzzò gli occhi, stupito.
-Che c'entra il vassoio...? Oh, suvvia! Può capitare di inciampare. Devi imparare a farti rispettare dagli elfi, fare presente loro chi comanda...-
Ma, ancora una volta, Mamma Natale richiamò la sua attenzione, interrompendo lo sproloquio del marito.
-Ecco, sì...- riprese a dire l'uomo, ma l'altra sospirò e poggiò la tazza sul tavolino, stando attenta a non farle urtare troppo il piattino sulla quale la depose.
-Il rispetto, mio caro bambino, è una cosa preziosa. Se gli elfi ti prendono in giro perché sei un po' goffo, questo non toglie che ti vogliono bene. Ti hanno visto crescere e ci hanno aiutato a tirarti su. Perciò... sei tu che devi imparare ad avere rispetto per loro, ad ascoltarli e, soprattutto, a ringraziarli. Il loro lavoro è indispensabile e noi siamo qui soltanto come... messaggeri. Li aiutiamo a portare a compimento la loro missione-
-Uhm- fece Noël, insospettito da quel discorso solenne. -Okay. Però... perché mi dici tutto questo?- le domandò, assumendo un'espressione guardinga.
-Oh, caro, è molto semplice- disse Mamma Natale, recuperando la tazza. Mentre riprendeva a sorseggiare il suo tè, si rese conto che il marito restava in paziente attesa, come se si aspettasse che lei continuasse a parlare. Aggrottò la fronte e una ruga sottile comparve tra il disegno delicato delle sue sopracciglia scure. Allungò un piede in direzione dell'altro, dandogli un calcetto. Si trattenne dal ridere all'esclamazione di stupore del marito, mentre i suoi occhi neri sembravano riempirsi di tutti i riflessi del mondo, come se fossero un cielo notturno rischiarato da lampi di luce colorata, carichi di divertimento.
-Ah, sì... ecco!- disse Papà Natale, agitando una mano nell'aria. Le sue dita si ammantarono di luce e polvere di stelle; piccoli fiocchi di neve tornarono a vorticare nell'aria, sempre più velocemente, fino a raggrupparsi al centro, per poi esplodere in tante sottili scie color oro, accompagnando la comparsa di un cappello. Rosso, dall'aspetto morbido, la punta ripiegata verso il basso e soffice pelo bianco ad arricchirne il bordo, senza dimenticare l'adorabile pompon.
Noël sgranò gli occhi, mentre suo padre si alzava dalla poltrona e gli si faceva vicino.
-Quest'anno... sei diventato un uomo. Sei maggiorenne, adesso. Perciò... verrai con me, la Vigilia di Natale. Questo è il mio... il nostro dono speciale, da parte mia, di tua madre e di tutti gli elfi, per te- disse, facendo indossare il cappello al figlio.
Subito quello ricadde sugli occhi del giovane, che non possedeva la chioma folta e fluente del padre. Noël sollevò il cappello e deglutì sonoramente: il giorno che più temeva era arrivato.
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