PARTE TERZA - Capitolo 12 (V, prosegue...)

   Si ritrovò di fronte ad una porta. Era una porta metallica alta e dall'aspetto massiccio, fredda al tatto. Chiuse gli occhi, la aprì e vi entrò.

   Riaprì gli occhi in piedi su un'immensa distesa verde, in leggera pendenza. L'aria era fresca, piacevole. Dopo non più di una decina di passi incerti, notò in lontananza un bosco lussureggiante altrettanto esteso. I suoi alberi apparivano altissimi, protesi nel vano tentativo di sfiorare il cielo con le punte. Quella visione era a dir poco affascinante. Dave si sentiva protetto da tutta quella vastità, un piacevole stato d'animo mai più riassaporato dalla morte di Ellen. Era sereno. La sua testa leggera, svuotata.

   Il soave canto del risveglio primaverile della natura lo accompagnò giù per il pendio, con la brezza fresca abile nell'accarezzargli delicatamente il volto, ancora più giù, fino al limitare del bosco.

   Ci fu una pulsazione, e poi un'altra. Ancora una, più lunga delle prime due. Dave raggiunse una quercia cava e vi avvicinò il viso. Un'altra pulsazione di luce questa volta lo investì in pieno ed i suoi occhi si riempirono di una luce avvolgente, dolce e bellissima. Gli parve bella quanto Ellen.

   La terra ad un tratto vibrò lievemente, ma la seconda scossa fu più energica. Un terzo sussulto lo terrorizzò. Si ritrovò di nuovo fuori dal bosco, ma ora la piacevole sensazione solare di inizio sogno si era dissolta. Il cielo si era fatto cupo, grigio e pesante come una triste giornata autunnale: aveva qualcosa di sbagliato, era privo di... era privo di una dimensione, sembrava piatto. Piatto come una fotografia, come una foto sulla pagina di un giornale. Dava l'impressione di essere privo di vita, un insignificante disegno su un opaco cartoncino.

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