O pallida diva
L'atmosfera notturna del castello era davvero romantica, se non fosse che Edwina non era affatto in vena, in più le avevano impomato la faccia con cipria abbondante per nascondere le occhiaie, ma le cameriere non possedevano alcuna polvere della sua tonalità per cui quella sera negli specchi le pareva di vedere il fantasma di sé stessa, quanto meno l'immagine era appropriata al suo stato d'animo. Sua madre la teneva stretta al braccio quasi temesse la sua fuga per gli oscuri corridoi del castello. Si presentò alla padrona di casa e alla principessa Frederica e venne fatta accomodare su un divanetto. Nessuno le chiese perché avesse tardato tanto, evidentemente Frederica aveva già raccontato la scusa messa a punto con la madre.
"Signorina Edwina sono onorata di presentarvi i poeti che animeranno la serata, Adelbert Von Chamisso, Ludwig Uhland e il nostro caro amico, Georg Philipp Freiherr von Har."
Edwina si alzò in piedi e chinò il capo come le era stato insegnato a fare.
"Il piacere è nostro signorina, se mi permettete giuro di non aver mai visto in vita mia un diamante più pregiato di voi." Von Har si era avvicinato e si propendeva in un profondo inchino verso di lei, fin quando osò sfiorarle la mano con le labbra. Quel contatto ridestò Edwina quasi si fosse svegliata da un incubo e fosse arrivata fin lì in stato di trance, ancora rapita dagli umori del sonno. "Potete chiamarvi Philipp, ne sarei onorato" sussurrò poi a fior di pelle.
"Oh, quanto ardore! Non spaventate la nostra giovane ospite, Von Har" commentò la duchessa. "Forse potete aiutarla a indossare il nostro presente, piuttosto..."
Edwina si voltò stupita verso la duchessa, ora capiva perché era d'obbligo che partecipasse: quei nobili le facevano doni per ingraziarsi il favore della regina, non presentarsi sarebbe stato un atto davvero vile. La donna, nel frattempo, stava allungano al poeta una preziosa scatola che conteneva un bracciale di pietre opalescenti, dai tenui riflessi aranciati. "Pietre d'ambra, molto consono duchessa, le conoscete?" domandò il poeta.
Edwina negò col capo, senza riuscire a proferire parola: era rapita dalla lucentezza di quelle pietre che pareva infondessero luce nonostante la semi oscurità dell'elegante salotto. "Le chiamano l'oro del mar Baltico, vengono pescate lungo la costa, non ve n'è una sola uguale all'altra. Sua maestà le adora, ricordo di averle regalato un bracciale simile quando eravamo giovani ragazze" spiegò la duchessa. "Di sicuro lo riconoscerà al vostro polso, spero le porgiate i miei più vivi saluti."
"Senz'altro, mia signora" annuì Edwina con un mezzo inchino. "Sono certa il dono la commuoverà."
"Ciò farebbe di quel bracciale una piccola e preziosa perla, dato il noto carattere della regina" commentò Frederica seguita da una risata generale della sala.
"Non fateci caso, la principessa Frederica ha un ottimo spirito" le sussurrò il poeta.
Alla luce della candela quell'uomo aveva un aspetto conturbante, le labbra parevano disegnate sul viso quasi si fosse impomatato la faccia come le dame, non indossava parrucche, al contrario dei colleghi, ma portava i lunghi capelli castani sciolti sulle spalle, cadevano come onde suadenti. Non aveva mai visto una simile acconciatura in un lord inglese, ma il modo di fare di quel poeta era senz'altro conturbante. Philipp, così aveva detto di chiamarsi.
"Visto che questa sera abbiamo un'ospite speciale, proporrei una sfida di improvvisazione" si rivolse ai colleghi con fare compassato. "Chi declamerà la poesia migliore per questa giovane vincerà un suo bacio."
Edwina fissò stupita la madre che a sua volta stava facendo segni fin troppo eloquenti alla principessa perchè intervenisse. "Un casto bacio sulla guancia, non temete signorina Edwina" appuntò Frederica. "Sarete voi e voi sola a decretare il vincitore."
"D'accordo" annuì Edwina sistemandosi la gonna e mettendosi di nuovo seduta sul divanetto accanto alla madre.
"Non sarà la prima volta che udite poesie a voi dedite, immagino" intervenne la duchessa.
"Avete ragione, Lady Danbury la scorsa stagione è stata così gentile da organizzare una soirée a me dedicata in cui ogni giovane lord londinese potesse mostrarmi le sue abilità, non solo poetiche a dir la verità, c'è anche stato chi ha fatto un numero col fuoco."
"Oh, signore, avrà rischiato di incendiare lo splendida dimora di Lady Danbury" rise la contessa seguita dagli ospiti.
"E il cerchio, perfino."
"Avrei voluto esserci, per una volta che sono gli uomini a rendersi ridicoli" annuì Frederica.
"È stato alquanto divertente, devo ammetterlo, anche se ho apprezzato maggiormente chi ha parlato con franchezza. Senz'altro i signori qui presenti oscureranno ogni precedente componimento che io abbia mai udito."
"Oh, ma noi saremo spudoratamente sinceri, signorina Edwina, vi prometto che non ne rimarrete delusa" le assicurò Von Har che si riunì un attimo coi colleghi in un conciliabolo prima di lasciare la parola a Von Chamisso.
"Oh, pallida diva," esordì l'uomo avanzando il braccio con fare teatrale. Edwina faticò a deglutire e senza volere strinse la mano della madre tanto forte che Mary la accarezzò per calmarla. O le cameriere avevano davvero esagerato con la cipria quella sera o quell'uomo non riusciva a vedere nulla al di là dei suoi spessi occhiali. Forse l'età avanzata gli aveva giocato qualche scherzo o forse era talmente abituato a declamare poemi per ragazze dalla pelle candida come il latte da non avere metafore per la sua. Nessuno, tuttavia, le aveva dato della diva prima di allora. Di per sé era esagerato quanto divertente anche se ovviamente non si sarebbe mai azzardata a scoppiare a ridere davanti al sommo poeta. Forse Federico l'avrebbe fatto, pensò con rammarico. Era meglio ricominciare a pensare a lui come il principe. Sospirò profondamente affrettandosi ad applaudire all'uomo che aveva ultimato il suo proclama.
"Davvero notevole, avanti il prossimo" li spinse la duchessa.
Ludwig Uhland si presentò con un inchino alla sua claque, prese un profondo respiro e iniziò a declamare.
"Dolci brezze, nella sera scura,
pallida luna sorge e si scolora
striata dalle avide nubi.
Mio cigno, mio amore,
sospiri all'adorata sera
cercando il tuo cuore disperso
nella valle più profonda.
Non temere, sorgerà il sole,
oltre la candida vesta del giorno..."
Edwina si trovò a raccogliere una lacrima dal suo viso. Non aveva davvero mai sentito parole tanto romantiche e profonde. Il visconte certo non era un poeta, alle parole preferiva i fatti. Il principe era molto diverso, invece, a quale fiore l'aveva paragonata, giusto quella mattina? le pareva fosse passata una vita intera, tanto da non ricordarsene. Una calendola. Applaudì contenta al poeta. "Sarai onorata se poteste scrivermela, così che la possa portare con me, davvero squisita."
"Ludwig è un vero genio, credo potrebbe portare alle lacrime perfino sua maestà ... la regina."
"Ah, pensavo re Giorgio!" sbottò la contessa divertita dal parallelo.
"Tra i due è più probabile che sia lui a versare lacrime di empatia" sbottò la principessa. Doveva proprio essere in brutti rapporti con la regina o almeno avere una pessima considerazione di lei.
"Quanta fretta! Manca ancora il mio componimento..." intervenne Philipp guardandola dritta negli occhi al punto da farla sussultare. Erano di un colore caldo e deciso, le ricordava il miele.
"Da un cumulo di nubi la luna sbucava assonnata tra le nebbie;" Philipp fissò la finestra, il suo volto pareva trasformatosi, quasi fosse evaso da quella dimensione terrena per proiettarsi altrove. "I venti agitavano le ali sommesse, sibilavano orridi al mio orecchio;"
Le sue mani danzavano nell'oscurità creando ombre ed Edwina si ritrovò a sussultare di terrore.
"La notte generava migliaia di mostri, ma io mille volte più coraggio avevo; il mio spirito era un fuoco ardente, il mio cuore intero una brace." Si tocco il petto con la mano aperta. Non c'era dama nella sala che riuscisse a distogliere gli occhi da lui e nemmeno sua madre Mary a dirla tutta che era abbastanza certa non capisse mezza parola di tedesco.
"Ti vidi," si avvicinò a Edwina, la sollevò in piedi per la mano con un tocco leggero, quasi etereo. "e una mite gioia passò dal tuo dolce sguardo su di me."
La prese tra le sue braccia cingendola, il suo volto era talmente vicino da renderle impossibile respirare. "Fu tutto per voi il mio cuore, fu vostro ogni mio respiro." La sua voce sussurrava, quasi non gli importasse del pubblico, quasi quelle parole fossero soltanto per le sue orecchie.
"Una rosea primavera colorava il vostro adorabile volto," le passò una mano sulla guancia facendola fremere. "E tenerezza per me, o numi, m'attendevo..."
Poi all'improvviso si inginocchiò davanti a lei strappando un sussulto alla sala "ma meriti non avevo, mia signora, alcuno. Solo... gratitudine eterna." Così dicendo le baciò la mano e poi si levò di nuovo in piedi e fece un largo inchino al pubblico festante del salotto.
Edwina si accorse in quel momento di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. Applaudì infine inspirando profondamente. "Sono talmente belle entrambe, non saprei quale scegliere" ammise confusa.
"Vi aveva detto che avreste adorato i nostri poeti romantici, non potete mai dire di aver partecipato a una serata senza godere di questa parole, di questi fremiti... almeno una volta nella vita" sospirò Federica soddisfatta. "Dunque a chi assegnate la vittoria?"
"A Philipp, per l'ottima presentazione scenica, ma vorrei comunque che mi scriveste tutte le poesie, sono meravigliose." I tre poeti si inchinarono.
"Signorina Edwina, voi mi rendete l'uomo più felice sulla faccia della terra, reclamo dunque il mio premio" aggiunse avvicinandosi con un profondo inchino.
"Un bacio?" Edwina arrossì profondamente.
"Uno solo che mi imprimerò nella mente a imperitura memoria" annuì il giovane.
"D'accordo", sorrise Edwina protraendosi delicatamente sulla sua guancia. Philipp chiuse gli occhi per un istante e inspirò profondamente; quindi, si staccò da lei e le porse i suoi omaggi con un profondo inchino. "Quanta grazia, signorina Edwina, credo di capire perché la regina vi ha scelto, farete un uomo molto felice, un giorno e mi tormenterà il pensiero di non essere io il prescelto."
"Nulla è perduto" commentò Edwina incantata. Quelle poche parole l'avevano come tratta in salvo da una profonda voragine.
"Allora avrò l'ardire di sognare in grande" sussurrò Philipp prima di ritirarsi.
"Ludwig, che ne dite di declamare un paio di versi dalla vostra ultima raccolta?" propose la principessa Frederica.
"Oh, ne sarei deliziata" annuì Edwina sedendosi in fremente attesa sul divanetto accanto alla madre.
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