Menta essiccata

Edwina si risvegliò all'improvviso. Il letto stava tremando sotto di lei o forse era lei stessa a tremare terribilmente. Un lampo saettò poco fuori dalla finestra, seguito da un rombo profondo. Il principe sondava l'oscurità preoccupato.

"Che ore sono?" domandò Edwina.

Federico estrasse il suo orologio da taschino. "A meno che non si sia danneggiato nella caduta direi le otto di sera. Speravo che a quest'ora saremmo già stati al castello, sono desolato. Ormai temo le guardie siano rientrate, ma ripartiranno senz'altro non appena farà giorno." Si sedette accanto a lei sul letto, preoccupato. "Sembrate ancora più pallida, state tramando?"

"Credo di avere la febbre" ammise Edwina.

"Era quello che temevo, dovrebbero esserci erbe essiccate nella dispensa." A grandi passi scomparve giù dalle scale. Ritornò qualche minuto dopo con un pugno di sacchettini di rete. Cercava di leggere scorato i nomi davanti ogni retina. "Sembra che l'umidità abbia scolorito l'inchiostro."

"Fatemi annusare" lo invitò Edwina alzandosi faticosamente a sedere. "Se ci fosse del sambuco sarebbe eccellente, questa sembra menta, non vi pare?"

"Sì, decisamente. L'altro pare più sottile come... timo?" tentò Federico.

"La menta andrà benissimo" replicò decisa Edwina.

"Quanto meno alla vostra gola."

Edwina notò solo allora che aveva recuperato i loro vestiti dal pianoterra e li aveva stesi vicino al fuoco, col suo solito ordine metodico e aveva già messo acqua a bollire. "Decisamente sorprendente."

Federico alzò gli occhi incerto dalle spezie. "Oh, le vesti? Scusate, mi sono permesso. I mesi di addestramento in un accampamento a sud di Avignone quanto meno sono stati utili, non trovate?"

Edwina si mise a ridere. "Non mi vengono adeguate esclamazioni di gratitudine."

"È bello rimanere senza parole a volte."

"Totalmente d'accordo" annuì Edwina prendendo la tazza calda tra le mani. Sorseggiarono la bevanda in silenzio, Edwina non faceva che gustarsi quel liquido caldo che le attenuava il fastidio alla gola. Aveva un aspetto quasi romantico quella camera rischiarata a tratti del focolare vivo. Come nel bosco aveva questa sensazione magnifica di pace: non si sentiva affatto imbarazzata a stare lì seduta con lui in silenzio. Senza rendersene conto, una volta finita la tisana si appoggiò al cuscino e scivolò sulla sua spalla. Il principe le sorrise; le fiamme creavano lunghe ombre sul suo volto. Anche lui sembrava stravolto, quelle occhiaie violacee sotto gli occhi non le piacevano per niente. "Forse dovremo spegnere il fuoco e riposare un po'."

Quando si svegliò, il mattino dopo era completamente passata di sudore. La tisana doveva aver fatto affetto perché il dolore alla gola era quasi scomparso. Impiegò un attimo a mettere a fuoco la stanza alla luce del sole. Le poche candele che il principe aveva lasciato accese tremolavano ancora nell'aria frizzante del mattino. Rabbrividì per un attimo, stringendo le coperte addosso, poi si accorse del braccio del principe che la cingeva. Era stretto a lei! Per un attimo sobbalzò, totalmente imbarazzata eppure era un gesto talmente tenero che non pensò nemmeno per un attimo di mettersi a urlare, anzi aveva quasi paura di svegliarlo. Sembrava dormire talmente bene. Cercò di girarsi lentamente verso di lui fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo viso. Una pesante ombra nerastra correva attorno al collo della vestaglia. La spalla pareva davvero in uno stato terribile. Il principe aveva bisogno di un medico e la sua caviglia altrettanto. Fuori la pioggia cadeva ancora, ma più lentamente, sprazzi di luce bucavano le nuvole fuori dalla finestra riflettendosi sui ricci biondi del principe. Una parte di lei avrebbe voluto baciarlo, ma alla luce del giorno sembrava tutto diverso. Soli in quel casino di caccia avevano lasciato andare le loro pulsioni, ma il mondo fuori funzionava in modo diverso. Lei non aveva più alcun lignaggio dopo il burrascoso litigio coi genitori di sua madre, gli Sheffield, e il principe ben presto avrebbe avuto la conferma e allora avrebbe dovuto salutarlo per sempre. Non era destino forse, ma era così triste sapere di essere stata tanto vicina al cuore di una persona e poi perderlo, di nuovo. E il pensiero oltretutto che lui fosse costretto a un'unione di comodo senza nemmeno un minimo di simpatia, la rendeva ancora più triste. Tuttavia, non poteva concedersi di piangere, era ora di reagire e ripristinare un minimo di rispettabilità. I vestiti ormai dovevano essere asciutti. Eppure, non riusciva a distogliere gli occhi da quel volto disteso, da quei ricci selvaggi spettinati dalla notte tormentata.

"State di nuovo pensando troppo" sussurrò la voce del principe. Come aveva fatta a vederla? A meno che non facesse finta di dormire! Questo era davvero un tiro mancino! Per fortuna non si era fatta trascinare fino in fondo nel suo mare di tristezza, sarebbe stato assolutamente... Prima che la sua mente arrivasse alla parola perfetta, Federico catturò le sue labbra, spegnendo d'un tratto ogni torbido pensiero. "Non siete più bollente, la febbre deve essere scesa."

"Merito della tisana senz'altro" Edwina cercò di fuggire nuovamente alla sua presa, ma il principe la tirò a sé strappandole un gridolino di stupore.

"Siete troppo lontana" sussurrò prima di sfiorarle le labbra con la lingua. Edwina percepiva il suo corpo oltre il leggero tessuto della vestaglia e la sola idea che non portasse altro che quella addosso come lei stessa all'improvviso le mozzò il fiato. Il suo corpo pareva teso, all'erta, come la corda di un volino poco prima di vibrare di una nota acuta e suadente. Al tocco delle sue mani che scendevo lungo la schiena, Edwina si lasciò sfuggire un flebile sospiro, scrollò indietro i capelli e non poté che mordersi il labbro pregustando il sapore inedito di quelle mani sulle curve morbide del suo corpo.

"Fatelo ancora e non risponderò più delle mie azioni" le sussurrò il principe all'orecchio.

"Non dovreste affaticarvi" gli ricordò Edwina, eppure nonostante quelle parole lo attirò a sé stringendo i ricci tra le sue mani. "Per la ... spalla" aggiunse faticosamente mentre sentiva le sue mani esplorare il suo seno. Sembrava che la camiciola bruciasse improvvisamente a quel contatto.

"Vi assicuro, i vostri baci sono molto meglio del laudano." Scese dalla sua bocca al collo, elegante e leggiadro, proprio quello di un cigno e quanto lo infiammava quella tenue sfumatura rosata sulle scapole: ogni suo sospiro sembrava come implorarlo di non smettere e per la verità l'unica agonia era controllare il proprio istinto. Sotto le toghe militari e la rigida educazione rimaneva pur sempre un uomo. Avrebbe voluto sprofondare la faccia in quelle tenui onde scure e levarle quel piccolo pezzo di stoffa di dosso, ma non doveva andare al di là del consentito prima di essere arrivato a definire con chiarezza la situazione. Tuttavia, nulla vietava che potesse godere ancora qualche altro piccolo istante della sua pelle tenue come la seta e scura quanto l'ebano. La sua mano scivolò lungo la gamba e Edwina sussultò. Risaliva con una lenta carezza che pareva una tortura e allo stesso tempo una benedizione. Non si era mai sentita tanto dissoluta in vita sua e tanto vulnerabile, eppure le sue difese franavano come bastioni colpiti da un colpo di cannone davanti a quegli occhi luminosi e tersi, come l'acqua più limpida del fiume dietro la loro residenza in India. Poi la sua mano si bloccò all'istante.

"Hanno bussato?" le domandò a fior di labbra.

"C'è nessuno?" si udì chiamare.

"Il duca di Linderhoff, accidenti. Ci manca solo che ci veda in questo stato dopo le accuse che gli ho fatto." Il principe quasi precipitò dal letto, ma fortunatamente riuscì a piantare le ginocchia a terra e a bloccare la caduta, indossò precipitosamente i pantaloni mascherando un ghigno di dolore vivo e poi si affrettò alla finestra. Aprì i vetri e fischiò attirando l'attenzione dell'uomo che girava con tre guardie a cavallo attorno al casino di caccia.

"Oh, principe, quale piacere vederla, per fortuna mi sono ricordato della nostra ultima battuta di caccia col vostro patrigno, questa mattina appena alzato. Vostra madre era terribilmente preoccupata per voi, specie quando è stato trovato il vostro cavallo a pascolare nel cortile. La signorina Edwina?"

"È con me, non temete!" Federico la fissò mascherando un sorriso mentre si sistemava frettolosamente i capelli con le mani seduta sul letto.

"Quale piacere sentirlo" urlò l'uomo.

"Ha una caviglia gonfia, non riusciva a camminare."

"Avete fatto bene a ripararvi, con la tempesta che c'è stata."

"Attendete d'abbasso" ordinò il principe. Il duca si inchinò e trasmise l'ordine alle guardie che scesero legando i cavalli alle capannelle appese al muro del torrione, poco lontano dalla passerella. "Non temete nessuno giudicherà il vostro aspetto, dopotutto siete caduta da un dirupo sotto una pioggia torrenziale. Se volete la verità, vi preferisco quasi così..." confessò Federico.

"Un poco più ambulante di così, spero." Edwina spostò faticosamente la gamba dalla posizione orizzontale. Il principe si affrettò a metterle a fianco sul letto i vestiti e poi le porse la cintura, "Vi spiacerebbe."

"Ormai sono esperta" alzò le spalle Edwina.

"Non dite mai qualcosa del genere davanti a mia madre." Federico con un profondo sforzo si levò la vestaglia e si infilò una manica della camicia, litigando per arrivare all'altra.

"Se volete, vi aiuto."

"Vestitevi, io vado di sotto, non è necessario abbottonarla. Chiamate quando siete pronta, vi manderò una guardia."

Rimase sola per un attimo a guardare la sua ombra che scompariva. Era già cambiato da quando erano giunte le sue guardie e quel duca. Tornati a Marienburg, sotto l'influenza di sua madre, sarebbe stato peggio. Non doveva farsi illusioni questa volta. Non doveva mostrare il suo dolore, specie alla cugina Luisa: l'avrebbe schiacciata come una mosca. Almeno se ne andava sapendo di avere il suo cuore, se non poteva avere da lui una promessa eterna. Per assurdo non era più così certa su quale fosse il diamante più raro: l'amore o un matrimonio onorevole?

Indossò la sua veste logora e macchiata di fango, dal colore sbiadito, ormai irremedialmente rovinata, mentre Luisa sarebbe stata perfettamente truccata e agghindata con le sue vesti parigine. E lei nemmeno riusciva a calzare una delle due scarpe o la calza associata. Cacciò indietro le lacrime e indossò il soprabito. "Sono presentabile" urlò dalle scale. Un uomo con la divisa fece i gradini a due per due, nonostante il principe probabilmente l'avesse avvertito rimase per un attimo incerto a osservare la sua caviglia. Doveva avere veramente un aspetto orribile.

"Permettete, Signorina?"

Edwina annuì e si lasciò portare giù come una bambola di pezza, chiuse gli occhi per non vedere quelle scale o per non guardare più quel letto e distolse perfino lo sguardo dal principe e dal camino.

"Potete caricarla voi, duca?"

"Certamente, vostra altezza." Si inchinò l'uomo.

Edwina si lasciò guidare, docile e guardinga senza dire mezza parola. Le misero uno dei panni sulle spalle e lei se lo strinse addosso e non si voltò mai verso Federico che procedeva in sella con una guardia poco dietro di lei. Si distolse solo ad annusare il campo di menta da cui probabilmente era stata raccolto ed essiccato quell'infuso. Da quel giorno sarebbe stata la sua tisana preferita e nessuno a parte il principe avrebbe mai saputo perché. Come nessuno avrebbe mai saputo cosa era capitato in quel torrione, perché era giusto così.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top