Capitolo 49
MARIA
Guardo mia figlia dormire in questo letto di ospedale. Ha il respiro regolare adesso, e sembra aver preso un po' di colore sulla faccia.
Che spavento che mi sono presa!
U Gesù ancora mi tremano le gambe.
Ho fatto chiamare subito un autoambulanza, sembravo indemoniata.
Per fortuna si è subito ripresa ma era pallida e sudata e respirava a mala pena.
C'era anche il suo cardiologo alla festa di Riccardo e lui l' ha assistita e benché la situazione stesse rientrando ha preferito comunque portarla in ospedale per fare degli ulteriori controlli.
Non potevo non che essere d'accordo.
Ed eccoci qui sono due giorni che siamo di nuovo in una stanza asettica bianca.
Fisicamente sembra che stia bene, il cuore è tutto apposto.
Forse avrà mangiato qualcosa che le ha dato fastidio è sicuramente si è agitata per via di Simone.
Dopo l'accaduto Simone e Riccardo si sono messi a litigare ma non ho ben capito il perché.
Giusy apre gli occhi solo per pochi momenti, si guarda intorno alcune lacrime rigano il suo viso e poi si riaddormenta.
Vorrei svegliarla e parlargli, sembra una candela che man mani si sta consumando, e non è da mia figlia essere così apatica.
I medici mi hanno detto di lasciarla riposare il tempo che le serve.
Io invece non ho tutta questa pazienza, e non avendo ancora parlato con Simone non so più cosa pensare.
Prendi il cellulare e chiamo Riccardo, da quella sera ci siamo sentiti solo per parlare di Giusy, sembra che mi stia evitando, invece di starmi vicino e supportarmi.
Mi risponde subito mi fa le solito domande di rito, e lo aggiorno sulla situazione che è stabile.
Gli chiedo perché è così freddo e distaccato, e lui mi chiede scusa, e dicendo che ha da lavorare mi liquida in due minuti, mettendo fine alle telefonata.
Giusy apre gli occhi forse il mio parlare l'ha svegliata.
Questa volta tiene gli occhi aperti più del solito, mi avvicino e gli accarezzo la fronte, << Come stai tesoro?>> gli chiedo con dolcezza.
Mi guarda: << Mamma andiamo via di qui.>> mi dice con voce tremante.
<<Ma certo tesoro, se ti senti meglio chiamo Simone e torniamo a casa sua. >> dico con calma.
<< No mamma, non hai capito non voglio vedere mai più Simone, e nemmeno suo padre e tutto ciò che lo circonda voglio tornare a casa mia.>> È molto seria e i suoi occhi sono freddi, e scandisce bene parola per parola.
Cerco di minimizzare, gli dico che è un semplice litigio tra fidanzati e che basta chiarirsi e tutto si mette apposto.
<< No!! >> insiste lei, << tu non capisci non è così!>>
<< Allora dimmi cosa è successo!>> << Simone non è la persona che pensavo che fosse.>> mi dice.
Continuo a non capire, e lei continua e essere vaga.
<< Sient.. Giusy non si fatt na bambina... parla è basta!.>> la invito ad essere più chiara usando la mia solita maniera di quando mi sto scocciando.
<< Non è una bella cosa mà! >>
<< U Gesù! Mi stai facendo preoccupare, che cosa è mai potuto succedere? Manco fosse un serial killer!>>
Mia figlia mi guarda, e per un secondo una strana sensazione mi fa rabbrividire.
È la stessa sensazione che provo quando so che l'ennesima batosta mi sta per colpire.
Giusy mi racconta di tutto quello che ha scoperto su Simone, del incidente e di come grazie a suo padre è riuscito a farla franca.
Mio Dio, penso a quel operaio
che onestamente si guadagna da vivere lavorando e una mattina la sua vita e quella della famiglia cambia, irrimediabilmente.
Mentre invece Simone ha continuato a condurre in maniera tranquilla la sua vita.
<< Capisci mamma adesso...>> mi dice Giusy. Io non riesco a pronunciare una parola, fisso il lenzuolo bianco che copre mia figlia, sono delusa, che fine ha fatto l'uomo onesto che conoscevo? Come ha potuto Riccardo spingersi così oltre?.
<< Si Giusy... capisco tutto.>> riesco a dire con fatica cercando di trattenere le lacrime.
<< Che delusione mamma ... ma perché la gente si rivela sempre dopo. Prima ti fanno credere che sono in una maniera e invece è tutto un blef! Ti fanno fidare, gli metti in mano l'ultima briciola di cuore che ti è rimesto e loro la frantumano in mille pezzi.>>
È delusa, mia figlia e capisco perfettamente il suo stato d'animo.
Giusy mi dice che non sa più chi è Simone. Pensava che fosse un ragazzo onesto, leale e con un senso della giustizia, adesso capisce perché all'inizio della loro relazione era così succube del padre, è come se avesse scoperto un'altra faccia di lui, una faccia che non è per nulla bella.
La cosa che più l'ha ferita è che lui non le ha detto subito la verità, non si è fidato di lei.
Parla, parla mia figlia, sembra un fiume in piena, si sta liberando di ogni cosa non detta in questi due giorni.
Io invece sto zitta, l'ascolto o almeno è quello che cerco di fare. In realtà non riesco a smettere di pensare che per anni ho idealizzato Riccardo. Quando l ho conosciuto era un giovane pieno di valori e ideali, un ragazzo di quelli che mai e poi mai sarebbe sceso a un compromesso del genere.
Per lui chi sbaglia paga, e non esistevano attenuanti.
Lui si schierava sempre dalla parte dei più deboli, diceva di voler essere un avvocato anche per difendere e dare giustizia a chi non poteva permetterselo.
È stato il suo coraggio e quella passione che mi avevano fatto innamorare di lui.
Io che ero stata per anni in una famiglia dove il concetto di giustizia era una cosa astratta, dove non esisteva nessuna legge, ma esistevano regole e codici ben precisi.
In questi anni ho voluto credere che lui fosse rimasto lo stesso, invece alla fine si è adeguato al sistema della giustizia fai da te.
Una vera e propria delusione, ma adesso devo rimboccarmi le maniche e ricominciare tutto da capo, e soprattutto devo proteggere Giusy.
Ma non prima di aver detto quello che penso a padre e figlio.
Devono stare lontano da noi, non abbiamo bisogno di persone così!
<< Giusy ascolta, mamma ti deve lasciare un paio d'ore da sola. Domani firmerai le carte e ce ne torniamo a Napoli.
Mi raccomando riposati. >>
Gli do un bacio ed esco di corsa mentre lei mi sta chiedendo dove stia andando, non le rispondo e mi dirigo verso l'uscita.
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GIUSY
Mia mamma è sempre più ingestibile ultimamente, deve essere l'aria di Milano...secondo me c'è un virus...
Sto sfogliando una rivista che parla di gossip cercando di intrattenere il tempo e di scacciare via i brutti pensieri.
Ma ovviamente e impossibile, penso sempre alla stessa cosa.
Lavinia che fa delle insinuazioni sul mio ragazzo.. sempre se così posso ancora chiamarlo, e poi la scoperta del incidente.
Quell'atroce verità ha investito in pieno anche me, il mio cuore è ridotto come una suola di una scarpa.
Che cazzo ma l'onesta non esiste più.
Sbuffo e sbatto il giornale sul letto, sono arrabbiata e per di più sta storia che per ogni cosa che mi succede devo svenire come la più patetica delle sfigate non la tollero più.
Ma io dico non potevo prendere la criptonite come Superman, almeno quando mi incazzavo diventavo un super eroe.
Invece no.. devo svenire e quindi non posso manco sfogarmi e ribattere sul momento una cazzimmata ricevuta.
Comunque la rabbia che fin ora era dormiente la sento svegliarsi piano piano. Controllo il mio telefono, ci sono vari messaggi e telefonate di Simone.
Leggo i messaggi sono sempre
uguali pieni di scuse e di cose del genere.
Patetico....
La porta della stanza si apre, ed entra Simone, con in mano un mazzo di fiori.
Me lo porge, io non lo guardo nemmeno mi alzo e lo getto un cesto del immondizia che c'è in stanza.
Lui mi guarda deluso,
<< Detesto i fiori... e poi non sono ancora morta.>> dico con tutta la cattiveria possibile.
Lui si gratta la barba.
<< Come stai?>> trova il coraggio di chiedermi.
<< Delusa... ferita... schifata.. nauseata.. tradita >> potrei continuare all'infinito.
<< Mi dispiace.>> dice con un filo di voce.
<< Di cosa ti dispiace? Di avermi tradito con Lavinia, di aver quasi ammazzato un uomo e di averla fatta franca? Di avermi fatto credere che fossi un uomo per bene?
Invece non sei altro che uno squallido blef ! Di non aver avuto fiducia in me? >> gli urlo in faccia tutto il mio disprezzo.
<< Per tutto.>>
<<Dovevi dirmelo prima che io mi innamorassi di te, non pensi che avevo il diritto di poter scegliere se stare o meno affianco a un uomo come te?
Ne avevo il diritto Simone, e per amore forse ti avrei potuto perdonare.>>
<< Adesso sai la verità, Giusy non ho più segreti con te. E mi ami, potresti perdonarmi, non dico subito. Ti lascerò tutto il tempo che ti serve. >> si avvicina a me e cerca di abbracciarmi, vorrei perdermi nelle sue braccia ma il mio orgoglio ferito mi impedisce di lasciarmi andare.
Mi allontano, << No! Non è così semplice, c'è una cosa che avrei apprezzato di te: la sincerità.>>
<< Allora non mi perdonerai mai? Dio Giusy questa cosa non può rovinarmi ancora la vita. Ma per quanto tempo dovrò ancora pagare per questo errore!!! È esattamente per questo motivo che avevo paura di dirtelo, sapevo che ti avrei persa.>> Il Simone tranquillo che è entrato in questa stanza non c'è più, adesso è arrabbiato e forse anche lui amareggiato.
<< Mi dispiace... non iniziare a urlare. Io non posso più stare con una persona come te. Ho già vissuto con persone che pur di ottenere qualcosa nella vita non si sono fatte scrupoli a danneggiare gli altri, a sporcarsi le mani senza pietà.>> ed è vero, non posso sopportare oltre.
<<Mi stai paragonando a dei delinquenti? Non ci posso credere.>> dice con rabbia.
<< Non proprio, perché quelli almeno lo sai da subito che sono così, non si mostrano per ciò che non sono. Tu sei peggio perché sotto la faccia da bravo ragazzo nascondi la tua vera natura.>> Mi dispiace ma sono ferita e non riesco a non mettere un freno alla mia lingua.
<< Va bene ... guarda basta così. Mi hai umiliato già abbastanza per oggi. Sto male e mi dispiace ma ancora una volta ti dico che ti amo, e se vorrai farò di tutto per farmi perdonare e per riaccreditarmi ai tuoi occhi.>>
<< Simone non c'è nulla che tu possa fare. La fiducia la lealtà sono alla base di ogni relazione, e sono venuti a mancare. Penso che sia giusto finirla qui. Non siamo fatti per stare insieme, nella mia semplicità preferisco i miei vicoli i miei bassi, che profumano di umiltà, alle tue belle case e palazzi che profumano di ipocrisia. >>
<< Giusy... >> tenta di ribattere, ma le parole gli muoiono in bocca.
Mi guarda e ancora una volta mi perdo in quei maledetti occhi che sanno mettere a soqquadro la mia anima.
Probabilmente nella mia vita non troverò mai più occhi che mi guarderanno così.
Ma ho già deciso e non voglio più stare con Simone, non siamo fatti per stare insieme. Siamo due pezzi di un puzzle che non combaciano.
Mi volto di spalle perché nonostante tutto non sono capace di trattenere le lacrime mentre sento la porto chiudersi.
Simone se ne è andato....
Buona sera! Volevo lasciarvi un nuovo capitolo prima di andare in ferie .
Buone vacanze a tutte a presto.
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