Capitolo 38

MARIA

Riccardo è  a Napoli!

Ormai me lo ripeto da ore!
Non so che peso dare a questa notizia.
Forse non è qui per me, o forse sì!
Sto impazzendo e non trovo pace, il mio cervello sembra una centrifuga impazzita si fa mille domande e non trovo le risposte.

Sti penzier m stanno acciren, teng a guerra n'cap !

Cammino per la città, restare a casa mi era impossibile.
Avevo bisogno di prendere aria, e poi non sono brava a nascondere certe emozioni.
Camminare aiuta a distendere i nervi.
Almeno così dicono.
Cazzate!!! Sarà un ora che cammino senza nessun risultato.

In testa ho tutti i fili intrecciati della funicolare e se mi tocchi prendi la corrente, tanto che sono elettrica.

Respiro profondamente aprendo a pieno i miei polmoni.
Ho dovuto smettere di fumare per il bene di Giusy, ma adesso ne sento un gran bisogno.
Così cedo alla tentazione e butto all'aria giorni di astinenza.

Sono arrivata in riva al mare, sulla spiaggia dove c'è Palazzo Don Anna.
È quasi sera, mi siedo su una barchetta di legno rovesciata, mi accendo una sigaretta e mi metto a guardare il mare.

Il mare toccare la riva e poi si ritira indietro.
È un moto infinito e perpetuo, il rumore che produce è sempre diverso.
Adoro guardare il mare, mi fa stare bene, ci passerei le giornate.
Per me sarebbe inaccettabile vivere in un posto dove non ci sia il mare.
La sua vastità è una delle poche cose che mi rassicura.
Se ho una brutta giornata mi basta venire qui, i problemi non si risolvono ma almeno mi aiuta a fare chiarezza.
Ognuno è fatto a modo suo, c'è chi va in chiesa, chi si siede fuori ad un bar, a me basta sentire il mare.

Infatti mi sento già meglio, mi tolgo le scarpe e affosso i piedi nella sabbia.

Guardo verso il vecchio palazzo reale, che è diventato negli anni uno dei simboli a cui accosto la mia vita.

Vengo qui da quando ero bambina, ci venivo con la famiglia a fare i bagni d'estate, era la nostra unica vacanza.
E mentre facevo castelli di sabbia sognavo di essere la regina del palazzo.
Un giorno con altre bambine riuscimmo a sfuggire al controllo delle nostre madri e ci inoltrammo dentro.
Tutto era abbandonato, e fatiscente eppure ai nostri occhi era bellissimo.
Correvamo da una stanza all altra con i costumi indosso e sulle spalle avevamo i teli del mare a mo di mantello reale.
Da bambini basta poco per essere felici.

Quando tornammo le nostre madri ci sgridarono, e ricordo che mia mamma mi disse che ero un incosciente che nel palazzo girava uno spirito.
"Nun o fa mai chiu! E se ti pigliava il fantasma? Non si entra a disturbare i fantasmi!"
È vero la storia narra del fantasma della giovane e bellissima Mercedes de las Torres che in una scena teatrale baciò il nobile Gaetano di Casapenna, amante della viceregina Anna Carafa.
La giovane, nipote della nobildonna Carafa, scomparve misteriosamente.
Non è difficile immaginare che fine abbia fatto Mercedes, Anna Carafa era una donna molto passionale e con molti amanti e sicuramente non aveva gradito questo sgarbo.
Negli anni ho sempre più capito che l'amore è la ragione di molti nei nostri mali.
E quando guardo questo palazzo bellissimo che sembra nascere dal mare, e che non è mai stato potato a termine, penso alla mia di vita.
Come questo palazzo anche a me manca qualcosa, mi manca mio figlio, mi manca l'amore. Eppure sto qui, come lui, cerco di non cadere in pezzi, nonostante lo scorrere del tempo, nonostante le onde che si abbattono su di esso.

RICCARDO

Sono anni che non mi concedo un bel giro della città.
Così mi immergo nei vicoli, e mi perdo tra i mille ricordi della mia infanzia per poi passare a quelli della gioventù. Sembra come un film a rallentatore che scorre davanti ai miei occhi.

Quanto amo questa città, è che fatica stare lontana da lei.
È difficile stare lontano dal suo sole, dalla sua gente, un po' invadente ma molto generosa e di gran cuore.

Mi incammino sul lungo mare;
c'è  molta gente che passeggia godendosi la serata.
Io sto solo cercando di ingannare al mia voglia irrefrenabile di correre da Maria. Sto temporeggiando perché non so bene cosa voglio, so per certo che la amo e che non posso più vivere senza di lei, ma non so da dove cominciare.
Un venditore ambulante, che cerca di rifilarmi qualcosa interrompe i miei pensieri. Sospiro, sono un uomo molto razionale e pratico e non capisco come a cinquant'anni passati non riesco ancora a decifrare i miei sentimenti.

Mi fermo a un chioscho e mi compro dei taralli con le mandorle e mi prendo una bottiglia di birra.
Questo è un altro piccolo colpo al cuore, io e Maria venivamo sempre qui a mangiare i taralli. Io insistevo per portarla nei ristoranti costosi della città e lei mi rispondeva che non voleva andarci perché non si sarebbe sentita a suo agio.
"Portami a mangiare i taralli a Margellina..."
Ed io l'accontentavo sempre, perché vivevo per sentirla ridere.
La sua risata era la cosa più bella del mondo.

Cerco un posto a sedere sui muretti ma è impossibile sono tutti occupati, vedo i gradini che portano alla spiaggia, noto che c'è poca gente così decido di andare; lì sicuramente troverò un posto per mangiare in pace.

In spiaggia noto una coppia che si scambia tenere effusioni, un uomo gioca con il suo cane, e su una barchetta rovesciata c'è seduta una donna.
Sto per raggiungere il posto che ho scelto per starmene tranquillo quando la donna si gira e mi guarda.

Che mi venga un colpo! È Maria, non ero preparato a incontrarla adesso!.

Anche lei mi vede, sobbalza dalla barca e il suo viso impallidisce.
Mi avvicino come attratto da una forza magnetica che non posso controllare.
Lei sorride quando vede cosa porto in mano.
<< Buona sera..le posso offrire un tarallo?>>
Le chiedo mentre la voce mi trema dall'emozione che provo nel vederla.
È così bella, mentre il vento le scompiglia i capelli e le sue guance si tingono di rosso per l imbarazzo.
Lei poggia una mano sul legno ruvido della barca e mi fa segno di sedermi.
Mi accomodo vicino a lei, e il cuore non smette di battere come un tamburo.
Gli porgo la busta di taralli aperta lei ne prende uno e comincia a masticarlo, io faccio lo stesso. 
Cerco di concentrarmi sul mare e su ciò che mi circonda, nel vano tentativo di distrarre l'altra parte di me che invece vorrebbe afferrare Maria e baciarla.
Vorrei parlarle ma non so cosa dirle, allora me ne resto in silenzio. Bevo un sorso e poi passo la bottiglia a lei.
Le sue labbra si poggiano sul vetro è un immagine così sensuale!. 
Poi lei rompe il silenzio.
<<Simone mi ha detto che eri a Napoli.>>
<< Si ho approfittato del fatto che lui doveva venire per il matrimonio per risolvere dei problemi di lavoro.>>

Sto mentendo, in realtà sono qui per te!. Ma sono troppo vigliacco per dirtelo!

La mia spiegazione deve averla turbata, perché resta zitta.

<< Ti va se camminiamo un po' ?>> gli chiedo.
È così ci mettiamo a camminare sulla spiaggia.
Ogni tanto sospira, ogni tanto  mi guarda, c'è molto imbarazzo tra di noi, sembriamo due adolescenti al primo appuntamento.
Arriviamo quasi sotto al palazzo che si erge dal mare.

<< Allora domani andrai al matrimonio?>>
Questa volta sono io a parlare.
Forse era meglio che stavo zitto, solo ora mi rendo conto di essere stato indelicato.

Non è mica bello vedere la tua ex nuora che sposa un altro!

<< Scusa io ...>> tento di rimediare alla gaffa, mi sento un imbecille un imbranato.
<< Tranquillo è tutto ok! - mi rassicura- Adoro Rossella e sono felice che sposi Damiano. È un ragazzo apposto.
Auguro a quella ragazza tutta  la felicità della terra ha sofferto già troppo.>>
Nei suoi occhi c'è una vena di tristezza.
Mi dice che non andrà perché non può assentarsi dal lavoro, ha già perso troppi giorni quando è stata a Milano con Giusy. Sono felice che non ci andrà perché così posso chiedergli di andare a prendere un caffè.
Sto per invitarla, ma
il suo telefono inizia a squillare.
Lo estrae dalla borsa e risponde, un piccolo sorriso gli spunta sulle labbra, ascolto cosa dice, lo so per buona educazione dovrei allontanarmi ma non sono troppo curioso di sapere che l'ha chiamata.
Capisco che è il mio amico cardio chirurgo il Dottore di Giusy, quel molliccone che gli faceva la corte spudoratamente.
Mi allento il colletto della camicia improvvisamente mi manca l'aria.

Perché la chiama? E perché ha il suo numero di telefono? In che rapporti sono? Perché continua a sorridergli come una stupidata? Sarà andata a letto anche lui?
Mi sto innervosendo...

Sono almeno cinque minuti che è al telefono con lui, stanno parlando di Giusy, ma a me da fastidio comunque e trovo che mi stia mancando di rispetto.
Non ho più la pazienza di restare così decido di andarmene, senza nemmeno salutarla.
Non faccio pochi metri che lei è già dietro di me.
<< Che ti prende Riccardo? Mi lasci così?>>
Ha il fiatone per il passo accelerato.
<< Sai eri impegnata non volevo disturbarti la tua telefonata.>> 
Nella mia testa immagino che si sentano tutte le sere, che tra di loro ci sia qualcosa.
È anche se fosse non ho nessun diritto di intromettermi.
Non mi deve dar conto.

Sono acido e stizzito con me stesso, ancora una volta la sto perdendo.
<< Nessun disturbo. Lui è solo il dottore di Giusy ed è un amico.>> cerca di giustificarsi.
<<Ci sei andata a letto? >>
Mi scoppia la testa a causa del sangue che scorre veloce nelle vene, accecato dalla gelosia gli porgo questa domanda.
Mi guarda e sta in silenzio.
<<Rispondimi?>> gli intimo mentre la prendo per le spalle.
<< NO!>> mi urla in faccia.
La lascio andare tirando un sospiro di sollievo.
<< No, non ci sono stata.
Ma questa è la mia vita e io sono stanca di essere sola.
Penso di meritarmi anche io una persona che al mattino mi dia il buongiorno, che la sera mi chieda come è andata la mia giornate.
Una persona a cui regalare un sorriso. Non posso più stare incatenata nel passato. >>
La sua voce è rotta dal pianto, e si sta allontanando da me.  
La afferro e cadiamo goffamente uno sull altro, lei è sotto di me.
Gli asciugo una lacrima con il pollice, e poi bacio la sua pelle bagnata.
<< Sono pazzo di gelosia al pensiero che un'altro possa toccarti.>> gli confido.
<< Non sono un oggetto di tua proprietà, se non mi ami lasciami andare! Non è giusto! Non puoi entrare nella mia vita è uscirne quanto ti pare portandoti via ogni volta un pezzo di me! >>.
<< Pensi che non ci abbia provato in tutti questi anni?
Io so cosa sono le pene del l'inferno. Sono anni che mi consumo nelle fiamme del odio. Perché pensavo che più ti odiavo meno ti avrei amato.
E invece niente Maria, più ti odiavo è più ti amavo.
Non mi hai lasciato dormire una notte tranquilla, eri come uno spirito che vagava dentro di me, riuscivo a sentire il tuo respiro, il tuo pensiero per me. E mi credevo pazzo!
Mi hai tortura giorno dopo giorno.
È io sono stanco di lottare.
Voglio la pace che solo tu mi puoi dare.
Ti amo! Ti amo! >>
Si stringe al mio petto la sento piangere asciugo le sue lacrime, sono lacrime di felicità.
Non so per quanto tempo siamo stati abbracciati senza parlare, stretti stretti, cuore a cuore.

Buona sera!!!! Ecco un nuovo capitolo. Nel prossimo vedremo cosa è successo al matrimonio. Fatemi sapere le vostre impressioni.
Grazie per seguire sempre la mia storia .

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