Capitolo 35

SIMONE

Giusy resterà di sasso quando scoprirà la sorpresa che gli ho preparato.
Mentre lei era a telefono con sua madre ho avuto la possibilità di prenotare un tavolo per due allo Chalet Imperiale.

Questa sarà la nostra ultima sera, purtroppo dobbiamo rientrare a Milano.
Io devo tornare a lavoro e lei alla sua vita.
Sarà difficile far conciliare le cose con la distanza che c'è tra di noi, dobbiamo avere solo un po' di pazienza e resistere.

Ho intenzione di trasferirmi a Napoli, parlerò con mio zio,
il papà di Marta, sono sicuro che nel suo studio di avvocato ci sia posto anche per me. Questa è solo una mia idea, per il momento non voglio dirlo neanche a lei.
Non voglio che si crei delle aspettative.
Se la cosa non dovesse funzionare c'è sempre un piano di riserva, ovvero appena finisce l università può venire a Milano.
Adesso però non voglio pensare a questo.
Questi pochi giorni insieme sono stati meravigliosi, e le ore che verranno lo saranno ancora di più.

Dopo la nostra uscita di stamattina abbiamo pranzato e poi ci siamo visti un bel film ovviamente romantico.
Ci siamo fatti una bella cioccolata calda, che ho preparato io, e l'abbiamo sorseggiata davanti al camino caldo.

Giusy sta facendo un piccolo riposino, e io posso liberarmi di quei maledetti giornali che sono in cucina.
Non c'è scritto nulla che potesse ricondurre a me, però è sempre meglio liberarsene. Avevo comprato io quei giornali, quando decisi di partire da Milano dopo la rottura con Lavinia, e dopo l'incidente mi rintanai qualche giorno qui.
Avevo bisogno di pensare a cosa fare.
Prendo i giornali, le mani mi tremano se penso a quella terribile notte, guidavo sotto effetto dell'alcool, era molto buoi e la mia vista era offuscata dalle lacrime.
Vagavo senza meta, mi ritrovai nella zona industriale, vidi un ombra attraversare la strada cercai di frenare, ma era troppo tardi, le ruote stridevano sull asfalto e poi senti un grosso botto, qualcosa aveva impattato con la mia auto.

Con le gambe tremanti scesi dalla vettura, un uomo era terra e una pozza di sangue si espandeva sul suolo.
Mio Dio cosa avevo fatto?
Il panico e la paura mi assalirono e quando vidi altri operai uscire dalla fabbrica anziché correre da loro per cercare aiuto mi infilai nel auto e scappai via.
I miei reati erano : giuda in stato di ebbrezza, eccesso di velocità, omicidio colposo e stradale, omissione di soccorso.
Ma io non ne ho pagato per nessuno di questi reati.

Basta è inutile che ti torturi... ormai è passato.
Vai avanti.
Prendo quei maledetti giornali e li getto nel camino.

Vado a controllare la mia principessa.
Ancora riposa, dorme tranquilla, nonostante cerchi di nasconderlo mostrandosi attiva mi rendo conto che si stanca subito.
La sua salute è sempre una nuvola nera pronta a minacciare una bella giornata di sole.
Forse le medicine che prende non sono poi la cura a tutti i mali, avvolte curano una cosa ma ne fanno ammalare un'altra.

Vicino al letto ho preparato un abito elegante che ho preso dal guardaroba di mia mamma e una sua pelliccia.
Ci sono molte cose che lei ha lasciato qui, sono anni che non mette più qui il suo naso.
Le scrivo un bigliettino e metto tutto in bella vista.

Sono le 19.00 nel frattempo vado a preparami.
Mi faccio una bella doccia calda, e indosso il mio abito.
Mi metto sul divano e aspetto la mia ricciulella.

Dopo poco Giusy arriva, e quando mi vede si ferma di colpo.

GIUSY
Mi sono appisolata un po', mi sveglio e guardo l orologio sono le 19.30, è tardi devo andare a preparare la cena.
Mi alzo e ai piedi del letto trovo un biglietto.

Principessa preparati sta sera voglio regalarti una favola!

Sorrido pensando alle sue parole, e prendo l'abito che c'è sul letto.
È un abito nero molto semplice ma sicuramente molto costoso a giudicare dalle rifiniture, sul seno c'è un gioco di pietre preziose, e vicino all abito c'è una pelliccia.

Gesù una pelliccia vera! È chi l'ha mai vista!

È tutto molto bello, ma non fa per me.
Esco dalla camera e cerco Simone.
È seduto sul divano, appena mi vede si alza, indossa un abito scuro con un papillon, è bello ed elegante più di un principe.

Mi fermo ad osservarlo, i suoi occhi chiari risaltano ancor di più in contrasto con il nero del suo abito.
Non riesco quasi a parlare per quanto è stupendo.
Poi ritrovo un po' di coraggio.
<< Simone mi dispiace ma io non posso indossare quella pelliccia. È tutto molto bello ma non mi sentirei a mio agio.>> sto parlando velocemente.
Lui sembra un po' deluso, probabilmente non si aspettava questa mia reazione, un imbarazzante silenzio cala tra me e lui.
Si avvicina a me, le sue scarpe fanno scricchiolare il pregiato parquet.
<< Giusy questa è la nostra ultima sera. Ti prego dammi la possibilità di farti vivere una piccola favola. >>
Dice, e mi prende una ciocca di capelli tra le mani, << Lo so che tu non sei la tipa da vestiti costosi e cene di lusso, Ti amo proprio per la tua semplicità.
È solo una sera, i vestiti sono di mia mamma.
Consideralo come un piccolo prestito!
Mi faresti l'onore di rendermi il tuo cavaliere per una sola notte.>>
La sua voce dolce smuove il mio cuore.
È impossibile dirgli di no mentre mi guarda con gli occhioni pieni di speranza.
<< Va bene! Ma lasciami dire che già sei il mio cavaliere e che in questi giorni tutto è stato perfetto!>>
Gli lascio un bacio sulla guancia e vado a prepararmi.
Avevo già fatto la doccia e sistemato i miei capelli ribelli, indosso il vestito e le scarpe.
Decido per un trucco naturale non voglio attirare l'attenzione su di me.

SIMONE

Siamo seduti al nostro tavolo.
Abbiamo già ordinato, e anche qui mi sono morto dal ridere quando ho proposto a Giusy di prendere delle lumache.
L' occhiataccia che mi ha rivolto mi ha fatto capire quale sarebbe stata la sua risposta.
Quando gli ho proposto la polenta apriti cielo!.
Alla fine ha preso un risotto al tartufo, mentre io ho preso la polenta ai funghi e salsiccia.
Il locale è pieno, del resto questo è il pieno della stagione sciistica.
Ci sono molte persone che conosco, ogni tanto mi rivolgono un cenno di saluto.
Io Giusy stiamo tranquillamente cenando, mi sento perfettamente a mio agio e anche Giusy si sta godendo la serata, è bellissima e mi rivolge dei sorrisi che mi aprono il cuore in due dalla gioia.
Amo il modo come mi guarda, nessuno mi ha mai fatto sentire così amato.

Al nostro tavolo si avvicina una coppia di miei amici: Arabella e Marco.
Ci scambiamo qualche saluto convenzionale, e poi gli presento Giusy, specificando che è la mia fidanzata.
Arabella è un'amica di Lavinia e fa una faccia indignata quando vede Giusy, non ricambia la stretta di mano e si allontana da noi trascinando via il suo fidanzato.

Giusy rimane con la mano a mezz'aria, questa mancanza di rispetto nei suoi confronti di mi secca e non poco.
Vorrei alzarmi andare da loro per dirgliene quattro.
Anche Giusy ci è rimasta male: << Sarà pure un posto importante e costoso ma è frequentato da qualche cafone!>> La sua lingua tagliente non riesce a stare zitta!
Arabella e Marco non sono molto lontani da noi, e lei deve aver sentito.
Torna sui suoi passi, e si rivolge a Giusy:
<< Mi avevano detto che eri una sfacciata, ma io oserei dire che sei anche molto peggio! >>
<< Senti ma chi ti conosce? Tornatene da dove sei venuta!>> gli intima la mia ragazza.
L'ultima cosa che voglio è che si crei uno scandalo.

Conosco Giusy subito si inalbera e anche se ha ragione non posso darla in pasto da Arabella, che è una pettegola di prima categoria ed una provocatrice.
<< Senti Arabella hai cominciato tu, non salutando la mia ragazza.
Sei stata maleducata. Dovresti chiederle scusa.>>le dico. Non riesce a credere alle mie parole, nessuno l'ha mai trattata in questo modo, si guarda intorno perché la gente mormora e ci guarda.
Il suo viso è contratto in una smorfia di rabbia.
<< Simone la colpa è tua. Questo succede quando la gente per bene si mischia con la plebaglia.!>> Il suo disprezzo marca bene la parola plebaglia, conferendogli maggior disprezzo al significato.
Sto per alzarmi di con l intenzione di prenderla e portarla di forza al suo tavolo. La mano di Giusy afferra il mio polso.
<< Lasciala perdere ci sta provocando.>> mi dice a bassa voce. Ha ragione lei, sono caduto in pieno nel suo tranello.

Arriva il cameriere a placare gli animi invitando Arabella ad andare al suo tavolo perché la sua ordinazione è in tavola.
Se ne va liberandoci della sua disgustosa presenza.

Io e Giusy cadiamo nel silenzio più assoluto. Vorrei dirgli di non dare retta a quella stronza , che non dobbiamo farci rovinare la serata da lei.
Invece resto zitto.

<< Andiamo a casa?>> mi chiede Giusy.
La serata non è sta andando come avevo pianificato, quindi a questo punto è meglio andarsene.

GIUSY
Siamo tornati al nostro alloggio senza proferir parola su quello che è successo.
Ognuno chiuso in nei suoi pensieri.
Quante volte dovrò trovarmi in questa situazione?
Sono stufa è una vita che lotto contro i pregiudizi della gente.
Più sono istruiti e ricchi è più si sentono in dovere di mortificarti solo perché la vita non è stata abbastanza generosa con te.
Simone prima o poi si stancherà di me!

Simone sta accendendo il fuoco nel camino.
<< Vuoi un te caldo?.>> gli chiedo. Lui non risponde, mi ignora e continua a darmi le spalle.
<< Scusa perché non mi rispondi?>> gli chiedo, mettendomi le mani ai fianchi.
<<Pensi che è colpa mia? Ti vergogni di me? >>
Le parole mi escono senza controllo, ma questa idea malsana mi ronza in testa.
Mi si piazza di fronte, e dalle pieghe del suo volto capisco che è stupito dalle mie parole.
<< Io non ho mai detto questo. Ne ti ho dato modo di pensare ciò. Sono solo arrabbiato con me stesso.
Arabella è una pettegola, passa le sue giornate nei salotto milanese a parlar male di tutti. Avrei dovuti essere più scaltro, e non dargli nessun motivo per poter parlare di noi. >>
È visibilmente agitato, cammina su è giù per la stanza. << A me non ne frega niente!>> ribatto io.
<< Io non volevo che la serata finisse così.>> Dice frustato Simone.
<< È come sarebbe dovuta finire? -mi avvicino a lui e lo abbraccio- Io sono stata bene comunque!>>
Lui non ricambia il mio abbraccio e si chiude in bagno.

Delusa da ciò me ne vado in camera da letto.
Voglio liberarmi di questi fronzoli e muovermi come mi pare. Mi cade un orecchino e mi abbasso a raccoglierlo.

Simone entra, indossa ancora il suo abito perfetto, io invece sono in canotta slip e le calze auto reggenti.
Nei suoi occhi vedo il desiderio accendersi.
Mi tende una mano e mi aiuta a tirarmi su, perlustra ogni centimetro della mia pelle.
Azzera subito la distanza che c'è tra di noi con un bacio che mi toglie il fiato.
<< La serata doveva finire così...>> dalla tasca dei suoi pantaloni estrae una scatola quadrata piccola.

Oh Gesù!

Sono senza parole, io che ho una diarrea verbale incontinente non so cosa dire.
Ma forse in questi momenti le parole non servono a niente.
In questi momenti parlano gli occhi, le mani, le bocche, i cuori.
Il mio di cuore sta per esplodermi nel petto.

Simone apre la scatola e dentro ci sono due anelli, uguali di oro bianco, semplici senza pietre, ma molto fini e delicati.
Ne prende uno e lo mette al mio anulare, l'altro lo da a me. Le mani mi tremano e con un po' di impaccio riesco a metterlo al suo dito.
<< Quando saremo lontani sapremo sempre a che ci apparteniamo. Giusy io ti appartengo e tu mi appartieni.>>

Si ti appartengo Simone.

Mi perdo tra le sue braccia, ci stendiamo sul letto, e dopo poco due ombre riflesse sui muri diventano tutt'une.
I nostri corpi si appartengono si fondono in unico essere.

Buongiorno scusate ma ieri sera il capitolo non era pronto, per sbaglio l ho pubblicato e poi l ho rimosso.
Niente la vacanza sta per finire! Vedremo cosa succederà al loro ritorno alla vita di sempre.

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