Capitolo 31

SIMONE

Non ho molto tempo, il treno potrebbe partire a minuti.
Giusy non smette di lanciarmi occhiate di fuoco.
Me la sono caricata sulle spalle e l ho trascinata lontana da sguardi indiscreti, avevamo tutti gli occhi puntati addosso. Sono stupito di me stesso, mi sono fiondato nel treno come un pazzo, urlando il suo nome. Solo ora mi rendo conto di quanto potrò essere sembrato pazzo.

Devo aver perso la ragione, io che ho sempre vissuto calcolando ogni minimo particolare, evitando di attirare attenzione e pettegolezzi, ad un tratto mi ritrovo in una scena abbastanza teatrale e tremendamente romantica degno di un classico film d'amore.

Non ho mai fatto una cosa del genere in vita mia, non ho mai rincorso Lavinia, con lei fu tutto pianificato e studiato a tavolino, si può dire che ha sempre fatto lei le prime mosse, ed io ho sempre seguito i suoi passi.
Dopo ho avuto solo brevi relazioni, se una tizia mi piaceva erano necessarie due battute per portarla a letto, il giorno seguente già eravamo estranei.

Giusy è un vero e proprio cruciverba.
Quando pensi che hai la risposta alle più semplici delle domande c'è sempre quella consonante o vocale che non si incastra con le altre parole, che stanno in orizzontale o in verticale.
Io che con le parole ci vivo, ho grossi problemi a completare questo cruciverba.

Dopo aver messo in gioco tutte le mie energie sto davanti a lei senza saper da dove iniziare.
<< Ti muovi a parlare? Nun teng tiemp a perdere! >>
È avvolta nel suo parka che gli sta più largo, e porta un capello di lana. Soffre terribilmente il freddo di Milano, e credo che a breve nevicherà.

Mi si stringe il petto al pensiero che la malattia ha debilitato il suo fisico prosperoso.
<<Mi dispiace...>> riesco a dire a malapena.
<<Di che cosa? >>
"Di tante cose.... mi dispiace."

Ed è vero, solo ora mi rendo conto che sono stato uno stronzo, ammettere ciò è molto difficile, ma ancor di più è dirlo a lei.
<< Per averti lasciata sola nel momento del bisogno.
Ti ho fatto mille pressioni su Salvatore non capendo che tu avevi bisogno di tranquillità. Sono stato insopportabile è geloso allo sfinimento.
Non ho avuto fiducia in te.
Ma cosa peggiore ho avuto paura di non essere all'altezza di tutto quello che ti stava succedendo, era più facile prendere le distanze e litigare.
Quando oggi ho capito che stavo per perderti mi sono sentito mancare la terra sotto i piedi. >>
Lei mi ascolta senza interrompermi, forse colpita dalla mia sincerità.
Gli sto parlando col cuore in mano, sento il bisogno di farlo per lei e per me stesso.
<<Pensavo non mi amassi più..>> dice lei con un certo imbarazzo.
"Cosa? Come puoi pensare una cosa del genere? Ma se ho dato di matto quando ho visto lo scimmione avvinghiato a lei!"
<< Insomma sono giorni che eviti qualunque gesto affettuoso!Pare che teng a pest!>> incalza lei.
<< No! Giusy ma che vai pensando. Ero bloccato da quello che avevo visto. >>
Mi avvicino più a lei che sembra ancora scettica alle mie
parole. << È inoltre devo chiederti scusa per non averti salutato come meritavi.>>
La afferrò per i fianchi e l'attiro a me, il suo bellissimo viso a un centimetro dal mio.

L'aria fredda di Milano si dissolve sulla mia bocca che è pronta a riscaldare le fredde labbra di Giusy.
La bacio con delicatezza, sento un fuoco accendersi dentro, è so che per lei è lo stesso, perché la sento spingere la lingua sempre più a fondo. Avverto il desiderio che in questi giorni ho tenuto nascosto esplodermi dentro.
Siamo stretti l'uno a l'altro, forse anche in maniera indecente dato che sento la gente ridere e battere le mani.
<< Che scuorno...>> mi dice Giusy rannicchiandosi nelle mie braccia.
<<Che c'è ne fotte!>> ribatto io riprendendo a baciarla.
<<Resta qualche giorno con me...>> le sussurro tra un bacio e un altro.
<< Non posso.... !>>
Vedo alcuni fiocchi di neve scendere leggeri.
<< Facciamo così se dovesse nevicare tu resterai qui!.>> le propongo con aria di sfida.
<< Se, è impossibile che nevichi.>> mi dice lei sicura della sua affermazione.
<< Guarda un po'! >> e alzo la testa verso il celo. Lei fa lo stesso, i fiocchi sono sempre più numerosi e grandi, intorno a noi si crea un magico silenzio. Negli occhioni di Giusy si accende una luce di carica di meraviglia e stupire. Come una bambina stende una mano per accogliere un po' di neve. Osservo la sua purezza, il suo emozionarsi davanti a una cosa così banale per altri.
Lei che di cose brutte ne ha viste tante riesce ancora a vedere il bello in ogni cosa.
Che perla che mi è capitata!
<<U mamma ! La neve!>> esclama lei.
<<Allora piccer che dici? Mo devi restare.>>
Si allontana e va sotto il finestrino dove c'è sua madre affacciata a sorvegliare tutto.
<< Mamma senti io... >> ma Giusy non finisce la frase che sua madre cala lo zaino e anche il trolley. << È io o sapev che finiva accusi! Simone mi araccuman a te! >>
<< Certo Signora Maria, porterò io personalmente Giusy tra qualche giorno a Napoli. >>

MARIA
Sapevo che sarebbe finita così. Mi sono molto emozionata quando ho visto Simone salire come un pazzo sul treno.
Meno male che ci sono uomini che sanno ancora fare pazzie per amore!.
Il treno è partito da poco, sono felice per Giusy ma anche preoccupata per la sua salute.
Speriamo vada tutto bene!.

Sopratutto speriamo che il padre di Simone la smetta di sabotare la loro relazione.
Salvatore mi ha raccontato del suo tentativo di comprarlo per farlo intromettere tra Giusy e Simone.
Salvatore è un uomo onesto di sani principi e non ha accettato, anche se poteva cadere nel suo tranello spinto dai forti sentimenti che prova verso mia figlia.

Ho trovato il comportamento di Riccardo De Santis molto scorretto. Ma soprattutto l uomo di oggi non ha nulla a che fare con la persona che ho conosciuto. È sempre stato una persona corretta e ha sempre odiato i sotterfugi, e sopratutto credeva nel l'amore e non ha mai fatto distinzioni di classi sociali.

Volevo una spiegazione a questo comportamento e capire perché questo astio nei confronti di mia figlia.
Sono sicura che se conosce meglio mia figlia ne resterebbe incantato, invece lui è vittima dei nostri vecchi dissapori, e non capisce che sta danneggiando suo figlio, e due  ragazzi che si amano.
Si è così, sono sicura di quello che dico perché ieri mi sono armata di coraggio e sono andata nel suo studio, ho inventato una scusa con Giusy, e sono andata da lui con l'intenzione di dirgliene quattro perché quando toccano i miei figli divento una leonessa.

Mi ero procurata l indirizzo da internet, e su una strada principale del centro in un palazzo antico e di classe ho trovato la sua gabbia dorata.
Sono salita al terzo piano e ho bussato.
Mi ha aperto una donna di mezza età.
<< Buongiorno. >> ho detto.
<< Buongiorno. Lei è ?>> mi chiamato.
Le ho detto il mio nome, e lei ha controllato su un agenda, mentre io mi guardavo intorno ammirando lo sfarzo del ambiente.
<< Con chi desidera parlare?  Ha preso un appuntamento? Perché il suo nome non risulta nella lista di oggi. >> mi dice con tono pacato e gentile.
<< Devo vedere l'avvocato De Santis.>>
<< Riccardo o Simone? >>
<< Riccardo De Santis. >> affermo io, già stufa di questa conversazione.
<< Deve prendere un appuntamento, per oggi è tutto pieno. >>
Stiamo scherzando! Io non ho tempo da perdere.
<< Senta dica per piacere all avvocato che sono qui, mi bastano cinque minuti. >>
Il mio tono di voce inizia ad alzarsi, non so perché ma mi sento a disagio in questo posto, e la Signora inizia a guardarmi in modo snob.
<< Non posso. L'avvocato non vuole essere disturbato per nessun motivo.>>
I suoi modi pacati, e di superiorità mi fanno sui nervi.
<< Allora forse non sono stata chiara: devo parlare con lui, ADESSO ! >> ringhio tra i denti.
Lei sta per rispondermi quando una grossa porta di legno scorrevole si apre.
<< Che succede Olga, cosa è questo chiacchiericcio di prima mattina?>>
Riccardo De Santis si rivolge alla sua segretaria, è autoritario e severo, la segreteria inizia a balbettare qualcosa.
<< Non è colpa sua, sono io che sto insistendo per vederti.>>
La mia sfacciataggine non si fa certo intontire dai suoi modi acerbi.

Attirato dalla mia voce mi guarda, impallidisce come se il suo peggior incubo si fosse materializzato avanti a lui.
Ma è frazione di un secondo e il suo sguardo diventa severo, duro.
<< Ci penso io...>> si rivolge a Olga, a me fa cenno di seguirlo, attraversiamo  un corridoio lungo ai lati ci sono varie porte di quelli che credono siano di suoi collaboratori, per poi condurmi in una stanza alla fine di questo isolata da tutte le altre.

Buona sera! Scusate eventuali errori ! 😘

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top