Capitolo 27

MARIA
Sono una furia, se acchiappo quei due samenti gli faccio passare un brutto quarto d'ora.

Giusy mi ha raccontato tutto, e adesso se ne sta seduta e fissa il muro avanti a se.
È molto triste, sta provando a chiamare Simone ma non gli risponde.
Salvatore anche lui è sparito.

Io vado avanti e indietro per la stanza, su e giù facendo sbattere i miei tacchi sul pavimento. Sono così furiosa che penso che le bucherò questa piastrelle facendole diventare un pezzo di formaggio con i buchi.

"Questi due sanno le condizioni di mia figlia e che fanno si mettono a fare a botte come due adolescenti? E ma quando li vedo gliene dico quattro io a sti due stronzi!"

Simone lo posso anche giustificare, preso dalla gelosia ha reagito di impulso.
È giovane e il sangue gli è subito salito al cervello annebbiando la sua vista.

Ma Sasa... lui mi sentirà, si è approfittato della situazione. Avevo bisogno di una mano e invece lui ha pensato bene di sfruttare la situazione per i suoi interessi.
Pensavo che avesse capito che non era cosa, che doveva stare lontano da mia figlia.
Già tre anni fa dopo il funerale di Ciro mi chiese il permesso di corteggiare Giusy.
Mi confido che era innamorato di lei, voleva una possibilità.
Mi assicuro che si sarebbe preso cura di noi, era buone le sue intenzioni, ed io lo sentivo sincero.
È sono sicura che all'epoca Giusy avrebbe ricambiato i suoi sentimenti.
Ma io ero troppo vigliacca e avevo paura di perdere anche lei che era l'unica cosa che mi restava. Ero accecata dalla paura di rimanere sola, e poi lei per me era ancora una bambina.
Mi basto guardarlo dritto negli occhi, e poche parole per farlo andare via per sempre.

Almeno così credevo, quando si è presentato da noi sono stata felice, ed ero sicura che lui avesse dimenticato mia figlia.
Sono stata un ingenua.

<< Mamma smettila di andare avanti e indietro mi metti ansia.>> la voce di mia figlia rompe i miei pensieri.
Dovrei forse dirle la verità.
Poi ci rifletti su, devo prima capire lei cosa prova.

<< Hai ragione Giusy, scusa sono nervosa. >>
Lei mi guarda ha ancora gli occhi rossi per le lacrime.
<< Senti a mamma; mo sentiamo che ci dice il primario e ce ne andiamo prima possibile da questo posto.
Ti curerai a Napoli, chiamiamo Rossella e parleremo con lei.
I medici bravi stanno pure da noi. E questi due farabutti non si avvicineranno mai più a te. >>

Mi metto seduta di fronte a Giusy.
<< Ma che stai dicendo?
Io voglio stare con Simone.
Non me ne andrò da Milano finché non avrò chiarito questo gigantesco equivoco. >>
<< Ah si!>> esclamò io.
<< È come farai? E cosa gli dirai? >>
<< Non lo so ancora, ma dovrà ascoltarmi. >> dice lei sicura di se.
<< È cosa farai con Salvatore?>> chiedo, cercando di farle fare chiarezza, e andando avanti nel mio scopo.
<< Gli dirò che deve togliersi dalla testa questa strana idea. Tra di noi non può esserci niente!. Sono sicura che capirà.>>
<< Lo sai che non potrai più essere sua amica. Se scegli Simone con lui devi chiudere per sempre. >>
Mi guarda, e sembra stupita dalle mie parole.
<< Io non voglio rinunciare a Sasa, lui è una parte di me.>>
<< Giusy, devi scegliere, non puoi essere così egoista. Devi lasciarlo andare. >>
Capisco il suo turbamento il suo dolore, ma crescere vuol dire anche sacrificarsi per qualcuno.

La vedo confusa, non credo mi abbia detto tutta la verità su Sasa, per questo decido di non dirle niente di quello che successe tanto tempo fa, si confonderebbe ancora di più.

RICCARDO
Il mio progetto per la serata era quello di andarmene al circolo. Prendere un tavolo stare in compagnia dei soci, fare due chiacchiere mentre fumavo un sigaro e sorseggiavo un whisky.

Invece mi ritrovo in ospedale. Il mio buon amico, Carlini mi ha detto che mio figlio si è scazzotatto con un certo Salvatore, amico di Giusy.

Ovviamente il motivo è la suddetta ragazza già nominata.
Ormai mio figlio non pensa ad altro che a questa specie di principessina della Sanità.
Non solo è poco efficiente a lavoro ma mi mette in ridicolo anche con i miei amici.

Eppure ha questi trent'anni e si comporta come un ragazzino in piena crisi ormonale.
Mentre sto fuori al reparto di maxillo facciale, vedo passare un tipo grosso.
Penso che sia Salvatore, ha la faccia di chi ha avuto un pestaggio.

Così mi avvicino e gli chiedo come si chiama.
Non è molto incline a fare la mia conoscenza.
<< Senta che vuole? Ho avuto una giornata pesante.>>
<< Si lo so. Sono l'avvocato De Santis. >> dico in modo autoritario.
<< Che c'è Simone ha già sporto denuncia? È stato lui ad aggredirmi per primo.>>
Si mette sulla difensiva.
<< No no! Che denuncia. Venga le offro un caffè. >>

SALVATORE

Esco dalla stanza di Giusy.
Quel pazzo mi ha aggredito e adesso mi fa male tutto.
Ma non me importa, non sono pentito e il dolore non è niente rispetto alle sensazioni che ho provato mentre la baciavo.

Mi sento libero, perché finalmente le ho confessato tutto quello che per anni ho dovuto tacere.
Non sarei dovuto andare via, ha ragione lei l'ho abbandonata. Non avrei dovuto  piegarmi alle parole di Maria.

Ora devo solo aspettare e vedere come evolveranno le cose. Spero che le mie parole abbiamo avuto qualche effetto su di lei.
Anzi sono sicuro che qualcosa ha provato anche lei.

Ho bisogno di un caffè, e mentre sto per andare al bar, mi ferma un uomo di mezza di età tutto distinto.
Non sono in vena di chiacchiere, cerco subito di liquidarlo.
Mi dice che è l'avvocato De Santis, a quanto pare lo stronzo figlio di papà non ha perso tempo.
Vorrà denunciarmi.

Mi agito e subito dico che non sono stato io ad iniziare.
Per tutta risposta mi invita a prendere un caffè.
Riluttante lo seguo e ci accomodiamo a un tavolino.

<< Sono Riccardo il papà di Simone. >>
<< Senta che vuole da me?>> gli chiedo già stufo di questa conversazione.
<< Vogliamo la stessa cosa.>> Non so perché ma a pelle quest'uomo mi fa ribrezzo. Mi da l'impressione di uno che non si fa scrupoli, che venderebbe sua mamma. Insomma un malfattore ma vestito per bene.

<< Non so di cosa sta parlando.>>
Lui beve un po' del suo caffè, e punta i suoi occhi nei miei.
<< Giusy!>>
Non sopporto il suo nome sulla sua bocca, stringo un pugno.
<< Lei vuole Giusy, e io voglio che mio figlio si tolga dalla testa quella ragazza. Non è fatta per stare con lui. Sono diversi e soffrirebbero entrambi. >>
Almeno su questo ultimo punto sono d'accordo con lui. << Giusy è troppo per un friariello  come suo figlio!.Giusy ha bisogno di un Uomo vicino.>>e rimarco bene la parola uomo .
<< La metta come vuole. Abbiamo un obiettivo comune. Se io e lei collaboriamo possiamo dividerli. >>
Mi sta proponendo una collaborazione. In pratica sta vendendo la felicità di suo figlio. Quindi non mi ero sbagliato è un tipo che non guarda in faccia a nessuno.

Se penso a quanto male potrebbe recare a Giusy pur di arrivare al suo scopo.
Simone non è capace di tenere testa al padre, ne sono sicuro. Potrei accettare, così avrei Giusy ed eviterei che lei soffrisse, perché Simone non è in grado di proteggerla.
Però ho una morale.

<< Senta sarà quel che sarà!>> esclamò in maniera filosofica. Non mi abbasserò a tanto.
<< È una questione di soldi? Posso darle qualunque cifra. Basta che lei si prende quella ragazza e la porta via. Non so la metta incinta la sposi... è così che si fa dalle vostre parti!>>

Sta perdendo la pazienza, il tipo. Deve essere abituato a fare un prezzo a tutto.

A me prudono le mani, non è un buon segno, vorrei tanto dagli un paio di cazzotti.
Certo picchiare due avvocati nel giro di pochi minuti non è una cosa saggia.
Prendo un bel respiro, e cerco di calmarmi, giro lo zucchero nel caffè facendo più volte rumore col cucchiaino, nella speranza di calmarmi.

<< Signor avvocato, c'è una cosa che voi ricchi non vi potete comprare: la dignità. Questa non ha prezzo.
Io non mi abbasserò a questo squallore. Se Giusy sceglierà di stare con me è perché mi ama.
Io dei soldi vostri non so cosa farmene.Statemi bene. >>
Detto ciò mi alzo e me ne vado.

RICCARDO

IL mio tentativo di collaborare con questo energumeno è andato in frantumi. Vado nello studio di Carlini. Lì c'è anche Simone. Hai il naso gonfio e alcuni lividi. Non c'è la faccio a pensare che si è ridotto a tanto per quella.

"Sant'Ambrogio questo ragazzo è impazzito."

<<Allora come stai?>> chiedo a Simone.
<< Meglio, non è niente non ti preoccupare. >>
Mi rassicura.
<< Ha una frattura del setto nasale. Ma si rimetterà a posto da sola.>> mi dice Carlini.
<<Adesso arriveranno la Signorina Esposito e Sua mamma. Devo parlare con loro. >>
Ci informa il mio amico.
<< Togliamo il disturbo. Grazie per essersi occupato di mio figlio. Sono in debito con te. >>
E porgo la mano per stringergliela. Voglio solo uscire da questa senza prima di imbattermi in mamma e figlia. Non voglio vederle. Non so che reazioni potrei avere, sia verso una che verso l'altra.
Sto per uscire, quando il profuma di una donna entra prepotentemente nelle mie narici.

NUOVO AGGIORNAMENTO!!!

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