Capitolo 26

SIMONE
Oggi è un giorno importante; finalmente sapremo cosa ha Giusy.
Questi giorni sono stato molto nervoso.
Il carico di stress a cui sono stato sotto posto è altissimo.
I motivi per cui sono così elettrico sono tanti.

In primis le condizioni di salute di Giusy, mi sento impotente e penso che lei non si meritava anche questo colpo.

In secondo luogo mio padre da quando ha saputo di Giusy, non mi lascia un attimo di tregua. Dice che devo concentrarmi sul lavoro, che adesso è la mia priorità, non posso secondo lui perdere tempo dietro alla mia ragazza.
"I migliori medici si stanno prendendo cura di lei, è in ottime mani. Non serve che passi le intere giornate con lei!"
Queste sono le sue parole.
Del resto mica potevo aspettarmi una parola di conforto da uno che non si preoccupa mai di nessuno?

Punto terzo, Giusy non solo è in ottime mani, ma è anche in ottima compagnia.
Non capisco perché Maria si è portata dietro quello scimmione di Salvatore.
Mi sta facendo venire le gastrite, è troppo presente, troppo affettuoso, troppo disponibile, troppo.... è troppo per essere uno che si professa come un fratello.
Vorrei tenerlo più sottocchio per smascherarlo, ma sono sempre chiuso in questo maledetto ufficio a risolvere litigi e beghe di persone di cui non me ne frega un tubo. Come se non avessi già abbastanza guai a che pensare devo stare a sentire pure i problemi degli altri.

Appallottolo in maniera frustata l'ennesimo figlio di carta. Guardo il mio Rolex, manca poco, mi alzo prendo le mie cose e mi precipito in ospedale.

Guido per le strade di Milano, un senso di angoscia opprime in mio petto.
"Andrà tutto bene..." mi ripeto.
Si sarà così, deve andare tutto bene.

Perso nel traffico intravedo una pasticceria, la migliore della città. Decido di fermarmi per prendere qualche cosa di delizioso per Giusy.
Se fosse la tipica ragazza le regalerei dei fiori.
Ma una volta fu molta chiara in merito a questo tipo di attenzioni.

" Che fiori ti piacciono?" Le chiesi mentre passavano avanti a un fioraio.
"Nessuno!"
Esclamò lei decisa.
"Dai come è possibile? A tutte le ragazze piacciono i fiori."
Ribattei stupito.
" Senti u milanese, i fiori fanno da cimitero,  fanno compagnia i morti. E ti dico una cosa manco in punto i mort voglio vere i ciur!"
Mi azzitti come sempre. Ancora una volta Giusy Esposito mi aveva lasciato senza parole.
Che femmina.

Entro nella pasticceria, nonostante manchi qualche giorno a San Valentino, già è pieno di cuori e cioccolatini.
Ci sono anche altri dolci in vetrina, la scelta è veramente vasta. Ma ormai ho già deciso prendo una torta a forma di cuori ripieni di cioccolato e nocciole.
Sono sicuro che a quella golosa piacerà da morire.
Aggiungo anche una bottiglia di prosecco, certo che dopo aver parlato con i medici potremo festeggiare.

Arrivo in ospedale, carico di buon umore, improvvisamente mi sento pervaso da un onda di ottimismo.

Busso alla porta, ma non ricevo nessuna risposta.
Penso che forse Giusy è uscita, così apro la apro.

Il bel sorriso che avevo sulla bocca, muore all'instante.
Non posso credere a quello che sto vedendo.
La bottiglia di prosecco mi scivola dalla mano, si schianta al suolo, producendo un rumore assordante.
Ma non è niente rispetto al mio di cuore che si sta frantumando in mille pezzi. Ancora una volta, come in dejavu la donna che amo, sta tra le braccia di un'altro.
Il rumore provocato dallo schianto li fa staccare.

Giusy punta subito i suoi occhi su di me.
Si alza di scatto e mi viene incontro.
Tenta di balbettare qualcosa ma io non la vedo, non la sento.
Il mio istinto sta finalmente gridando vittoria, aveva intuito bene su Salvatore, ha sempre avuto un interesse diverso da quello dell'essere una persona di famiglia. Mi sono fidato di nuovo, Dio che idiota che sono!
Mi passo la mano in faccia e poi tra i capelli.

Lui se ne sta seduto come se niente fosse, mi guarda e ci gode a vedermi così.
Dentro sono un misto di emozioni, Giusy mi sta davanti ancora mi parla, mi tocca.
Prendo la torta che ho ancora in mano e la do a lei.

Si allontana per poggiarla da qualche parte che non vedo, così ho campo libero.
Come un animale che grida vendetta mi fiondo su Salvatore. Lui non se lo aspettava questo mio assalto, quindi riesco ad assestargli per bene un pugno in pieno viso, e poi un un altro ancora, sto facendo esplodere tutta la mia rabbia.
"Come osa toccare la mia donna. Questa volta a differenza della scorsa volta non mi farò da parte, lotterò perché so che lui l'ha confusa, conosco l'integrità di Giusy e so che non arriverebbe mai a tanto. Ma adesso sono accecato dalla gelosia, e questo sacco di merda merita una lezione, una lezione che forse avrei già dovuto dargli da tempo."

Giusy inizia a strillare, mentre io e lui c'è le diamo di santa ragione. Il suo sangue comincia a mescolarsi col mio. Tutto quello che c'è nella stanza viene scaraventato per terra durante la nostra lotta.
Giusy esce nel corridoi e il personale di servizio chiama la vigilanza.
Sono le guardie giurate a dividerci.
<< Simone...>> Giusy mi viene incontro mentre una guardia mi tiene fermo.
<< Perché non mi ha ascoltato? Ti giuro non significa niente per me...>>
Sta piangendo, solo ora mi rendo conto di quanto sia spaventata e di quanto stia soffrendo. Vorrei dirle che mi dispiace, ma non è così, dovevo dare una lezione a quel bastardo.
<< Ma che è successo qui? >> è il primario del reparto, non che amico di mio padre.
<< Simone, ma che hai fatto? Andiamo a fare delle lastre hai un naso che non mi piace per niente.>> e mi porta via.

Lo stronzo di Salvatore, ha solo un labbro rotto, e qualche livido sul viso.
Il primario a una prima occhiata non ritiene necessario sottoporlo a nessun accertamento.

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GIUSY
Quando Simone esce col primario, rimango sola con Salvatore. Mi guardo intorno: la mia stanza è un guazzabuglio, proprio come me in questo momento.
Dire che sono confusa è poco.
Guardo Salvatore, ha un labbro sanguinante e un occhio nero.
Prendo delle garze è un po' di disinfettante e mi avvicino.
Gli tampono le ferite, lui sta fermo immobile, sotto il mio tocco delicato.
In verità vorrei strozzarlo per avermi baciato.

<< Sasa ma che t'venuto n'cap? Ti si mpazzit?>> Esordisco per rompere il silenzio imbarazzante che c'è tra di noi. Ma lui non risponde e io inizio ad arrabbiarmi. Sento il sangue ribollirmi addosso.
<< Allora?>> insisto.

Sto per andarmene, ma lui mi blocca tenendomi per un polso.
Mi guarda, il suo sguardo è penetrante, duro.
Non mi ha mai guardato così.
<< Giusy allora che? Ancora nun l'è capito quello che provo per te? >>
Forse l'ho sempre saputo, è un tempo non avrei desiderato altro.
Sono più piccola di lui, è da bambina ero innamorata di lui, ma chi non avuto una cotta del genere a quella età.
Adesso sono grande, non provo più quei sentimenti è per me lui è solo un fratello.
Ora questa verità non la voglio sentire.
<<Sasa che teng a capì? Furniscilla!>> dico in maniera dura.
<< No Giusy, tu mo m stai a senter. >>
Ma cosa dovrei stare a sentire? Vorrei ribadire, ma il suo tono non ammette repliche.
Mi tiene ancora ferma per un polso, e mi attira di più a se.

Il contatto con il suo corpo così massiccio e mascolino mi provoca dei leggeri brividi.
<< Non è stato un errore quello che è successo. Ho fatto quello che desideravo da anni. Quello che avrei dovuto fare da tempo.
Io so nammurate è te Giusy, e se prima non ho detto mai niente è perché ci stava Ciro, e perché eri na creatura. Mo si na femmena e puoi decidere se stare con me. >>

La sua voce è carica di emozione lo sento sincero.
Le sue parole fanno vibrare il mio cuore, che non resta impassibile a questa confessione.
A quattordici anni mi ritrovavo ad essere gelosa di Salvatore, se lo vedevo in giro con qualche ragazza.
Ero felice quando veniva a casa e passava i pomeriggi con me e mio fratello, quando mi portavano al mare con loro, restavo estasiata dal suo fisico.

Ma non posso nemmeno per un attimo fargli capire che queste parole hanno smosso qualcosa in me. Io amo Simone ed e con lui che voglio stare.
<< Salvato si carut ca cap n terr? Hai bevuto? Levati sti strunzat dalla testa. >>
Cerco di essere sarcastica, e di sminuire i suoi sentimenti.
<< È perché Giusy? Perche stai con quel damerino? Ma quanto pensi che durerà? Siete diversi, ma che ci fai tu cu uno come quello?>>
Adesso è lui che cerca di sminuire me.
<< Sasa io a Simone lo amo, non sono fatti tuoi. Siamo diversi è vero, ma che cosa vuoi dire che io non sono alla sua altezza?. Perché lui è un avvocato e io no?.>>

Adesso il mio tono è alto, non sopporto essere denigrata per la mia posizione sociale.
Riesco ad allontanarmi quel tanto da mettere una distanza di sicurezza.
<< Non ti sto offendendo.
Tu si na Femmena, lui è nu creatur vicino a te. Non è alla tua altezza!. >>
Eccolo qui Don Salvatore, che sputa sentenze. Avrò sentito cento volte questa frase, quando qualcuno si avvicinava a me lui è mio fratello dicevano sempre così.
Ma io non sono più una ragazzina.
Quei tempi so finiti.
<< Invece tu si all'altezza e sta vicino a me?>> chiedo acidamente.
<< Si!>> risponde senza esitare.

Allora mi chiedo se eri all'altezza dove sei stato fino ad ora? Perché mi hai lasciato sola a combattere con il dolore?
Un sorriso amaro dipinge il mio viso. Lo guardo dritto negli occhi.
<<Salvatore, io solamente una cosa, se tu mi avessi amato così come dici, non mi avresti mai lasciato sola nel momento in cui avevo più bisogno di te. >>
So che queste parole lo feriranno, ma è la verità quando lui se ne andò dopo la morte di Ciro mi senti abbandonato due volte.
<< Posso immaginare come ti sei sentita...>> dice lui con voce tremante come chi lotta con se stesso per non piangere.
<< Non penso proprio!>> ribatto.
<< Pure a me o core mi si è spaccato dal dolore- prende una mano e se la porta sul suo petto- sono stato vigliacco non avevo la forza per starti vicino. Se tu mi avessi rifiutato sarebbe stato un dolore da aggiungere. Ma adesso sono qui è non mi arrenderò.
Anche se mi caccerai via, se non vorrai più vedermi io non mi arrenderò. Giusy io ti voglio!>>

Di nuovo si fionda sulla mia bocca.
Questo bacio sa di ferroso a causa del sangue che ancora è presente sulla sua bocca.
È un bacio forte, disperato;
che mi fa percepire quanto mi vuole. Mi stringe come se fossi la sua unica ancora di salvezza.
Il suo respiro è così caldo che mi inebria come se mi ipnotizzasse.
Sbatto più volte le palpebre e mi stacco da lui.
<< Vattene Salvatore!>> è l'unica cosa che riesco a dire.

Buona sera bella gente!!! Spero che il capitolo vi piaccia. Per la seconda parte ho scelto la canzone di Pino che rispecchia i sentimenti di Salvatore.
Aspetto i vostri commenti. Baci e grazie per seguirmi sempre!😘

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