Capitolo 23

SIMONE

Per la prima volta nella mia vita ho avuto paura di perdere una persona.
Quando ho chiesto al dottore di parlare, lui ha trovato il coraggio e ha detto che Giusy aveva una polmonite, ma la cosa più preoccupante era il suo cuore ingrandito.
Stava azzardando a delle possibili ipotesi, per la causa di questa cosa, quando Giusy è svenuta.

Ho cercato di sostenerla ma il suo corpo era un peso morto. La chiamavo ma lei era assente.
Il personale di servizio con il medico mi hanno aiutato a stenderla su un lettino.
Poi mi hanno fatto uscire fuori.
Mi hanno lasciato nell'incertezza di cosa stesse succedendo lì dentro.
Ho preso a pugni un muro per la frustrazione e il senso di impotenza che mi opprimevano.

Le parole del medico mi rimbombano nel orecchio.
"Il cuore è ingrandito, la signorina ha una malattia cardiaca. Non sapeva di soffrire di cuore? Bisogna fare ulteriori indagini per capire di cosa si tratta e bisogna agire il prima possibile...."

Ma che scherzo è mai questo! Che la mia Giusy avesse un cuore grande era risaputo.
È la creatura più generosa di questa terra, capace di amare. La vita è stata ingiusta con lei, ma lei non si è mai arresa.
Sono stati i colpi che ha ricevuto a farla ammalare, come si può sopportare tanto dolore senza che il cuore ti esploda in petto?

Dopo circa quaranta minuti, vedo uscire Giusy su una barella, in stato di semi coscienza.
Il medico di prima, mi informa che verrà ricoverata in cardiologia.
Seguo il personale e vado con loro al reparto.

La adagiano su un letto e poi mi fanno entrare.
È una camera piccola con solo due letti, per fortuna lei è l'unica paziente.
Mi siedo su una sedia vicino al suo capezzale.

È attaccata a un monitor che regista i suoi battiti.
Il viso è coperto per metà da una maschera per ossigeno. Nel braccio ha infilato una cannula a cui sono è collegate più flebo.
La pelle è impelagata di sudore.
Il suo respiro è regolare, sta dormendo.

Gli prendo in mano è la stringo nella mia, vorrei lasciarmi andare ad un pianto disperato. Vederla in questo stato mi strazia il cuore.
Vivere nel l'incertezza di non sapere cosa ha, mi logora.

La porta si apre ed entra un infermiere, seguito da un medico.
Le loro parole catturano la mia attenzione.
Alzo la testa, e mi rendo conto di conoscere il medico.
È il primario di Cardiologia, nonché grande amico di mio padre.
È il miglior cardiochirurgo di Milano, è per una volta nella vita mi sento fortunato ad essere il figlio del generale.
<< Simone.>> mi chiama lui per primo riconoscendomi.
<< Professor. Carlini.>> mi alzo per stringergli la mano.
<<Sei un parente della Signorina Esposito?>> mi chiede.
<< No. Lei è la mia ragazza. >> rispondo pieno di orgoglio.
<< Vedi Simone, sono amico di tuo padre da anni.
Però per motivi di privacy devo parlare solo con i familiari stretti. Sono qui a Milano?>>
Stento a credere che faccia tutte queste formalità.
Non solo è amico di mio padre, ma lo ha tirato parecchie volte fuori da situazioni non piacevoli.
Qualche denuncia l'ha presa anche lui, come medico.
Adesso se ne sta qui a fare l'integerrimo con questa stronzata  della privacy.
Vorrei metterlo al muro!. 
<< Sua mamma è Napoli, e non ha il padre. Io sono quello più vicino a lei in questo momento. Ho il diritto di sapere cosa le è successo.>> la voce mi esce un po' alterata e sento Giusy emettere un verso.
Mi volto verso di lei, si è svegliata, e ci sta guardando.
Mi precipito verso di lei, e le chiedo come si sente.

Mi guarda, i suoi occhi sono pieni di lacrime e c'è un misto di angoscia e paura.
Si guarda intorno ed è spaventata.
<< Come sta ?>> questa volta è il medico a parlare.
<< Ho dolore ovunque, e sento un peso sul cuore...cosa mi è successo? Dove sono?>> riesce a dire Giusy con un filo di voce.
<< Signorina Esposito, è fondamentale che lei stia a riposo. È venuta al pronto soccorso, lì è svenuta. Abbiamo riscontato una polmonite, che le ha procurato la febbre, ma guarirà con una giusta cura antibiotica che ha già iniziato.>>
Specifica il medico, sotto lo sguardo di Giusy.
<< Però c'è dell'altro....ha un problema al cuore, è per questo dobbiamo indagare. >>
Parla senza usare nessuna incertezza ne mezzi termini.

Calde lacrime cadono dagli occhioni di Giusy, alza la testa dal cuscino, e sul suo volto appare in aria di sgomento, sento la sua mano stringere più forte la mia.
Mi sporgo su di lei e gli do un bacio sulla fronte.
<< Pensiamo a una cosa per volta. -riprende a parlare il Primario- Faremo tutti gli accertamenti del caso, così da fare una diagnosi corretta e poter intervenire il prima possibile. Se ha dei parenti li chiami, è importante che le stiano vicino. >>
Conclude il suo discorso, controlla la cartella di Giusy, scrive qualcosa su dei fogli e da istruzioni all'infermiere.
Da un occhiata al monitor di Giusy, poi ci saluta ed esce.

GIUSY

<< Tesoro sono convinto che si sistemerà tutto...>>
Mi dice Simone.
Ma io non lo sento, la mia mente è bloccata sulle parole del medico.
"intervenire il prima possibile...."
Quanto sono grave allora?

<< Sai conosco personalmente il Dottor Carlini non potevi capitare in mani migliori.>> continua Simone nel tentativo di rassicurarmi.

"Se ha dei parenti lì chiami..."
Se non fosse così grave non ci sarebbe bisogno di chiamare i parenti.

<<Dove sono le mie cose? Devo chiamare mia mamma.>>
Sono le uniche parole che riesco a dire dopo minuti di silenzio.

Non so ancora cosa dirgli, ma devo parlargli.
Non voglio farla preoccupare però ho bisogno di lei.
Simone mi porge il mio telefono, e sul display trovo numerose chiamate perse da mia mamma.
Sto per chiamarla, Simone mi ferma.
<< Vuoi che la chiamo io.>> Non rispondo e lui continua: 
<< Giusy devi pensare bene a cosa dirle, è a come dirglielo.>>

Ha ragione Simone, devo trovare le giuste parole per non farle venire un infarto.
Ci rifletto un attimo su, prendo dei bei respiri e la chiamo.
" Giusy... finalmente ma che fin è fatto?"
Mi chiede non appena risponde.
"Niente mamma, oggi avevo ancora la febbre e Simone mi ha portato in ospedale...."
"U Gesù.... in ospedale? Ha fatt buon u milanese. Embe che t'hann ritt?" Parla a raffica cosa che fa quando è agitata.
"Ho la polmonite..." dico.
" La polmonite..." la sento urlare.
"Si mamma. Ascolta devi venire a Milano.
Perché c'è un altro problema."

Buona domenica 💋💋💋

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top