Capitolo 17

GIUSY

Il viaggio in treno non è stato per niente piacevole.
Le poltrone erano molto scomode, adesso ho un terribile mal di schiena.
Da Roma in su ha piovuto come se non ci fosse un domani.             
A causa del mal tempo sono arrivata a Milano con circa un ora di ritardo, le linee telefoniche erano fuori uso, quindi non ho potuto parlare con Simone.
Non ho neanche dormito bene, anzi avrò chiuso occhi al massimo un ora, e dire che ho ho un aspetto orribile è un eufemismo.
Il mio viso è pallido dalla stanchezza e ho le occhiaie.
Per completare il mio stato pietoso ho i vestiti sgualciti e u capelli arruffati e bagnati dalla pioggia che mi ha atteso fuori la stazione di Milano.

"Ovviamente si è messa in viaggio Giusy la sfigatella, è normale che tutte le catastrofi possibili e immaginabili si abbatino su di me!"

Ed eccomi qui a calpestare il suolo Milanese. Il sogno italiano di molti giovani in cerca di fortuna nel campo manageriale, della moda dell'economia ecc. I ragazzi arrivano qui con le stessa aspettativa di chi prima andava in America.
"Milano non mi piace!."
Sentenzio a me stessa, non lo dico per la mia antipatia verso il Nord.

E' fredda e umida, e non solo perché oggi piove.
La freddezza di questa città la senti già quando scendi dal vagone del treno.
Intorno a te questa enorme galleria di ferro, una struttura degli anni trenta risalente al fascismo.
Passato questo tunnel di ferro, si passa in una zona monumentale di marmo. Questo materiale da freddezza e sterilita, non è per niente accogliente.
Il degrado dei senza tetto ed extracomunitari, è presente anche qui. Queste persone sono ammassate ai bordi della stazione, dormono per terra e si coprono con i cartoni o con vecchie coperte. Rabbrividisco se penso al freddo che sono costretti a patire.
Sono abituata a questo scenario, dato che anche a Napoli è pieno di persone meno fortunate, ma qui il numero è decisamente maggiore.

Mi incammino all'uscita mischiandomi tra la folla.
Fuori la situazione non è meglio di dentro, piove e mi sti bagnando, cosi mi infilo in un taxi.

<<Buongiorno! Dove la porto?>> mi chiede l'uomo alla giuda.
Estraggo dalla tasca il bigliettino dove ho scritto l'indirizzo di Simone, e glielo comunico. Non gli sfugge il mio accento del sud. <<Terrun!>> mi dice serio. Odio questo appellativo, sono fiera di essere del Sud.
<<Mi faccia scendere! Subito!>> dico in maniera accaldata al taxista.
<<Signorina vi siete offesa!
Io Steve pazzian! Io so più terrona di voi!>> mi dice sorridendo per poi continuare;<<Per lavorare ho imparato a nascondere il mio accento. La gente ha molti pregiudizi su noi del Sud.
Io sono di Salerno.>>
Forse ho un tantino esagerato, gli chiedo scusa e lui parte.
Mentre giuda mi fa un po' da Cicerone. Passiamo attraverso grandi strade attorniate da grandi palazzi, fino ad arrivare nel centro di Milano.
Vedo il Duomo in lontananza, ed è molto maestoso.
C'è un traffico, e ha smesso di piovere.

Approfitto per chiamare Simone, sono così  felice di rivederlo.
Non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando mi vedrà!
Il suo telefono squilla a vuoto, ma non ricevo risposta.

LAVINIA.

Dopo aver bussato più volte alla porta di Simone, decido di entrare dato che ho la chiave che mi ha dato il portiere.

Non posso credere che non sia in casa, sono stata tre ore davanti lo specchio a per prepararmi con cura, per cercare di essere sexy.
Indosso una gonna nera, corta a vita alta e una camicia sempre nera trasparente, con effetto vedo e non vedo.        Le mie gambe sono fasciate in collant nero e indosso delle scarpe con tacco a spillo.          

Ho messo il mio capotto di lana e qualche goccia del profumo che piace tanto a lui. Non mi sono truccata molto, voglio che il mio viso appaia più innocente.

Faccio girare la chiave nella porta, ormai sono qui ed è meglio che prenda le mie cose e mene vado.
Mi guardo intorno, è tutto rimasto abbastanza uguale, solo che alle pareti non ci sono più le nostro foto. 
Mi incammino nel salone, e trovo Simone nudo che dorme sul divano. Il suo fisico già bello, adesso è perfetto perché modellato da più muscoli, sembra una statua di marmo, la sua pelle è leggermente abbronzata.
I suoi capelli, biondi sono un più lunghi e sul viso gli è cresciuto un velo di barba.
Sto li in piedi davanti a questa perfezione della natura, e non posso fare a meno di rimproverarmi per essere stata così superficiale. 
Più lo ammiro e più in me affiora il desiderio selvaggio di fare sesso con lui.

Muovo alcuni passi verso di lui, inconsciamente.
Il suo membro un po' indurito dal riflesso del mattino è troppo invitante per me.
Lo vedo muoversi, e aprire gli occhi.
Il rumore dei miei passi deve averlo svegliato.
Appena realizza di non essere solo, scatta in piedi.
<< Cosa ci fai qui?>> balbetta mentre raccoglie un asciugamo da terra e se lo mette in vita.
Vorrei dirgli di non coprirsi, ma non voglio passare per una che gli sbava dietro. "Tutto a suo tempo! Ricadrai ai miei piedi."  << Scusami! Che imbarazzo!>> dico voltandomi di spalle, e fingendo vergogna, come se fosse la prima volta che vedo un uomo nudo!.           
<<Ho bussato,  non avendo avuto nessuna risposta ho aperto con la chiave del portiere. Ti ricordi dovevo prendere delle cose?>> 
  << Si ho sentito suonare, ma ero troppo stanco per aprire, avevo dimenticato che dovevi venire; mi vado a vestire cosi poi tu puoi prendere le tue cose.>> 

Annuisco, e lo sento allontanarsi, vado in cucina e metto a preparare il caffe. Quando arriva indossa solo un jeans e una canottiera, e finalmente posa i suoi occhi sulla mia scollatura.
<<Non ti dispiace se mi sono fatta un caffè!>> dico con voce rauca.
<<No hai fatto bene! ne hai uno anche per me?.>> mi chiede.
Prendo quello che avevo fatto per lui e glielo porgo.
Mi avvicino molto a lui, tanto da fargli sentire il mio profumo, i nostri corpi si sfiorano, e lo sento irrigidirsi. <<Tieni!>> dico restandogli a un centimetro. 
Beve il suo caffe tutto di un fiato e come il suo solito si macchia la punta del naso, <<Hai sempre lo stesso vizio...>> e con il mio indice gli stofino la punta del naso per pulirglielo. 
Era un nostro rituale giornaliero, che si ripeteva più volte, ogni volta che beveva il caffè si macchiava come un bambino, ed io lo pulivo. 
Dopo avergli pulito il naso gli lasciavo un bacio a stampo, o lui lo rubava a me.
È una cosa che non può aver dimenticato. Ne sono sicura e lo percepisco da come li mi sta guardando in questo momento.
È  impacciato, forse non si aspettava questa intimità tra di noi.
Indugio con gli occhi su quelle labbra che tanto desidero e che mi sono mancate, sto per baciarlo ma qualcosa rompe il momento magico creatosi tra di noi.

SIMONE

L'odore di un profumo da donna che conosco molto bene interrompe il mio sonno.
Infatti quando apro gli occhi per capire se il mio è un sogno o realtà, Lavinia appare avanti a me. In un attimo balzo su dal divano, sono completamente nudo, e non so da quanto tempo lei è lì a guardarmi.
"Ma che cazzo....ci fa qui!"

Mi copro subito, mentre lei si gira dandomi le spalle.
Non dovrebbe darmi fastidio, conosce il mio corpo centimetro per centimetro. Questo corpo per anni è appartenuto solo a lei.
Le sono sempre stato fedele, fatica sprecata visto come mi ha ripagato!.
Mi vado a vestire dopo aver scambiato qualche battuta con lei.
Voglio che prenda le sue cose e che se ne vada!.
Oggi sarei dovuto essere a Napoli con Giusy. Frustato vado in cucina dove trovo Lavinia che si muove con disinvoltura, e prepara il caffe.
Ho bisogno anche io di un caffè così prendo quello che lei mi ha preparato.
Mi si avvicina un po' troppo, riesco a sentire bene il suo profumo, la sua scollatura è molto generosa. Non ha un seno grande ma sa comunque catturare l'attenzione di un uomo.
Bevo il mio caffè tutto di un fiato, anche se brucia.
Mi sporco il naso, lei si avvicina e mi pulisce.
Per un attimo sento che il tempo tra di noi si sia fermato. Per un secondo non sento più odio.
Guarda le mie labbra, ed io non so cosa fare. Se no ipnotizzato da questo gesto quotidiano passato.
"Forse un bacio solo potrebbe farmi capire cosa provo.....ma io già so cosa provo! Io amo Giusy...."

Decido di liberarmi da questo strano incantesimo, anche se non so bene cosa fare, ma per mia fortuna il campanello di casa inizia a suonare ed io mi fiondo ad aprire la porta.
"Chiunque sarà avrà per sempre la mia riconoscenza!"

Buon pomeriggio!!! I am back!

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