Capitolo 5
Evan si svegliò terribilmente accaldato ed eccitato erano già diverse notti che non faceva altro che sognare Nathan, le loro giornate passate allo skatepark, le loro interminabili sfide ai videogames, ma quella notte era stato qualcosa di diverso, aveva sognato quel giorno, quel preciso momento in cui aveva visto Nathan masturbarsi pronunciando il suo nome.
Nel sogno però Evan non era scappato, ma era entrato nella camera e aveva spinto l'amico giù sul letto salendogli sopra, da quel momento tutto si era fatto confuso; poi l'immagine e la situazione improvvisamente erano cambiate: Nathan ora si trovava in quella maledetta aula, piegato sul banco con i pantaloni e le mutande abbassate, però invece di Morgan era lui a tenerlo bloccato in quel modo.
Quando riprese lucidità, Evan ne fu sconvolto, anche se non aveva fatto niente di esplicito, il desiderio che vi era nascosto era piuttosto evidente, ma questo lui non poteva ammetterlo e tantomeno accettarlo. Lui non potava provare desiderio verso un uomo, erano i finocchi a farlo, lui era un ragazzo etero perfettamente normale!
Così cercò di ingannare se stesso dicendosi che era solo la voglia di avere Nathan tutto per sé come amico, di riavere la sua amicizia esclusiva ad aver prodotto quel sogno.
Per continuare a coltivare quell'illusione decise di non darsi sollievo temendo di immaginare nuovamente Nathan, ma preferì farsi una bella doccia fredda.
Uscì di casa con un obiettivo molto chiaro in testa, quel giorno avrebbe costretto Nathan ad ascoltarlo.
Attese la fine delle lezioni poi si diresse velocemente all'uscita sperando che quel giorni il momento del loro rientro a casa coincidesse.
Dopo pochi minuti lo vide arrivare, gli andò incontro deciso per non permettergli di cambiare strada o tornare indietro per evitarlo.
"Ciao Nathan"
Nathan sgranò gli occhi, quello era il momento meno opportuno per incontrare Evan, dopo quello che aveva combinato la sera prima guardando quel maledetto video.
Valutò velocemente le proprie opzioni, visto che non aveva possibilità di evitarlo e scappare era fuori discussione perché gli avrebbe dimostrato la propria debolezza, cercò di non pensare a ciò che aveva fatto e concentrarsi invece su quello che lui gli aveva fatto. In un attimo la rabbia cancellò la vergogna.
"Che cazzo vuoi? Non ti avevo avvertito di starmi lontano?"
Evan non si scompose minimamente "Ho bisogno di parlarti e tu devi starmi ad ascoltare"
"Ti ho detto che non mi frega niente di quello che hai da dirmi" E cercò di oltrepassarlo, ma Evan lo afferrò per le braccia costringendolo a guardarlo nuovamente in faccia
"D'accordo ho sbagliato, sono stato un bastardo però non sono stato io a volerlo"
A Nathan non era chiaro a quale dei due episodi Evan si riferisse, forse ad entrambi, una parte di lui lo supplicava di ascoltarlo, di dargli una possibilità, perché anche lui sentiva terribilmente la mancanza della loro amicizia e non solo, mentre un'altra gli urlava di mandarlo a fanculo il prima possibile perché era pericoloso.
Anche se odiava ammetterlo Evan aveva ancora troppo potere su di lui, le azioni della sera prima lo avevano ampiamente dimostrato.
Fortunatamente l'arrivo di un'auto che conosceva bene lo tolse dai pasticci.
Tyler scese dalla macchina e lo chiamò a gran voce "Nathan"
La comparsa del suo ragazzo cancellò ogni pensiero rivolto al passato riportandolo alla dura realtà dove Evan era solo un figlio di puttana da evitare, la sua voce si fece ancora più dura e tagliente
"Infatti immagino ti sia costata tanta fatica scoparti la Jons, ma fammi il piacere! E adesso scusami devo andare, ho di meglio da fare che ascoltarti"
Evan lo guardò negli occhi per un lungo momento stringendo i denti per la frustrazione e poi mollò la presa "Va bene, ma non mi arrendo"
Nathan se lo scrollò di dosso e poi si diresse da Tyler.
Sentiva sulla schiena lo sguardo dell'altro così decise di dargli un'ulteriore dimostrazione dei propri gusti se ancora non gli erano chiari, sottolineando al tempo stesso che adesso si faceva scopare da Ty e che quindi non aveva nessun bisogno di lui.
Nessuno vedendo lui e il suo ragazzo avrebbe immaginato fosse Nathan l'attivo vista la mole dell'altro.
"Ciao Ty"
Portò le mani dietro la nuca di Tyler e poi lo coinvolse in un bacio focoso.
Quando si staccarono il ragazzo sorrise "A cosa devo questa passione?"
Nathan non rispose, ma si limitò a salire in macchina, mentre lo faceva non riuscì a non rivolgere uno sguardo a Evan che era rimasto ad osservare tutta la scena, ampliò il sorriso, in fondo lo aveva fatto solo per lui.
Evan sentì la rabbia mista a gelosia assalirlo, quel testone di Nathan non lo aveva voluto ascoltare, non gli aveva dato la possibilità di spiegarsi; non era in cerca di scuse, ma almeno voleva che lui sapesse tutta la verità. Però gli era sembrato di vedere un po' di indecisione, forse se non fosse arrivato quel Ty.
Appena Evan arrivò nella propria camera cacciò un grido di frustrazione per l'ennesima volta non era riuscito a parlargli. Si buttò sul letto per far scemare la rabbia e riposarsi un po' prima di dedicarsi allo studio.
Si stava per addormentare quando si chiese cosa stesse facendo Nathan in quel momento. Una terribile verità lo colse impreparato facendolo scattare a sedere: Nathan in quel preciso momento era da qualche parte a farsi scopare da quel bestione afroamericano. Le immagini prodotte dalla sua fantasia invasero la sua mente facendolo fremere di gelosia.
Evan balzò in piedi, doveva fare qualcosa, non poteva restare in camera a studiare, doveva riuscire a trovare il modo di cacciare quelle immagini dalla sua testa.
Poteva chiamare Bonny, non stavano insieme però scopavano spesso e volentieri, per lui le gambe di lei erano sempre aperte.
Sapeva che la ragazza sperava in qualcosa di più, ma lui aveva messo in chiaro fin dall'inizio "solo sesso" e lei lo aveva accettato.
Bonny rispose al secondo squillo tutta pimpante "Ciao bellezza. Già ti manco?"
Si erano visti quella mattina in caffetteria e dopo anche in pausa pranzo.
Evan era talmente frustrato che non riuscì ad intavolare una conversazione prima di arrivare al motivo della chiamata "Mi manca sentirti gemere. Si può fare?"
Lei scoppiò a ridere "Oggi sei diretto, mi piace. Sono da sola, Jennifer è uscita, vieni quando vuoi. Ti aspetto a gambe larghe e già bagnata"
"Bene, perché il mio cazzo è già grosso e duro."
Evan sapeva che lei adorava quelle volgarità e in quel momento quel suo lato perverso era un bene, perché non sarebbe riuscito ad essere gentile e a perdersi in preliminari con la frustrazione che sentiva a causa delle immagini che non volevano abbandonarlo.
Bonny divideva con un'altra ragazza una stanza nel campus principale dell'Università, mentre Evan aveva una camera tutta sua nella zona riservata agli atleti. Camminando veloce per raggiungere la sua meta si domandò dove abitasse Nathan se anche lui vivesse all'interno del campus oppure se avesse un appartamento suo fuori, forse lo condivideva con quel Ty.
Evan imprecò per aver nuovamente pensato a quei due insieme.
Appena entrò nella stanza trovò Bonny completamente nuda ad attenderlo. Si spogliò veloce e la raggiunse nel letto.
Come promesso non fu minimamente gentile e prese a penetrarla subito. Secondo i suoi piani scopare Bonny avrebbe dovuto cacciare Nathan dalla sua mente.
E invece successe il contrario, le immagini divennero più nitide e intense: Nathan nudo piegato a 90 che gemeva incontrollato, mentre quel gigante di colore lo sodomizzava.
Evan si fermò e afferrando Bonny con forza la fece girare, poi riprese a possederla da dietro come immaginava stesse facendo Ty con Nathan.
Ringhiò "Sei solo una puttana" le parole però non erano indirizzate a Bonny, ma a Nathan che in quel momento, nella sua mente, aveva preso il posto della ragazza.
Immaginare di essere lui a scopare il suo amico portò l'eccitazione di Evan alle stelle e con essa anche la sua foga.
Raggiunto l'orgasmo però si alzò in fretta e si diresse in bagno senza dire una parola.
Non poteva abbracciare Bonny e sentire le sue fattezze femminili dopo aver immaginato di fare sesso con un ragazzo, il contrasto e la consapevolezza sarebbero stati troppo forti, doveva prima calmarsi e cercare di trovare una spiegazione plausibile per il suo comportamento.
Buttò il preservativo nel cesso, poi si appoggiò con entrambe le mani al lavandino e si guardò allo specchio.
Com'era potuto succedere?
Vedere quel bestione baciare Nathan e sapere che in quel momento probabilmente stavano facendo sesso lo aveva destabilizzato e portato ad immaginare di essere al suo posto.
A tal punto desiderava Nathan? Lui rivoleva indietro il suo migliore amico ed era disposto a tutto anche a sostituirsi al suo ragazzo?!
Un conto però era il desiderio e l'immaginazione, un conto era la realtà. Di questo ne era più che certo. Era impossibile che ci facesse veramente sesso.
Aveva visto Nathan nudo tante volte e non si era mai eccitato, non si era mai nemmeno sentito minimamente attratto da lui, invece con le ragazze era un'altra cosa: i loro corpi morbidi, le curve.
Con le ragazze non voleva passarci del tempo insieme o andare da qualche parte, come invece accadeva con Nathan, con loro voleva solo fare sesso.
Era certo, era solo gelosia. Voleva che Nathan fosse nuovamente solo suo (come amico chiaro!)
Sorrise sollevato dal suo ragionamento impeccabile.
Se in quel momento Nathan lo avesse sentito gli avrebbe riso in faccia e lo avrebbe chiamato "idiota" come faceva spesso quando erano ancora amici.
Evan fin da piccolo riusciva, ogni volta che faceva qualche cavolata o combinava qualche disastro, a trovare le spiegazioni più assurde pur di arrivare alla conclusione che gli era più comoda per scagionarsi.
E questa volta non faceva eccezione.
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