Capitolo 11
Il mattino dopo Bonny fu più appiccicosa del solito, in ogni momento utile era attaccata al suo braccio pronta a strusciargli le tette addosso, Evan ebbe la sensazione che si fosse dichiarata sua fidanzata ufficiale senza avvertirlo.
Qualcosa negli ultimi giorni evidentemente era cambiata, sembrava quasi avesse perso la sua sicurezza e avesse bisogno di dimostrare di essere ancora lei quella che se lo portava a letto.
Evan non era riuscito a incontrare Nathan per tutta la mattina e ora seduto in sala mensa insieme ai suoi amici e ad alcune ragazze, con Bonny naturalmente appollaiata sulle sue gambe, non riusciva a non pensare a lui e a come poterlo contattare.
Aveva voglia di vederlo, una voglia quasi irrefrenabile, ma non poteva certo mettersi a correre per la facoltà gridando il suo nome. Fu in quel momento che avvertì una strana sensazione come di essere osservato, si guardò intorno e finalmente lo vide fermò davanti alla cassa con altri ragazzi.
Respinse l'istinto di correre da lui, dall'altra parte del tavolo c'era Miles e non voleva dargli motivo di mettere in giro voci sul suo conto visto quanto gli stava costando smentirle.
Bonny vedendolo distratto ne approfittò per riportare la sua attenzione su di lei con un bacio passionale. Quando Evan riuscì a liberarsi e poté guardare nuovamente verso Nathan, lui se ne era già andato. Maledisse Bonny, Miles e qualunque cosa gli venne in mente compreso se stesso per aver sprecato quella occasione.
Nathan si era sentito disgustato davanti a quella scena, non doveva stupirsi, sapeva che Evan andava a letto con quella gatta in calore, ma vederli fare i piccioncini dopo che lo aveva scopato per ben due volte gli dava il voltastomaco.
Evan era solo un represso del cazzo, davanti a tutti faceva bella mostra della sua "bambolina" e quando nessuno lo vedeva amava ficcarlo in culo a lui che di femminile non aveva proprio niente.
Aveva voglia di andare lì e dire davanti a tutti che Evan aveva goduto come un matto mente lo fotteva.
Ma, essendogli rimasto ancora un po' di sale in zucca, aveva preferito andarsene con la scusa di aver dimenticato un libro, piuttosto che restare anche solo un secondo in più nella stessa stanza con quello stronzo.
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Passarono diversi giorni ed a Evan sembrò impossibile non riuscire ad incontrare il suo amico nonostante i suoi sforzi.
Finché esasperato decise di andare ad attenderlo fuori dall'aula 103, la stessa dove si erano incrociati la prima volta, stesso giorno, stessa ora.
Ed infatti dopo poco lo vide uscire, lo afferrò per un braccio e lo trascinò via.
Nathan cercò di opporsi "Ma sei scemo che cazzo fai?" ma Evan era molto più forte e i suoi tentativi risultarono inutili, così si lasciò condurre fin nel bagno più vicino.
Appena dentro Evan si guardò intorno, senza però mollare la presa. Nathan strattonò nuovamente "Allora mi molli?"
Anche questa volta Evan non rispose, lo spinse dentro un gabinetto, chiuse la porta e senza dargli tempo di protestare gli fu addosso. Lo schiacciò contro la parete e lo baciò con foga mentre una mano prese a slacciargli i pantaloni. Nathan colto alla sprovvista rispose al bacio, ma poi si rese conto di quello che stavano per fare.
No! Gridò la sua mente cercando di sovrastare il desiderio.
No! Non si sarebbe fatto scopare dentro un bagno come una troia qualunque da un etero del cazzo!
Così senza preavviso mollò a Evan una potente ginocchiata al fianco facendolo piegare per il dolore. "Riprovaci e il prossimo è dritto sui coglioni stronzo!"
Al moro ci volle un momento per capire cosa era appena successo. Si stupì di se stesso: voleva solo parlargli e invece gli era saltato addosso.
Erano giorni che voleva incontrarlo e la frustrazione di non riuscirci aveva trasformato quel desiderio in qualcosa di carnale e irrefrenabile.
"Scusa Nate...non volevo"
Nathan lo guardò male "Sì come no. Adesso mi vuoi spiegare perché mi hai trascinato qui dentro?"
"Ho bisogno di parlarti"
"Allora fallo"
"Non qui" quel bagno era troppo vicino alle aule, sarebbe potuto arrivare qualcuno da un momento all'altro, anzi era stupito che ancora non fosse successo.
Si sentiva un vero idiota per aver perso la testa e aver rischiato così di farsi scoprire.
"Parleremo più tranquillamente nella mia camera. Aspettami alle 20 nel parco a nord, vicino all'ingresso dei dormitori dove si trova la mia stanza. Sai dov'è"
Nathan incrociò le braccia per mettere un po' di distanza fra loro, in quel luogo angusto gli era ancora praticamente addosso e il suo sesso era diventato duro per il contatto di prima; il suo buon senso gli diceva che non era il caso di istigare Evan.
"Perché dovrei?"
"Ti prego Nathan, dobbiamo assolutamente parlare."
Anche Nathan sapeva che dovevano parlare, doveva a tutti i costi far capire a Evan e soprattutto a se stesso che quello che era successo fra loro era solo un grosso sbaglio e non doveva più ripetersi. Però avrebbero veramente solo parlato?
L'ultima volta che erano stati in una camera da soli parlare era l'unica cosa che non avevano fatto ... meglio dire le ultime due volte.
"Se verrò parleremo solo."
"Ok. Adesso aspetta qualche minuto prima di uscire"
Evan aprì la porta e dopo aver controllato non ci fosse nessuno lasciò il bagno.
Era stata dura per lui restare in quello spazio stretto senza allungare le mani su Nathan, ma avrebbe avuto tutta la sera per fare tutto quello che aveva in mente.
Lo sapeva di aver detto che avrebbero solo parlato, ma sperava che una volta da soli nella sua camera, dopo aver chiarito, il sesso sarebbe stato una giusta conclusione. Infondo erano due ragazzi che non desideravano altro che scopare, aveva sentito chiaramente l'erezione di Nathan prendere forma contro la sua.
Nathan attese qualche minuto poi uscì anche lui.
Sperava di aver fatto la scelta giusta e non l'ennesima cazzata per il suo dannato "ti prego".
Doveva mettere ben in chiaro le cose: non voleva avere una relazione con lui e nemmeno tornare ad essere inseparabili. Doveva fargli capire che già non averlo picchiato era stato un grande risultato e che doveva accontentarsi di un rapporta pacifico fra conoscenti senza tante complicazioni.
Il suo cuore non smetteva di battere impazzito quando era vicino a Evan e questo non era un buon segno e nemmeno un buon inizio su cui fondare nuovamente un rapporto di amicizia.
Si sarebbe solo fatto del male. E anche se sentiva il forte desiderio di stare con lui, non poteva permetterselo. Se il passato gli aveva insegnato qualcosa era che di lui non poteva fidarsi.
*****************
Il piano di Evan era perfetto. Sarebbe andato agli allenamenti e poi mentre gli altri facevano la doccia lui sarebbe corso a casa così che nessuno potesse vederlo portare Nathan nella propria camera. Poi a notte fonda non sarebbe stato un problema farlo passare inosservato.
Così fece. Con la scusa di aver preso un colpo rientrò negli spogliatoi con dieci minuti di anticipo e afferrato il suo borsone si dileguò.
Nathan era stato indeciso fino all'ultimo se andare all'incontro oppure no, e ora seduto sulla panchina davanti all'ingresso quei dubbi diventavano sempre più forti sentendo la propria eccitazione aumentare per l'imminente incontro.
Vide arrivare Evan tutto trafelato con il borsone e ancora la divisa da hockey addosso. Doveva ammetterlo lo preferiva senza tutta quella roba, così sembrava un armadio.
Nathan si alzò e gli andò incontro.
Evan gli sorrise raggiante "Ciao Nate. Vieni seguimi"
Nathan non disse niente e lo seguì.
Arrivati in camera Evan buttò tutto in un angolo e cominciò a spogliarsi.
Nathan a quella vista sgranò gli occhi e deglutì a fatica "Che cazzo fai?"
Evan si girò con solo l'intimo addosso "Devo farmi una doccia sono tutto sudato. Tu aspettami qui"
Nathan non riuscì ad evitare di ammirare il suo fisico ancora accaldato con i muscoli tesi per l'allenamento. Era una visione talmente erotica che dovette impegnarsi non poco per non cedere alla tentazione di saltargli addosso.
Evan notando il suo sguardo sorrise compiaciuto: avrebbero parlato prima o dopo aver scopato?
"Torno subito. Mettiti comodo"
Afferrò tutto il necessario e uscì dalla camera.
Nathan maledisse l'effetto che aveva su di lui quello stronzo. Perché la vita era così ingiusta?
Se in quei cinque anni Evan fosse diventato un uomo di 150 chili adesso non avrebbe tutti quei problemi a resistere alla tentazione.
Nell'attesa che tornasse si mise a curiosare in giro. La stanza era la tipica camera di uno sportivo: foto della sua squadra e delle loro vittorie; maglia del suo idolo con tanto di autografo attaccata alla parete e ovunque un gran disordine.
Si stava per sedere sul letto per aspettarlo quando sentì bussare alla porta, Evan aveva già fatto? Impossibile, forse si era dimenticato qualcosa, se lo immaginò tutto gocciolante e infreddolito fuori nel corridoio.
Aprì la porta sorridente, ma la persona che si ritrovò davanti gli fece l'effetto di una secchiata d'acqua gelata in faccia.
Anche se erano passati 5 anni ed era diventato ancora più grosso lo riconobbe subito sentendo quella voce profonda che ricordava fin troppo bene "E tu chi diavolo sei?"
Non riuscì a dire più di un semplice e tremante "Morgan"
Anche il nuovo arrivato riconobbe subito quel suono, sgranò gli occhi "Nathan?!"
Accolse il silenzio del biondo come una conferma, sorrise malizioso e lo spinse all'interno della camera "Cosa ci fai in camera di Evan? E lui dov'è?"
Nathan sentì il mondo crollargli addosso, tutte le sue paure tornare prepotenti, le sue certezze sciogliersi come neve al sole.
Era convinto di averlo ormai superato e invece non aveva superato proprio niente. Il potere che Morgan aveva ancora su di lui era troppo grande per contrastarlo.
Le ore passate in palestra non erano servite a niente.
Riuscì solo a dire "A fare una doccia"
Morgan si guardò attorno e vendendo i vestiti in giro trasse la conclusione sbagliata.
Afferrò Nathan per un braccio scaraventandolo a pancia sotto sul letto e poi gli salì sopra immobilizzandolo "Così ti fai scopare da mio fratello. Il mio avvertimento non è servito a niente. Bene vediamo di rinfrescarti la memoria e finire ciò che ho iniziato 5 anni fa"
Nathan era paralizzato non solo dalla paura, una mano gli stringeva il collo e il peso del massiccio corpo di Morgan lo bloccava al letto. Sentendo il sesso dell'altro diventare sempre più duro e grosso mentre strusciava fra le sue natiche diede al più piccolo la certezza di ciò che stava per capitargli.
"Sai Nathan devo confessarti che anche se ti preferivo quando eri un ragazzino, sembravi proprio una femminuccia con quei lunghi capelli biondi, anche adesso non sei niente male. Penso che non avrò problemi a scoparti, me lo hai fatto già diventare duro. Lo senti quanto è grosso. Dimmi sei diventato una brava troia? Quanti cazzi hai preso in questo bel culo?"
Nathan si irrigidì sentendo la mano di Morgan infilarsi dentro i suoi pantaloni. Non avrebbe mai creduto di ritrovarsi nuovamente in balia di quel pervertito senza la possibilità di difendersi. L'unica consolazione era che almeno non gli avrebbe rubato la sua prima volta.
Sperava solo finisse in fretta e soprattutto di non venire, non voleva subire anche l'umiliazione di aver raggiunto l'orgasmo mentre veniva violentato da quel bastardo.
Era ormai rassegnato quando sentì la porta sbattere e la voce di Evan furiosa "Che cazzo fai!? Lascialo immediatamente!"
Morgan venne scaraventato giù dal letto e Nathan fu nuovamente libero anche se ancora scosso e tremante. Evan gli fu subito vicino e lo aiutò ad alzarsi "Tutto bene?"
Nathan preferì non rispondere, la sua voce era ancora troppo impaurita, così fece un cenno affermativo con la testa. Il terrore lo aveva inghiottito a tal punto da fargli completamente dimenticato del suo amico e di trovarsi nella sua stanza.
Evan tirò un sospiro di sollievo rendendosi conto di essere arrivato in tempo.
Morgan nel frattempo si era alzato in piedi. Evan si girò per affrontarlo "Che accidenti ci fai nella mia stanza?"
Il più grande sorrise "Potrei farti la stessa domanda" indicando Nathan.
"Non sono cazzi tuoi. Posso invitare nella mia camera chi voglio"
"Dipende a cosa farci. Se sei diventato un merdoso finocchio sono anche cazzi miei"
"Ma che stronzate dici. Io e Nathan siamo solo amici. Io non mi scoperei mai un ragazzo, sei tu il depravato che stava per violentarlo"
Morgan scoppiò a ridere "Vacci piano. Io non sono frocio, volevo solo dargli una lezione. Non voglio che trasformi il mio caro fratellino in un succhiacazzi. Cosa direbbero mamma e papà e quelli della tua squadra se sapessero che te la fai con i maschietti?"
"Non ti preoccupare per me, non c'è pericolo. Io non sono un pervertito. E adesso vattene." senza pensarci Evan afferrò la mazza da hockey appoggiata in fondo al letto in un chiaro gesto intimidatorio.
"Ok. Non ti scaldare tanto. Ero solo passato per farti un saluto visto che domenica giochiamo da queste parti"
"Te le puoi risparmiare le tue visite. Ne faccio volentieri a meno. E adesso fuori. Non farmelo ripetere."
Morgan alzò le mani in segno di resa "Ok. Ok. Ciao Nathan è stato un piacere rivederti"
Appena se ne fu andato Nathan sentì la paura venire sostituita dalla rabbia, Evan aveva fatto capire fin troppo bene cosa pensava di lui e di quelli come lui.
Evan si girò verso l'amico "Nathan mi dispiace..."
"A me no. Ho finalmente capito cosa pensi veramente di me. Sei solo un grandissimo bastardo, il degno fratello di Morgan"
Evan si sentì gelare, che cosa aveva detto? Era troppo arrabbiato con Morgan, le parole erano uscite da sole "Aspetta. Qualunque cosa io abbia detto è stata solo colpa di Morgan"
Nathan era già arrivato alla porta quando Evan lo afferrò per un braccio per non permettergli di andarsene. "Lasciami spiegare..."
Senza preavviso Nathan gli mollo un calcio in pieno stomaco scaraventandolo sul letto e lasciandolo senza fiato.
Avrebbe voluto avere la forza di fare lo stesso con Morgan, ma doveva accontentarsi di picchiare un solo bastardo McCarthy.
"Addio Evan. Non cercarmi più!"
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